| inviato il 16 Agosto 2022 ore 12:02
“ non cerca di raccontare qualcosa dell'uomo, cosa che ogni paesaggio osservato dal nostro occhio fa „ Secondo me c'è un paesaggio che chiamerei paesaggio fuori dall'acqua. C'è un testo di David Foster Wallace, è la trascrizione di una conferenza, inizia così: Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all'altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice “Buongiorno ragazzi. Com'è l'acqua?” I due giovani pesci continuano a nuotare per un po', e poi uno dei due guarda l'altro e gli chiede “ma cosa diavolo è l'acqua?” [...] Il succo della storia dei pesci è solamente che spesso le più ovvie e importanti realtà sono quelle più difficili da vedere e di cui parlare. Espresso in linguaggio ordinario, naturalmente diventa subito un banale luogo comune, ma il fatto è che nella trincea quotidiana in cui si svolge l'esistenza degli adulti, i banali luoghi comuni possono essere questioni di vita o di morte, o meglio, è questo ciò che vorrei cercare di farvi capire in questa piacevole mattinata di sole. www.sfrancesco.it/wp-content/uploads/2015/03/Questa-e-lacqua-David-Fos Ecco l'acqua per i pesci è quel paesaggio tanto vicino e consuetudinario da diventare invisibile all'attenzione (ma cosa diavolo è l'acqua?). La fotografia è un ottimo strumento per renderlo visibile. |
| inviato il 16 Agosto 2022 ore 12:08
Ma non é vero. Prendi Jeff Wall e crewsson, a adi Nes che usano la fotografia come pittura per creare qualcosa tra realistico e il pittorico. Ma poi perché devo dare un limite, la fotografia ibrida con interventi digitali o manuali sulle stampe ha un suo senso e funziona bene. Ultimamente sto vedendo ottimi lavoro di composite che mischiano fotografia e software ai. Tu poni un limite che non ha senso e non esiste il mio non é un lapsus. Il pittorialismo aveva un suo senso e ha creato ottimi lavori e si é evoluto in altro. Prendiamo anche saudek che scatta in Bn per poi colorare le foto, il suo é un intervento perfettamente funzionale che ha creato uno stile perfetto. Non sono vezzi ma scelte e non perché non sanno che c'è altro |
| inviato il 16 Agosto 2022 ore 12:43
“ Ma poi perché devo dare un limite, la fotografia ibrida con interventi digitali o manuali sulle stampe ha un suo senso e funziona bene. „ Infatti non ha senso porsi un limite, più che altro pensavo a un attrezzo, l'idea di dialettica fotografia-pittura, per essere consapevoli di ciò che si fa e scegliere il proprio linguaggio. Un grande autore che ha fatto (anche) fotografia fortemente pittorialista è Masahisa Fukase, la serie Ravens è di una bellezza stratosferica
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| inviato il 16 Agosto 2022 ore 12:57
Studierò grazie per la segnalazione mi sembra molto interessante |
| inviato il 16 Agosto 2022 ore 13:05
Fukase per quanto fosse un uomo fragile in fotografia ha lasciato un'opera da gigante. |
| inviato il 16 Agosto 2022 ore 13:25
@alessandro Pollastrini Capisco il tuo punto di vista ma lasciami dire che è terra terra e ci sono tantissime persone che prendono sul serio la fotografia, a qualunque genere la vogliamo riferire. Userei maggior rispetto per il lavoro degli altri . Certamente prima ci sono i bisogni elementari, ma se siamo qui è perché quelli risultano già soddisfatti |
| inviato il 16 Agosto 2022 ore 14:32
"molta fotografia di paesaggio in realtà non lo è, perché inclina all'illustrazione con l'intento di fare cadere la mascella" non ho scritto tutta, ho scritto molta |
| inviato il 16 Agosto 2022 ore 14:48
@Pollastrini: non ho mai partecipato ad una lettura di portfolio ma non credo che avvenga nel modo che tu paventi. Non è che uno va lì con 10 sue fotografie ed inizia a spiegare che "in questa si vede una casa, in quella dopo si vede una montagna, l'ho fotografata alla sera con il sole alle spalle perché così la luce era più bella e poi ho chiuso ad f8". Credo che uno presenti brevemente le sue foto spiegando le ragioni che l'hanno indotto a quel progetto, dopodiché la palla passa al "lettore di portfolio" che, in veste di critico esperto di fotografia, potrà chiedere chiarimenti su certe scelte ed esprimerà un giudizio sul lavoro presentato formulando critiche e dando consigli. Le foto devono avere un perché e deve esserci anche un perché nella critica che il lettore esegue che consiste nel esprimere i motivi per cui trova più o meno valido il lavoro esaminato. A monte di questo si presuppone che il portafolio sia "un lavoro" cioè non semplicemente la hit-parade, il best of delle foto che io ho scattato lo scorso anno. Sottoporsi ad una lettura presuppone anche un atteggiamento di modestia con cui si riconosce di non essere Ansel Adams ma di essere all'inizio di un cammino fotografico che si intende percorrere. Se si presume invece di avere già raggiunto il traguardo non ci si sottopone ad una lettura che avrà l'esito scontato di essere noi a giudicare il lettore che sarà inevitabilmente uno che non ci ha capito o peggio. |
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