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Cambiare vita potrebbe essere una cosa importante.. forse la più importante.. bisogna solo capire come cambiare.. e per farlo , bisogna conoscersi bene.. capire cosa ci rende felici e se quello che ci rende felici è una cosa importante oppure è solo soddisfazione personale.. Io come tanti ho cambiato vita un pó per volta.. mai troppo radicalmente, cercando di capire se stavo andando nella giusta direzione.. Se si hanno degli ideali è più facile cambiare , altrimenti diventa solo una somma di esperienze mai troppo elaborate.. una ricerca della strada migliore e non quella più giusta.. Certo è che se la gente riflettesse di più sulle cose importanti , il mondo sarebbe un posto migliore in continuo miglioramento , ma non è così.. La vita ci sta spingendo più verso l'egoismo che non la collettività (che sarebbe la cosa indispensabile per un miglioramento globale..) Il Titolo della discussione è tra i più interessanti mai visti su internet.. ma richiede un approccio intelligente e non privo di sacrifici... La vedo dura per tanti cambiare vita e nel farlo tenere conto di quella degli altri.. Ma la speranza è l'ultima a morire.
Che, credo sia la cosa più difficile in assoluto. Fortunato chi ha una sola personalità, e non un tripudio di idee, scelte, motivazioni, spesso litiganti tra loro.
mi capita a volte di pensare ad i tanti bivi che mi si sono presentati davanti, purtroppo questo é un segno dell'invecchiare, chi e proteso in avanti non si guarda indietro e non ha rimpianti
Ma infatti c'è chi pensa che conoscersi voglia dire arrivare al "nocciolo" di una presunta identità (che in realtà è sempre costruita, frammentaria, instabile) e su questa convinzione consolidata basa tutti i suoi credo e le sue scelte.
Così ad occhio, Gianluca non credo sia propenso a questo modo di ragionare
“ non credo sia propenso a questo modo di ragionare „
Uno pensa di conoscersi, poi arriva l'imprevisto e scopre che aveva altre 2 o 3 personalità che non si erano ancora prese la briga di manifestarsi. Se devo esser sincero, quando avevo attorno ai 30 credevo ormai di aver capito chi potevo essere, al netto dei vari specchi distorsori che troviamo tutto attorno a noi, chiamati "persone". Poi successe una cosa poco piacevole, e la mia reazione mi lasciò interdetto, per non dire schifato. Scoprii un aspetto della mia personalità che avevo sempre sospettato ma respinto. Questa decise, così, di vendicarsi. Da allora ho capito una cosa fondamentale: per quante esperienze uno possa fare, beh, non finirà mai di conoscere sé stesso. A meno non conduca una vita in una bolla di stasi.
“ chi e proteso in avanti non si guarda indietro e non ha rimpianti „
Uhm... non ho rimpianti, se devo esser sincero. Tutte, ma proprio tutte, le scelte che ho fatto erano il consapevole risultato di una riflessione. Certo, alcuna è andata bene, altre peggio, però son sempre state una mia libera scelta, non "inquinata" da alcun evento esterno. Proprio per questo non le posso definire rimpianti: perchè quando sono state operate, quelle scelte, non avevano il trucco del "senno di poi": non sapevo come sarebbero andate a finire.
Però, ogni tanto, anch'io penso a cosa sarebbe successo se quella volta fossi uscito con quella tizia o avessi fatto a meno di andare in quel posto. È una sorta di ucronia, un esercizio persino divertente. Mai, però, con chiave di rimpianto: non avrebbe senso.
Certo che se l'ultima parte del tuo discorso è il sunto del titolo.. devi ancora iniziare.. ma la compagnia è grande.. Quando la maggior parte delle persone guarda con difficoltà o diffidenza il tuo cambiamento , molto probabilmente sei su una strada giusta..
Gianluca, ci sono troppe variabili, e tutto è in continuo cambiamento. È un'indagine, ricerca continua. Ma un episodio in 50 anni di vita è comunque irrilevante. Se con una pietra tracci una linea su una roccia dopo qualche ora le onde la faranno scomparire. Se con la stessa pietra ogni giorno tracci una linea per diversi anni il segno rimarrà.
Comunque secondo un orientamento della psicologia una personalità ha dversi sé. Conoscersi bene significa anche essere consapevoli di certi aspetti, di quello che accade dentro di noi, consapevoli del nostro passato, e soprattutto di chi o cosa crediamo di essere e dell' influenza che ha sulla nostra condizione. Ci sono tanti castelli di sabbia da far sgretolare e le formulette magiche purtroppo non esistono.
Ci passiamo tutti, almeno quelli che usano la cosa che sta tra le orecchie.
Ti ci trovi ciclicamente, allo scoccare degli enta, anta &c.
Almeno, così è per me.
Questa continua insoddisfazione, la sensazione che hai perso qualcosa, che il treno non torna più, che la pensione sia un obiettivo e un traguardo, la consapevolezza che il lavoro ti imbruttisce, che se non ci fossi il mondo andrebbe avanti lo stesso, che la tua vita, alla fine è una merda.
Diciamolo, lo smonamento è quello.
A chi dice il contrario i soldi non sono una soluzione, attenuano, anestetizzano la consapevolezza, che poi il subconscio fa uscire in vari modi, i più disparati.
A guardare ogni vita ha però di che essere invidiata. Ad esempio a me fa tanta invidia il fatto che tu possa uscire il mattino e tornare la sera, senza preoccuparti e dover rendere conto ad alcuno. Ogni volta è una lotta, figlia, moglie, ufficio, gatti, parenti, autostrada… Di me magari potresti invidiare proprio moglie e figlia, oppure il lavoro, o chissà, anche le m.erde col pelo.
Alla fine questa sensazione di incompletezza, che ci accompagna giorno dopo giorno, siamo sicuri sia proprio sempre un male? Se ci ragioni, ne parli, è già un passo.
Anche la consapevolezza che “non potrò più fare il cardiochirurgo” oppure che “Apple non sarà mai mia” alla fine aiuta, se ci pensi bene. Vorresti dover essere sempre reperibile anche se sei in viaggio alla Lofoten e dover decidere ogni giorno della vita di altre persone? Vorresti passare la vita a preoccuparti che tutte le persone attorno a te si vogliano “divertire alle tue spalle” dicendola come Natalino Balasso?
Naa…
“Tutt'al più muoio” è un titolo di un libro (semplice) che mi ha fatto molto riflettere e che mi ha aiutato a prendere consapevolezza di una cosa. I grandi cambiamenti nella vita non avvengono all'esterno e poi vengono riflessi all'interno, ma viceversa. E avvengono facendo le piccole e/o grandi scelte di ogni giorno.
La prossima volta che devi decidere se metterti in gioco e non ne hai voglia prova a pensare: che succede se lo faccio? Muoio? Nel 99% dei casi la risposta ti sorprenderà. Tipo: se la tipa mi attizza, che ci succede se la invito a cena? Me sputtano? Fan.cu.lo!
Scappare, come hai saggiamente evidenziato, non serve a nulla. Io son “scappato” dal Veneto e l'unica cosa che ho ottenuto è che quando rientro faccio incetta di vialone nano, soppressa e pan biscotto, che baratto con piada e squacquerone, tra l'altro…
So che il Veneto è difficile e svalicare il “mezzo del cammin di nostra vita” (attualizzato) fa paura, ma smetti di guardare indietro, guarda avanti. Te resta l'altra metà…
“ Ci passiamo tutti, almeno quelli che usano la cosa che sta tra le orecchie. „
io avrei detto il contrario... nel senso che uno ci si ritrova a pensarlo proprio per scelte sbagliate, quindi forse la cosa tra le orecchie non l'ha usata a dovere quando era il momento... Diverso è quando ti ritrovi travolto da cose che non dipendono da te e ti rivoltano la vita e i piani originari che avevi.
Luca, a volte le scelte sul momento ti sembrano obbligate, anche le più banali.
Ci puoi anche pensare per settimane, ma la scelta giusta la scopri solo col senno di poi.
Rinunciare qualcosa per un affetto, ad esempio, è una di quelle scelte che spesso ammazzano il tuo futuro, ma di cui non puoi fare a meno, nella maggioranza dei casi.
“ Rinunciare qualcosa per un affetto, ad esempio, è una di quelle scelte che spesso ammazzano il tuo futuro, ma di cui non puoi fare a meno, nella maggioranza dei casi. „
certo e per altro mi è capitato, ma non per questo me ne sono pentito... Quando mi si presentò la "scelta" ho pensato a tutto e alla fine ho preso la mia decisione.
Ripenso mai a cosa sarebbe potuto essere, no. Farlo vorrebbe dire non essere felici oggi, non aver fatto la scelta giusta ecc
Se la scelta si fosse rivelata sbagliata col tempo, beh avrei ripreso da dove avevo lasciato, con un biglietto di sola andata per il Canada invece, "maledizione", saran 18 anni quest'anno
Però non sarebbe stato un "voler cambiare vita" semplicemente sarei tornato indietro a quel bivio e avrei ripreso da dove avevo lasciato.
Io credo che per non volersi ritrovare a pensare "voglio cambiare vita" basta essere convinti al 100% della decisione che si vuole prendere e una volta presa, buttarcisi dentro con tutte le scarpe... Se decidi al 80/90/99% lasci spazio a pentimenti e a rimpianti
"Rinunciare qualcosa per un affetto, ad esempio, è una di quelle scelte che spesso ammazzano il tuo futuro, ma di cui non puoi fare a meno, nella maggioranza dei casi."
Mi ci ritrovo molto in questa frase. Venticinque anni fa volevo trasferirmi, andare a vivere in un altro luogo, cambiare lavoro, cambiare vita, provare nuove esperienze, ecc... ecc... ma prima di farlo sono iniziate una lunga serie di disgrazie familiari che mi hanno sempre fermato. Io sono stato sempre l'unico che poteva aiutare, ma forse in realtà ero l'unico disposto a farlo. Di sicuro non me ne potevo andare quando c'era bisogno di me. Ogni volta, quando sembrava che le cose si fossero calmate e che finalmente potevo prendere in mano la mia vita ecco che si abbatteva sulla mia famiglia un'altra tragedia. Con tragedia intendo incidenti oppure malattie lunghe e molto difficili. Adesso le tragedie familiari sono finite, difficile che ce ne saranno altre perché non mi è rimasto più nessuno, ma ho venticinque anni di più e devo rimettere insieme i pezzi (di me stesso). Il treno è passato e adesso non ho la forza per inseguirlo. Dovrà passare un po' di tempo. Vedremo cosa mi riserverà il futuro ma le opportunità che avevo 25 anni fa ora non le ho più.
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