| inviato il 30 Luglio 2025 ore 8:23
Discussione interessante con ottimi link. |
| inviato il 30 Luglio 2025 ore 9:16
Grazie Matteo, non conoscevo lo spagnolo-americano Adrian Vila e la sua interpretazione del paesaggio mi piace molto! “ Detta in altre parole, tutte quelle immagini potrebbero benissimo essere fatte solo ed esclusivamente al PC, senza la fotocamera e l'ottica, con tutto il lavoro fatto da una AI creativa (= Firefly, Midjourney, etc) istruita bene dal grafico che poi si spaccia per "Fotografo" „ A breve sarà così per qualsiasi immagine ma se ti piace la fotografia tu continuerai a farle con la fotocamera. Oppure un giorno ti metterai al PC perché 'tanto posso farle uguali con Firefly?' ? Carlo |
| inviato il 31 Luglio 2025 ore 15:16
Alcuni miei paesaggi hanno qualcosa in comune con i ritratti: sono scattati in verticale come fossero dei ritratti e fatti con teleobiettivi addirittura macro
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| inviato il 31 Luglio 2025 ore 15:22
bah non vedo questa connessione con i ritratti in questa foto onestamente.. 1 è cosi calda che tra un pò si incendia pure li 2 l'orientamento, anche nei paesaggi si scatta in verticale, come nei ritratti si scatta in orizzontale.. 3 obiettivo 105 macro ok, ma non è una foto macro, tantomeno a tutta apertura o quasi come invece spesso si fa nei ritratti, poteva essere tranquillamente un sigma 100-400 che non credo avremmo notato differenze.. |
| inviato il 31 Luglio 2025 ore 16:07
In effetti non vedo cosa ci sia di insolito in un paesaggio inquadrato in verticale e per giunta ripreso con un macro. Lo faccio spesso e non ci trovo nulla di trascendentale. |
| inviato il 31 Luglio 2025 ore 16:59
Appunto. Neanche io ci vedo qualcosa di sconvolgente nei paesaggi scattati in verticale. |
| inviato il 31 Luglio 2025 ore 17:23
la foto di Phsystem non centra nulla con il ritratto o cmq non è un buon esempio. piuttosto il punto è un altro. non è la tecnica con cui si esegue un certo scatto che rende simile o meno ad un ritratto. la tecnica come sempre è un mezzo e non un fine. se mai è quello che ci mettiamo noi come fotografi, creando un punto di vista unico ed irripetibile sul mondo (visto che siamo tutti diversi) riporto quello che ho ritrovato Googolando perchè mi ricordavo la circostanza precisa: Susan Sontag, nel suo libro "Sulla fotografia", Sontag sostiene che la fotografia, per sua natura, ha un aspetto intrinsecamente ritrattistico, in quanto ogni immagine cattura un momento nel tempo e quindi "ferma" un aspetto della realtà, anche se non si tratta di un ritratto tradizionale. |
| inviato il 31 Luglio 2025 ore 20:06
Si riesce p.f. a citare le parole esatte della Sontag? |
| inviato il 31 Luglio 2025 ore 20:49
senza entrare in qualcosa di spirituale, bisogna esporre innanzitutto con intento, essendo disposti a bruciare, e poi dare un senso ad un apertura cosi ampia, stratificando, perchè altrimenti la differenza si appiattisce tanto quanto piu distante è il punto di messa a fuoco.. la tecnica è la chiave principale invece a mio parere, che assottiglia fissi poco luminosi a zoom molto luminosi.. sono fotografie con transizioni morbide, e la tecnica fa eccome.. considerato questo, bisogna saper comporre per aver un impatto al tempo stesso perchè non si scada nel classico sfocatone.. e non è tecnica questa? vuoi il tuo punto di vista, va bene, ma se le condizioni sono quelle, non ti resta che sfruttarla, tornando a quella che è la tecnica nella gestione delle luci/ombre esponendo come piu funzionale.. ci si adatta, non è il resto ad adattarsi, altrimenti programmi, ed è comunque una sfida continua, non un punto di arrivo sul fermare la realtà, dipende sempre l'intento, se lavorare per google maps a f8 oppure enfatizzare un elemento/soggetto, va contestualizzata, se no son parole se noti Adrian villa stratifica parecchio, c'è quasi sempre un primo piano / soggetto / sfondo, ed il B/N accentua la geometria compositiva.. senza ombra di dubbio invece usa un black/white miss / blooper etc, direi che ci da dentro anche con il masking, per enfatizzarne la profondità |
| inviato il 31 Luglio 2025 ore 23:13
Non ci ho capito un casso |
| inviato il 01 Agosto 2025 ore 0:36
Non è un buon segno“ „ |
| inviato il 01 Agosto 2025 ore 9:35
Io tra Adrian Vila e James Popsys comunque vedo una certa differenza. Il primo mi sembra da accomunare al tipo di paesaggio che si può anche vedere in Michael Kenna il secondo invece fa una fotografia con molti più elementi umani, costruzioni ma anche persone, e non ricorre ai tempi lunghi per rendere setose le nuvole o le acque, usa il colore è non mi pare interessato a sfocature selettive da diaframma aperto. Io mi sono costruito una sorta di teoria genealogica della fotografia di paesaggio. Mi pare che ad un certo punto si crei una sorta di scisma nei primi decenni del 900 tra una fotografia di paesaggio "trascendentalista" tra i cui padri si potrebbero citare Ansel Adams, Minor White, Paul Caponigro, ed una fotografia più documentaria tra i cui padri citerei Walker Evans in USA e in Germania ad es. Albert Renger-Patzsch. Da lì, per li rami, si arriva da una parte a Galen Rowell e Michael Kenna e dall'altra ai New Topographers e Ghirri, Basilico in Italia (dove lo mettiamo Giovanni Chiaramonte?). Non so se siete d'accordo con questo tipo di analisi o se volete intervenire e correggere. Per conto mio esprimo la mia preferenza per la seconda "scuola" di paesaggio. Gli esiti alla Michael Kenna a me non convincono affatto. Partendo dalla fotografia Straight lì si ricade nel pittorialismo. C'è un indulgere in certo effettismo ed una ricerca a volte del sensazionalismo a volte dall'estetismo un po' vacuo. Rischia di diventare una fotografia che io definirei "da salotto" in certi casi e in altri "da calendario", non so se mi spiego, si tende cioè alla stampa da appendere come oggetto di arredamento per buoni salotti della medio borghesia. Nella degenerazione di questo c'è tutto il filone che si autodefinisce "fotografia fineart", definizione bruttissima per un genere di fotografia che in realtà vuole piacere alla casalinga di Voghera e riempie i "saloni" di certe manifestazioni fotografiche commerciali. |
| inviato il 01 Agosto 2025 ore 9:41
Nella degenerazione di questo c'è tutto il filone che si autodefinisce "fotografia fineart", definizione bruttissima per un genere di fotografia che in realtà vuole piacere alla casalinga di Voghera e riempie i "saloni" di certe manifestazioni fotografiche commerciali. ******************************************** Attenzione Andrea: quando il fine ultimo è la vendita non c'è differenza fra una crosta e un Van Gogh... l'unica VERA differenza sarà il prezzo... quindi il valore puramente COMMERCIALE! Lo stesso vale anche in fotografia... |
| inviato il 01 Agosto 2025 ore 9:46
senza ombra di dubbio invece usa un black/white miss / blooper etc, direi che ci da dentro anche con il masking, per enfatizzarne la profondità ******************************************** Che tradotto dalla lingua della perfida Albione fa... |
| inviato il 01 Agosto 2025 ore 9:51
che utilizza filtri per diffondere le alte luci che sono commercializzati con quel termine (e ricreabili in post con maggior flessibilità in ambito fotografico diversamente da quello video), mentre il masking, non è altro che modifiche selettive e locali in fase di editing come per esempio il Dodge & burn |
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