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Libri fotografici 3


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avatarsenior
inviato il 11 Luglio 2025 ore 8:37

Scusate l'ignoranza ma io in queste ultime foto a parte l'ultima non riesco a trovarci nulla di interessante. Qualcuno potrebbe spiegarmele?

avatarsenior
inviato il 11 Luglio 2025 ore 10:24

Dal link:
Il progetto metteva a confronto filosofi, fotografi, scrittori e sociologi attorno al tema della desertificazione ambientale e culturale della società contemporanea.
[...] da questo momento in poi iniziò a sviluppare un raffinato e personalissimo approccio al paesaggio.

e da un altra descrizione del libro
Come ha osservato Gianni Celati, nell'epoca contemporanea “il deserto diventa sempre più un percorso da intraprendere, la strada da trovare, il silenzio da attraversare per poter ancora parlare con gli altri. Il deserto è questo percorso: è la via del silenzio, la celebrazione della piccola oasi, la scoperta di qualche traccia mitica, lampeggiante, accecante o commovente; è la presenza di un fiore, di un animale, di una pietra, nell'indifferenza del deserto planetario - che è ancora da chiamare Natura”.


Io non so nulla di nulla e non conosco né il fotografo né il progetto, a parte questi paragrafi letti, però secondo me certi progetti vanno un po' oltre quello che personalmente possiamo vederci o meno.
Non è il tipo di fotografia che personalmente mi piace e non è un libro che sfoglierei quando sono a casa ma secondo me ben rappresenta il senso della desertificazione.

avatarsenior
inviato il 11 Luglio 2025 ore 12:59

Mirko.o apri il link e guardale e riguardale tutte. Soffermati a considerare l'equilibrio geometrico delle forme, la composizione, l'essenzialità. E poi considera il soggetto e quello che il paesaggio racconta dietro l'apparenza.

avatarjunior
inviato il 12 Luglio 2025 ore 8:07

@Mirk.o, non sono in grado di spiegarti le fotografie di Ballardini, è un autore che non conoscevo ma ho scoperto questo libro in un mercatino d' antiquariato, pagato con delle monetine che avevo in tasca e me ne sono subito innamorato per il rimando a molti fotografi che apprezzo (John Gossage, Gerrj Johansson, Gunnar Smoliansky, Michael Schmidt, oltre a Ghirri e altri...) e per una fotografia che ritrae luoghi anonimi di una realtà che riconosco come familiare, immersa in un paesaggio che pare isolato, vuoto, silenzioso ma che allo stesso tempo mi circonda rumorosamente.

oltre a quanto già ben suggerito da GKorg, lascio qualche estratto di un link che trovo significativo:
La fotografia di Cesare Ballardini si trova da qualche parte su una linea che collega la fotografia di Guido Guidi – che ritrae luoghi anonimi in modo smorzato, anti-eroico, malinconico, decentrato, utilizzando il bianco e nero a fianco di un colore desaturato – a quella di Luigi Ghirri, che appare al confronto massimalista: assiale, simmetrica, pittorica, cromaticamente ricca, e legata tanto a fonti fotografiche quanto alla pittura (da Piero della Francesca e Angelico, a de Chirico, Morandi e Magritte). Forse il lavoro di Ballardini è più vicino al primo che al secondo; la sua storia artistica, tuttavia, può essere posto sotto l'egida di entrambi.


Dal vero contiene 22 fotografie che Ballardini ha scattato in località a pochi chilometri di distanza l'una dall'altra, cittadine e paesi come Lugo, Fusignano, Bagnacavallo, Faenza, Alfonsine. Fin dai nomi, questi luoghi appaiono modesti, semplici, quotidiani. E gli spazi privi di presenze umane delle fotografie sono altrettanto anonimi: semplici case cubiche, un terrapieno erboso, un cartello stradale consunto, depositi di materiali edili, campi arati, canneti, stazioni di servizio, piccole fabbriche, vecchie auto, deserte strade extraurbane; durante il giorno, al tramonto, di notte…


L'atmosfera delle fotografie di Ballardini è sospesa e malinconica, ma allo stesso tempo cerca di non essere troppo evocativa e lirica. In ciò si avvicina al lavoro che Guido Guidi stava facendo nello stesso periodo, o alle immagini che Stephen Shore avrebbe preso solo pochi anni dopo, nel 1993, a Luzzara, là dove Zavattini e Paul Strand avevano creato Un paese.


tratto da staffblogs.le.ac.uk/luigighirri/2014/06/10/cesare-ballardini-dal-vero-


avatarsenior
inviato il 12 Luglio 2025 ore 9:18

A me danno un senso di “a-temporalità” e immobilismo. Potrebbero essere state scattate ieri come 40 anni fa e non mi stupirei se quegli scorci fossero ancora così oggi. Posti dove il tempo sembra non passare mai, dove una macchina che transita sembra quasi un evento.
A dire la verità, dopo averle ri-guardate ed aver cercato di capirle (o almeno di dargli un senso mio), adesso mi piacciono molto. Vengo da un paesino di 1000 persone, conosco quella sensazione.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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