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Macro fotografia: mettere a proprio agio i nostri 'modelli'


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avatarjunior
inviato il 28 Marzo 2016 ore 19:07

Belle domande, faccio macro da qualche anno e, penso di poter portare qualche esempio.
Ho vissuto in una zona collinare del nord, a volte umida, a volte meno.
Soggetti bagnati dalla rugiada mi sono capitati diverse volte in presenza di fiumi o torrenti nelle vicinanze, non ho mai spruzzato acqua sugli insetti, sui fiori invece si.

Spesso ho preparato lo scatto la sera prima per la mattina seguente, non tanto per la difficoltá nel trovare i soggetti ma, per una questione di tempo e di maneggiabilitá degli stessi, la sera diversi tipi di farfalle si lasciano ben maneggiare e spostare dove si vuole, la mattina per contro sono troppo poco attive e si rischia di far dei danni.

Non ho mai spostato di molto le farfalle che ho fotografato e, prima di spostare i soggetti conviene aver giá trovato un posatoio adatto.
Anche se non l´ho mai usato, penso che il plamp possa essere un buon amico per chi fa focus stacking.Ottenere un buon bokeh non é facile, oltre a trovare il soggetto giusto c´é spesso da lavorare la scena con aggiunta di elementi (foglie-erba- spruzzata d´acqua in primo piano) o loro rimozione/appiattimento.

Chi pensa che non sia possibile trovare determinate situazioni, non sa quante ore servano per portare a casa una buona macro.

avatarsenior
inviato il 28 Marzo 2016 ore 19:31

ma basta farlo con giudizio


Giusto. Purtroppo vedo molta gente che "usa la natura" con poco rispetto, parlo anche solamente di parchi pubblici.
Mi fermo, non voglio trascinare ot ulteriormente.

Ciao
Luca

avatarsenior
inviato il 28 Marzo 2016 ore 19:53

@Luca: ciao! Posso convenire sul tuo ragionamento, io in tutta la mia "carriera" ho spostato solo una zigena, ed è stato tempo fa...;-)

Possiamo metterla su un piano etico, ma qui possiamo solo sperare nella sensibilità delle persone. Io preferirei metterla su un piano di conoscenza (dedicare del tempo a raccogliere informazioni sui cicli vitali e sui comportamenti dei nostri soggetti) e soprattutto di senso (siamo proprio sicuri del gap "artistico" dopo le manipolazioni?). Dopodichè, anche in questo campo non è tutto bianco o nero. Ricordo le polemiche sui plamp, ma anche contorcersi sul terreno per trovare l'inquadratura "senza toccare nulla" può essere "devastante"...

@forrest: sulla tua conclusione non sono d'accordo. È ovvio che dipende da cosa si intende per macro, ma che ci vogliano ore lo trovo francamente esagerato. Preferisco pensare che servano ore, giorni, anni, per trovare le scene "giuste", salvo poi scoprire che non erano nemmeno come ce le immaginavamo, perchè la natura ha molta più fantasia di noi... ed è anche più artistica...;-)

avatarjunior
inviato il 28 Marzo 2016 ore 20:11

Ciao Massimo, il commento relativo alle ore non era riferito ad ogni singolo scatto ma, al percorso che ci porta a scattare e a cosa scattare.

avatarsenior
inviato il 28 Marzo 2016 ore 20:29

Scusa, l'avevo intesa diversamente..., concordo!

avatarsupporter
inviato il 29 Marzo 2016 ore 11:13

Si, Fioregiallo, la discussione a cui mi riferivo ti vedeva interessata in prima persona, ora che ricordo. Si trattava di cose scritte da te, ma vi assicuro che nelle mie uscite, di insetti intrizziti e immobili come le foglie non ne ho mai incontrati. Il mio intervento e la mia affermazione stava ad indicare una situazione, che secondo la mia personale esperienza, mi sembra alquanto inverosimile. Sono ad ogni modo contento per voi che dalle vostre parti la si possa applicare con successo

Non dubito che tu possa dire il vero quando dici che non ne hai mai incontrati di fermi e immobili, dipende sicuramente dalle alte temperature e dalla poca rugiada ma ti assicuro che di notte non volano e il mattino all'alba devono essere posati per forza.
Devi sapere che all'inizio pure io non li vedevo, è solo questione di tecnica e esperienza. Sono anni oramai che vado in ricognizione il pomeriggio per il giorno dopo, questo mi ha dato modo di capire gli insetti, quali posatoi preferiscono ecc.
Se mi chiedi dove si posano le Colias, le Licenidi o le Pyrgus posso dirtelo con certezza, pensa che nel mio campo so esattamente i punti dove preferiscono andare a posarsi per la notte, ma ci sono voluti anni di inseguimenti, quindi niente è per caso, poi naturalmente ci sono posti che ce ne sono talmente tanti da ritrovarli il mattino anche senza ricognizione. Una cosa cui tengo particolarmente è dire che ho rinunciato molte volte a fotografare per non danneggiare il soggetto, specialmente quando è pieno di rugiada. Ho il massimo rispetto della natura e usare o meno il plamp credo abbia davvero poca rilevanza, se dobbiamo pensare a non creare danni non dovremmo neppure calpestare l'erba nei prati ;-)

avatarsenior
inviato il 29 Marzo 2016 ore 14:05

Non dubito che tu possa dire il vero quando dici che non ne hai mai incontrati di fermi e immobili, dipende sicuramente dalle alte temperature e dalla poca rugiada ma ti assicuro che di notte non volano e il mattino all'alba devono essere posati per forza.


Il mio periodo per le macrofotografie comincia agli inizi della primavera e termina agli inizi dell’estate. Da noi le escursioni termiche giorno/notte non sono molto elevate. Sto parlando di una zona collinare in Sicilia Sudorientale. Il fatto è che quando all’inizio di stagione, in pieno giorno riesci a notare attività di insetti, se poi ci vai la mattina successiva per fotografarli, li trovi già pronti a scappare alle prime avvisaglie di avvicinamento. Quelli che per loro attitudine sono abbastanza statici e poco propensi a volare (le cimici ad esempio), si posizionano immediatamente sul lato opposto del posatoio da loro scelto per pernottare. Ho capito che quando arriva la luce buona per riprenderli, è arrivato il momento che si presenta anche la condizione giusta che gli permette di andare via. Impensabile andare nei campi per macro nei periodi più freddi in quanto abbiamo degli inverni spesso molto ventosi, e trovare delle zone al riparo dalle folate non è sempre facile

avatarsenior
inviato il 29 Marzo 2016 ore 14:06

Se mi chiedi dove si posano le Colias, le Licenidi o le Pyrgus posso dirtelo con certezza, pensa che nel mio campo so esattamente i punti dove preferiscono andare a posarsi per la notte, ma ci sono voluti anni di inseguimenti, quindi niente è per caso, poi naturalmente ci sono posti che ce ne sono talmente tanti da ritrovarli il mattino anche senza ricognizione. Una cosa cui tengo particolarmente è dire che ho rinunciato molte volte a fotografare per non danneggiare il soggetto, specialmente quando è pieno di rugiada. Ho il massimo rispetto della natura e usare o meno il plamp credo abbia davvero poca rilevanza, se dobbiamo pensare a non creare danni non dovremmo neppure calpestare l'erba nei prati


Non mi sono spinto al tal punto nella passione per macro da poter fare tesoro anche di tutti questi aspetti inerenti le abitudini e la biologia dei soggetti. Attuavo in passato una micro-caccia itinerante, che molto probabilmente costituisce, quasi per tutti, il punto di primo approccio verso questa tecnica. Poi, dopo la classica fase iniziale, ho maturato che:
E’ meglio muoversi con cautela e circospezione abbassandosi quasi al livello del terreno. Tanti insetti sono nascosti sotto le foglie, ed è meglio scorgerli ribaltando il punto d’osservazione, portandolo dal basso verso l’alto.
Poi ho constatato anch’io che da dove passa l’Umano, se non sa esattamente come muoversi, ma anche se lo sapesse, il danno che egli provoca a ciò che intende osservare e fotografare è tutt’altro che rispettoso nei confronti di esso.
Riguardo i Plamp e/o gli spostamenti su posatoio scelto, c’è qualcuno che potrebbe obiettare in quanto ritiene il metodo poco naturale, come se si togliesse l’insetto dal proprio ambiente trasferendolo su quale altra “dimensione aliena”. Credetemi, agli altri insetti, rimasti là sul prato, fa molto più danno l’appiattimento di tutta l’erba circostante, per avere lo sfondo meno disturbato, che lo spostamento del singolo soggetto in un punto prescelto. Per non parlare di quando poi ci si voglia sdraiare a terra ogni qualvolta, per avere il punto di ripresa ideale.
Chi ha fatto poi almeno un po’ di postproduzione agli sfondi nelle foto macro, sa quanto distante deve essere il soggetto da esso, per averlo bello sfumato in partenza, sennò il lavoro che ci aspetta poi al pc è davvero non indifferente. Ben venga il posatoio scelto e leggermente rialzato!
Ad ogni modo, ringrazio te Fioregiallo per aver voluto continuare il confronto con toni pacifici, e costruttivi per tutti gli interessati all’argomento, che stanno muovendo i primi passi in questa tecnica
Il topic iniziale prevedeva un confronto sull’esperienza maturata nell’avvicinamento nei confronti dei ragni salterini. Sarebbe utile parlare proprio di questo per vedere se in più di uno siamo arrivati alle medesime conclusioni


avatarsenior
inviato il 29 Marzo 2016 ore 22:20

interessante..interessante davvero!

avatarjunior
inviato il 06 Ottobre 2024 ore 19:36

Confermo che il Salticida (prelevato e in corso di allevamento con tanto di drosofile disponibili) è un birbantello cui devi correre dietro per il tavolo per fargli qualche foto decente.. altro che treppiedi o focus stacking. Ma quando tra le decine di scatti trovi quello interessante.. ti gongola il cuore ?.
Sinora avevo fotografato la mia migale (Acanthoscurria geniculata) che nel terrario indolente si fa fotografare in tutte pose.. che assume da sola.. devi solo avere la pazienza di aspettare.

avatarsupporter
inviato il 07 Ottobre 2024 ore 17:50

Questa conversazione mi era sfuggita. Mi ritrovo in molte cose dette da chi l'ha aperta e sono d'accordo sul fatto che non è tanto una questione di orario ma di temperatura. Gli insetti stanno fermi all'alba perché certe temperature non gli consentono di fare altrimenti. Diventa quindi palese che l'uso di una slitta micrometrica, ovvero di una tecnica che richiede tot tempo per la sua esecuzione, ha percentuali di successo più alte in primavera che in estate, oppure in regioni dove fa meno caldo.
Quando di tempo non ce n'è, se non pochi secondi tra un movimento e l'altro o tra una folata di vento e l'altra, si ricorre al focus stacking in camera o in alternativa al bracketing manuale. Oppure un singolo scatto ben assestato. ^_^

Di esempi se ne potrebbero fare per ogni specie moltiplicati per le situazioni in cui ci si trova ad operare e il grado di modifica ad esse che può essere necessario apportare.

Prendo una comunissima mosca carnaria secondo situazioni da me vissute quest'anno.

Alle 6 di mattina di aprile è una statua posata su uno stelo. Recidere quest'ultimo e spostare posatoio e soggetto da qualche parte dove si può gestire meglio la luce (il secondo, grande problema della macro dopo il movimento del soggetto) non è mica peccato. Una volta finito appoggio lo stelo in mezzo all'erba con la mosca sopra e adios.

Alle 6 di mattina di agosto la stessa mosca (non proprio la stessa ovviamente) sta su un altro stelo. Come provo soltanto ad avvicinarmi, essa vola via perché è ferma ma non inattiva. Se non sono certo del grado di suscettibilità del soggetto, ma so che comunque è alto, parto prima con uno scatto volante per poi magari provare a piazzare il treppiede per un altro scatto più studiato o magari un bracketing automatico/manuale.

Fine settembre, non più le 6 ma quasi le 9 di mattina. Mosca sveglissima su uno stelo. Sole velato ma gran vento. Tutto ondeggia ma la mosca pensa più a ripararsi e a non essere portata via che a volare. Posso quindi recidere lo stelo e pinzarlo con essa sopra. Cambia posizione di frequente, tende ad andare sul lato opposto all'obiettivo per nascondersi istintivamente, ma non fugge e con un po' di pazienza il tempo per una buona inquadratura e per un bracketing me li concede:

postimg.cc/ZC3kCBCk

Nota: subito dopo, senza alzarmi, ho provato a piazzare una pietra che era lì in terra per ottenere uno sfondo diverso dal vuoto alle spalle del soggetto. Il risultato è stato che la mosca ci è saltata sopra accomodandosi su quello che deve esserle sembrato sicuramente un riparo migliore. Bene anche per me, le ho detto! :)

postimg.cc/cK4m324q

Due foto magari non perfette, ma tirate fuori da una situazione in cui gli elementi erano a mio sfavore. In più sentivo freddo quanto la mosca. Era a 1200 metri e se non fosse che ogni tanto vedovo qualche piccolo licenide sballottato tra l'erba, avrei pensato di aver fatto un salto in pieno inverno quando appunto trovo appena qualche moscaccia.


Riguardo ai Salticidae, essi cacciano affidandosi alla vista e sono sempre in movimento, poco da fare. La mattina presto li si può trovare addormentati sotto qualche sasso, ma imbozzolati in una sorta di "sacco a pelo" autofabbricato in cui sono soliti trascorrere la notte ed è impossibile fotografarli in quelle condizioni. Quando sono svegli l'unica secondo me è attendere qualche loro pausa tra un voltarsi di qua e di là e cercare di sfruttarla al meglio.

Di positivo c'è che sono ragni gagliardi e non scappano. Anzi, capaci spesso di saltare dritto addosso all'obiettivo.

Tre esempi di quest'anno con il comunissimo Philaeus chrysops senza alcuna preparazione del set e senza luci di supporto:

Febbraio, singolo scatto chiudendo molto il diaframma + flash. Esemplare giovane su un sasso in mezzo a un prato di alta collina. Un quarto a mezzogiorno.

postimg.cc/WtD5SBmT

Marzo, focus stacking con slitta micrometrica e RR sopra 3:1. Esemplare giovane ma grandicello, l'unico durante il 2024 che mi ha concesso il tempo per una sequenza di oltre una trentina di scatti precisi. Mattina, ore 9, zona sassosa di bassa macchia pre-boschiva. Atteggiamento guardingo, tendente a scrutarmi a lungo prima di muoversi. Si può definire un'eccezione, ma un ragno collaborativo su venti lo si trova fotografando anche gli altri diciannove.

postimg.cc/G4jKHdRJ

Maggio, bracketing manaule con macchina poggiata su stativo (ma chi ha buon polso e il fs in camera riesce anche nei bracketing automatici a mano). Mattina, un quarto dopo le 9, zona arida di bassa collina.

postimg.cc/dLr4cGSf


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