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avatarjunior
inviato il 27 Ottobre 2017 ore 16:45

Quindi per fare post-produzione servono due programmi distinti: un convertitore raw (prima) e un programma di grafica (dopo). Esistono alcune soluzioni in cui i due programmi sono gestiti automaticamente e l'utente non si accorge neppure di passare dall'uno all'altro, oppure ci sono le soluzioni separate, in cui è l'utente a dover usare prima un programma e poi l'altro. Normalmente i produttori di fotocamere mettono comunque (e gratuitamente) a disposizione il programma convertitore raw (ricordiamo che il raw è un formato proprietario), e il motivo è semplice. Una volta convertito in immagine raster, il file non è più soggetto ad eventuali boicottaggi (sotto forma di conversioni sottoperformanti) da parte dei produttori software indipendenti i quali, per non fare brutte figure, devono almeno eguagliare i risultati dei convertitori 'originali'.

avatarjunior
inviato il 27 Ottobre 2017 ore 18:36

Come sopravvivere alla propria macchina fotografica: Lezione 7 - La gestione del colore

avatarjunior
inviato il 27 Ottobre 2017 ore 20:45

Pagina 9 Sorriso

avatarjunior
inviato il 28 Ottobre 2017 ore 8:54

Sarà capitato a tutti di vedere la stessa identica foto ora più chiara, ora più scura, ora con colori diversi anche sullo stesso monitor nell'arco della giornata, oppure su monitor diversi, o tra monitor e stampa, o addirittura tra programmi diversi senza cambiare monitor. Sarà capitato a tutti di chiedersi il perchè ed anche, extrema ratio , chiedere consiglio agli esperti. Sarà capitato a tutti di sentirsi rispondere "E' normale, devi attivare la gestione del colore". Sarà capitato a tutti di attivare una serie di procedure e comportamenti corretti secondo le regole della gestione del colore. Giusto? Allora sarà anche capitato a tutti di continuare a vedere la stessa foto ora più chiara, ora più scura, ora con colori diversi.
(segue)

avatarjunior
inviato il 28 Ottobre 2017 ore 12:29

Ho scoperto che ci sono 15 messaggi per pagina Cool Oggi mi sento particolarmente sagace.

avatarjunior
inviato il 28 Ottobre 2017 ore 12:44

Dico questo perchè sarà capitato a tutti di male interpretare la gestione del colore. Ottenere lo 'stesso colore' con tecnologie differenti, o in diverse situazioni di visione, non rientra tra gli scopi che questa si prefigge, sebbene, in alcuni casi, possa esserne una conseguenza più o meno fortuita. E non rientra tra gli scopi della gestione del colore per un motivo ben preciso quanto odioso: perchè non è possibile.
(segue)

avatarsenior
inviato il 28 Ottobre 2017 ore 13:33

stai all'occhio, pare che Fotogion in alcuni post non ti abbia risposto. Cool

avatarjunior
inviato il 28 Ottobre 2017 ore 14:05

Lo so, credo sia un selvaggio Eeeek!!!

avatarjunior
inviato il 28 Ottobre 2017 ore 14:24

Allora sorge spontanea la domanda (tanto ve lo dico lo stesso, quindi tanto vale che sia spontanea): a cosa serve la gestione del colore? Serve a eliminare il più possibile la casualità (il più possibile, ma non del tutto), in modo tale che l'esperienza possa lentamente assurgere a giudice supremo del bene e del male, potendo contare su situazioni riproducibili . Pensate ad esempio al concetto di 'stampatore esperto' , pensate che potrebbe esserlo senza la gestione del colore?
(segue)

avatarjunior
inviato il 28 Ottobre 2017 ore 15:07

Abbiamo già introdotto un pezzo di gestione del colore quando abbiamo detto che il monitor deve essere calibrato e profilato mediante l'utilizzo di un'apposita sonda (colorimetro o spettrofotometro). In pratica, oltre a regolare luminosità e contrasto su valori adatti, il software di calibrazione fa visualizzare al monitor una serie di colori e la sonda, attaccata al monitor come una patella allo scoglio, legge i colori visualizzati e rispedisce i dati al software, che così è in grado di correggere il monitor. Questa correzione viene memorizzata in un file (il file profilo) e ad ogni accensione del pc un altro pezzo di software si prende la briga di caricare i dati di questo file su una particolare area della scheda video.
(segue)

avatarjunior
inviato il 28 Ottobre 2017 ore 15:30

Tutto questo non è di per sè però sufficiente a garantire una visione 'corretta' dei colori sul monitor. Perchè ciò avvenga è necessario che il programma che visualizza la foto legga questi dati di correzione (il profilo del monitor creato in fase di profilazione) e ne tenga conto. Ma non tutti i programmi lo fanno, anche se sicuramente dai programmi di post-produzione non dovremmo certo avere sorprese. Invece, tanto per fare un esempio perchè ce ne sono molti in realtà, il visualizzatore foto di Windows non ne tiene conto.
(segue)

avatarjunior
inviato il 28 Ottobre 2017 ore 17:25

Per concludere, possiamo abbinare il concetto di workflow (flusso di lavoro), che abbiamo visto in precedenza, con quello di gestione colore e otteniamo ciò che gli americani chiamano 'Color Managed Workflow', ovvero un flusso di lavoro con gestione del colore. Significa che ogni dispositivo sia di input (fotocamera) che di output (monitor, stampante) ha il suo profilo colore (quello della fotocamera è inserito nel convertitore raw, quello del monitor lo generiamo noi, quello della stampante ce lo dà il fornitore della carta), e significa però anche che ogni programma che usiamo deve saper gestire correttamente sia i profili di input che quelli di output. Attenzione che questo è un punto critico: alcuni programmi non gestiscono correttamente i profili colore dei dispositivi, vanificando così tutti i nostri sforzi.
(segue)

avatarjunior
inviato il 29 Ottobre 2017 ore 8:26

Pagina 9 quasi 10 uno

avatarjunior
inviato il 29 Ottobre 2017 ore 8:27

Pagina 9 quasi 10 due

avatarjunior
inviato il 29 Ottobre 2017 ore 8:27

Pagina 9 quasi 10 tre...



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