| inviato il 07 Marzo 2020 ore 14:42
Una delle angosce più pressanti dell'uomo antico era quella di poter conoscere il proprio futuro. Si deve a ciò la millenaria fortuna del santuario di Delfi, sulla cima del monte Parnaso. Riuscire a parlare con la Pizia, impresa non facile, poteva esser lo scopo di una vita. Ma prima di accedere nella cella dove la sacerdotessa pronunciava i suoi oracoli, i postulanti passavano per la porta della cittadella sacra, sopra la quale vi era scolpita una frase: "conosci te stesso", una delle massime della sapienza antica, che possiamo tradurre con: "chi sei tu?". Quindi, usando questa storiella per discutere sul futuro della fotografia, dovremmo prima chiederci: "cosa è la fotografia?" subito si risponderà: "è scrivere con la luce", oppure "è un sistema che permettere di convertire l'azione dei raggi solari su di un supporto in un'immagine più o meno permanente e visibile". Di fatto è stata un'invenzione che ha segnato la storia, come già quattro millenni prima l'invenzione della stessa scrittura. Quante fotografie possono raccontarci il '900? già alla fine del secolo XIX gli strumenti fotografici, che avevano superato parte dei limiti materiali dei primi dagherrotipi (in sostanza erano più leggeri e manovrabili), consentirono una vera e propria rivoluzione del ritratto; da quel momento in poi un numero sempre maggiore di famiglie potevano aver qualcosa in mano (una fotografia) che contribuiva alla formazione della memoria familiare come quella collettiva. E' impossibile parlare della storia della fotografia, quindi anche del suo futuro, senza metterla in parallelo con quella della tecnologia e delle varie scienze tipo la chimica. I dagherrotipi erano di legno e montavano obiettivi di ottone f/14 o f/17 di 40 cm di lunghezza focale; il tutto per un peso di circa 50 kg, considerato tutto il resto che era necessario per lo scatto e lo sviluppo, diciamo. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, quindi circa cento anni dopo, iniziarono a diffondersi mezzi fotografici piccoli, pratici e maneggevoli, come le più costose Leica M o le più oneste Nikon F. Lo stesso Stieglitz, negli anni '60 del secolo scorso fotografava con un Nikon, quando prima aveva usato ben altro! ma il cambio di attrezzatura ha cambiato la sua visone della fotografia? per Stieglitz il mezzo fotografico permette di trasformare immagini comuni e banali come le nuvole in immagini simboliche e piene di significato: questa trasformazione la fa il mezzo? Adams si trovò spesso impegnato a dominare la complessità tecnica della fotografia (sopratutto in stampa); ma è stato questo a renderlo il "patrono" dei paesaggisti, oppure la sua squisita visione della realtà, che ha trasformato, anche qui, due cime di montagne in capolavori estetici? Certamente lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche ha portato la fotografia verso una maggiore diffusione e utilizzo: mezzi più semplici e economici alla portati più o meno di tutti. In ultimo gli smartphone. Ecco, tutta questa digressione per dire che il futuro della fotografia non sta tanto nei nuovi progressi della tecnologia, che sono inevitabili e che perciò ricadranno sulle attrezzature fotografiche, ma sul modo in cui si penserà di fotografare, sul valore che avranno le immagini scattate nella società (o in famiglia) e sopratutto che fine faranno? tempo fa mi mi è capitato di restaurare (tramite tecnica digitale) una vecchia foto dei primi del '900, una stampa da lastrina di circa 10x15 cm in stato di leggera rovina; è l'unica immagine che il proprietario possiede della sua mamma quando era giovane. Quando gli riconsegnai l'originale con la stampa riprodotta è inutile descrivere la commozione. Tra un secolo che interesse avremo per le migliaia di foto che abbiamo sotto gli occhi (e non sottomano) per un arco di vita? Forse mi sono permesso troppo. Vi saluto fraternamente |