user12181 | inviato il 10 Maggio 2017 ore 18:27
Le foto con le mantidi addomesticate non sono peggiori delle foto con mantidi non addomesticate o altri insetti ripresi in natura, senza particolari artifici, ma rappresentati come simpatici personaggi di una scenetta, di un teatrino, quasi avessero addirittura sentimenti e stati psichici umani. Sono il frutto di una cultura (cultura in senso lato, qui intendo una cultura molto bassa, se è lecito parlare di una cultura bassa) del tutto estranea alla natura, una cultura direi disneyana. Da qui al falso smaccato è una deriva inevitabile e anche scusabile. Che queste foto abbiano successo è anche del tutto comprensibile. Le foto del nostro, e di molti altri, rappresentanti damigelle, libellule e insetti mi sono quasi sempre sembrate di questo genere (non che ne abbia viste molte, e non sono per nulla esperto di questo genere - fotografico e biologico), sono foto in sé false. Non mi permetto di dubitare della sua onestà di fondo, ma è il gusto, la cultura che purtroppo sono falsi... |
| inviato il 10 Maggio 2017 ore 20:04
Su questo concordo completamente. |
| inviato il 10 Maggio 2017 ore 20:32
Completamente d'accordo con gli ultimi interventi di Angus e Murmunto... |
| inviato il 11 Maggio 2017 ore 8:19
Concordo con la considerazione di @Murmunto, penso che quello che dovrebbe saltare agli occhi ad un naturalista è che per fare una foto così come minimo richiede di "mettere in posa l'animale", quindi prenderlo, spostarlo, illuminarlo, etc etc. Quindi decade il verbo "non interferire con l'ambiente ", quindi al famoso concorso ci si poteva e doveva domandare anche altro. Ma qui il discorso è generale e abbraccia anche altre immagini. |
user14286 | inviato il 11 Maggio 2017 ore 8:35
come sempre si incade nei soliti estremismi/integralismi. è impensabile fare una foto macro di qualità, ovvero non banale, senza "disturbare" l' insetto. Il quale peraltro non muore, nè soffre -come umanamente lo intendiamo- solo perchè è stato trattenuto/spostato su un set appositamente allestito per pochi minuti. Il problema non è il presunto maltrattamento all' insetto di turno -ormai divenuto umano nell' immaginario integralista- ma quella cultura disneyana di cui parla Murmunto, che non solo è ormai definitivamente sdoganata nella produzione di immagini idealizzate, ma pure sistematicamente premiata ai concorsi. |
| inviato il 11 Maggio 2017 ore 8:57
Veleno io non scadrei in considerazioni artistico/tecniche legate alla mera fotografia Non mi ritengo ne moralista ne integralista.... Ma se dico di praticare fotografia "naturalistica" (e Oasis è un concorso di fotografia "naturalistica", almeno negli intenti), andare ad alterare il "naturale" svolgersi delle cose ha risvolti anche etici...Perché appunto non stiamo raccogliendo ciò che ci viene concesso dalla natura, ma stiamo facendo i registi con attori non volontari... Per cui il risvolto etico non riguarda solo (ma anche, però) la tutela dell'incolumità dell'insetto, ma proprio il messaggio che viene trasmesso ad un utente non fotografo e non biologo che si guarda le foto.... E attenzione...In natura il risvolto etico è LA BASE.... |
user14286 | inviato il 11 Maggio 2017 ore 9:08
Angus...sono daccordissimo. Voglio solo dire che è inutile prendersi in giro, certe foto richiedono un set appositamente preparato, e attori non volontari, questo è un fatto. Chi volesse negarlo è pregato di provare a cimentarsi nella macrofotografia e farci vedere cosa riesce a tirare fuori "senza trucchi". |
| inviato il 11 Maggio 2017 ore 9:18
“ certe foto richiedono un set appositamente preparato, e attori non volontari, „ E allora questo genere di foto NON si fanno. Stimo i fotografi che per Etica rinunciano a possibili buone fotografie, depreco chi invece interferisce con l'ambiente. |
user81826 | inviato il 11 Maggio 2017 ore 9:18
Penso che Massimiliano a pagina 7 abbia riassunto benissimo i punti fondamentali. Nessuna gogna, mai, ma attenzione all'episodio si. Non si è discusso molto invece della serietà della redazione Oasis e della qualità della giuria. Trovo assurdo, con tutte le pubblicazioni online, la notorietà e la conoscenza dell'autore ed il fatto che sia una premiazione di finale che non avessero chiare le idee in testa. Per me non immaginavo avrebbe scatenato tutta questa polemica. |
user14286 | inviato il 11 Maggio 2017 ore 9:40
“ E allora questo genere di foto NON si fanno „ ...nì. Il concetto di "disturbo" all' insetto è di per sè estremamente discutibile; ancora di più il concetto di "interferenza con l'ambiente" secondo il quale noi non dovremmo neppure esistere...insomma, come dicevo, i soliti estremismi. Il punto è che certe fotografie, intese come livello di ingrandimento e resa dei dettagli, le fai solo così, il che non è di per sè un male, perchè è ciò che realmente permette di far conoscere ed apprezzare certe specie anche i non addetti ai lavori, o addirittura a coloro che normalmente le ripudiano, dunque, in ultima analisi, sono un beneficio per la naturalistica stessa. Quello che è da "condannare" è la menzogna attraverso la quale certe immagini costruite vengono invece propinate come autentiche. La vera mancanza di etica è quella. Certo, si può dare la colpa alle giurie, ma evidentemente qualcuno si illude ancora di poter contare sulla buona fede e l' onestà intellettuale dei partecipanti. |
| inviato il 11 Maggio 2017 ore 9:46
siccome sei "daccordissimo" con @Angus che dice che “ ..In natura il risvolto etico è LA BASE.... „ , direi che la resa del dettaglio non può scavalcare l'Etica , per un vero fotografo naturalista. |
user14286 | inviato il 11 Maggio 2017 ore 9:58
sono daccordissimo con angus quando dice che si fa passare un messaggio sbagliato, ma io intendo relativamente ad ambientazioni/comportamenti improbabili. Per il resto l'etica è una maglia fin troppo larga che vuol dire tutto e nulla, e non è scritto da nessuna parte che non sia etico spostare un insetto per fotografarlo meglio (salvo ovviamente restituirlo al proprio ambiente a lavoro finito), soprattutto se si tratta di una scelta atta a valorizzare i punti di forza del soggetto, che -mi ripeto- non serve solo a tirare fuori una bella foto, ma una foto che susciti interesse e meraviglia per la creatura ripresa (meraviglia=conoscenza=rispetto). |
| inviato il 11 Maggio 2017 ore 10:03
Concordo con Max Lucotti. Racconto un aneddoto. Trekking in solitaria in Patagonia. Dopo 4 ore di cammino arrivo in un punto dove sedermi, ai margini di un piccolo stagno. Appena mi siedo dentro ad un albero rinsecchito a due metri da me, vedo un nido con due putti dentro. Non riconosco la specie, mi alzo, faccio una foto ricordo (punta e scatta) in mezzo secondo ed nel successivo mezzo secondo mi allontano di circa 150 metri. A parte che le foto ai nidi sono deprecabili, nel dubbio adotto la via precauzionale e mi allontano. Non mi sfiora nemmeno di striscio l'idea di mettere davanti la fotografia all'eventuale disturbo dell'animale. Eppure ero in Patagonia per fare foto, non per un giro turistico. |
user14286 | inviato il 11 Maggio 2017 ore 10:08
sono ambiti e situazioni diverse, non confondiamo. un conto è una foto a un nido, un conto è una foto ad un coleottero. |
| inviato il 11 Maggio 2017 ore 10:09
Il problema e' di tipo molto complesso. Di tutti i fotografi di natura chi ha competenze della biologia dei soggetti e' una piccola minoranza. La maggioranza vede cose colorate che si muovono e le fotografa. Non credo che sia lecito impedirlo. E' una questione di buon senso. Che poi le foto fatte abbiano un contenuto da rigettare come nel caso di questo 3d, e' un altro paio di maniche. I set-teatrini di insetti spruzzati/uccellini posati e in nidificazione non possiamo mica vietarli. Ma possiamo esprimere un giudizio estetico ed esigere il rispetto dei soggetti fotografati che NON DEVONO ESSERE DISTURBATI in nidificazione ne'danneggiati in alcun modo da chi li fotografa. Nel caso di questo 3d aggiungo che un animale che vive in un ambiente tropicale/desertico NON DEVE essere fotografato in un set appartenente a un clima temperato/umido: il mio punto di vista e' stato ben sintetizzato nell'ultimo intervento di Murmunto: e' un aggravante notevole che l'autore dichiari nell'ambito di un concorso che una foto di questo tipo sia stata scattata nell'ambiente naturale del soggetto. |
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