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Jason Eskenazi è un fotografo newyorkese pluripremiato, classe 1960. Il crollo del muro di Berlino diventa il pretesto per volare dall'altra parte del mondo e conoscere l'altra cortina della guerra fredda.
"Wonderland" assieme a "Departure Lounge" e a "Black Garden" costituisce una trilogia.
La storia del comunismo è la storia del ventesimo secolo. Per molti, l'Unione Sovietica esisteva, come la loro infanzia, come una fiaba in cui molte delle realtà della vita erano nascoste alla vista. Quando finalmente cadde il Muro di Berlino, cadde anche l'illusione di quell'utopia. Wonderland è un'esplorazione fotografica che ritrae sia la realtà sotto la patina di un'URSS utopica, sia l'affermazione di una speranza che non dovrebbe mai essere abbandonata. E come tutte le fiabe cercano di insegnarci: la dura lezione dell'autosufficienza. Eskenazi divide il libro in tesi, antitesi e sintesi: il primo capitolo verte sull'idealizzazione del comunismo, appaiono trombe, balli, bevute; il secondo si fa più concreto rivelando scene di vita segnate dalla guerra mentre nel terzo l'autore si astiene dal giudicare suggerendo che la vita sia una sintesi di bene e male, non dà risposte ma stimola domande.
Mi riallaccio a Novebis. Per chi vuole approfondire Jason Eskenazi vi segnalo: Un online class dedicata alla scoperta del fotografo americano Jason Eskenazi e del suo linguaggio fotografico con Stefano Mirabella.
A proposito di Stefano Mirabella DOM è uno dei suoi lavori/libro fotografico: stefanomirabella.com/storytelling/dom/ DOM L'abbaiare dei cani in lontananza, lo strano verso delle cicogne al sicuro nei loro grandissimi nidi, l'odore pungente dei campi e il rumore lontano di qualche vecchio trattore che fa ancora il proprio dovere, poi l'inconfondibile e rassicurante sibilo del vento che si fa strada tra le foglie degli alberi. E' una giornata qualunque qui a Ciesz?ta, un remoto e minuscolo paesino nel nord della Polonia, da queste parti il tempo scorre lento, con un ritmo dettato esclusivamente dalla natura e dal lavoro dell'uomo, poi ci sono loro, i bambini, che crescono con le cose semplici di tutti i giorni, in un rapporto stretto e indissolubile con l'ambiente che li circonda. Un ambiente forte, genuino, sincero. L' ultima fattoria del paesino, in fondo alla strada, è quella dove è nata e ha trascorso l' infanzia la mia compagna e dove torniamo insieme a nostra figlia una volta l'anno. Per noi tutti un luogo magico, quasi onirico, dove rifugiarsi e dove veder crescere e rafforzarsi legami di famiglia destinati alla lontananza per tutto il resto del tempo. Da queste parti le giornate si susseguono le une uguali alle altre, il tempo sembra essersi fermato e sarebbe davvero difficile percepirne i minimi cambiamenti se non vivessi con loro solo per un breve periodo dell'anno. Durante questo breve arco di tempo mi è naturale raccogliere frammenti, attimi e situazioni nel tentativo di scrivere un personalissimo diario di famiglia. Stefano Mirabella
Mi piace molto l'idea d'impaginazione, che però non è originale, sentivamo il bisogno di una versione moderna e notturna dello stesso lavoro? Forse si.
Mi "piacerebbe" vederne una versione del tipo "Every buildings on the Gaza strip"
Ps Ghirri aveva usato il leporello per il progetto KM 0,250.
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