| inviato il 15 Ottobre 2014 ore 15:00
Durante una recente discussione sul rapporto tra realta e fotografia è stato sovente menzionato l'aspetto dell'etica, senza però approfondire ulteriormente l'argomento. A questo proposito di recentemente sono inciampato per caso in un interessante articolo di Francesco Zizola, fotogiornalista, e Claudio Palmisano, esperto e docente di Digital Image Editing. Mi è piaciuto talmente come hanno saputo sintetizzare il loro pensiero riguardo all'etica in fotografia che non ho resistito alla tentazione di volerlo condividere con voi. L'articolo prende spunto da una decisione della giuria del prestigioso premio POY che, dopo averne richiesto il file RAW, decide di escludere un'immagine di Klavs Bo Christensen per "eccesso di Photoshop". "[] ... Christensen dichiara: "... a RAW file ... has nothing to do with reality and I do not think you can judge the finished images and the use of Photoshop by looking at the RAW file" (un file RAW non ha nulla a che vedere con la realtà e non credo che si possa giudicare l'immagine finale e l'uso di Photoshop guardando il file RAW - ndr)" ...[] ". Personalmente sono perfettamente d'accordo con Christensen. "[] ... probabilmente occorre una precisazione per specificare e quindi differenziare i concetti di manipolazione e digital enhancing ...[] " "[] ... a nostro parere si può parlare di manipolazione nella rappresentazione del dato reale quando si effettua uno SPOSTAMENTO volontario di pixels, quando cioè una o più unità minime dell'immagine vengono sostituite o clonate. Questo spostamento permette la definizione di nuove realtà (visive) estranee al dato registrato attraverso l'obiettivo in un dato tempo e un dato luogo, si tratterebbe quindi di una mistificazione della realtà, ovviamente contraria al principio etico fondante il giornalismo (ma non necessariamente per la fotografia di paesaggio - ndr).

 Ma nella fotografia di Christensen non c'e' NULLA di piu' o di meno nella stampa (sotto) che non esista anche nel negativo (RAW sopra). La differenza sembra sottile, ma determina invece la frontiera tra i già citati concetti di manipolazione e digital enhancing, tra deformazione della realtà e bilaciamento cromatico, tra mistificazione e interpretazione rispettosa del dato reale ...[] " "[] ... soprattutto, rimane poco logico, come lo stesso Christensen afferma, paragonare un negativo ad una stampa, nel nostro caso un file RAW ad un file immagine. In mezzo c'e' lo sviluppo, la scelta di contrasto, saturazione e densita' del negativo, e solo in seguito la stampa. Quella e' cio' che va vista e giudicata ...[] "! "[] ... Chi scatta sottoesponendo, chi sovraespondendo, chi sviluppa grigio, chi contrastato, e poi si stampa, con l'ingranditore o con il mouse, ma sempre per fare assomigliare la fotografia al proprio pensiero . Non e' il prima e dopo che ci puo' scandalizzare. Non possono essere il contrasto, i colori saturi o magari desaturi, un cielo scurito o un bilanciamento del colore ad essere accusati di manipolazione. Altrimenti si dovrebbe affermare per esempio che TUTTA la fotografia in bianco e nero, anche quella dell'era analogica, é frutto di manipolazione ...[] ". |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 9:26
Clamoroso, è più o meno quanto ho scritto io per la mia esposizione, il tema era proprio "la realtà fotografata". Zizola è un grande |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 10:27
Come avrai intuito il tema della relazione tra realtà e fotografia mi sta molto a cuore, mi piacerebbe molto leggere la tua esposizione, dove la posso trovare? |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 10:35
era ad un festival vicino alla mia città, per ora non puoi leggere nulla ne vedere nulla perchè sto aspettando di mettere su un sito che mi permetta di organizzare al meglio i progetti e un fotoblog. |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 10:35
Se trovo il testo te lo copio in discussione |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 15:23
Cosmosub......... Parlare di etica é veramente complicato in qualunque campo ci si avventuri, dunque anche in fotografia. Vi sono tanti esempi di mancanza di etica nella fotografia e nel mestiere di fotografo......quelli che mi stanno più a cuore sono riferiti alla fotografia naturalistica dove appunto talvolta i fotografi violentano la natura per fotografare cose altrimenti difficilmente fotografabili. Però l'esempio che tu hai fatto potrebbe non essere connesso ad un problema di etica ma semplicemente di non rispetto di un regolamento. Infatti non si vede alcuna mancanza di etica nella fotografia per quanto ci si possa sforzare di trovarla.....anche per il più talebano dei fotografi. I giudici peraltro non mi pare che abbiano parlato di etica (questa parola compare nel commento dei giornalisti) hanno invece detto che c'è stato un utilizzo smodato di Photoshop...ma questa è un'altra cosa. Infatti a prescindere da qualunque etica il fotografo sarebbe nel torto se il regolamento (o l'interpretazione del regolamento) avesse fissato dei parametri circa l'utilizzo del Photoshop...... Un caso di questo genere é capitato al nostro Alberto Ghizzi Panizza che purtroppo ha dovuto rinunciare ad un importantissimo premio di NG.........I giudici gli hanno assegnato un premio solo ad honorem (riconoscendo la bellezza della sua foto) ma purtroppo hanno dovuto scartare la foto perché andava contro il regolamento..........non c'era nulla di eticamente riprovevole. Altra cosa é quando si distorce la realtà vera.....ad esempio in un articolo di guerra mentre le bombe cadono a pochi metri, i giornali di regime mettono la foto del papà che compra il gelato al bambino per far vedere che li é tutto normale e non c'è nessuna guerra.......foto di questo genere vengono tranquillamente commissionate dai regimi.. |
| inviato il 16 Ottobre 2014 ore 15:44
Credo che il regolamento non fosse poi così esplicito come la gravità dell'intervento della giuria potrebbe far supporre, lo deduco dal commento finale dell'articolo: "pensiamo quindi che i giudici del POY abbiano preso una decisione discutibile sia dal punto di vista tecnico che etico, e che dovrebbero fornire una definizione più precisa del concetto di "eccesso di photoshop" che non sia in contraddizione con la storia della fotografia." Mi sembra pertanto di comprendere che, dal loro punto di vista, l'uso che era stato fatto di Photoshop non era "in contraddizione con la storia della fotografia", avrebbe cioè meritato di venire esclusa tanto quanto se si fosse trattato di qualunque altra immagine ottenuta con l'esposizione di una pellicola particolamente contrastata piuttosto che di un'altra, dalla resa cromatica più virata. L'uso del termine etica da parte degli autori invece si riferisce, credo, al patto d'onestà implicito tra il fotografo e il fruitore dell'immagine, cioè quello di trasmettere un'informazione e, pertanto, nella maniera più obbiettiva possibile. Un patto al quale, evidentemente, non ritengono che l'autore della foto si sia sottratto per il semplice fatto di aver post prodotto (pur pesantemente) un'immagine che, pure, aveva lo scopo ultimo di informare, oltre che quello di intrattenere. |
| inviato il 17 Ottobre 2014 ore 15:09
A proposito di Etica e foto(giornalismo), mi sento di consigliare www.electaweb.it/catalogo/scheda/978883706822/it# Sempre di Ferdinando Scianna, ricordo un racconto ma ahimè non ricordo il soggetto ed il luogo. Spero qualcuno mi venga in soccorso. In sostanza questo fotografo di guerra famosissimo si trova in una località in cui c'è aria di esecuzione sommaria in pubblica piazza. Quando la folla si accorge della presenza dei reporter, allora viene immediatamente messa in scena l'esecuzione del malcapitato. Il fotogragfo in questione NON scattò la foto, i suoi colleghi sì. Due ragionamenti: - Il fatto è accaduto ANCHE perchè c'erano i reporter. Non diciamo A CAUSA, ma la sensazione del fotografo fu quella. - Fu lecito fare una sorta di foto "posata" di un'esecuzione? Allora, a mio avviso l'etica e la fotografia sono un argomento complesso, ma capisco se parliamo di cambiare il senso della storia includendo o no qualcosa nell'inquadratura (vedi Nixon che punta il dito a Khrushchev per motivi del tutto diversi da quelli poi propagandati, o il papà col gelato citato poco fa). Capisco ancor di più "forzare la scena", come nell'esempio che ho citato io Ed ovviamente non ho dubbi sulla post produzione intesa come fotoritocco/fotomontaggio, sin dai tempi di Stalin. Ma parlare di etica per un lavoro di post produzione del tipo citato nel post di apertura mi sembra guardare il dito invece che la luna. |
| inviato il 17 Ottobre 2014 ore 15:15
“ L'uso del termine etica da parte degli autori invece si riferisce, credo, al patto d'onestà implicito tra il fotografo e il fruitore dell'immagine, cioè quello di trasmettere un'informazione e, pertanto, nella maniera più obbiettiva possibile. „ Aggiungo, a questo proposito: ipotizziamo di prendere una foto di un cadavere, in una scena di guerra. Se scattata in HDR o in Bianco e Nero, tecnicamente nessuna delle due corrisponde ad una rappresentazione obiettiva della realtà. Eppure il reportage in BN ha decine di anni di storia e continua tutt'ora. Se fosse così, per assurdo si dovrebbe accettare come rerportage etico solo una foto grandangolare presa dalla distanza massima per cui si possa ancora capire l'evento e post prodotta solo a livello di Color Correction per garantire bilanciamento del bianco e resa cromatica. |
| inviato il 17 Ottobre 2014 ore 15:22
Riguardo infine alla tencologia (e poi chiudo, lo prometto): Concordo sullo spostamento di pixel. “ si può parlare di manipolazione nella rappresentazione del dato reale quando si effettua uno SPOSTAMENTO volontario di pixels „ Trovo solo complesso applicare il concetto alla pratica visto che: - Una correzione del difetto di un'ottica (grandangolare), ad esempio la bombatura, altera di posizione un sottoinsieme di pixel, in percentuale variabile. - La rotazione anche solo di un grado dell'immagine altera il 100% dei pixel - Una curva estrema magari in LAB, "pompa" l'immagine ma altera di posizione lo 0% dei pixel Come si applica la regola quindi? |
| inviato il 17 Ottobre 2014 ore 15:50
Grazie della segnalazione Shambola, sei sempre una preziosa fonte di informazioni! "L'etica è l'etica. Non credo che esista un'etica specifica del giornalismo, con una conseguente sottoetica del fotogiornalismo" - Ferdinando Scianna Effettivamente posta così la questione rischia di diventare ancora più dispersiva del thread che l'aveva originata. In realtà il concetto che mi interessava far passare citando l'articolo d'apertura era che un fotogiornalista come Zizola non si scandalizza che una fotografia di reportage sia stata pesantemente post prodotta, cioè non ritiene che una fotografia ritoccata falsifichi la realtà. Se invece si usa un cartoncino come sfondo per una fotografia di una farfalla qulla fotografia è un falso, non è onesta . Sembra cioè che l'opinione comunemente accettata sia sempre che la fotografia debba restare confinata nella rappresentazione del vero e non di quello che il fotografo vede attraverso la sua interpretazione, che non è mai soltanto documento, ma soprattutto valutazione personale del mondo circostante. |
| inviato il 22 Ottobre 2014 ore 14:36
“ Come si applica la regola quindi? „ Dapprima volevo rispondere che, IMHO, salvo che non si sia precedentemente convenuto altrimenti, vale tutto. Poi, leggendo l'intervista a Eugene Smith, ho trovato una frase che, da sola, sintetizza tutto il mio pensiero: rispondendo ad un giornalista che gli domandava se, nel fare la foto della donna che getta un catino d'acqua nel vicolo davanti alla porta di casa, l'avesse messa in posa, rispondeva elusivamente: "Non avrei esitato a chiederglielo. Non ho nulla in contrario a inscenare, se e solo se ritengo che si tratti di intensificare qualcosa che è assolutamente autentico in quella situazione ". |
| inviato il 06 Dicembre 2014 ore 17:28
Personalmente risolvo la spinosa questione in questo modo: - foto che vuole documentare: non ammetto alcuno spostamento dei pixel o una loro significativa manipolazione (esempio: cielo tempestoso se nella realtà non lo era) - foto che vuole narrare (cioè che rappresenta una cosa concreta per esprimere un altra cosa materiale o astratta, ad esempio la pace, la serenità, etc.): ammetto una discreta libertà di "manipolazione" - foto che vuole esprimere "il bello", "la creatività", la "ricerca", la "sperimentazione", etc.: ammetto qualsiasi pesante "manipolazione". Per riportarmi alla foto dell'escluso che ritrae in modo documentaristico quella donna nella sua baraccopoli, ritengo che l'autore NON deve apporre alcuna manipolazione allo scatto, salvo la correzione che necessita un file RAW rispetto allo stesso JPEG elaborato in fotocamera. |
| inviato il 09 Dicembre 2014 ore 10:21
“ NON deve apporre alcuna manipolazione allo scatto, „ per manipolazione cosa intendi? Un fotomontaggio? |
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