user12181 | inviato il 05 Febbraio 2016 ore 19:03
Beckerwins. Thoreau non è tanto facile da leggere (anzi spesso è piuttosto ostico, credo anche per un americano), non è affatto detto che lo abbiano letto a fondo e neppure superficialmente, magari hanno letto qualcosa a scuola, come noi leggiamo Dante, Leopardi e Manzoni, vivono però in una tradizione culturale americana che non è pensabile senza Thoreau e il trascendentalismo. E' un'ideologia oggi presente anche nelle forme della cultura di massa, non escluse quelle "basse" e anche deteriori. Come ho detto, la capanna di tavole di Thoreau è diventata il SUV di Metternich; come Thoreau non viveva affatto in eremitaggio nella sua capanna e continuava a frequentare Concord e la casa di Emerson, così il nostro fotografo nella sua capanna mobile 4X4 ha continuato a frequentare gente (e a tenere workshop...). Nota che Metternich cita J.Muir, il padre dell'associazionismo alpinistico americano. Da Thoreau (che non frequentava solo le rive del laghetto cittadino, ma era anche un grande camminatore e faceva le sue lunghe esplorazioni a piedi e in canoa di corteccia di betulla sulle rapide di fiumi dai nomi indiani, con una guida indiana...) a J. Muir fondatore del Sierra club (il club alpino californiano), ad Ansel Adams, a Galen Rowell (membri del Sierra club, backpackers - Adams anche, per così dire, invento le parole, burro e mule packer - militanti del movimento ambientalista e attenti manager di se stessi) a tantissimi altri, compresi Marc Adamus e questo Metternich (con padre climber accanito) c'è una continuità (fatte salve ovviamente le dovute differenze). Dall'East coast al West... dal New England a Yosemite e l'High Sierra, ma basta leggere le pagine di " Walking ", in cui Thoreau si lancia in una quasi delirante mitopoiesi del West, per capire cosa è il West nella cultura (ideologia) americana... Ci sarebbe anche da menzionare Eliot Porter, che addirittura aveva casa nei boschi del Maine e pubblicò un libro di fotografie ispirate da testi di Thoreau e con un titolo preso direttamente da Thoreau: "In wildness is the preservation of the world", ristampato recentemente, in verità molto lontano, se non per l'uso allora pionieristico del colore, da Rowell e anche dai giovani fotografi contemporanei e dalle loro tendenze all'enfasi (probabilmente è vicino a ciò che dice Antonio Aleo). Il rapporto con la cultura protestante puritana del New England e il linguaggio biblico (e qui ci potrebbe anche essere spazio, indirettamente, per un'affinità con il protestante Friedrich, nella cui pittura è fondamentale la componente religiosa) è costitutivo per il pensiero di Thoreau (vedi Stanley Cavell, The senses of Walden, pesantissima sbobba che non sono riuscito non dico a finire ma nemmeno ad attaccare seriamente, per ora). Dubito però che ci possa esser un'affinità tra Friedrich e Rowell, che viene pur sempre più di un secolo dopo e il cui modo di fotografare, caratterizzato dall'esteriorità enfatica più che dall'interiorità, vedo più vicino agli aspetti un po' più banali di questa tradizione, la ricerca del divino nella natura diviene in lui la sistematica e metodica ricerca del fenomeno atmosferico e ottico, il Dio nella natura del pantesimo naturalistico romantico è sostituito dallo spettro di Brocken che è sì raro, ma capacissimo di imprimere fisicamente la sua immagine sulla pellicola ... |
| inviato il 06 Febbraio 2016 ore 0:12
“ Dubito però che ci possa esser un'affinità tra Friedrich e Rowell, che viene pur sempre più di un secolo dopo e il cui modo di fotografare, caratterizzato dall'esteriorità enfatica più che dall'interiorità, vedo più vicino agli aspetti un po' più banali di questa tradizione, la ricerca del divino nella natura diviene in lui la sistematica e metodica ricerca del fenomeno atmosferico e ottico, il Dio nella natura del pantesimo naturalistico romantico è sostituito dallo spettro di Brocken che è sì raro, ma capacissimo di imprimere fisicamente la sua immagine sulla pellicola ... „ Invece, sono convinto dell'esatto contrario. Forse perché parto da un assunto molto semplice, ovvero, la sensazione che molti pittori romantici (non solo Friedrich) in quell'epoca sarebbero potuti essere fotografi se avessero avuto il mezzo fotografico a disposizione. Un ulteriore e fondamentale assunto é relativo al fatto che la Fotografia tempo orsono si studiava. Fotografi come Galen Rowell avevano basi culturali di un certo livello. Naturalista eclettico, ma con importanti basi di estetica. Paradossalmente un passo avanti anche a molti "wildlife photographers" millantati oggi. Pertanto, venendo al paragone Friedrich/Rowell sono lapalissiane le similitudini tra i due concettualmente (natura come l'infinito), eticamente (l'uomo piccolo nella sua finitezza, rispettoso, di spalle e persino prostrato nei confronti di Madre Natura) ed anche esteticamente. In quest'ultimo aspetto le immagini sono eloquenti e non lasciano alcun dubbio sul romanticismo del grande Galen Rowell: i64.tinypic.com/8xq8v6.jpg Si potrebbe anche discutere dell'ispirazione filosofica derivata da Burke e Kant, i quali hanno tracciato un solco tra "Il Bello ed il Sublime", ma diventeremmo inutilmente e forzatamente noiosi. Ringrazio l'autore del topic che ha permesso questi approndimenti. |
| inviato il 06 Febbraio 2016 ore 10:55
Anche io ho sempre pensato che molti artisti del passato, specialmente in epoca impressionista, al giorno d'oggi sarebbero stati fotografi paesaggisti. Basta prendere artisti come Monet, Renoir (ma anche Van Gogh pur appartenendo al post impressionismo), la loro vita ed i loro modi di fare sono paragonabili in tutto e per tutto a quelli di un fotografo paesaggista. Impressionare ciò che vedevano in quell'istante sulla tela, proprio come facciamo noi servendoci del sensore. Cambiano i mezzi, ma non la sostanza. Magari con un mezzo fotografico, Van Gogh avrebbe avuto meno distrazioni ed avrebbe evitato anche di mozzare l'orecchio al suo caro amico Gauguin :) |
| inviato il 06 Febbraio 2016 ore 11:07
Buon parallelo, mi trovo perfettamente d'accordo, lo Sturm und Drang dell'uomo in natura, una foto che impressiona l'istante grandioso ed il rapporto dell'uomo davanti all'immenso, distante secondo me da un altro tipo di fotografia ma non certo inferiore. |
| inviato il 06 Febbraio 2016 ore 11:50
Antonio scusa davvero ma Van Gogh si taglio da solo l'orecchio ...a seguito della sua convivenza con Gauguin ..di cui certo alla fine era tutt'altro che amico..... Ma non lo tagliò a Gauguin..!!!! |
| inviato il 06 Febbraio 2016 ore 12:22
Ops vero cazz non so perché ho scritto a Paul :-D |
| inviato il 06 Febbraio 2016 ore 14:05
Sapessi quante volte mi correggo un messaggio io ahahhahahhahaha |
| inviato il 06 Febbraio 2016 ore 14:08
Ehehhehe no ma è stata pura distrazione la mia, scrivo per altro dal iPad che mi sostituisce le parole facendomi perdere il filo del discorso :D |
user12181 | inviato il 06 Febbraio 2016 ore 15:17
Beckerwins Su questo non ci sono dubbi, ma il viandante sul mare di nebbia e altri soggetti di Friedrich sono diventati da molto tempo un clichè, li si può trovare ovunque, probabilmente anche sulle scatole dei cioccolatini, li replica anche chi non sa un granché di Friedrich e neppure di Rowell, per non parlare della Critica del Giudizio. Quegli scatti di Rowell sono tanto banali da non essere solo previsualizzati, ma pianificati con scrupolosa e "professionale" metodicità (per me, devo dire, insopportabile), sulla base, appunto, di clichè raccattati nel magazzino iconografico della cultura di massa. Non voglio dire certo che Rowell, che aveva una formazione scientifica, leggeva, scriveva, filosofava e sproloquiava, conoscesse Friedrich di seconda mano. Sarei anzi abbastanza sicuro che lo avesse studiato con "metodicità" e "scrupolo professionale" (ahi!ahi!) e con lui anche tutti i grandi presenti nelle storie dell'arte. Dubito però che possa essere stato Friedrich a influenzare in modo importante il suo rapporto con la natura, che mi pare tipicamente americano, californiano e prefotografico, se non anche preartistico. Rowell era un iperattivo che aveva mollato l'università per sfogare il suo frenetico dinamismo e il suo spirito di avventura sulle Big Walls californiane, i suoi primi maestri erano stati i climbers californiani (Warren Harding, per esempio, uno spirito totalmente americano, indipendente e libero fino all'autodistruzione). Mi è più difficile pensare che un ruolo del genere possa averlo avuto il pietista Friedrich, o addirittura Kant, anche se ovviamente non sono in grado di escluderlo con sicurezza. Certamente però i due sono ben presenti, in forme diverse, nel grande calderone dei luoghi comuni della cultura di massa (che è la nostra...) |
| inviato il 06 Febbraio 2016 ore 15:43
@Murmunto: non voglio che si tramuti tutto in una "gara", ma alcune di quelle immagini di Rowell credo abbiano 30 anni, paragonarle a quello che si vede oggi sulle scatole di cioccolatini lo trovo ingiusto nei confronti di un personaggio che ha lasciato un segno molto importante nella fotografia Naturalistica. Quando parlo di ispirazione e similutidini, non significa che Rowell abbia vissuto con i quadri di Friedrich sotto il cuscino, ma semplicemente che vi sia influenza. Allo stesso modo trovo assolutamente riduttivo, assegnare ad un'intera cultura ed un territorio vasto come gli USA, costituito comunque da diverse individualitá, un'unica figura di riferimento. Tra l'altro per quanto apprezzi Thoreau i suoi testi sono rimasti nell'oblio per diversi decenni prima divenire (purtroppo) moda. Il rapporto con la Natura e l'espressivitá individuale, sono influenzati dalle nostre esperienze, la nostra cultura ed ovviamente dalla nostra emotivitá. Vi sono troppi fattori in questa ruota, perché uno solo di essi possa essere determinante. |
| inviato il 07 Febbraio 2016 ore 9:35
Seguo in silenzio perchè ammetto la mia ignoranza in merito ai fotografi paesaggisti americani. Rimane da capire come mai loro abbiano avuto un così vasto successo a livello internazionale, mentre gli italiani no. Eppure viviamo in una terra che non credo sia seconda a nessuno in merito a spunti paesaggistici ed alla loro varietà. |
user25280 | inviato il 07 Febbraio 2016 ore 14:35
Paco, gli americani sono apeti a nuove tecnologie e a nuovi mercati, gli italiani sono molto più tradizionalisti, noi stessi siamo molto affascinati dai paesaggi americani e stranieri e troppo spesso tracuriamo i nostri. Loro creano mercati, noi li subiamo e li seguiamo, ma quando segui, sei già in ritardo e mangi le briciole. Sicuramente l'italia é bella, ma in italia non trovi i paesaggi canadesi, non trovi i paesaggi americani, non trovi Bretagna, Normandia, Provenza, Scozia, Irlanda, Islanda ecc ecc ecc |
| inviato il 07 Febbraio 2016 ore 15:17
Mah, io credo semplicemente che in Italia ci sia un'idea del fotografo "professionista" troppo legata alla documentazione, o alla fotografia di cerimonie-eventi in generale o al fotogiornalismo...chi vuole vivere di fotografia difficilmente da noi si butta sulla fotografia naturalistica perche non c'è mercato, non c'è richiesta...non credo sia questione di "potenzialità del territorio"... |
| inviato il 07 Febbraio 2016 ore 16:09
Ma ad essere onesto, io nel paesaggista italiano medio vedo esclusivamente più una voglia di scopiazzare il lavoro di gente famosa, visitando esclusivamente le solite location blasonate, riempiendo l'immagine di effetti speciali, che un vero interesse per l'esplorazione o per il paesaggio stesso. Oramai tutto si basa sui Like, tutto si basa su 500px, tutto si basa sulla gloria, sugli scambi di favori e le leccate di culo, quindi si cerca di imitare l'uno con l'altro, lasciando da parte a mio avviso la parte più bella del paesaggio, l'esplorazione e la voglia di far emergere gli angoli della propria terra sotto il proprio punto di vista paesaggistico; Far emergere la relazione che C è tra la nostra anima e quella del paesaggio che abbiamo davanti; ma in un paese dove oramai la gente bada ad apparire, più che ad essere, purtroppo la qualità viene a mancare. Ci son fior di fotografi paesaggisti blasonati in italia che fanno letteralmente schifo; questi hanno un nome ed una posizione importante perchè Han fatto parecchio bene lavori di lingua, o perchè semplicemente ci sanno fare. Però è anche vero che ci sono fotografi paesaggisti di qualità in Italia, anzi abbiamo anche fotografi mille spanne sopra a fotografi americani blasonati; fotografi con la "F" maiuscola . |
| inviato il 07 Febbraio 2016 ore 18:40
Non ché abbia letto tutte le pagine, ma questi autori paesaggisti citati, sono fermi all'ottocento, come del resto la stragrande maggioranza dei fotografi e/o appassionati, mi ci metto pure io. Quanti cloni dell'immagine pittorica di Friedrich o Turner ci sono, non vi balza alla mente il loro stile? Oggi bisogna andare un pò più in la. Ma vendono questi fotografi, perché sui cataloghi non me li ricordo o per lo meno non mi sono rimasti in mente. Invece prendete le foto di un nostro connazionale: Gabriele Coppi, il suo ultimo lavoro a New York, sui paesaggi urbani dei quartieri della città e godetevi il bn estremo. |
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