| inviato il 15 Marzo 2020 ore 13:47
Un esempio particolarmente evocativo,oserei dire storico e questo potrebbe essere un aspetto da non trascurare.Credo che qualcuno abbia aperto una discussione mostrando la prima foto(bella)scattata qualche anno fa,ai tempi d'oro della pellicola e non molto lontana dal luogo d'origine di questa raffigurazione della venere. Immagino che qualcuno potrebbe pensare che non è cambiato molto, per non dire nulla nel linguaggio fotografico in particolare se non nella sua evoluzione,che qualche volta pero' non sembra andare di pari passo nelle arti figurative. |
| inviato il 15 Marzo 2020 ore 13:58
Ordunque: linguaggio, comunicazione, evoluzione della percezione del "bello", cultura nelle sue semplificative accezioni positivista e metafisica, la dimensione mediatica analogica investita dal digitale... Come ho giá segnalato in un'altro thread, diverso e pur affine, qualcuno giá sessant'anni fa aveva informato il mondo ... e per quanto diverse Sue opere siano state persino dei best-seller, e studiate in alcune delle piú prestigiose universitá del pianeta, la sua "lectio", il suo "messaggio" è rimasto dai piú, anche i fotografi, ...inascoltato : Marshall McLuhan Una sommaria introduzione alla Sua figura, per quei pochi di Voi che non abbiano letto o studiato le Sue opere al cui diretto rimando ovviamente si invita: download.repubblica.it/pdf/diario/27122005.pdf |
user33434 | inviato il 15 Marzo 2020 ore 14:28
Degas, ti ringrazio per la fiducia nella mia intelligenza e per il bel commento su questa Afrodite, il mio discorso però era volto alla fruizione più che all'interpretazione di un opera. Ammetterai però anche tu che nell'arte figurativa la comprensione può avere diversi livelli di profondità (eslcudiamo "che bel culo" ), ritorno ancora all' amata musica per fare un esempio. Senza avere un minimo di preparazione o di cultura musicale è possibile trarre un certo godimento dalla nona sinfonia di Beethoven, se il mio livello di preparazione è più alto potrò riconoscerne i temi, se salgo ancora potrò apprezzare alcuni richiami tematici, i contrappunti per diminuzione e le modulazioni, se sono Abbado il mio livello di analisi sarà talmente elevato che la percezione dello stesso oggetto musicale assomiglierà solo vagamente a quello che avrà percepito il primo ascoltatore del nostro esempio. Se però faccio ascoltare Steve Coleman ad una persona che non ha gli strumenti per comprenderlo, la reazione sarà di immediato rifiuto e neanche proverà a dare una lettura di ciò che sta ascoltando, in qualche modo l'autore sta così ponendo un filtro più o meno voluto scegliendo chi potrà comprenderlo. E' in fin dei conti il vecchio discorso del "se la gente non va più nelle sale da concerto o alle mostre la colpa è dell'artista o di chi di arte usufruisce"?. Non credo possa esistere una risposta univoca a questo quesito, e in tempi dove la mancanza di risposte è sempre meno accettata e accettabile, temo che si vada verso visioni artistiche sempre più radicali nell'uno o nell'altro senso. |
| inviato il 15 Marzo 2020 ore 14:41
Questo thread diviene sempre piú interessante |
user175879 | inviato il 15 Marzo 2020 ore 14:55
Da ignorante in materia preferisco l'arte elitaria all'arte di massa. A patto che le elite possano formarsi liberamente senza connotazione di classe sociale. L'arte che arriva a tutti ha le sue vette, ma spesso è indotta a insaputa del fruitore. L'arte elitaria implica anche una minore passività di godimento, una minore utilità sociale, insomma vengono a mancare i classici incentivi ad una sua diffusione forzosa. |
| inviato il 15 Marzo 2020 ore 15:21
Ben, ti ringrazio , ma son proprio due nozioni messe in croce. Mauro, credo che il problema di fondo con i linguaggi contemporanei sia dovuto alla frattura novecentesca, frattura peraltro già anticipata da molte cose del secolo precedente: scomparsa della committenza come elemento centrale della produzione, autonomia dell'artista, nascita delle avanguardie. Spesso poi è solo una questione prospettica, l'impressionismo che oggi è percepito come arte facile e consolatoria (i prati in fiore, le colazioni sull'erba, le belle damine con l'ombrellino) è stato un movimento radicale che suscitò infinite critiche e che si affermò con fatica. Diciamo brutalmente che la digestione di massa è lenta e che spesso le opere vengono apprezzate a partire da clamorosi abbagli, diciamo pure che il livello culturale è in precipitosa caduta e che all'orizzonte non si vedono inversioni di rotta, anzi a guardarsi intorno si nota la rivendicazione dell'ignoranza. In ogni caso fruire è interpretare perché se non sei in grado di instaurare un rapporto con l'opera fatto di mille domande, cosa ne ricavi? Concordo invece con quello che dici a propositivo dei livelli di conoscenza; maggiore è la conoscenza, maggiore è il piacere. |
| inviato il 15 Marzo 2020 ore 17:40
Dobbiamo anche pero' ricordarci cosa era l'arte e cosa oggi sia diventata. Se vedo la venere di Prassitele, oppure la Venere di Milo, penso che i connotati presenti siano l'incarnazione della bellezza muliebre a e al contempo vedo la capacità di chi le abbia scolpite con dovizie di particolari e notevole bravura. Noi fruitori di un'altra epoca, riconoscendo una capacità difficile per quei tempi consideriamo artista l'autore. Anche la pittura nei tempi ha cercato di riprodurre una scena reale o immaginaria, ma molto simile agli occhi dell'osservatore. La pittura si è poi evoluta, in più varie forme tese anche a trasmettere il carattere e la volontà del pittore. Poi ecco l'avvento di Dagherre e la pittura inizia a cercare altre forme di linguaggio e di espressività, quasi a rifiutare il messaggio chiaro che fino a quel momento aveva pervaso questa forma d'arte. E la pittura si canonizza, si fa filosofica con scuole di pensiero e tende a volere cancellare l'immagine evidente, quasi a negarla a tal punto che Picasso afferma ad un certo momento che già a quattro anni sapeva disegnare perfettamente, ma ha dovuto imparare tutta la vita per dipingere come un bambino, per seguire il caos della sua mente. E oggi a cosa assistiamo? alla provocazione continua. Cosa sono difatti le foto di Majoli, se non una provocazione alla nostra coscienza, e al nostro modo di pensare, eppure sono proprio i critici che cadono nel tranello di tale mistificazione, volendo dare un significato recondito a tutto cio' che è strano ed eccoti Manzù con la sua me.rda d'autore, e in una stanza tre quattro paia di scarpe di ginnastica usate, che fanno parte di mostre itineranti di qualche artista (?) così assurdo, a punto tale però che la sera le persone addette alle pulizie, trovandole, le butta nella spazzatura considerandole giustamente, qualcosa da cestinare. Purtroppo anche la fotografia, si sta muovendo con gli stessi canoni e osserviamo a fotografia che hanno ricevuto premi giornalistici, che sono del tutto costruite ad hoc, come la madre che si butta sotto il treno o foto di migranti disperati. Il problema non è la mistificazione delle immagini, ma che alcuni dichiaratisi critici, le danno una valenza che non esiste, ma che cerca di posizionare su un piano elitario rispetto alla rappresentazione genuina di qualcuno che scatta una foto non per puro caso, ma facente parte di una ricerca di un'immagine anche banale. E poi tali critici cercano di convincerci della nostra mediocrità, della nostra mancanza di conoscenza dell'ignoranza del nostro sapere. Io a questo mi ribello con tutte le mie forze. Sappiamo benissimo che anche le fotografie del bacio dei due amanti a parigi di Doisenau o la bandiera americana alzata a iwo Jima sono state costruite ad arte, ma pur ciononostante, costituiscono le icone delle nostre foto simbolo. Allora di quale arte vogliamo parlare? |
| inviato il 15 Marzo 2020 ore 18:25
Soprattutto oggi che, volendo, si può produrre qualsivoglia (e dico qualsivoglia) foto (se così si può chiamare) solo con il computer, partendo da un foglio bianco? |
| inviato il 15 Marzo 2020 ore 19:04
“ Allora di quale arte vogliamo parlare? „
 Georges de La Tour, Maddalena penitente o delle due fiamme (Maddalena Wrightsman) , 1639 circa
 Mark Rothko, N° 14 , 1960 L'universo dell'arte è infinito e infiniti sono i modi, le tecniche, i presupposti, i fini. Di cosa vogliamo parlare? Bella domanda aporetica! Di tutto e di niente, sicuramente di qualcosa che pone ancora domande, che mette a dura prova le nostre sinapsi e che ci ricambia con mille sottilissimi piaceri. Un qualcosa che può essere la Maddalena Wrightsman di La Tour o il n°14 di Mark Rothko. Due opere lontanissime nello spazio, nel tempo e nella forma e tuttavia assolutamente vicine: in ambedue affiora la disperata bellezza della rinuncia, la forza pura dell'ombra e della luce, l'elemento resurrezionale del colore. Quanto alla provocazione ho il sospetto che Caravaggio sia stato ben più provocatorio di Francis Bacon. |
user33434 | inviato il 15 Marzo 2020 ore 19:40
“ Soprattutto oggi che, volendo, si può produrre qualsivoglia (e dico qualsivoglia) foto (se così si può chiamare) solo con il computer, partendo da un foglio bianco? „ Tony non sono uno che mette in genere i paletti su cosa è o non è fotografia ma decisamente in questo caso siamo di fronte a computer grafica, può essere bellissima ma se sto aggiungendo qualcosa a un foglio bianco sono più vicino al pittore che al fotografo. Bergat non condivido mezza parola di quello che hai detto, non tanto per le parole in sè quanto per la visione che ne emerge riguardo al ruolo che attribuisci ad artisti e critici però su un concetto che hai espresso mi trovi abbastanza concorde. “ e al contempo vedo la capacità di chi le abbia scolpite con dovizie di particolari e notevole bravura. Noi fruitori di un'altra epoca, riconoscendo una capacità difficile per quei tempi consideriamo artista l'autore. „ L'abilità e la capacita artigianale hanno per me ancora un peso specifico importante, non se vuoti o come mero sfoggio di abilità si intende, ma sul mio gusto personale mi accorgo che questo elemento è importante. “ Spesso poi è solo una questione prospettica, l'impressionismo che oggi è percepito come arte facile e consolatoria (i prati in fiore, le colazioni sull'erba, le belle damine con l'ombrellino) è stato un movimento radicale che suscitò infinite critiche e che si affermò con fatica „ Molto giusto, non è possibile pretendere di avere una prospettiva storica su quello che vediamo ma provare a immaginare le prospettive future è troppo allettante. |
| inviato il 15 Marzo 2020 ore 19:41
Faccio fatica a condiderare Rothko più di un imbrattatele. Dove è in lui la rinuncia? forse nell'incapacità di fare qualcosa che si avvicini al quadro di La tour? Se assurgo anche io a critico potrei dire emerite putt.anate del tipo che il quadro simboleggia la disperazione di una vita che si spegne con l'incombere della morte. L'artista qui ha raffigurato il tormento dell'anima che si pente in un tripudio di occasioni perdute inanellate in una coscienza involuttiva tesa alla consapevolezza dell'incedere del tempo, e ben coscio di non avere alcuna possibilità redentiva se non la catarsi della morte. |
| inviato il 15 Marzo 2020 ore 19:44
Caravaggio. L'apoteosi della Luce ... |
| inviato il 15 Marzo 2020 ore 19:59
Ma anche se uno ha il progetto e l'idea, se poi l'opera è quella, beh lasciamo perdere. Che differenza c'è se incomincio a fare una mostra mettendo solo delle cornici vuote di diverse dimensioni e incomincio a dire che il primo è l'espressione dell'infinito, il secondo la vacuità, il terzo il viaggio nel tempo, il quarto il protone visto dall'elettrone, il quinto lo spazio adimensionale? Poi arriva un critico mio amico che scrive un articolo dicendo che è arte pura e poi e poi un bel giorno una persona qualsiasi dice che le opere di bergat sono putt.anate, e avrebbe ragione, ma qualcuno gli fa notare che manca la cultura che si è mediocri, perchè bergat è da anni considerato un artista. Ma quale artista Beh per me sono tavanate galattiche. |
| inviato il 15 Marzo 2020 ore 20:28
 Pieter Bruegel il Vecchio, Parabola dei ciechi , 1568 ca “ Faccio fatica a condiderare Rothko più di un imbrattatele. „ Cosa vuoi che ti dica? Che forse una maggiore modestia nei confronti di uno dei più importanti pittori del Novecento ci vorrebbe. Ah, sì, ma gli altri -i critici, i direttori dei musei, gli storici dell'arte, gli appassionati- notoriamente non capiscono un c@zzo! Tutti professorini e fannulloni che se ne inventano di ogni; a lavorare bisognerebbe mandarli! Son le classiche banalità di chi ritiene il proprio ombelico il centro del mondo e della sapienza. Le ho già sentite e onestamente non mi fanno né caldo, né freddo. Pensare che ciò che non si conosce e non si apprezza non valga in assoluto nulla appartiene alla tristezza dei tempi che viviamo. Un semplice scalpellino toscano del primo Quattrocento era molto più sottile e curioso ed attento di quanto non lo siano gran parte dei laureati odierni; non a caso il Rinascimento lo abbiamo alle spalle e non davanti a noi. Auguri e figli maschi |
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