| inviato il 08 Settembre 2017 ore 11:01
Scusate mi è tornato in mente un tormentone : "vorrei la foto come l'ho vista" " vorrei i colori reali" etc etc Ora chi scrive ha fatto il chimico tintore per 20 anni, ed il venditore di coloranti per 25. E' semplicemente impossibile ricordarsi un colore ( non dico rosso o verde dico quel rosso, quel verde) quindi quello che veramente conta è produrre una foto che piaccia, prima di tutto a noi meglio se piace anche ad altri. Prima che qualcuno mi salti alla gola dico che fa eccezione chi fa fotografia di documento scientifico (o cose simili) e che dovrà organizzarsi per avere una fedeltà massima del soggetto fotografato tarando tutta la sua filiera con gli appositi strumenti |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 11:03
“ Scusate mi è tornato in mente un tormentone : "vorrei la foto come l'ho vista" " vorrei i colori reali" etc etc „ Se leggi bene l'articolo di Smargiassi vedrai che lui su questo non se ne fa un problema... |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 11:06
Concordo sia con Caneca: “ Molti fotografatori non immaginano nemmeno, quante cose si imparano sulla corretta esposizione, mentre si correggono via SW centinaia di foto in formato raw. „ sia con Ettore: “ Mi succede, quando uso il pc per scrivere qualcosa, di prestare meno attenzione a quel che scrivo rispetto a quando uso carta e penna „ e questo può apparire un controsenso, ma credo sia invece un insieme di caratteristiche tipiche di ogni strumento "nuovo" e con una maggior velocità d'uso (volevo usare "facilità", ma temo venga frainteso) rispetto ad una tradizione consolidata: da un lato, se ti ci applichi con la testa, ti facilita la comprensione dei tuoi errori in fase di scatto, suggerendoti gli accorgimenti necessari per il futuro, dall'altro però, la sua maggior velocità e facilità d'uso (intesa come maggiori possibilità di correggere errori) rischiano di portare velocemente ad una abitudinarietà che fa "abbassare la guardia" rispetto alla fase di lavoro precedente, ovvero previsualizzazione e scatto. Credo sia un classico che ogni nuovo strumento che ti facilita il lavoro richieda, paradossalmente, uno sforzo maggiore per mantenere la giusta attenzione sulla corretta filosofia di quello stesso lavoro |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 11:07
Opisso non mi riferivo a nessuno. Era una considerazione generale |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 11:29
"la sua maggior velocità e facilità d'uso (intesa come maggiori possibilità di correggere errori) rischiano di portare velocemente ad una abitudinarietà che fa "abbassare la guardia" rispetto alla fase di lavoro precedente, ovvero previsualizzazione e scatto. " Mi piace questo passaggio. Se alla fine con un computer riesci a fare quello che si faceva sul campo, perché spendere in attrezzatura fotografica e stare lì per 10 topic a discutere di quel particolare rispetto ad un'altro della nuova 6d II? Tanto con PS fai quello che vuoi. R. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 11:32
Opisso: “ molti fotografi vedono (erroneamente?) la pp come il modo principale (unico?) per operare delle scelte personali e veicolare la propria visione. „ Infatti questo concetto è proprio quello che esce, giustamente stigmatizzato, dagli articoli di Smargiassi il quale, che non è il talebano che ad alcuni potrebbe sembrare, non rifiuta quel modo di procedere in sé e per sé, ma la mancanza di consapevolezza di chi lo utilizza. Sono convinto che molti di quei fotografi, se gli mostrassi la foto da cui sono partito per realizzare il mio Avatar non capirebbero "perché" la prima è ancora una fotografia, mentre il secondo non lo è più, anche se l'apparenza può renderlo tale. Io ammetto di non seguire la linea della coerenza assoluta: ad esempio, ogni tanto qualche piccolo clone su particolari che non stravolgono la lettura dell'immagine lo eseguo e, se mi capita di postare quell'immagine, normalmente lo dichiaro nelle note, al pari di un Focus Stacking o di una fusione di esposizioni (altre tecniche che utilizzo), senza per questo classificare immediatamente quell'immagine al di fuori della fotografia; però non ammetto con me stesso che l'uso del timbro clone possa diventare la "normalità". Un conto è clonare un filo d'erba che nel mirino di una reflex sfugge molto di più che non sullo schermo di un banco ottico, un altro è usare questo discorso come alibi per costringere quella foto a dire quello che di suo non direbbe. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 11:39
“ Se alla fine con un computer riesci a fare quello che si faceva sul campo, perché spendere in attrezzatura fotografica e stare lì per 10 topic a discutere di quel particolare rispetto ad un'altro della nuova 6d II? Tanto con PS fai quello che vuoi. „ Infatti, il rischio di far passare questa filosofia è quello che la previsualizzazione, sulla base di ciò che ci ha attirato in quella scena, non conti più nulla e che, invece, conti solo una sorta di reinterpretazione "fantasy" (paradossalmente, tempo fa mi sono cimentato anche in questo , ma alla fine ti devi rendere conto che la cosa ha un senso solo se anche il contesto in cui la presenti è altrettanto fantasy, quindi non più fotografico) |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 11:44
Io tutti questi problemi non li vedo affatto. Se la foto mi piace così com'è cerco di elaborarla il meno possibile (scattando in RAW un minimo di PP è obbligatoria) se vi trovo dei difetti non mi pongo il problema ad utilizzare PS anche per sostanziali modifiche. In fondo la foto deve piacere a me. Tutto il resto è fuffa! |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 11:50
in realtà state dando una definizione di cosa è foto e cosa non lo è, senza però confrontarsi con quello che è la realtà Facciamo un esempio stupido poi esco dal discorso perchè infondo è sempre solito, JEFF WALL viene messo nei libri di fotografia e citato come fotografo, ho letto o sfogialto anche diversi libri sulla storia della fotografia e lui è sempre presente e citato, ecco diciamo che clonare o correggere parti dell'immagine non è di certo un problema nei suoi scatti Stessa cosa se si cerca fotografia più cara del mondo, brutta o bella, meritevole o non meritevole non conta, conta che è definita fotografia e su quello scatto è stato usato in modo ampio il famoso clone. Ora io credo che si sta dando una definizione da forum che alla fine si esaurisce qui, non credo valga la pena accapigliarsi per questo o cercare di dare proprie definizioni |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 11:54
“ Un conto è clonare un filo d'erba che nel mirino di una reflex sfugge molto di più che non sullo schermo di un banco ottico, un altro è usare questo discorso come alibi per costringere quella foto a dire quello che di suo non direbbe. „ Il discorso è anche "filosofico"... Semplificando (male) posso usare la fotografia come strumento di "indagine del mondo" o come "base per veicolare le mie visioni". Il problema nasce quando "vuoi" rientrare nel primo genere ma poi inizi a clonare a destra a manca*. Oltre un grosso problema etico a livello professionale (vedi Mc Curry), a livello amatoriale rimane comunque un contrasto interno di intenti che non sempre il fotografo riesce a vedere e a risolvere in maniera brillante perché, come dicevamo prima, sposta il problema tutto sul lato della post. *per quanto riguarda il filo d'erba... niente da ridire, ma sai com'è si inizia con l'erba e poi si finisce con le "correzioni pesanti" |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 11:58
Quando la fotografia è nata era chiaramente imperfetta e si andava a correggerla con la pittura, si correggeva per renderla più vicino alla realtà. Oggi la realtà sembra che non sia più interessante e si cerca di modificarla per sembrare più "fantastica" in modo da ricevere più Like possibili. Questo porta a pensare che tutte le foto "belle" siano fatte con PS. Non è vero!! È capitato con un EP di un mese fa, qualcuno sosteneva che quel panorama era stato creato al computer e voleva vedere il Raw. Stiamo correndo il rischio di pensare che tutte le fotografie siano state "modificate" al computer e quindi non più rappresentazione della realtà. R. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 12:01
Non mi pare proprio che Julia Margaret Cameron cercasse di avvicinarsi alla realtà |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 12:04
Per chi volesse ho scritto un articolo sulla fine art photography! Ciao! Marco |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 12:09
Ma era chiara la modifica della realtà, lì si va in un'altro genere di arte fotografica. Perché la macchina fotografica è comunque un mezzo di espressione, e ognuno esprime la propria arte in modo diverso. R. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 12:13
Se affrontiamo la questione 'quello che IO vedevo al momento dello scatto' precipitiamo nell'abisso della soggettività non misurabile. Nemmeno se fossimo tutti noi presenti al momento di quella ripresa, di quel fotografo, riusciremmo a vedere la stessa cosa incontrovertibilmente. Nel caso del cinema, la stessa storia può essere raccontata in modo visivamente diverso da registi diversi, perciò un Lynch è diverso da un Inharritu o da un Lumet o da uno Shamalan...a parità di argomento. E non necessariamente un fotogramma più realistico trasmette un maggiore/migliore coinvolgimento/senso della realtà. A volte la metafisica racconta la realtà meglio della fisica. Stessa cosa per la fotografia. |
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