| inviato il 12 Novembre 2014 ore 11:54
Ciao a tutti, in questa mattina uggiosa volevo porre una questione diciamo filosofica. Ho cominciato a pensarci ragionando sul tipo di foto che mi piacciono e che mi piace fare. I dubbi si sono poi rafforzati osservando che generalmente esistono due fazioni estremiste contrapposte (di cui una nettamente maggioritaria) che di solito si scontrano in sterilissimi dibattiti sul senso del fotoritocco... da una parte i duri e puri della foto "reale", dall'altra quelli del "basta che mi dica qualcosa". Non parteggio per nessuno e quindi mi è venuto spontaneo chiedermi: qual'è il rapporto tra fotografia e realtà? Attenzione, non voglio aprire un dibattito sul sesso degli angeli, né mi interessano insignificanti discussioni grammaticali sul significato della parola "realtà", so che è una questione soggettiva, quello che mi piacerebbe è aprire una discussione ragionata su questo aspetto della fotografia, e soprattutto conoscere il punto di vista di tanti appassionati che bazzicano il forum. Perché secondo me questa "relazione" esiste, ed è forte, visto che la fotografia non può fare a meno di un soggetto reale (a differenza ad esempio della pittura)... Quindi... voi che ne pensate? |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 12:14
Io ne penso mille di cose in questo senso. A prescindere dalla post produzione, parliamo di scatti come se fossero fatti con una sorta di polaroid, ok? Ciò che ne esce è una rappresentazione di UNA PARTE della realtà, che per quanto ci si sforzi di rendere oggettiva, è per forza soggettiva. Cosa includi nel fotogramma, e soprattutto cosa escludi, ne possono stravolgere il senso. Scattare dal basso o dall'alto possono schiacciare o rendere imponente una persona, e via dicendo. Pensa alla foto di un cadavere sbudellato su un campo di battaglia. E pensa alla stessa foto allargando il campo in cui si vedono cameraman, regista e truccatori. Una è la tragedia della guerra, l'altra la magia del cinema. Il rapporto tra fotografia e realtà è un terreno spinoso, influenzato dal gusto di chi scatta, dal messaggio che si vuol dare, dai voleri del committente. Pensa stavolta ad una manifestazione in piazza. Campo stretto, assembramento di persone : la piazza era piena! Campo largo, ed uno sparuto gruppetto nell'angolo (quello del campo stretto): la piazza era vuota!! La stessa manifestazione, così scattata, su due quotidiani politicamente schierati su posizioni opposte ha due forme diverse. Eppure entrambe le foto sono "la realtà", ma mediata dagli occhi necessariamente soggettivi di chi ha scattato. C'è di incoraggiante il fatto che qualsiasi cosa soffre di questo "problema". Un articolo, un libro, un post su twitter. E, vista così, la fotografia va interpretata come la rappresentazione della realtà secondo gli occhi di chi l'ha vista e di come costui vuol raccontarcela. Non della realtà in valore assoluto. Il tutto, ovviamente, secondo me.... |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 12:19
“ non voglio aprire un dibattito sul sesso degli angeli „ con tutta la buona fede, io lascerei perdere... |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 12:26
Apro due sotto-filoni al problema in oggetto: Uno è meramente legato alla fisica: una foto d'epoca in bianco e nero che documenta un evento ha già due "deroghe" alla realtà. E' bidimensionale, ed è in bianco e nero. Quindi il problema si sposta a quanto si è disposti a tollerare le deroghe per definirre la realtà. Esiste poi una branca della Post Produzione mirata all'avvicinamento alla realtà, che è la Color Correction. Esempio mirabolante è questo: marcoolivotto.com/di-che-colore-e-il-pianeta-rosso/ La foto originale è ufficiale NASA, presa dal Curiosity Rover. La versione post prodotta è più verosimile, per i mille motivi enunciati nell'articolo. Come la mettiamo in questo caso? |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 12:32
Grazie dell'intervento, molto interessante. Anche io penso mille cose di questi argomenti, infatti ho le mie idee e volevo tastare il terreno per capire cosa dicono gli altri (questo era il senso del topic). Detto ciò, è ovvio che la fotografia sia una interpretazione soggettiva del reale (che peraltro è a sua volta soggettivo, ma ho scritto che non era questo l'argomento :P ), però non potendone prescindere deve evidentemente esserci in chi scatta una volontà di rappresentazione che precede la foto. Ovviamente variabile (ad esempio a seconda dei generi), magari inconscia, ma imprescindibile. Cioè, qual'è l'approccio alla realtà che si ha quando si fotografa? Conta solo il risultato? Non c'è oggettività (non di racconto, ma di rappresentazione)? Però così la fotografia sarebbe come la pittura... Eppure la mia lettura di un'immagine dipende anche da questo, o no? (per me si ) PS: molto bello l'esempio del cadavere |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 12:34
@Massimo hihi mi sa che non hai tutti i torti, però dai ci provo, tutto al più lascio cadere :D |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 12:50
@Shambola certamente è impossibile riprodurre ciò che si vede attraverso la macchina fotografica (anche perché dipende da chi lo vede), quindi per me ad esempio non esiste l'idea di fotografare qualcosa in modo oggettivo. Però prima di scattare mi pongo la questione... Esempio, se faccio un ritratto (non per un committente che mi darà le linee guida) so prima di scattare se voglio ottenere "realismo", e in quale misura, se voglio ottenere un certo effetto per ragioni emotive, o di gusto estetico. In base a quello cambia il modo in cui scatto e sviluppo, ma cambia anche il modo in cui guardo il risultato. Però noto da molti commenti in giro per il forum che per tante persone non è così... il che per me è piuttosto inquietante Paradossale notare come magari ci si faccia venire il mal di testa sul punto di bilanciamento del bianco per poi post produrre in maniera pesante e decisamente lontana dal "reale"... no? |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 12:55
Sotto-sotto filone: "Però così la fotografia sarebbe come la pittura... " In un certo senso la foto posata, o un certo genere di glamour, e quasi tutto lo still life, sono assimilabili alla pittura per questo motivo! La realtà è "piegata" ai voleri del fotografo. E' vero che una modella non è "inventata", ma la sua postura ed il suo look, così come l'ambientazione ecc sì. Ben diverso lo street o il reportage. Ma a forza di puntualizzazioni mi sto avvicinando paurosamente al sesso degli angeli.... |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 12:58
Il rapporto tra fotografia e realtà, parlando di paesaggio, è che questa sia PLAUSIBILE. Mentre parlando di foto naturalistica deve essere uguale. |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 13:07
Btw, e poi la smetto di ammorbarvi con i miei sproloqui....il sunto di tutto ciò l'aveva già dichiarato Magritte
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| inviato il 12 Novembre 2014 ore 13:09
La fotografia può riprodurre in uno scatto (che è una porzione di realtà che entra nell'inquadratura) tutta la realtà che ci sta dentro, o solo una parte. Mi esprimo meglio, già di per se, foto o non foto, anche la realtà che percepiamo non è la realtà oggettiva, ma è quella da noi percepita. Quindi una porzione soggettiva di realtà vista da me. Il fotografo è un soggetto che guarda la realtà sempre soggettivamente come tutti fanno coi propri occhi, ma lui guarda (inquadra) la realtà attraverso una macchina fotografica. Questo permette di trasmettere agli altri una visione soggettiva di realtà .. quindi è importante perché quello che vediamo con gli occhi invece non possiamo trasmetterlo agli altri. qualsiasi foto è una porzione di realtà e non tutta la realtà, proprio come lo è guardando con gli occhi. Ma a differenza dei nostri occhi che vedono sempre in un modo (stesso angolo di campo, stessa prospettiva, sempre a colori), con la reflex possiamo scegliere come guardare. La realtà può essere inquadrata in tanti modi diversi, e questo permette di mostrare una parte di realtà piuttosto che un'altra. Ad esempio possiamo scegliere la focale: Un grandangolo (permette di inquadrare una vasta parte di realtà, ma in prospettiva da più importanza agli oggetti vicini ingrandendoli, minore ai distanti, rimpicciolendoli). Un 50 mm ad esempio restituisce una prospettiva simile all'occhio umano e può trasmettere una porzione di realtà simile a come la vede l'uomo. Un tele invece tende non solo ad avvicinare una porzione di realtà distante, ma in prospettiva le cose distanti non sono molto piccole rispetto le vicine, tende a mantenere le proporzioni. Poi possiamo scegliere l'apertura del diaframma: Questo se chiuso permette di mettere a fuoco una grande porzione di realtà. Se aperto solo una parte a fuoco, ed il resto no. Quindi è anche importante nella scelta di come fotografare la realtà. Possiamo inoltre scegliere i tempi di scatto. Intanto dobbiamo precisare che la realtà è in perenne movimento, "tutto scorre" .. Invece una foto è un ferma immagine di un momento di realtà che fu. Coi tempi veloci potremmo bloccare un istante molto breve di realtà che magari ad occhio nudo non noteremmo. Con tempi lenti potremmo ottenere mossi creativi. Inoltre in post produzione potremmo selezionare anche un'altra porzione di realtà, coi colori. Lasciando tutti i colori, lasciandone solo uno, togliendoli tutti in bn. Insomma scusate se mi sono dilungato, ma volevo dire che ognuno di noi vede già la realtà in modo soggettivo anche solo con lo strumento vista. Lo strumento foto invece oltre ad ESSER soggettivo ci permette di mostrare agli altri ciò che vediamo, e ci fa scegliere che porzione di realtà vogliamo raccontare. |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 13:14
La fotografia non potrà mai essere realtà, per la natura stessa del supporto su cui è prodotta, bidimensionale e limitato e sono perfettamente in linea con Shambola. Al di là della post-produzione, perchè in un modo o nell'altro sempre lì si va a sbattere, quando decidiamo di fotografare componendo e facendo certe scelte, automaticamente mentiamo. E' come in un testo o una discussione in cui lasciamo si lasciamo il succo del discorso ma eliminao le parole per noi insignificanti, brutte o che in qualche modo non ci sono gradite. Se ci trovassimo a fotografare una bella ragazza con un'imperfezione su una guancia, mettiamo un taglio, e dobbiamo fotografarla solo in quell'istante e senza intervento di post, che faremmo? la facciamo girare e nascondiamo la temporanea ferita, restituiamo alla ragazza la sua bellezza in quel momento deturpata. Steso discorso per un paesaggio, trovo una bella spiaggia, ma c'è un cestino dell'immondizia, compongo in modo da evitarlo, mentendo a chi poi vedrà la foto. Ho usato la parola "mentire" non certo per definire un dolo o una malafede, ma semplicemente per dimostrare che la foto è in qualche modo parte della verità, e non può essere diversamente. Anche lo street ed il reportage sono comunque "finzioni", non nel dramma ripreso, certo, ma sempre nell'oggettività dell'immagine riportata, certo meno rispetto ad altri generi, ma sempre considerando il supporto fotografico. Ciao LC |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 13:24
Quoto Shambola, del rapporto tra realtà e fotografia ne ho parlato estesamente poco tempo fa anche QUI. Mi fa piacere che l'argomento riscuota inteteresse. |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 13:25
Una delle madri di tutte le discussioni. Avevo già letto il blog di Olivotto, che mi ha portato ad ulteriori speculazioni. Io personalmente penso che la fotografia come mezzo tecnico sia un tentativo di riprodurre la realtà. Mancano due dimensioni, profondità e tempo, la visione stereoscopica è ottenibile, con buoni risultati. Non parliamo di profondità colore e gamma dinamica, siamo lontani dall'occhio umano, che dovrebbe essere usato come sensore di riferimento, essendo noi dotati di tali sensori. Allora ha senso come "interpretazione" della realtà, e quì prende piede il lato artistico. |
| inviato il 12 Novembre 2014 ore 14:20
Sono molto in sintonia con ciò che hanno già scritto Shambola, Lordcasco e in parte con Daniele Ruggeri, quindi eviterò di ripetere gli stessi concetti. Aggiungo solo che uno dei tanti pensieri filosofico/critici che si ispira proprio a questi temi e che condivido è questo: "La nascita della fotografia, come tutta la sua storia, si fonda su un equivoco strano che ha a che fare con la sua doppia natura di arte meccanica: quello di essere uno strumento preciso e infallibile come una scienza e insieme inesatto e falso come l'arte. La fotografia, in altre parole, incarna la forma ibrida di un'arte esatta e insieme di una scienza artistica, che non ha equivalenti nella storia del pensiero occidentale." di Francesca Alinovi. Leggendo qua e là e discutendo con persone che la fotografia la masticano da molto più tempo di me, ho abbracciato il pensiero secondo il quale la "realtà" in sè è inconoscibile, quello che viene rappresentato in una fotografia sarà sempre altro rispetto all'oggetto o al soggetto fotografato. Shambola mi ha anticipato con il disegno di Magritte, "Ceci n'est pas une pipe" (questa non è una pipa), ovvero ciò che vediamo in un'immagine non è l'oggetto/soggetto/realtà ma solo la rappresentazione di un oggetto/soggetto/realtà. La fotografia mente sempre sapendo di mentire IMHO Barbara |
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