| inviato il 01 Agosto 2021 ore 8:51
Sarebbe meglio unire progetto e tecnica producendo scatti “esteticamente accattivanti” per svolgere il progetto. Il solo progetto non può essere considerata condizione sufficiente, e c'è chi riesce a farlo, per me quelli sono degni di stare nell'Olimpo. Questo, per me, vale per molti generi non solo per la naturalistica. |
| inviato il 01 Agosto 2021 ore 9:07
Naturalmente, come in musica, eseguire un'idea tecnicamente bene è decisamente meglio.... A meno di alcune eccezioni che possono dare una connotazione autoriale (vedi le stonature di bob dylan e neil young, o le sporcature sulla chitarra distorta di pete Townshend).... Però il progetto e l'idea sono tutto.... Anche libri eccezionali come il sentiero perduto di Unterthiner hanno tantissimi scatti non tecnicamente eccezionali...ma il tutto funziona alla grande... Perché li c'è il manico, o la sensibilità, o chiamatelo come volete.... E di certo il manico non è fotografare un pellegrino a punto singolo in caccia con una reflex e un supertele da 5 kg magari non di ultima generazione.... Quella è una abilità manuale , utile, per carità, ma legata al concetto, quello si morente, di fotografia come forma di artigianato.... |
| inviato il 01 Agosto 2021 ore 9:27
Angus capisco il tuo punto di vista. Qui pero' stiamo parlando di fotografie, non di libri fotografici: chapeau a chi ha scritto il gabbiano Jonathan Livingstone o a Unterthiner, ma non è questo l'argomento del 3d. Qui si parla della possibilità da parte di tutti di portare a casa scatti dinamici fino a ieri molto improbabili e appannaggio di pochissimi appassionati, grazie a moderne attrezzature che utilizzano un sensore stacked. Stiamo parlando di cose molto più terra terra in effetti.
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| inviato il 01 Agosto 2021 ore 9:31
Sarà forse che a me Dylan non è mai piaciuto? Ma sull'esempio del “Pellegrino” mi trovi d'accordo, quello so farlo, basta che ho al cospetto un pellegrino, pure io che però faccio solo esercizio di tecnica nel genere e non so nemmeno distinguere bene le specie |
| inviato il 01 Agosto 2021 ore 9:35
È la mia visione di manico Claudio,ovviamente se lo spunto non interessa non proseguo oltre.... Ma ho letto alcuni commenti, uno di un utente in particolare, che mi ha fatto percepire una visione un po' distorta della fotografia in generale.... |
| inviato il 01 Agosto 2021 ore 9:38
In un forum come questo è facile stancarsi delle bellissime fotografie pubblicate per la loro numerosità, è il principale difetto del web. Ma la tecnologia è democratica, aiuta progressivamente chiunque a ottenere scatti fino a oggi appannaggio di pochissimi o anche di nessuno. Fino ad oggi per scattare a 800 metri sott'acqua ci voleva un sottomarino. Oggi invece basta un'attrezzatura che pesa pochi chili: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=4004596 Con la pratica Antonio vengono anche le conoscenze. Giusto Angus, mi correggo. Sei perfettamente in argomento. |
| inviato il 01 Agosto 2021 ore 9:47
“ Con la pratica Antonio vengono anche le conoscenze. ” Questo è vero prima di iniziare a praticare avevo conoscenze zero ora riesco a riconoscere alcune specie anche da lontano per il loro modo di volare |
| inviato il 01 Agosto 2021 ore 13:51
Oggi lo smartphone fornisce possibilità infinite in 150 grammi. Il riconoscimento è possibile non solo con la guida collins scaricabile per pochi euro o anche cercando in "immagini " specie simili, ma anche con programmi utilizzabili per il riconoscimento sonoro degli uccelli. |
| inviato il 02 Agosto 2021 ore 8:28
“ prima di iniziare a praticare avevo conoscenze zero ora riesco a riconoscere alcune specie anche da lontano per il loro modo di volare „ Vero Arci! A volte mi basta anche il riflesso confuso, sull'acqua increspata, di un pennuto che mi sta superando in volo, mentre mi è ancora alle spalle. Altre volte invece, ad onor del vero, devo guardarmi con calma la foto a casa per capire che roba è (alcuni volatili sono dannatamente simili, ai miei occhi!) |
| inviato il 12 Agosto 2021 ore 7:53
Leggo solo ora questo interessante post. A parer mio la tecnologia aiuta tantissimo. Ma ovviamente per fare belle foto non è sufficiente. Occorre esperienza, conoscenza del soggetto, costanza, e tanta pazienza. |
| inviato il 04 Gennaio 2022 ore 15:23
Certamente la tecnologia aiuta moltissimo ma, come dite voi, se non c'è il manico difficilmente si riesce a fare delle foto interessanti e particolarmente belle. |
| inviato il 04 Gennaio 2022 ore 19:10
La tecnologia arriva per ultimo, se non mi portava il Maestro Cortesi a fare I parrocchetti nel posto giusto sarebbe stato impossibile fotografarli anche con la migliore macchina esistente |
| inviato il 04 Gennaio 2022 ore 21:28
Arci hai perfettamente ragione. |
| inviato il 04 Gennaio 2022 ore 21:43
Antonio, senza conoscenza non possiamo far nulla, ma la conoscenza senza mezzi tecnici non porta da nessuna parte.... o no? |
| inviato il 04 Gennaio 2022 ore 22:12
Certe specie dipende dai luoghi: i parrocchetti a Padova si vedono facilmente, col casino che fanno poi! Alcune specie son rare in Italia, mi viene in mente il Pettazzurro. Vai in Francia oceanica e li fotografi senza problemi, in posa per te. Ma anche il Voltapietre, la Pittima minore, i Nibbi... A me piace il turismo fotografico come frequentare le zone vicine a dove abito, che - essendo di Venezia - non son poi così trascurabili. Diciamo che l'evoluzione dei mezzi aiuta non poco, ma che senza conoscenza non si va da nessuna parte. A proposito di conoscenza, della specie nel caso: domenica ho avuto l'occasione di osservare un Gheppio maschio killer di arvicole o topolini. Ho avuto la netta sensazione che li strangolasse con gli artigli - teneva sempre una zampa attorno al collo - e cominciasse a nutrirsi solo quando il roditore non si muoveva più. Scartando inoltre intestino e forse fegato. Qualcuno sa qualcosa in proposito? Tu Claudio che sicuramente hai una grande conoscenza dei nostri amici pennuti? Scusate l'OT. |
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