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inviato il 30 Dicembre 2024 ore 13:21
@Andrea.taiana da quello che ho capito il problema è proprio il fatto che ai pixel siano stati assegnati tutti e tre i valori RGB a diminuire la "lavorabilità" poiché il fatto di interpretarne i valori dati dal filtro bayer permetterebbe maggiore elasticità. Ragionandoci su mi sembra anche giusto che uno scanner registri tutti i valori rgb dei pixel perché il suo scopo e riprodurre fedelmente quello che vede senza interpretazioni e senza filtri bayer di sorta, credo, essendo il bianco del suo sensore già tarato sulla temperatura ed intensità della sua luce che è e rimane fissa in ogni condizione. Ora però mi nasce spontanea una domanda visto che non ho mai scattato in analogico: come funziona il bilanciamento del bianco? Si gestisce durate le fasi di sviluppo in manuale, quindi ad esempio due laboratori, partendo dallo stesso negativo/dia potrebbero produrre stampe con temperature colore completamente diverse, diciamo in base al gusto (ed alla vista) dell'operatore che sviluppa? |
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inviato il 30 Dicembre 2024 ore 14:15
La maggior parte delle pellicole e' "tarata" su 5500 K, la luce solare diurna. Lo sviluppo e' standardizzato, processo denominato C41 (non c'e' possibilita' di intervento). E' nella fase di stampa in cui in una certa misura si interviene, attraverso dei filtri giallo-magenta-ciano, sul bilanciamento dei colori. In un sistema manuale o semi-automatico, che pero' ormai pochissimi fanno, puo' essere regolato su ogni singola stampa. Questo riferito ad un processo tradizionale completamente ottico/chimico. Se si passa da scansione sara' giocoforza sul file ottenuto che andra' eseguita, tramite opportuno software, la regolazione. |
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inviato il 30 Dicembre 2024 ore 14:32
Le pellicole di un tempo avevano diverse sensibilità e diverse tipologie a seconda della luce per la quale andavano impiegate: daylight, neon, tungsteno, infrarossi |
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inviato il 30 Dicembre 2024 ore 14:34
Ora però mi nasce spontanea una domanda visto che non ho mai scattato in analogico: come funziona il bilanciamento del bianco? ********** ********** Non funziona. Semplicemente perché non esiste. Le pellicole sono tarate per due fonti di luce: diurna, su 5500° K e Tungsteno, e qui non ricordo mai se la luce delle lampade al Tungsteno sia 3200 o 3400° K, comunque una delle due. Nel caso dei negativi dopo lo sviluppo, quindi in fase di stampa, si possono effettuare delle apposite filtrature che consentono di ottimizzare la resa cromatica, con la diapositiva, che per sua natura non prevede la stampa, questa correzione a posteriori non è possibile quindi andrebbe fatta in fase di ripresa avvitando sugli obiettivi il filtro, o l'insieme di filtri, necessari alla correzione... ma di fatto è una pratica al limite delle umane possibilità in primis perché per rilevare la Temperatura Colore bisognerebbe avere un Termocolorimetro, uno strumento difficile da trovare, impegnativo da utilizzare e pure molto costoso, e anche perché poi dovresti avere una serie pressoché infinita di filtri di Correzione Cromatica, i cosiddetti filtri CC... Color Compensation, che comportano una serie di controindicazioni notevoli: costi elevati, pesi e ingombri assai rilevanti, un forte assorbimento luminoso e una estrema macchinosità (nell'uso sul campo) in modo particolare operando in condizioni di luce variabile. In pratica la diapositiva la devi adoperare solo in condizioni ottimali... altrimenti la dominante te la tieni! |
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inviato il 30 Dicembre 2024 ore 14:37
"poiché il fatto di interpretarne i valori dati dal filtro bayer permetterebbe maggiore elasticità" Ma gli scanner non hanno filtro di bayer leggono pixel per pixel con tre filtri e ricavano la triade RGB letta, non interpolata, per ogni pixel. |
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inviato il 30 Dicembre 2024 ore 14:44
Cavolo tutto molto affascinante ma anche scomodo. Diciamo che col digitale è tutto molto più semplice ed immediato, comunque seppur come esercizio di stile volglio scattare qualche rullino per curiosità e poi chissà se continuerò. Certo è che avere il negativo digitale (il raw non lineare intendo) è una comodità impagabile... |
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inviato il 30 Dicembre 2024 ore 14:49
Grazie ai vostri interventi penso di aver dato una risposta alla mia domanda iniziale e cioè che parlare di file grezzo nela digitalizzazione di negativi e diapositive non è propriamente corretto perché i dati grezzi sono il rullino analogico, portarlo in digitale siglifica avere il file demosaicizzato con tutti i limiti del caso; quindi credo che tra avere un dng lineare ed un tiff non cambi nulla... |
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inviato il 30 Dicembre 2024 ore 14:51
@Andrea.taiana è proprio quello che ho detto, mi riferivo al raw della fotocamera |
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inviato il 30 Dicembre 2024 ore 15:17
Cavolo tutto molto affascinante ma anche scomodo. ********** ********** Eh, certo, la pellicola infatti è tutt'altro che comoda. |
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inviato il 30 Dicembre 2024 ore 20:48
Ma Nikoh tu, dovendo acquisire l'immagine da una pellicola negativa o dispositiva che sia, fra un file di 24 Megapixel derivante da una fotografia con matrice di Bayer da demosaicizzare ed un file da 24 Megapixel acquisito con un buono scanner che legge RGB per ogni pixel, quale pensi che sia teoricamente migliore? E tra un file acquisito con una fotocamera con matrice di Bayer e un file acquisito con la stessa fotocamera e con uguale numero di pixel in modalità pixel-shift quale pensi che sia migliore? |
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inviato il 30 Dicembre 2024 ore 22:50
Il tipo di pixel shift di cui parli, che mantiene lo stesso numero di oixel, se non ho capito male è quello che ad esempio usa la pentax k3m3 |
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inviato il 30 Dicembre 2024 ore 23:02
se c'é una cosa che il pixel shift ha dimostrato, e che la matrice bayer funziona magnificamente bene, c'era sempre la favola di un bayer che si inventava dettagli e colori poi é arrivato il PS, si sono viste innumerevoli prove a riguardo qui su juza, e alla fine i vantaggi del PS sono insignificanti, valutabili con crop al 300 infimi le uniche fotocamere che sembrano avere un vantaggio sono le m43 per ridurre il rumore |
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inviato il 31 Dicembre 2024 ore 1:01
“ Grazie ai vostri interventi penso di aver dato una risposta alla mia domanda iniziale e cioè che parlare di file grezzo nela digitalizzazione di negativi e diapositive non è propriamente corretto perché i dati grezzi sono il rullino analogico, portarlo in digitale siglifica avere il file demosaicizzato con tutti i limiti del caso; quindi credo che tra avere un dng lineare ed un tiff non cambi nulla... „ Credi di aver dato una risposta alla tua domanda ma... l'hai data sbagliata Intanto, come è stato detto, il file dello scanner non è demosaicizzato, non avendo una matrice di Bayer. Il rullino può essere digitalizzato con uno scanner che produce un file RAW che è identico al negativo, infatti se apri un file .fff con Photoshop non vedrai altro che il negativo, non vedo l'immagine positiva. Un file RAW dello scanner (parlo dei file .fff degli scanner Hasselblad e dei precedenti Imacon, non conosco i file .dng di altri scanner) è molto differente e più malleabile di un file scansionato in Tif, infatti farlo in Tif prevede di applicare già tutta una serie di regolazioni "distruttive", cioè da cui è difficile tornare indietro (regolazione contrasto, maschera di contrasto, regolazioni colori, ecc.). www.knowhowtransfer.com/it/how-to-ita/risorse/sistema-3f-scansioni-pro |
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inviato il 31 Dicembre 2024 ore 7:12
@Mirko, per 1€ a foto la digitalizzazione dei negativi del tuo amico puoi farla tu con la X-T3, semplicemente fotografandoli. |
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inviato il 31 Dicembre 2024 ore 8:30
Sulla questione della matrice di Bayer e della demosaicizzazione: Immaginiamo di avere un originale che sia un disegno a china a pennino su carta o una litografia con disegno chiaroscurale al tratto (tante righine nere più fitte e meno fitte), qualcosa del genere lo trovate anche nella scena allestita e fotografata su DPreview. Fotografiamo questo tipo di originale con una sensore con matrice di Bayer e demosaicizziamo il file; nella migliore delle ipotesi quello che ci ritroveremo è che i "tratti" avranno un alone grigio tutto attorno al nero ma ancor più probabilmente quel che ci troveremo sono degli aloni colorati che formeranno del moiré: questo è il frutto della demosaicizzazione (e della bassa frequenza di campionamento), anche la migliore possibile, non si scappa. La stessa scena ripresa in pixel shift non produrrà artefatti colorati...questa è la realtà, poi uno può dire che il mondo reale non è una litografia o un disegno a china e vivere tranquillo con la matrice di Bayer; ma se si sostiene che il buco del culo sia una piaga si fa un torto alla anatomia ed alla patologia. |
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