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ALTROVE 1 - Antonio Massarutto


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ALTROVE 1 - Antonio Massarutto, testo e foto by Anarres. Pubblicato il 08 Maggio 2024; 5 risposte, 418 visite.


Intro
Questo fotoracconto parte da un'intuizione a cui sentivo la necessità di dare dei volti: la ricerca artistica come viaggio. E' facile intuire che lo sia interiormente, nell'incedere degli anni che cambiano le forme espressive e ti cambiano al tempo stesso.
Non c'è bisogno di spostarsi fisicamente, moltissimi artisti ci hanno fatto viaggiare nei modi più diversi solo con le parole, i disegni, la musica, restando magari nello stesso luogo natio.
Ma quanto conta anche il migrare di un artista? Quel viaggio che cambia i paesaggi, i gusti, gli odori, che ti fa spostare da una regione all'altra, da un paese all'altro fino ad arrivare a spingerti da un continente ad un altro?
Mentre cercavo di mettere assieme i pezzi di questo racconto fotografico a più voci, a più mani, a più sguardi ho riaperto le pagine di alcuni piccoli quaderni come diari dove mi appuntavo parole, frasi, idee di scritti, canzoni o romanzi che mi avevano colpito. Sono le parole tratta da Cuore di tenebra di Joseph Conrad
“Pochi uomini si rendono conto che le loro vite, la vera essenza del loro carattere, le loro capacità e la loro audacia, sono soltanto espressione della loro fede nella sicurezza del loro ambiente”, quelle di Edgar Lee Masters nell'Antologia di Spoon River quando parla del suonatore Jones
"And if the people find you can fiddle, Why, fiddle you must, for all your life /E se la gente scopre che sai suonare, ebbene, suonare ti tocca per tutta la vita/ ed ancora T. S. Eliot
"Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta" che mi consentiranno di tracciare i primi punti cardinali di quest'avventura.
Così armato di reflex e zaino ho trovato alcuni artisti che mi hanno fatto entrare nelle loro storie, dove il viaggio e la ricerca si sono incrociati nei modi più diversi.
Provo allora a raccontarvele attraverso delle mappe, a partire da una geografia sia fisica che emotiva, partendo proprio da casa mia.
Ho provato a immaginarmi questo primo incontro attraverso una sorta di transiberiana senza binari, un Orient Express ma per viandanti; con le sue fermate, le sue stazioni, tappe di un percorso che dal nord-est porta in centro Italia.

Antonio Massarutto, alla ricerca delle Fantaspecie

“Cercate di conservare sempre un lembo di cielo sopra la vostra vita, fanciullo mio, aggiungeva voltandosi verso di me. Voi avete un'anima bella, d'una qualità rara,
una natura d'artista, non lasciatele mancare ciò di cui ha bisogno.”

- À la recherche du temps perdu, Marcel Proust

Cordenons è una stazione di sassi.
Una terra magra ma piena d'acque. Di risorgive brulicanti e fiumi carsici che riappaiono come un'antica magia.
Antonio è partito più di vent'anni fa. C'era l'infanzia, l'adolescenza e fino a poco prima di inventarsi il viaggio qui giocava, abitava e cominciava la sua ricerca.


Lo incontro, dopo più di vent'anni, in una vecchia officina dismessa, i locali la chiamano “le stufe”, dove fino a pochi decenni fa essiccavano il tabacco, nella Valdichiana, in Toscana.
Anzi no, in un rettangolo di Toscana che però è anche Umbria.
Si chiama Piazzano, frazione divisa fra Tuoro sul Trasimeno e Cortona, era una riserva di caccia del cardinale Passerini, tesoriere del Vaticano.
Il bello di questi retaggi medievali dove capricci cardinalizi ritagliavano la geografia a piacimento con il righello e l'inchiostro.
Un'enorme capannone ospita l'atelier, condiviso con un altro artista, pieno delle sue creature, per lo più “fantaspecie”.
Fuori al coperto il laboratorio dove Antonio ammucchia, lega, incolla, taglia, cuce, assembla brucia le sue sculture.

Il paesaggio ora non è più lo stesso.
Il Friuli, terra al confine col Veneto orientale, con la sua enclave “folpa” dalle straordinarie steppe magredili e con il suo centro abitato figlio di quel boom cementizio degli anni '60 che tanto ha fatto strazi di paesi, lascia ora spazio alle zone collinari che si susseguono senza sosta, ai cipressi che disegnano viali e saliscendi, ornano casali o ville o i canali irrigui di queste tonalità di verde. Sono i colli aretini, Cortona nella sua incredibile bellezza, forse abusata dall'onnipresente turismo da luna park che fagocita ovunque luoghi; i dintorni con Borgo Valecchie dove Antonio ha casa e poi dall'alto del monte Ginezzo che s'affaccia sul Trasimeno, la grade pozza d'acqua piena di borghi, ancora lago di confine, con le sue vie etrusche e romane.


I confini appunto, dove si mescolano genti, lingue e biodiversità.
Il paesaggio è così diverso, dal Friuli alla Toscana orientale, da sembrare un taglio di cesoia.

Ciò che sembra, appare. Ma probabilmente non è.
Come le sculture di Antonio. Come la sua ricerca.
E se la ricerca non è che un viaggio allora non c'è cesoia, non c'è trauma, semmai cambi di luna. O di sguardi.


Così mi appaiono queste specie di animali che lui disegna a mani nude, sintesi di un incessante lavoro di decostruzione dal figurativo.
Mentre mi accompagna osservo.
E lo ascolto: “un po' sono scappato da casa mia. Avevo bisogno di credere in quello che desideravo”.
Mi fermo un attimo alla stazione prima, dove c'è un'altra fermata.
Siamo in centro a Cortona, Antonio mi mostra il suo negozio, gioielli in bronzo dove il suo segno è riconoscibile così come i cinghiali e i cervi o i corvi, di legno intrecciato o di ferro lavorato.
Solo avvicinandoti capisci che la forma è un pretesto, la sostanza è fatta di materiali improbabili: stoffe, reti, catrame.
Ma sono ancora figurativi, riconoscibile è la sua mano e puoi dargli comunque un nome d'animale.

E poi? Quando è ripreso il suo viaggio?
C'è stata una pandemia di mezzo.
Ci penso e non mi pare irrilevante.
Antonio mi racconta infatti che è proprio in quel periodo che cerca ossigeno in montagna con il suo nuovo amico Beau, un cucciolo di Border Collie che oggi ha 3 anni, che lo seguirà sulle colline e nelle montagne limitrofe, tra i boschi, dalle albe ai tramonti, raccogliendo ciò che si trovava, arbusti, rami, piante, per far apparire nuove specie, forse orsi, o lupi, o cinghiali?
Niente di tutto questo perché qui le figure sono ambigue anche nei contorni apparenti.
C'è uno scarto.


Tra Beau e Antonio poche parole, bastano gesti o sguardi. Ogni mattina sono lunghe passeggiate, liberi, l'energia salvifica di Beau è contagiosa. “fin da cucciolo mi vedeva raccattare rami e allora ha cominciato a portameli lui”.
Antonio ci tiene a dirlo, non è Land Art. O almeno non l'ha pensata come tale.
Ascolto, poi lo vedo lavorare, recuperare, assemblare. Si sposta curioso ma a suo agio tra i colli, fra il sottobosco e le radure a cercare tronchi di castagno “morti” o accumulare erica scoparia “saggina”, molto diffusa su queste colline.
E' Land Art gli dico, quanto meno il rimando a Earth Works a me sembra ci sia, come idea.
Eppure manca la filosofia che ne costituisce l'essenza, non è l'ecologismo a spingerlo. Non c'è una concettualizzazione alla base e infondo la stessa land Art non ha “manifesti”.
Ancora una volta ciò che sembra e appare poi non è. O non lo è fino in fondo.
Questo modo di affrontare il suo percorso artistico lo accompagna continuamente, i confini se non li cerca li trova, una trasfigurazione costante tra il reale e il possibile.
E allora se proprio bisogna avvicinarsi, lambire categorie “quello che faccio è più arte povera, più Kounellis o Burri”.

“La vita persiste, passando come un filo di fuoco attraverso tutte le forme prese dalla materia. Lo so. Io sono la vita. Sono passato per diecimila generazioni, ho vissuto per milioni di anni, ho posseduto numerosi corpi. Io, che ho posseduto tali corpi, esisto ancora, sono la vita, sono la favilla mai spenta che tuttora divampa, colmando di meraviglia la faccia del tempo, sempre padrone della mia volontà, sempre sfogando le mie passioni su quei rozzi grumi di materia che chiamiamo corpi e che io ho fuggevolmente abitato.”
- Il vagabondo delle stelle, Jack london

Una mattina presto da casa sua saliamo per un sentiero che ci porta verso un borgo fantasma. Sono quattro case, ravvicinate in un declivio terrazzato. Ci lavoravano, coltivavano, c'erano ulivi e frutteti. E questo fino a non molti anni fa.


La presenza umana si percepisce ancora, non solo per quello che resta, per lo più ruderi o i dintorni di un tempo di lavoro appena trascorso.
Antonio mi racconta di una signora australiana che viveva in una delle case che ancora è rimasta integra, un po' artista anche lei, è morta di covid. Sola, in questo borgo che ora non conosce più vita umana.
Il cielo si fa piovoso, avvolti dalla vegetazione che si sta riprendendo, inghiottendole, i resti dei muri e le stoviglie, i quadri, le fodere, come in un processo di rigenerazione, ci incamminiamo verso casa, poco più sotto.
Beau ci precede, conosce perfettamente ogni angolo, sembra rincorrere un cinghiale.
Vediamo le impronte, fresche.
Ci sono anche i lupi in questa zona, “una sera li ho sentiti chiamarsi”. Tempo di rincasare, domani saliremo sul Monte Ginezzo.
Ripenso a questi sentieri e al lavoro di Antonio. Non più confini, qualcosa di più profondo.

"Caminante, no hay camino, se hace camino al andar."
viandante, non esiste il sentiero, il sentiero si fa camminando.

- Antonio Machado



L'indomani la vista del lago di Trasimeno sotto un cielo plumbeo, con il vento che accarezza l'incipiente fioritura di asfodele che imbiancherà tutte le praterie da qui a poche settimane, ci ripaga di ogni fatica per arrivare in cima.
E' tempo di dare vita a una nuova creatura, d'intravedere e immaginare l'effimera scultura a cui Antonio darà forma.
Sotto i colpi del vento, non ancora finita, cadrà più volte ma alla fine reggerà. I refoli ora gli fan muovere il lungo collo che sembra vibrare.
La giornata terminerà nella vecchia officina di essiccazione, in un teatro incredibile dove abbiamo allestito improvvisando uno shooting per una fantastica e aliena creatura di vecchi tronchi.


Partirò presto l'indomani per rientrare alla stazione di partenza, quella dei sassi dove ci siamo conosciuti da bambini quarantanni fa.
E prima di rientrare a casa, stanco dopo ore di auto, faccio una deviazione verso la Busa de Giovani Pes.
Fermi, come le onde che muovendosi continuamente non disturbano affatto l'immobilità degli oceani, anche i sassi del Meduna restituiscono lo stesso quadro immutato.
A volte il fiume torrentizio sposta sassi e detriti, scava il letto, modificando sempre un po' i rigoli d'acqua, ma quando torni tutto è in realtà uguale.
La visione è la stessa.


In questo viaggio, passando attraverso gli appennini per abitare le verdi colline dell'aretino, Antonio da quella fermezza delle origini sta cercando la caducità di un'arte labile. Un'arte la sua che che oggi appartiene pienamente all'improvvisazione che è essa stessa un'arte ancora più virtuosa, un'arte che prende in prestito per un tempo impossibile da decifrare (giorni, mesi, anni?) il ciclo naturale degli elementi circostanti per l'illusione di una forma, per la magia di un animale, di una nuova specie che compare, che ci appare ma che non ha davvero un nome.
O che per ognuno di noi ha un nome diverso.



"L'opera d'arte è un messaggio fondamentalmente ambiguo, una pluralità di significati che convivono in un solo significante."
- Umberto Eco

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per conoscere in modo più dettagliato il lavoro di Antonio potete visitare il suo sito web www.antoniomassarutto.it
Altri riferimenti ai suoi lavori
https://segnonline.it/contemporary-ecosystems-roberto-ghezzi-e-antonio-massarutto-in-una-mostra-che-connette-arte-ed-ecologia-nella-macedonia-del-nord-intervista-a-davide-silvioli/





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avatarsupporter
inviato il 08 Maggio 2024 ore 11:33

Per una panoramica più ampia del lavoro e ambiente dell'artista consiglio di visitare la galleria
www.juzaphoto.com/me.php?pg=354266&l=it

avatarsupporter
inviato il 09 Maggio 2024 ore 11:20

Complimenti per questo foto articolo, ben scritto e supportato da buone immagini.
Non conoscevo questo artista e visitando il suo sito ho scoperto i suoi bei lavori.
Grazie.

avatarsupporter
inviato il 09 Maggio 2024 ore 12:10

Grazie Beppe.
Lo sguardo attento di altri fotografi mi aiutano in questo percorso.
Al prossimo episodio, buona giornata!

avatarjunior
inviato il 10 Maggio 2024 ore 11:04

Un' articolo davvero bello e ben scritto che fa conoscere uno dei tanti artisti minori che ci sono nel nostro paese, ma che di minore hanno solo la fama.
Molto bella la sua storia e le sue opere e grazie alla tua testimonianza veniamo a conoscenza sia dell' opera oggettiva che di quello che ha portato l' artista a crearla; dal suo vissuto passato al suo presente, i sentimenti, le esperienze in pratica conosciamo l' opera anche nel suo contenuto.
Belle le foto che hai scelto per raccontare la storia, molto naturali perché colgono l' artista in pose non studiate.
Complimenti!

Ciao,
Alessandro.

avatarsupporter
inviato il 10 Maggio 2024 ore 11:10

Grazie davvero Alessandro.
Riuscire a trasmettere la complessità della ricerca artistica di autore con l'inevitabile sguardo del fotografo, quindi di parte, è rischioso e ammetto un po' ambizioso.
Se però qualcosa ri-esce, anche come stimolo a conoscere di più di quell'artista è già motivo di soddisfazione.
Buona giornata
Stefano





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