| inviato il 09 Aprile 2023 ore 22:02
Penso siano effettivamente da intendersi come lp/mm o cicli/mm. Anche perche' il data sheet della kodak evs 100, che ha un potere risolvente inferiore alla Velvia 50, riporta una risoluzione massima di 100 lp/mm. Si tratta comunque di valori limite registrati con mire ad alto contrasto, le linee sono appena distinguibili a queste risoluzioni, che superano i sensori digitali essendo questi ultimi limitati da Nyquist (limite di aliasing). Henning Serger riporta qui valori di alcune pellicole con mire a contrasto piu' realistiche 1:4. jpbuffington.com/?p=167 Lo stesso Serger ammette chiaramente cio' che vediamo anche noi, ovvero una maggiore nitidezza da parte del digitale, pur facendo delle considerazioni interessanti sulla maggior "naturalezza" con cui la pellicola riproduce i particolari. |
| inviato il 09 Aprile 2023 ore 22:29
È stata una discreta rottura di balle ma alla fine l'ho ritrovata... la risposta in questione! Sul fascicolo di Tutti Fotografi di Settembre 2001 a pag. 170 il prof. Giampaolo Bolognesi risponde a questa domanda: "Quanti pixel contiene un negativo 24x36 a colori o B&N da 100 ISO?..." con queste parole: "... lei dovrà cercare nei fogli tecnici il valore della risolvenza, che viene espresso in coppie di linee per mm, che non è quindi un valore di superficie. Lo moltiplicherà per 2, per avere i singoli pixel e potrà calcolare quanti elementi sono presenti in 24 mm, da moltiplicare poi naturalmente per quelli che ci sono in 36 mm. In breve, se un'emulsione, in determinate condizioni, risolve 100 coppie di linee/mm il numero di pixel presenti su un 24x36 mm ammonta a oltre 34 milioni. Per altri formati basta naturalmente moltiplicare questo valore per il rapporto fra le aree. Non male le pare?..." Questo, ripeto, l'ha detto il prof. Giampaolo Bolognesi che certamente ne capisce più di me e, FORSE, anche più di Leone Giuliano |
user246028 | inviato il 09 Aprile 2023 ore 22:31
Che siano 22Mp o 80MP è poco rilevante. Ciò che ha grande valore è il fattore pratico e cioè, la eccellente qualità della fotografia del camaleonte; qualità che è stata determinata dall'utilizzo di un obiettivo speciale e rafforzata sicuramente da una scansione di livello professionale. Ma come giustamente mi ha fatto notare Paolo, tutto questo che vediamo conta relativamente poco perché la scansione anche se ottima è inferiore alla effettiva e originale qualità della diapositiva. E allora mi chiedo cosa mai potrà apparire in proiezione In definitiva, da quanto posso aver capito, non ci si può fidare dell'immagine che appare sul monitor, perché anche una diapositiva dalla eccellente qualità se mal scansionata ci apparirebbe scadente e ci spingerebbe anche a criticare la fotografia. E' un bel casino. Seguo con sempre più interesse. |
| inviato il 09 Aprile 2023 ore 22:59
Henning Serger riporta qui valori di alcune pellicole con mire a contrasto piu' realistiche 1:4. jpbuffington.com/?p=167 In verità caro Simone Henning Serger conduce le sue prove con delle mire a contrasto 4:1, un contrasto invero molto basso, perchè a suo dire i sensori digitali già con quel contrasto mostrano i massimi valori di risoluzione di cui sono capaci, al contrario delle pellicole che invece mostrano dei valori di risoluzione sempre più alti mano a mano che aumenta il contrasto della mira presa in esame. Infatti poi aggiunge che tralasciando i due estremi, ossia le mire a contrasto 1,6:1 (bassissimo) e 1000:1 (altissimo), i tecnici Zeiss suggeriscono di adoperare delle mire a contrasto 32:1 o 64:1 - mire cioè che indicano delle condizioni di ripresa più realistiche visto che presuppongono differenze di luminosità, fra le zone più chiare e quelle più scure della scena ripresa, di 5 o 6 stop... condizioni in cui il valore di risoluzione si attesta intorno all'80% rispetto a quelle che sono le capacità massime delle varie pellicole. |
| inviato il 09 Aprile 2023 ore 23:24
E allora mi chiedo cosa mai potrà apparire in proiezioneEeeek!!! Molto o poco caro Popper: dipende da diversi fattori. Il primo è il condensatore di cui è dotato il proiettore, perché da esso dipende la distribuzione più o meno omogenea del fascio luminoso. Il secondo è la qualità dell'ottica del proiettore. Il terzo è il tipo di illuminazione, diretta o indiretta, che subisce la diapositiva nel proiettore. Il quarto è la capacità di dissipazione del calore, perché in pratica più si riscalda la diapositiva più si incorre nel "popping"... e più aumenta la differenza di qualità fra asse e bordi. Il quinto è il tipo di telaietto in uso, ossia con o senza vetro. Il sesto è la qualità dello schermo sul quale si proietta... uno schermo lucido per esempio assicura una risoluzione del 30% superiore rispetto a quella restituita da uno schermo perlinato. Il settimo è il tipo di proiezione: ossia frontale o retro. Questi sono i primi che mi vengono in mente, ma di sicuro ce ne sono degli altri... |
| inviato il 09 Aprile 2023 ore 23:29
Comunque nel caso di un soggetto cosi ben esposto ed a fuoco come quel camaleonte, di dettaglio ne ha d'avanzo per soddisfare qualsiasi monitor, nonostante la scansione. Non c'e' poi solo la risoluzione, veramente bella la resa cromatica, che rimane secondo me il vero plus della dia (soprattutto in proiezione) |
| inviato il 10 Aprile 2023 ore 6:18
Decisamente giusto caro Simone, quoto parola per parola. |
| inviato il 10 Aprile 2023 ore 6:48
Per quanto riguarda la risoluzione poi devo aggiungere che la nitidezza di una immagine è data solo per metà dalla risoluzione vera e propria, l'altra metà è data dal microcontrasto, o nitidezza apparente, che a sua volta si basa soprattutto sull'"effetto bordo", cioè sulla esaltazione della zona di passaggio da un particolare all'altro, che col digitale, a differenza della pellicola, può essere facilmente (e a piacimento) esaltato dal fotografo. Questa caratteristica, esaltando al massimo lo stacco netto, tagliente, direi quasi chirurgico della linea di contatto fra un particolare e l'altro, ingenera nell'osservatore una forte sensazione di nitidezza anche dove in effetti la risoluzione è inferiore, ed è questa sensazione di "nitidezza alla portata di tutti" ad aver decretato il successo del digitale, in modo particolare agli inizi della transizione dalla tecnologia chimica a quella digitale laddove, addirittura, la maggiore ricchezza di sfumature sia cromatiche che chiaroscurali (infinita per definizione nel caso della pellicola ma, pertanto, anche del tutto indistinta passando essa, senza soluzione di continuità da un particolare all'altro), che è poi la caratteristica precipua della pellicola, abbia finito per essere percepita non come la ricchezza che è ma, piuttosto, come il maggior limite di una tecnologia rispetto all'altra. |
| inviato il 10 Aprile 2023 ore 8:57
Per Paolo, Lo confesso perdo e dimentico i messaggi, pagine indietro chiedevo per le ottiche per i proiettori. Non sono pratico, come si fa a capire se si può cambiare l'ottica? Basta se si riesce a svitare e togliere? E nel caso si riescono a trovare usate? |
| inviato il 10 Aprile 2023 ore 10:12
Scusa Lcsec... mi sono colpevolmente perso il tuo precedente messaggio anzi, ancor peggio, forse l'ho anche letto però mi sono dimenticato di risponderti. Venendo a noi: la componente essenziale, ovviamente, è che l'ottica di serie sia svitabile dal proiettore e quindi sostituibile con altre... fermo restando che il canotto dei vari obiettivi abbia lo stesso diametro. In ogni caso, per semplificare le cose, ti segnalo questa discussione: "chiacchierata intorno alle ottiche da proiezione" - dalle una scorsa, credo che già solo la sua lettura possa darti parecchie risposte, in ogni caso resto a tua disposizione. P.S. - allo stato attuale di che proiettore disponi? |
| inviato il 10 Aprile 2023 ore 10:21
Dimenticavo: gli obiettivi da proiezione si trovano ormai solo usati, fino a quattro o cinque anni fa anzi ti gettavano dietro, a quattro soldi, obiettivi anche molto, molto prestigiosi, oggi il mercato offre un poco meno scelta e i prezzi sono anche un poco più alti... ma con un po' di pazienza si possono spuntare ancora dei buoni prezzi. |
| inviato il 10 Aprile 2023 ore 10:48
“ Questo, ripeto, l'ha detto il prof. Giampaolo Bolognesi che certamente ne capisce più di me e, FORSE, anche più di Leone Giuliano „ Caro Paolo, mi sei molto simpatico, ma a volte perdi il senso delle cose. Quelli di TF (e quelli di Progresso fotografico), intendo quelli che contano, i padroni, non il nerd che hanno assunto per trattare il digitale, non ci capiscono molto di fotografia digitale, la loro competenza tecnica è anni 70, al massimo 80. Il PROF. Giampaolo Bolognesi, che per te è la Bibbia, è un personaggio d'altri tempi, che forse (forse... come tutti quelli di Tutti Fotografi) capiva qualcosa della tecnologia degli anni 70, sviluppo del bn e simili, un po' come te, perdonami. Con tutto il rispetto poi, Prof. di cosa? Si sa? Io non l'ho mai saputo. Di fotografia al London Institute of Photography? Non credo. O magari di applicazioni tecniche alla scuola media? A me non dava tanto l'impressione di un grande tecnico, quanto di un appassionato non sprovveduto che andava a documentarsi presso la biblioteca dell'Editoriale Progresso, quando gli chiedevano qualcosa. Infatti si occupava solo della posta. Non ricordo suoi articoli indimenticabili. Pertanto, alla domanda di quanto ne capisse, se quanto o più di te o me, direi di parlare per te. Chiunque ha avuto a che fare lavorativamente con la fase a cavallo degli anni 2000 in cui analogico e digitale convivevano realmente, e non aveva i prosciutti sugli occhi, sa perfettamente che già un ritaglio verticale di un file da 3mp di una D30, ammazzava per nitidezza, limpidezza, trasparenza, qualità generale, qualunque pieno formato 24x36. Lo so che per te è incredibile, ma il responso del campo (cioè la stampa di immagini analoghe fatte contemporaneamente con stessa ottica e poi stampate in varie dimensioni) ha detto questo. Che poi le dia siano bellissime e diverse e abbiano un altro sapore che può anche piacere di più a qualcuno, questo è un altro paio di maniche. Ma mai parlare di ciò che non si conosce (il digitale) e non si è sperimentato (a lungo, magari, per anni, non 1-2 volte ) |
| inviato il 10 Aprile 2023 ore 12:35
Va bene Leone, è abbastanza chiaro che su questo argomento io e te non ci ritroviamo, per fortuna però ogni tanto ci sono le fotografie che dimostrano quanto la pellicola abbia ancora molto da dire. Chiaramente il digitale ha tutte le frecce al suo arco: sensibilità a iosa, niente grana, niente difetto di reciprocità, nessun limite legato alla temperatura colore, nitidezza altissima e per giunta aumentabile in post produzione, immediatezza assoluta e, ancor più ora con le mirrorless, hai anche il riconoscimento del soggetto e quindi la assoluta certezza del risultato. Che volere di più? Ora come ora NULLA direi! Ma, torno a ripetere, pur nell'incertezza quasi assoluta (diciamo assoluta e basta?) del risultato, la pellicola qualcosa da dire, poco... ok... non poco... diciamo pure pochissimo, ce l'ha ancora... e Janek l'ha appena fatto vedere. |
| inviato il 10 Aprile 2023 ore 12:54
Ma questo non lo discute nessuno, mi pare. Con la pellicola siamo andati avanti decenni e, se disponibile, ancora avanti si andrà. E nonostante la qualità del digitale, in certi generi, la pellicola ha ancora molto da dire. A distanza ravvicinata poi, se ben utilizzata, è ancora ottima |
| inviato il 10 Aprile 2023 ore 13:37
Beh, almeno su questo siamo d'accordo! |
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