| inviato il 03 Ottobre 2014 ore 23:40
Faccio copia-incolla di questa notizia trovata sul web.... C'è da riflettere!! "Scatta l'allarme per i ghepardi: dai circa 100.000 esemplari nel 1900 si è passati a solo 10.000 oggi. E la colpa non sarebbe di leoni o iene, ma dell'enorme energia che impiegano in lunghi percorsi per cercare le prede. La perdita di habitat e l'aumento di presenza dell'uomo costringe infatti questi felini ad andare sempre più lontano alla ricerca di cibo. E' quanto evidenzia un nuovo studio di biologi di Europa, Sud Africa e università del Nord Carolina, che ha osservato il comportamento dei ghepardi in due diverse riserve sudafricane, iniettando loro una particolare sostanza 'tracciante' e facendogli indossare radio-collari. Seguendo i ghepardi e analizzando la quantità di questa sostanza rilasciata nei loro escrementi, il gruppo di ricerca è stato in grado di calcolare quanta energia questi velocissimi cacciatori utilizzano per catturare le prede e quanto pesi il fatto di dovere coesistere nel proprio habitat con predatori molto più forti in grado di sottrargli cibo. I risultati sono stati "sorprendenti", secondo i ricercatori: il dispendio energetico del ghepardo durante la caccia è stato "relativamente piccolo, anche tenendo conto dei lori incredibili slanci di velocità". La più grande spesa energetica per la specie si è rivelata essere la grande distanza che gli esemplari sono costretti ad attraversare per trovare le proprie prede, a causa della perdita dell'habitat e della sempre più allargata presenza umana. "Abbiamo dato troppo spesso la colpa a leoni e iene per la decimazione delle popolazioni di ghepardo quando in realtà è probabile che siamo noi a guidare il loro declino, costringendoli a camminare molto di più in quanto riduciamo le loro scorte di cibo ed erigiamo recinzioni o barriere", ha commentato Johnny Wilson, della North Carolina State University, che ha lavorato allo studio." |
| inviato il 04 Ottobre 2014 ore 9:41
Dei 3 grandi felini africani, sicuramente il ghepardo è quello più a rischio. Anche in aree isolate come il Kgalagadi, ci sono progetti per la conservazione senza i quali sarebbe già fuori. Ma se il leopardo se la passa bene e grazie all'adattabilità, non sembra al momento avere problemi, anche il leone è tendenzialmente a rischio. Non sono uno scienziato, ma credo banalmente che l'abnorme aumento della popolazione verificatosi negli ultimo secolo e poco più, sia la principale causa. |
| inviato il 04 Ottobre 2014 ore 13:20
Partiamo dal principio che il ghepardo è sempre stato il grande felino più raro. Questo ancora prima dell uomo bianco.il motivo?semplice, non è una specie adattabile. Ha bisogno di grandi spazi aperti o semi aperti per poter applicare le sue tecniche di caccia.se questi grandi spazi si riducono perché l uomo li occupa,li rende agricoli o caccia le sue prede o ci porta il bestiame...ecco che la.situazione precipita.a questo aggiungiamo che il patrimonio genico della specie è ridottissimo...pare che tutti gli animali siano quasi imparentati. Questo perché probabilmente la specie, magari per una malattia,ha visto un crollo improvviso della popolazione. Uno scarso patrimonio di geni rende la specie molto vulnerabile a malattie e consanguineità. Le popolazioni asiatiche sono davvero al limite dell estinzione, quelle africane ci potrebbero arrivare. Il problema è oggi anche dato dal fatto che molti parchi sono recintati e pieni di competitors come i leoni e le iene. Insomma sarà dura per il nostro amico |
| inviato il 04 Ottobre 2014 ore 14:11
Indubbiamente questo felino dalle abitudini prettamente diurne ( caccia all'alba ed al tramonto, a differenza di iene, leoni e leopardi cacciatori notturni), ha bisogno di grandi spazi per procurarsi il cibo.E' stato calcolato che un maschio necessiti di 40-160 Km quadrati di territorio ed una femmina di 34-1500...Mediamente 50 Km quadrati rappresentano l'optimun. Questo spiega come sia facile che l'espansionismo umano legato all'allevamento del bestiame ed alla coltivazione, interferisca con le abitudini territoriali dei ghepardi, ghettizzandoli in areali insufficienti al loro stile si caccia.... Anche il comportamento parentale può influire: le madri necessitano ( a differenza di un adulto solitario) di una preda viva al giorno per allattare e sfamare i cuccioli che restano insieme fino a 12-16 mesi. Infatti è soltanto a questa età che un giovane è in grado di procurarsi autonomamente una preda. A 15-20 mesi i maschi si allontanano molto dal territorio della propria madre per evitare possibili incroci mentre le femmine si accasano in territori contigui a quello della madre. Nonostante le precauzioni istintive della specie la possibilità di consanguineità genetica è elevata e questo ha introdotto una debolezza costituzionale,altro elemento imputato della riduzione numerica dei ghepardi. La mortalità dei cuccioli è inoltre molto elevata,nonostante tutte le precauzioni prese dalla madre -- tana in cespugli difficilmente accessibili, cambio frequente della tana stessa per evitare infezioni da parassiti ed eccessivi odori in grado di attirare altri felini..-- e dalla natura -- colorazione grigio-argento della criniera dei cuccioli che li fa assomigliare al TASSO DEL MIELE, molto aggressivo e pericoloso,nonostante la taglia ridotta...--. |
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