| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 14:47
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| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 14:52
“ oddio, non ne sarei così sicuro, basta vedere - ad esempio - l'opera "Ragazza con l'orecchino di perla" di Jan Vermeer: ci sono libri, film e documentari per spiegarne storia, genesi, contesto e quant'altro „ continuo la tua frase con mie parole. ...tutti realizzati a posteriori di decenni se non di secoli, quindi frutto dell'immaginazione di terze persone. quindi la mia lettura dell'opera è di terza classe rispetto alla loro? |
| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 14:54
“ Diogene io invece amo l'arte moderna, anche quella concettuale. Quando la fotografia è arte concettuale (e lo può essere) diventa solo un mezzo non più un strumento autonomo di espressione. La mela poteva essere dipinta, era la stessa cosa. Un pittore iper realista la farebbe identica. Quindi è basilare capire il concetto che sta a monte di quella mela. Però non è la foto che deve essere spiegata ma il concetto che la sta utilizzando (la foto) come mezzo di espressione. „ esatto, ma ora ti spiego perchè la mela non poteva essere dipinta e il senso di quella foto che con un minimo di contesto sarebbe stata chiara. Robert Zhao Renhui esamina la relazione dell'uomo con la natura e le sue foto riflettono sui modi in cui l'azione umana e il suo intervento stanno lentamente alterando il mondo naturale Il fotografo presenta un catalogo di creature curiose e forme di vita che, ora si sono evolute o si potrebbero essere evolute per affrontare lo stress e le pressioni di un ecosistema modificato. Il risultato è questo: criticalzoologists.org/guide/ quindi questa affermazione: “ Labirint se uno fotografa una mela quadrata (cosa peraltro non tanto originale) fa un'operazione concettuale e non fotografica. „ è errata perchè non fa operazione che tu avevi pensato e non è una cosa concettuale, ma proprio un catalogo fotografico con un testo che usa linguaggio divulgativo scientifico perchè indagine è affrontata esattamente così. Solo che senza spiegazione e mettendo la foto così non è stata capita a dimostrazione di quello detto nell'articolo della Munari |
user39791 | inviato il 17 Gennaio 2017 ore 15:04
Labirint mi pare il classico cane che si morde la coda... Da una parte ci sta il lavoro di un artista che vuole esprimere una sua idea. Dall'altro ci sta un mezzo per poterla esprimere (o meglio ci sono una serie di mezzi tra i quali l'artista ne sceglie uno, avrebbe potuto usare un video ad esempio). Quello che deve essere esplicitato è l'idea che sta a monte. In questo caso addirittura la fotografia assume un carattere "giornalistico", in quanto viene utilizzata per chiarire e confermare quanto qualcuno scrive e non l'opposto. |
| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 15:04
Esatto: “ Quello che deve essere esplicitato è l'idea che sta a monte „ Alcuni lavori che non necessariamente sono artistici per capirli devono essere un minimo spiegati e serve un contesto Taryn Simon fa un lavoro chiamato contraband che se messo in un forum potrebbe essere definito still life, le foto in se da sole non sono nemmeno particolarmente potenti
 Solo che poi bisogna andare oltre e capire dove sono state fatte le foto ossia nell'aeroporto John F. Kennedy di New York, lo scopo era fare un indagine sociale per capire quali sono gli oggetti per cui i viaggiatori sono disposti a rischiare pur di portarli con loro, nè nasce un reportage interessante composto da 1075 fotografie. Senza sapere dove e perchè sono state fatte giudizio su questo lavoro quale è? Foto banali, impersonali di oggetti comuni |
| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 15:19
Questo è un esperimento sociale. Stai facendo un purpuri |
| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 15:19
Roberto Sgnaolin Ricordo una mia mostra anni fa, incentrata su la percezione della realtà in ambito fotografico. Una serie di rilfessi che sembravano doppie esposizioni o fotomontaggi, per sottolineare che ciò che fotografiamo è frutto di un nostro punto di vista, una realtà filtrata attraverso noi stessi (in sintesi) Ovviamente vi era anche la cornice che reggeva l'introduzione al lavoro, nessuna didascalia sotto le foto, ma la chiave di lettura c'era ed era ben evidente. Una ragazza è venuta in un momento che ero presente, si rivolge a me con: "questo scatto mi mette tristezza" dicendo che le fotografie trasmettono emozioni, bla bla bla. Io le rispondo che può starci ma non era mio intento far suscitare emozioni a pelle, e gli spiego il progetto. Lei: "eh, ma non conta cosa volevi dire tu con le foto, conta quello che mi arriva" Ora, con “ un'altro conto che mi si voglia spiegare cosa si è voluto dire con quell'immagine. Almeno questo lasciamolo all'interpretazione di chi la guarda, se poi questo coincide con quanto ha voluto trasmettere l'autore ok altrimenti (insisto) è una foto sbagliata! „ capisci bene che in questo caso, io ho realizzato il lavoro con fine ben preciso (che tengo sottolineare, anni dopo scoprì essere praticamente sovvraponibile al pensiero di Susan Sontag, e mi ha fatto immenso piacere), l'ho scritto in modo da rendere fruibile la visione, arriva la prima sfibrata di turno, che ovviamente dice di intendersi di fotografia perchè i suoi si sono sempre occupati di foto, e mi dici che conta ciò che percepisce lei. L'unica cosa che ha percepito lei sono c.a.z.z.a.t.e., ed è bene definirlo. Capisci bene che in questi casi non è la mia foto, o serie, ad essere errata, ma l'approccio sbagliato alla visione di un'opera, e la totale mancanza di voglia nel fare un minimo sforzo di leggere un semplice testo. Poi, può piacere o meno, possono dare emozioni, ma HANNO un senso ben preciso, queste foto come tante altre. Poi, ci sono foto come quelle di Fontana che non hanno un progetto particolare ma fanno parte di una visione più ampia che è praticamente impossibile da riportare in un intro, se non l'analisi del suo modo di scattare, cosa che accade ovviamente nei libri. |
| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 15:23
“ ...tutti realizzati a posteriori di decenni se non di secoli, quindi frutto dell'immaginazione di terze persone. „ Questo non e' vero. Tutte le opere piu' importanti sono state centro di incredibili dibattiti dal momento della loro creazione. I critici e il pubblico esisteva allora come esiste oggi e si discuteva sul significato, la bellezza, dove fosse opportuno collocarla, etc... Alcune interpretazioni sono sicuramente nate a posteriori ma si basano su ricerche dei documenti dell'epoca. “ quindi la mia lettura dell'opera è di terza classe rispetto alla loro? „ Credo di no, ma e' il solito discorso.. avere a disposizione degli strumenti (direttamente dall'autore o da terzi competenti) per affinare la lettura di un'opera aiuta e in alcuni casi (per certi generi) e' quasi necessario. |
user86352 | inviato il 17 Gennaio 2017 ore 15:23
può darsi cmq di solito non elevo fotografi anche se famosi e riconosciuti dalla critica, a mito , penso che molti fotografi famosi sono solo fortunati , mi spiego meglio in questo sito ho visto tante foto veramente artistiche che potrebbero stare in mostre di musei solo che per andare avanti come in tutti i campi ci vuole o la chiave giusta oppure essere al posto giusto al momento giusto . Cmq si penso di si anche i "grandi " sono essere umani con tutte le loro insicurezze . C'è un detto che più o meno fa cosi non ricordo bene : i grandi si lasciano interpretare non interpretano se stessi . Cmq a parte questo penso che una foto sia come un quadro una volta difronte ad una foto (anche se con il titolo che secondo me ingabbia la mente )ognuno di noi filtra la foto attraverso le proprie esperienze e da valore . Personalmente per quanto mi riesce cerco sempre di non leggere i titoli perché desidero immergermi nella foto ed assaporare le sensazioni che mi trasmette e attraverso le sensazioni godere del piacere che l'artista mi voleva trasmettere , probabilmente neanche l'artista sa cosa ha fatto perché l'arte e sopra di noi e si esprime attraverso di noi con le sue vie segrete che noi non sappiamo . Quante volte vi sarà capitato di fare una foto senza pensarci troppo e pensare anche ma che brutta foto che è venuta ma poi quella foto per un altra persona è un capolavoro in questo caso è semplicemente l'arte che si esprime e noi siamo solo dei mezzi dell'arte . |
| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 15:23
“ Di fatto la bellezza, la luce e sopratutto l'emozione che ha un opera non credo che necessiti di conoscere il contesto, il periodo ecc. . Quella è cultura, chiacchiere, che ci stanno anche bene, ma l'emozione non è razionalità e/o cultura. Infatti, sono convinto che le tele di Fontana (non me ne voglia, è solo un esempio) non credo possano emozionare qualcuno , fra 100 anni non esisteranno più. Mio parere!! „ Parere sbagliato. Se siamo a discutere di bellezza, di emozioni, "oh come era bravo caravaggio, tintoretto, michelangelo, quella è arte vera", stiamo tritando trattati sull'arte di secoli. |
| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 15:24
“ Stai facendo un purpuri „ assolutamente no ti ho solo dimostrato che certi lavori hanno bisogno di una contestualizzazione per essere capiti e scrivere come hanno scritto alcuni che questo tipo di foto o sono sbagliate o addirittura fanno cagare è un assunto erroneo |
| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 15:25
Labirint, quello sostanzialmente è un test psicologico/sociologico. È come dimostrare il tuo assunto sostenendo che al test di Rorschach hanno messo la didascalia. |
| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 15:25
“ Questo è un esperimento sociale. „ No, è un progetto fotografico, che ha interesse anche sociale. Come dovrebbe essere spesso la fotografia e come lo sono tanti progetti. Altrimenti ci fotografiamo il gatto nel cortile, calafuria, due ragazze con le chiappe al vento e via, di sicuro non serve la spiegazione per quello. |
| inviato il 17 Gennaio 2017 ore 15:28
L' Arte non si spiega a chi non la vuole conoscere. Oggi sono talmente tanti i mezzi e gli strumenti anche gratuiti per trovare le chiavi interpretative che questo è anacronistico. Dire di leggere libri a chi non vuole farlo è pura follia. Buona giornata Patrizio |
user90373 | inviato il 17 Gennaio 2017 ore 15:33
@ Toni12 “ Sono contro i titoli ecco perché. 1) limitano la personale immaginazione e ingabbiano la mente in un senso unico 2) il fotografo che ha bisogno di mettere un titolo non si sa esprimere attraverso l'immagine e traspare la sua insicurezza di essere capito . „ Potrei girare la frittata " il fotografo che non vuole mettere un titolo, molto probabilmente ha il timore di dichiarare gli intenti sapendo che questi potrebbero esser superiori alle reali capacità espressive!" |
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