| inviato il 18 Novembre 2019 ore 1:08
@Domenic “ Non mi pare che chi ha aperto il thread avesse dei dubbi su quale ottica usare per ritrattistica , le sue motivazioni erano di natura economica MrGreen „ Non capisco ..... ho aperto questo "thread" sul tema di cosa possa fare e quale servizio possa offrire il negoziante fisico "sotto casa" per poter fidelizzare e mantenere la clientela e non dover essere costretto a chiudere......, senza ovviamente voler toccare i più ampi problemi di politica economica e qualità della classe dirigente politica di questo paese. Sulla ritrattistica, ho il dubbio se il nuovo Nikon 85 S 1.8 possa sostituire validamente il Nikon AS-S 85 1,4, pareggiandone o migliorandone le qualità, ma quello era un'altro "thread" ....... |
user111807 | inviato il 18 Novembre 2019 ore 4:15
Maurizio ho risposto ad un utente che si lamentava del perché si parlava di costi e di gestione del mercato fotografico.... |
| inviato il 18 Novembre 2019 ore 7:25
Per tornare strettamente in tema, si, secondo me chiuderanno tutti quelli che non offriranno un servizio aggiuntivo di stampa, corsi, sala pose, shop on line, ritiro dell'usato, etc. tutte cose necessarie a tenere in piedi la baracca. La situazione si e' fatta più difficile un po' per tutti, non solo per i negozi di materiale fotografico. Ah, per inciso, la mia ultima reflex, una Nikon garanzia nital, la presi da un ottico che mi fece un ottimo prezzo dato che quell'anno ne aveva vendute più dei negozi di fotografia della città. E l'ho venduta diversi anni dopo facendo la felicita' del nuovo acquirente dato che era molto ben tenuta. Forse bisognerebbe frenare un po' i consumi e rivalutare il mercato dell'usato. Purtroppo ci sommergono di nuovo e offerte che lo svalutano. E torniamo ai discorsi di prima... |
| inviato il 18 Novembre 2019 ore 7:45
@centaurosso “ ci sommergono di nuovo e offerte che lo svalutano „ Se alludi ai frequenti cashback .... sono pienamente d'accordo. E' miope chi li ritiene un vantaggio per il consumatore ...innanzittutto svalutano l'attrezzatura già posseduta; inoltre rendono incerti prezzi attuali e futuri; tolgono margini ai commercianti al dettaglio; non accorciano a sufficienza i prezzi con le macchine d'importazione europea e asiatica. In sostanza, un'inganno per i compratori e un danno per tutti gli appassionati. |
| inviato il 18 Novembre 2019 ore 8:19
La crisi dei piccoli commercianti e degli artigiani (occhio che sono due aspetti diversi dello stesso problema), è dovuta al cambiamento della società. Quando in Italia è iniziato il boom economico, io ero un bambino ma ricordo bene che, nonostante vivessi in una grande città, il commercio era basato su tanti piccoli negozi che avevano un bacino d'utenza limitato (uno o due isolati), alimentari, fornaio, lattaio, ecc ... Le donne che lavoravano erano pochissime, così si faceva la spesa tutti i giorni, anche perché poche famiglie avevano il frigorifero. Si comprava un mucchio di roba sfusa, tipo pasta, farina, marmellata, che veniva confezionata in cartocci realizzati con la famosa carta da zucchero. Lo stesso valeva per tutto un tessuto artigianale, che provvedeva a riparare ed adattare le poche cose che possedevamo e che tra l'altro costavano parecchi soldi. Così i vestiti passavano di padre in figlio, eventualmente adattati dal sarto, la radio, il televisore ed i primi elettrodomestici, che erano semplici e robusti, si riparavano e nessuno pensava certo a buttarli perché vecchi. Quando la Rai mise il secondo canale, i televisori preesistenti, vennero adattati inserendo il modulo per la nuova banda, facendo un buco nel cassone di legno del TV, per permettere lo switch tra UHF e VHF, e a nessuno venne in mente di buttare il vecchio, comprato magari a rate, perché costava qualche stipendio. Oggi facciamo la spesa una volta a settimana, andando in un grande supermercato, gran parte dei prodotti sono già confezionati, quindi il negozietto sotto casa ci offre gli stessi prodotti, ad un prezzo più alto e con minore assortimento. Sono destinati a sopravvivere i piccoli negozi marginali che vendono le cose di prima necessità da prendere all'ultimo minuto, della serie sono le 19,55, mi sono accorto che ho finito le scatolette del gatto, e chi ha un gatto in casa sa di cosa è capace un piccolo felino affamato, così, mi metto qualcosa addosso e scendo a comprare un paio di scatolette. In alternativa possono sopravvivere negozi altamente specializzati, che vendono merce particolare, curandone l'assortimento, perché chi entra, di quel genere di prodotto, deve trovare pronto tutto l'assortimento. Lo stesso possiamo dire per tutti gli artigiani che riparano le cose. Un frullatore o un ferro da stiro, costano 30-40 €, se dopo qualche anno si rompono, la loro riparazione potrebbe al massimo costare 10 €, e sarebbe già tanto, perché inciderebbe per il 50% ed oltre, sul valore commerciale residuo dell'oggetto. Naturalmente per un cifra del genere, nessuno si metterebbe a perdere tempo a smontare, con magari il rischio che in molti casi deve dire al cliente che non è riparabile, e quindi perdere tempo senza guadagnare. |
| inviato il 18 Novembre 2019 ore 9:05
quello dei grandi centri commerciali mi sembra la classica scusa all'italiana, tanto per dare la colpa a qualcun'altro. All'estero, sia nelle città che nei piccoli paesi (che sono veramente piccoli rispetto ai nostri, parlo della lombardia almeno) c'è pieno di negozi...specialmente alimentari ma non solo. Eppure, ai margini delle città ma anche dentro, ci sono centri commerciali enormi, che fanno impallidire quei 3 o 4 che, da noi, sembrano la causa di tutti i mali del piccolo commercio. Non so quale possa essere la differenza, se di abitudine della clientela (il lombardo medio, se appena può risparmiare mezzo euro vende sua madre) , di tassazione (non credo, visto che per decenni il commercio al dettaglio era il regno dell'evasione, piaccia o meno ammetterlo) o di altre spese fisse (affitti?), di carenza di servizi dei negozi (la disponibilità dei negozianti esteri, da quello che ho visto, è mediamente molto migliore rispetto all'analogo negozio italiano, sia in termini di accoglienza che di assistenza durante e post vendita) o altro....ma di certo la crisi dei piccoli negozi e dello svuotamento dei centri storici non è colpa dei centri commerciali. E' più probabile, piuttosto, che i centri commerciali abbiano dato alla clientela un'alternativa per avere un'esperienza di vendita migliore, comprendendo in ciò l'accessibilità al negozio stesso...perchè non bisogna dimenticare che, grazie alla ottusa guerra alle automobili degli ultimi decenni, entrare con le auto in città è ormai praticamente impossibile. Stessa cosa che all'estero, in verità, ma ovunque tranne che i italia, di pari passo con la chiusura di parti delle città, si è provveduto ad assicurare mezzi realmente comodi per accedervi e creando enormi parcheggi attorno al centro, diversamente dalle città italiane dove si è semplicemente vietato l'accesso alle auto, affidandosi ad una rete di trasporti pubblici penosa, quando esistente. |
user177356 | inviato il 18 Novembre 2019 ore 18:21
Rimane sempre la solita questione: né il singolo cittadino né la politica sono on grado di arginare i sommovimenti economici. I politici fanno finta di poterlo fare, per ovvi motivi elettorali. Non si tratta nemmeno di competenze: forse l'unico legislatore in grado di avere voce in capitolo è la Commissione Europea. Il velista capace impara a navigare di bolina, non aspetta che cambi e non pretende che lo faccia. Si adatta. Ciò che non sappiamo fare, come popolo, è accettare che il vento è cambiato e agire di conseguenza. |
user111807 | inviato il 18 Novembre 2019 ore 18:24
TheRealB +1 |
| inviato il 19 Novembre 2019 ore 6:59
Quindi adattarsi al cambiamento. La specie che sopravvive e' piu forte. Come comportamento animale funziona: semplice progresso evolutivo. Qualcuno lo spiego' già molto bene. Il dubbio è se sia evoluzione del progresso. Non ne sono tanto certo. per Fileo “...Quando la Rai mise il secondo canale, i televisori preesistenti, vennero adattati inserendo il modulo per la nuova banda, facendo un buco nel cassone di legno del TV, per permettere lo switch tra UHF e VHF, ....” Ricordo tutto molto bene. Si sceglieva il canale e si vedeva tutti assieme lo stesso programma. Come una bella nazionale in campo, come ieri, uomini e donne, tutti |
| inviato il 19 Novembre 2019 ore 8:10
@Angor non so di quale estero tu parli, ma già parecchi anni fa, in Francia, per esempio, e parliamo di un paese europeo abbastanza affine al nostro, i paesi di 5000 abitanti avevano in periferia il loro bravo grande supermercato con annesso centro commerciale, e in centro sopravvivevano ben pochi negozi, forse giusto la boulangerie, perché i francesi non sanno rinunciare alla baguette fresca (anche perché il giorno dopo dopo è immangiabile). Il mondo cambia, con il passare degli anni non è migliore o peggiore, è semplicemente diverso, e non possiamo fare granché per fermare il cambiamento. Non ha senso comprare nel negozietto sotto casa, pagando di più gli stessi prodotti offerti dalla grande distribuzione, perché altrimenti la famiglia del commerciante perde il lavoro. Nessun astio, ma anche nessuna solidarietà particolare nei loro confronti, al limite mi sentirei di fare qualcosa nei confronti del piccolo e medio agricoltore, strozzato da grossisti e grande distribuzione, costretto spesso a cedere i suoi prodotti sotto costo, perché non ha alternative. Se non c'è più spazio per una certo tipo di commercio, significa semplicemente che o si adegua l'organizzazione dell'attività commerciale o si cambia lavoro. Faccio un esempio, i mercati ortofrutticoli una volta erano il canale principale per la vendita degli alimenti freschi. Erano aperti tutte le mattine dei giorni feriali, l'attività iniziava prestissimo e terminava all'ora di pranzo, perché le donne la mattina, dopo aver rassettato (si diceva così) casa, facevano la spesa e poi cucinavano il pranzo. A Roma si ostinano ancora a fare così, ed i mercati rionali stanno chiudendo, perché durante la settimana, la mattina, hanno come clientela quasi esclusivamente le vecchiette, che essendo spesso sole, comprano poche cose. Il mercato si rianima un po' solo il sabato mattina. In altri paesi europei, come Francia, Spagna e Portogallo, tanto per citare luoghi più affini a noi rispetto al nord europa, i mercati sono aperti tutto il giorno e la sera, dopo la chiusura della zona di vendita, restano aperti dei posti dove è possibile mangiare, sfruttando così maggiormente la struttura ed attirando gente che magari si ferma a mangiare e compra pure qualcosa. |
| inviato il 19 Novembre 2019 ore 8:32
Fileo, posso chiederti che lavoro fai? |
| inviato il 19 Novembre 2019 ore 8:34
@Fileo: ovviamente anche all'estero si è avuta una contrazione del piccolo commercio, ma quello che intendo è che comunque sono rimasti attivi molti più negozi rispetto che in italia. Forse anche perchè la prima cosa che hanno fatto è stata adeguare, come dici anche tu, l'orario di apertura: ad esempio, mentre da noi ancora oggi al di fuori dell'orario canonico del pranzo è praticamente impossibile mangiare, all'estero tutti gli esercizi di somministrazione fanno orario continuato. |
| inviato il 19 Novembre 2019 ore 8:38
“ Quindi adattarsi al cambiamento. La specie che sopravvive e' piu forte. Come comportamento animale funziona: semplice progresso evolutivo. Qualcuno lo spiego' già molto bene. „ Sono d'accordo… portiamo la discussione sul piano della sopravvivenza delle specie. Osservo che: le vacche da carne si sono adattate benissimo ai nuovi allevamenti intensivi, all'inseminazione artificiale ed ai nuovi mangimi. I polli da batteria son sempre piu presenti e ben nutriti. Si son adattati alle gabbie e la specie prospera numericamente. I pesci di allevamento hanno raggiunto crescite record. Si sono adattati perfettamente alla mancanza di acqua pulita ed ai mangimi sintetici. Attenzione a non scambiare per "adattamento all'ambiente" la rassegnazione del pesce che, incapace di sottrarsi, via via percorre le nasse sempre piu strette del pescatore. Qui la situazione non e' adattarsi all'ambiente. Il cambiamento e' troppo rapido e repentino per adattarsi. Ci sono tutte le caratteristiche piuttosto della trappola. “ Il velista capace impara a navigare di bolina, non aspetta che cambi e non pretende che lo faccia. Si adatta. „ il velista capace, soprattutto prevede ed evita le tempeste e, nel caso, non naviga sopravento agli scogli.. |
| inviato il 19 Novembre 2019 ore 8:52
@Salt: hai ragione, ma persistere nell'attuare un comportamento non più adatto alla situazione, come ad esempio mantenere orari di apertura insulsi se rapportati al mondo odierno, è comunque sbagliato. Se oggi le persone e le famiglie non possono più dedicare il martedi pomeriggio agli acquisti, ma devono farlo al sabato o alla domenica, adattare gli orari di apertura non significa accettare di sottostare ai grandi giochi di potere...significa solo adattare l'offerta alla richiesta. |
|

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |