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Innamorata della realtà


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avatarjunior
inviato il 08 Settembre 2023 ore 20:10

@Rfguvh_144

Grazie del chiarimento, adesso ho capito.
Sollevi una questione non da poco tirando in mezzo gli smartphone e la fotografia computazionale. Ho capito che lo fai in relazione alle macchine fotografiche digitali munite di una loro fisicità tradizionale, diciamo così.

Tuttavia, sul piano concettuale, l'evoluzione e diffusione della fotografia DA smartphone non è poi così significativa: l'infoma perfeziona e migliora se stesso ininterrottamente e lo fa con maggiore disinvoltura negli smartphone rispetto alle fotocamere perché questi non sono neppure costretti a “sembrare” qualcosa che, in effetti, non sono e cioè ad una macchina fotografica. Ma, in fin dei conti, la loro evoluzione trasuda innocenza visto che lo smartphone nasce infoma e non è mai stato telegrafo.

Lo so che, in tanti, si sono meravigliati e fors'anche preoccupati osservando la scalata vertiginosa degli smartphone ed il crollo di vendite delle fotocamere digitali però il punto di svolta, quello veramente rivoluzionario, risiede a monte. È la transizione dall'analogico al digitale a determinare la nascita dell'infoma e tutto il resto gli è conseguente: una serie di accadimenti tecnologico/informatici resi possibili da quella iniziale scollatura concettuale, di cui l'AI auto-generativo rappresenta l'attuale e naturale approdo.

La cosa più buffa, se posso esprimere un parere personale, è osservare il proliferare di sforzi, a mio avviso abbastanza patetici, per mettere una toppa alla falla e, per spiegami compiutamente, mi riferisco tanto ai corpi macchina digitali simil-qualcosa-di-vecchio, con le cromature al posto giusto, quanto ai profili colore simil-qualcosa-che-sembri-anche-se-non-è. Palliativi, anche carini, che però non vanno oltre il maquillage estetico e quindi l'apparire piuttosto che l'essere.

La cosa più triste, invece, ma più attinente al nostro discorso, è intravedere nell'aumento di megapixel e di tutte le altre “capacità” infoma-connesse una sorta di meccanismo compensatorio per la perdita originaria, quella inerente l'integrità del processo. L'infarcirmento a più non posso delle macchine digitali come fossero panini da imbottire è, naturalmente, anche evoluzione tecnologica, però una cosa non esclude l'altra.

"Tutti fotografi" significa anche che nessuno è più fotografo come l'iper-definizione portata di volta in volta ai suoi estremi tecnologici significa anche sempre maggiore deformazione del "reale percepito" fino ad arrivare ad una sua totale sconnessione sensoriale dal reale. E non per nulla Han conia il termine di "iper-realtà".

avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2023 ore 20:54

La Sontag diceva invece che non fosse del tutto sbagliato dire che, in fin dei conti, non esistono brutte fotografie.

La Arbus era una fotografa, la Sontag no...

Visto che si parla di Susan Sontag, fornisco il PDF di "Contro l'interpretazione", solo il primo saggio del volume pubblicato nel 1966:
www.sprezzatura.it/testi/Susan_Sontag_Contro_Interpretazione.pdf

user204233
avatar
inviato il 08 Settembre 2023 ore 21:17

@Nocram

Ok...

Però permane un'auto-referenzialità di fondo, che a mio avviso resta ineliminabile e comune ad ogni "fenomeno" esistente.

Aldilà di Han, restando nel campo fotografico, i camera-phone sono comunque una potenziale alternativa, circoscritta sì, ma comunque un'alternativa valida all'utilizzo delle fotocamere tradizionalmente intese.

Per il resto, è corretto, gli smartphone sono altro, il processo necessita sempre di una sua completezza ed integrità e tendenzialmente questo processo non prevede l'assenza di alcuni passaggi materiali che, in linea teorica, dovrebbero restare sempre basilari, proprio per l'effettivo e totale compimento del processo stesso: il possesso di una macchina fotografica e la stampa.

Poi, ci saranno le eccezioni, minoritarie certo... ma è questo che dovrebbe sempre costituire la base di partenza al fine di dare anche solo un significato chiaro al discorso.

user204233
avatar
inviato il 08 Settembre 2023 ore 22:07

"Se potrà esserci un modo migliore per permettere al mondo reale di includere in sé quello delle immagini, esso richiederà un'ecologia non soltanto delle cose reali ma anche delle immagini stesse."

avatarjunior
inviato il 08 Settembre 2023 ore 23:01

@Trystero

Mi arrendo, parliamo della Sontag allora MrGreen MrGreen
Scherzo. Ma quello che hai condiviso è una passeggiata di salute nel “quando stavamo peggio stavamo meglio”, perché la Sontag ancora contemplava l'esistenza d'un artista e d'un critico come due figure distinte. Erano le ultime battute di una società ancora disciplinare, almeno nelle sue scricchiolanti fondamenta.

Oggi siamo di molto avanti: l'artista ed il critico si sono fusi in un'unica figura “di pura prestazione” [conta solo il risultato] che si auto-sfrutta ermeneuticamente e soprattutto narcisisticamente, azzerando tutto ciò che è Alterità (altro da Sé).

L'auto-sfruttamento da 2in1, o 3in1, è molto più distruttivo rispetto a quanto scritto dalla Sontag. Quella che secondo Foucault era la “libertà di essere liberi” si è trasformata in un imperativo ed il “tu puoi” è diventato un “tu devi” ma non più perché te lo ordina qualcuno [grazie al cielo] ma perché te lo ordini da solo. Altrimenti: depressione.

Il controllo, possediamo IL CONTROLLO! Zero limits.
È una trappola per topi auto-addestrati in cui la s-materializzazione offerta dal digitale è il companatico perfetto.

user109536
avatar
inviato il 09 Settembre 2023 ore 6:24

Una discussione così letta alle 6 di mattina ti distrugge.

user204233
avatar
inviato il 09 Settembre 2023 ore 8:11

Ah, beh...

Io il libretto di Fisher me lo sono pure letto, personalmente non ci ho trovato niente di così eclatante (arrivavo però da una roba ben più destabilizzante), mi ha fatto piacere però poi leggere commenti in merito sul genere: "boh... mai sentito", dinnanzi a chi, invece, nei suoi articoli lo osannava.






user204233
avatar
inviato il 09 Settembre 2023 ore 8:49

La distruzione può arrivare anche dai sistemi di messaggistica istantanea che oramai prevedono funzioni ampiamente riconducibili a quelli che, di fatto, sono e restano social media in senso stretto.

I sistemi di messaggistica istantanea non vengono, nella stragrande maggioranza dei casi, utilizzati da browser, o comunque da desktop, ma dai telefoni.

Utilizzare questi sistemi da computer implica una serie di conseguenze, a volte positive, altre volte catastrofiche.

La parzialità di visione, l'annullamento dell'altro è, di fatto, individualismo.

Ciò che viene visto come errore, o come scelta, da altri... a volte può essere solo conseguenza infausta della somma di precedenti azioni, umane e non.

Dove per "azioni non umane" vado ad intendere ciò che è sostanzialmente proprio della macchina.

Il punto è che l'individuo, o la persona, si troverà a dover scontare, suo malgrado, il delirio altrui, sempre.

L'esistenza di certi esseri, la loro sopravvivenza è, di fatto: "istigazione al suicidio".

Chiaro?














avatarjunior
inviato il 09 Settembre 2023 ore 9:53

@Madrano

Le 6 del mattino è un ora intrisa di “colori profumati” diceva qualcuno, forse è meglio dedicarla ad altro.

Umano viene da humus [terra] .
Soggetto è anche “essere soggetto a qualche cosa” [subject-to] .
Se rimaniamo connessi alla nostra camera di risonanza naturale, che è la sensualità, potremo essere allegri o tristi, però mai distrutti. È l'illusorietà del poter contare e confrontare ogni cosa, per mezzo dei numeri, che destabilizza fino allo smarrimento del Sé.

L'Essere è un racconto [storia, narrazione, linguaggio] . Se la cultura del digitale si fonda sul dito [digitus] intento a contare allora è, per sua stessa natura, post-storica e se è post-storica allora è anche necessariamente post-fotografica [come processo] .

C'è un pezzo scritto da Chris Anderson (caporedattore di Wired) intitolato: “La fine della Teoria”.
Egli sostiene che la massa di DATI, abnorme, che sarebbe a nostra disposizione, rende del tutto superflui i modelli teorici. Anderson chiama questo la “Google-scienza” e scrive: “Oggi le società cresciute in un'epoca di dati massicciamente abbondanti non devono più stabilire modelli sbagliati. Anzi, non devono stabilire alcun modello in generale”.

I dati vengono analizzati e se ne deducono dei schemi [patterns] . Al posto dei modelli teorico-ipotetici compaiono allineamenti diretti di dati in cui la correlazione sostituisce la causalità.

Scrive ancora Anderson: “Basta con qualsiasi teoria del comportamento umano, dalla linguistica alla sociologia. Basta con la tassonomia, l'ontologia e la psicologia. Chi può dire perché la gente fa quello che fa? Il punto è che lo fa e noi [Google] possiamo tenerne traccia e MISURARLO con un'esattezza senza precedenti. I DATI PARLANO DA SÉ”.

Anderson è in buona compagnia, tanti la pensano come lui in epoca digitale.
Ma, il problema, è che Anderson incespichi sul cosa sia una Teoria. La Teoria è più di modello o di un'ipotesi che si possa mistificare a piacimento. Hegel o Platone non li sostituisci con l'analisi dei dati per il semplice fatto che, anche in termini strettamente matematici, dietro ogni Teoria c'è una decisione fondamentale che determina cosa le appartenga e cosa no. La Teoria prevede sempre l'esistenza di un territorio non-percorso, l'Altro da sé. Anderson pertanto dimostra di ignorare che cosa sia un INSIEME [numerico, logico o concettuale] ed il suo delirio di onniscienza è quanto, inevitabilmente, ne consegue.

Qualsiasi Teoria illumina il mondo selettivamente, prima di tentarne un'interpretazione complessiva, ed il processo [cognitivo ed esperenziale] che ne consegue mette quella parte di mondo illuminato IN FORMA, in modo che non debordi. Il risultato è un qualcosa di percettibilmente COERENTE [veridicità] sia al fine dei nostri sensi sia secondo il nostro modo di funzionare come esseri-umani [humus, subject-to] .

La fotografia analogica [come processo] rientra perfettamente in questo schema di “cose” finito e definito, cognitivamente reale ed affidabile. I dati di Anderson, invece, NON SANNO di essere solo numeri. Sarebbe compito nostro ricordarcene.

avatarjunior
inviato il 10 Settembre 2023 ore 7:46

[appunti video]

Mi è piacuta la sua conclusione dell'esperienza: "Un mondo speculativo dalla certezza semi-matematica" ed il riferimento all'unicum in odor d'arte.



Qui invece l'esperienza, molto più easy, si scontra con il mitico commento: "Io sono un nikonista". L'umanità è meravigliosa.




avatarsenior
inviato il 10 Settembre 2023 ore 9:12

I fisici possono infarcire i loro modelli predittivi macchinici fino a sfondarli di dati


Leggere "macchinino" mi ha riportato a un saggio di Antonio Moresco su Volponi, ho ritrovato anche il link:

www.nazioneindiana.com/2004/01/07/l'artista-pensatore-lettura-dell

nel testo usa parecchie volte quella parola che non avevo letto quasi mai.

Vabe' è solo una curiosità sulla mia vita di lettore che credo sia davvero poco interessante MrGreen

In realtà i fisici quando pensano la realtà - perché a un certo punto viene da pensarla in qualche modo descrittivamente - 'si sfondano' di immagini filosofiche - si veda per esempio Carlo Rovelli. Quindi non è come qualcuno ha scritto qui che la fisica ci dà un'idea della realtà superiore a quella della letteratura, filosofia eccetera.

Grazie per Byung-Chul Han, non lo conoscevo.

avatarjunior
inviato il 10 Settembre 2023 ore 10:20

@Canti Del Caos

Grazie a te per l'intervento (però il tuo link mi sembra non funzionare).

"Macchinico" - per quanto ne so io - come origine credo vada ricondotto da una parte alla letteratura ottocentesca che indagava gli "Homuncolus" (una leggendaria "forma di vita" d'origine alchemica) e dall'altra all'apparizione degli AUTOMI squisitamente meccanici tipici di fine ottocento e inizio novecento.

Si è trattato di un vero e proprio processo di TRASLITTERAZIONE dal lessico alchemico a quello tecnologico che ha avuto notevole successo (nei romanzi) al punto da costituire un sub-genere letterario. L'immagine di un dispositivo (automa) dotato di un'anima (da "piccolo uomo"), tanto per dire.


avatarsenior
inviato il 10 Settembre 2023 ore 12:09

Non so perché, taglia il collegamento.
Forse si riesce copiando e incollando questo sulla barra di navigazione:


nazioneindiana.com/2004/01/07/l'artista-pensatore-lettura-della-“macchina-mondiale”-di-volponi/

user204233
avatar
inviato il 10 Settembre 2023 ore 12:19

@Nocram

Ho acquistato e letto "Le non cose", una curiosità... ma tu l'hai letto "La camera chiara"?

No, perché mi è venuto qualche dubbio.

Per chi non avesse voglia di approfondire, secondo Han, giriamo/gireremo tutti con mani e piedi amputati.






avatarjunior
inviato il 10 Settembre 2023 ore 13:41

@Rfguvh_144

Si, ma già tanti anni addietro.
A favor di pubblico un link "riassuntivo" che mi sembra di qualità:
www.palmierifabio.com/la-camera-chiara/

Tornando al nostro tema, che non è "La camera chiara", mi sembri più drastico di Han nelle conclusioni :)
Però, massimo rispetto.
A me pare che Han dica anche che possiamo riappriopriarci della realtà. Lui usa il termine "riconquistare".
Ed alla base di questo c'è, sicuramente, il saper distinguere le cose dalle non-cose, un'invito a non dare per scontato nulla dinnanzi al fenomeno della s-materializzazione dovuta anche al digitale.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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