user33434 | inviato il 07 Agosto 2018 ore 9:17
“ Ma ste cose dove le leggete? „ Ciao Bubu quello che dicevo sul bracket viene da esperienza diretta, che però é per sua stessa natura fallace, quindi accetto la tua fonte ma i suoi risultati non corrispondono a quello che ho constatato di persona. Probabilmente il metodo di scannerizzazione (il mio tramite dslr, il suo tramite scanner) incide molto sul risultato. |
| inviato il 07 Agosto 2018 ore 10:49
Paolo, concordo pienamente sul fatto che un confronto andrebbe fatto stampe alla mano o proiezione senza far passare la pellicola dalla scansione (cosa che invece è stata spesso propinata negli anni 2000 per convincere, come ce ne fosse il bisogno, quei fotografi ancora restii a passare al digitale |
user33434 | inviato il 07 Agosto 2018 ore 10:52
Mostro un bracket da tre scatti che possa spiegare quello che cercavo di dire, la foto in hdr si può vedere qui www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2784369 La scena aveva un contrasto molto forte quindi può costituire un buon esempio per quello di cui si parla EXP 0
 EXP -1
 EXP +1
 La 5DIII con il 100 Macro 2.8 semplicemente non ce la faceva in un solo scatto a prendere tutto, o i dettagli delle foglie o quelli del tronco si perdevano. |
| inviato il 07 Agosto 2018 ore 14:55
Trovo improbabile un confronto tra i valori in linee/mm della pellicola e i MP del sensore, essendo il primo un valore misurato, il secondo un dato di partenza dato solo dalla costruzione del sensore stesso. Indubbiamente caro Simone, ma qui il punto è che la gente, pur di convincere gli altri delle proprie ragioni, si inventa dei numeri e poi li manda a spasso proprio come si faceva fra la fine del secolo scorso e l'inizio di questo, allorquando si pretendeva di confrontare fra loro delle stampe, tralaltro anche piuttosto grandi visto che in genere si trattava di 20 o 30 X lineari, e laddove una era ottenuta da diapositiva, malamente scansionata tralaltro e peggio ancora stampata, con una stampa digitale uscita dritta dritta da un sensorone da 10/12 mega di ultima, per l'epoca, generazione ... e chiaramente la stampa digitale vinceva a mani basse! Allo stesso modo in cui si pretende di sostenere che una pellicola con una determinata risoluzione equivale a un sensore con una altrettanto determinata risoluzione, cosa tralaltro tutta da dimostrare, e poi un'altra pellicola, con una risoluzione sei volte maggiore della pellicola precedentemente considerata, equivale alla capacità di dettaglio di un sensore con meno del 10% di risoluzione in più rispetto all'altro |
| inviato il 07 Agosto 2018 ore 16:22
ok i soliti confronti mele con pere... |
user33434 | inviato il 07 Agosto 2018 ore 17:34
Anche secondo me il discorso del paragone della risoluzione digitale vs analogico lascia il tempo che trova. Si possono però paragonare le stampe, in bianco e nero sto stampando in camera oscura dei negativi digitali e anche lì, pur partendo dalle stesse e identiche informazioni di base (quelle dello scatto digitale) alla fine quello che prevale è il gusto personale. La Dmax che ottengo tramite inkjet è leggermente superiore ma la transizione tra toni della stampa in camera oscura è più graduale. La stampa inkjet dà la sensazione di essere più appoggiata sulla carta, mentre sia con carta RC che con FB si ha l'impressione che l'immagine sia impressa più a fondo. Le carte sono di ottimo livello e sono tutte profilate quindi la qualità della stampa finale è fantastica in entrambi i casi, sia con inkjet che in CO ma per quello che sto facendo ora mi serve la carta in fibra sviluppata col Fomatol W e uso quella. E' davvero soltanto una questione di gusti legati a una necessità specifica. |
| inviato il 07 Agosto 2018 ore 18:04
Ma in effetti è così, l'immagine esce dalla carta nell'analogico, mentre entra nel digitale. Poi va beh una bella stampa e bella in entrambi i casi |
| inviato il 09 Agosto 2018 ore 9:00
ok i soliti confronti mele con pere... Non proprio. Un sensore con una risoluzione di 50 megapixels è in grado di catturare (almeno a livelo teorico) 50 milioni di particolari ... giusto? Giusto! Una pellicola con una risoluzione di 80/160 coppie di linee/mm è in grado di riprendere un numero di particolari che può variare da circa 23 milioni a 90 milioni, dipende dal contrasto presente nella scena ripresa ... giusto? Giusto! La qual cosa significa che in condizioni di normale contrasto (sulla scena ripresa chiaramente) quella stessa pellicola sarà capace di immortalare all'incirca 55/56 milioni di particolari ... grosso modo un 10% in più rispetto al sensore a oggi più capace ... giusto? Giusto! Da ciò quindi si evince che pellicole capaci di 200, 400 e più coppie di linee/mm riusciranno a catturare una quantità di particolari di gran lunga supriore a qualsivoglia sensore digitale ... e questo è un altro dato di fatto! Che poi il sensore possa riprendere 50 milioni di pere e la pellicola 150 milioni di mele significa poco perché alla fine i 50 milioni di soggetti ripresi dall'uno saranno comunque meno dei 150 milioni ripresi dall'altro ... non credi? |
| inviato il 09 Agosto 2018 ore 9:05
Si possono però paragonare le stampe, in bianco e nero sto stampando in camera oscura dei negativi digitali e anche lì, pur partendo dalle stesse e identiche informazioni di base (quelle dello scatto digitale) alla fine quello che prevale è il gusto personale. Scusa Mauro ... ma come fai a stampare in camera oscura dei negativi digitali ? O si tratta di un negativo (B&N o colore poco importa) o di un file digitale ... non può essere un negativo digitale perdonami! |
| inviato il 09 Agosto 2018 ore 9:38
Paolo, credo si tratti di negativi creati a partire da file digitali invertiti e stampati su fogli trasparenti; questi vengono poi utilizzati come normali negativi. C'è poi anche la possibilità di utilizzare speciali "ingranditori" che proiettano l'immagine del file direttamente sulla carta e l'operatore fa anche in questo caso tutte le classiche normali operazioni di camera oscura. Infine C'è la possibilità di far trasferire i file digitali su normali pellicole fotografiche; ad esempio a Milano C'è un laboratorio che offre questo servizio. Nel caso di Mauro suppongo lui si riferisca alla prima delle tre soluzioni che ho citato, che del resto è la più diffusa. |
user33434 | inviato il 09 Agosto 2018 ore 9:58
@Paolo È una forma di stampa a contatto con la quale puoi realizzare qualunque tecnica di stampa, per quanto mi riguarda faccio stampa argentica e platino/palladio. Si usano dei fogli di acetato (che si possano stampare tramite IJ) che poi vengono trattati come negativi in CO. Il procedimento di profilazione é piuttosto complesso ma alla fine i risultati sono fantastici sia su carta RC che su FB. Ora sto studiando un metodo per riuscirci con il colore tramite RA4 ma mi sa che sarà un percorso lungo e tortuoso. |
user33434 | inviato il 09 Agosto 2018 ore 10:49
Esatto Diebu |
| inviato il 09 Agosto 2018 ore 12:02
Ah, ho capito, grazie Diego e grazie Mauro. Quello che però non capisco è l'utilità di una procedura del genere, perché la perdita di qualità è assicurata senza nel contempo riaverne le peculiarità della pellicola: a cominciare dalla grana, ovviamente, e continuando con la continuità tonale dei grigi, dei colori e degli stessi toni luminosi. Insomma posso capire che, obtorto collo, volendo postare sul web delle fotografie chimiche le stesse vadano forzatamente digitalizzate (con tutto ciò che ne consegue chiaramente), ma del processo inverso, lo dico francamente, stento a comprendere l'utilità. |
| inviato il 09 Agosto 2018 ore 12:09
“ Un sensore con una risoluzione di 50 megapixels è in grado di catturare (almeno a livelo teorico) 50 milioni di particolari ... giusto? Giusto! „ basta che ne sei convinto tu... |
user90373 | inviato il 09 Agosto 2018 ore 12:51
@ Paolo Mcmlx Il perché è presto detto, nel mondo reale viene richiesto quel valore aggiunto che solo il contatto fisico con l'opera può dare. |
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