| inviato il 22 Novembre 2022 ore 18:04
“ non c'è niente di più rapido? „ ma tutta sta fretta.... sei nato in sette mesi? |
| inviato il 22 Novembre 2022 ore 18:10
No Carlmon niente di più rapido, anche perché, una volta asciutta, conviene non farla impolverare e devi tagliarla già in strisce ( in genere da 5 fotogrammi ognuna) da inserire in contenitori a taschine appositi fatti in pergamino molto morbido. Io preferivo nettamente le taschine in pergamino a quelle di plastica che rigano più facilmente le pellicole. Ti stiamo ripetendo: le pellicole sono delicate. E se non si sono asciugate bene e sono umide tendono ad attaccarsi al pergamino. All'inizio dello sviluppo in genere si consiglia ( non è stato ancora detto) , prima dell'agitazione, battere la tank 2/3 volte su un piano per far salire eventuali bolle d'aria che contribuirebbero a distribuire male lo sviluppo sulla pellicola. L'agitazione tendi a standardizzare, guardando anche le istruzione pellicola. In genere una minore agitazione migliora l'effetto bordo. Comunque trova la combinazione acte più utile e segui sempre quella |
| inviato il 22 Novembre 2022 ore 19:16
“ ma tutta sta fretta.... sei nato in sette mesi? ;-) “ No otto abbondanti ma questo non vuol dire che abbia voglia di star lì a sfogliar verze Se si può fare meglio, tanto meglio |
| inviato il 23 Novembre 2022 ore 9:37
Il lavaggio finale non va trascurato e neanche l'imbibente, sembrano passaggi inutili e da fare velocemente ma decretano alla fine un lavoro fatto bene e duraturo da uno che rovina tutto. Il lavaggio io lo facevo con il metodo risparmio acqua, riempimenti della spirale > agitazione delicata > butto via e ricomincio con tempi sempre più lunghi di agitazione per una decina di volte, l'ho trovato su documenti ilford ed è un metodo che mi ha sempre funzionato bene. Rispetto a 30 minuti di risciacquo continuo è sicuramente più economico. L'imbibente va diluito e poi si usa la soluzione come ultimo risciacquo finale senza sciacquettare troppo e poi si svuota, togli la pellicola tenendola rigorosamente per i bordi (potrebbero restare le impronte) e la metti ad asciugare in luogo non polveroso drenando l'acqua con le dita bagnate con la soluzione imbibente (se sei povero) altrimenti ci sono degli accessori per togliere l'acqua tipo tergicristallo doppio. Io ho sempre fatto delicatamente con le mani. |
| inviato il 23 Novembre 2022 ore 11:22
Non è per niente consigliabile l'accessorio tipo "tergicristallo doppio": riga facilmente. E non esagererei nemmeno con le dita, anche quello non è consigliabilissimo . Agitare delicatamente la pellicola per togliere un po' di acqua in eccesso e poi acqua demineralizzata e inibente fanno il resto. Mai avuto aloni o rigature e negativi stampabili e perfetti anche oggi, dopo oltre 40 anni. |
| inviato il 24 Novembre 2022 ore 10:31
si possono mettere le pellicole bagnate ad asciugare in locale caldaia? ci sono circa 25 gradi ed è secco l'asciugatura in cosa consiste? solamente l'eliminazione dell'acqua superficiale oppure c'è sta storia della gelatina da seccare? dettagli please ma in sostanza che svantaggi avrei usando un monobagno? datemi qualche info per capire. vedendo le scansioni online mi sembrano buone le foto fate finta di parlare ad un bambino che non ha mai sviluppato pellicole |
| inviato il 24 Novembre 2022 ore 11:06
fazzoletto passato sulla pellicole bagnata? vabbè dai... |
| inviato il 24 Novembre 2022 ore 11:38
Le pellicole possono essere messe ad asciugare dove vuoi, il problema è fare in modo che non ci sia polvere che vi si depositi sopra, perché non è possibile eliminarla senza danneggiare le foto. Ovviamente deve asciugarsi tutta l'emulsione, è per quello che è così delicata. Quando è ben asciutta l'emulsione è evaporata e quel che resta fa sostanzialmente da collante "aggiuntivo" per i grani d'argento annerito, che restano appiccicati alla base. Il monobagno è un trattamento semplificato nel quale si accetta un degrado (possibilmente minimo e non visibile, ma non so quanto sia effettivamente ridotto) della qualità del negativo finale e l'impossibilità di "manipolare" lo sviluppo sulla base delle proprie esigenze, facendo regolazioni di fino su tempi, temperature, diluizioni, che è la ragione per cui il bianco e nero tradizionale ha ancora così tanti aficionados. Le scansioni bisogna saperle fare e manipolare, ma sono comunque poco significative della qualità di un negativo in senso globale: un negativo che si stampa facilmente sotto l'ingranditore si scansiona anche facilmente, non è detto il contrario. Per contro, nel dominio digitale, si possono recuperare maggiori informazioni nelle zone più dense della pellicola (sia negativa che diapositiva), uno scanner buono ti regala anche 1/3 di stop di sensibilità, che fa sempre comodo sul campo per avere tempi di scatto decenti, inoltre si possono correggere eventuali problemi in postproduzione con maggiore semplicità, sia per recuperare i difetti degli obiettivi sia per le manipolazioni di tipo "artistico". |
| inviato il 24 Novembre 2022 ore 11:46
La differenza tra monobagno e sistema classico, escludendo i tecnicismi, sta nella gestione del processo al 100% nella seconda ipotesi. Probabilmente non vedrai grosse differenze, ma certamente non avrai capito come lo sviluppo può (e deve) avere una influenza sul risultato finale. Una pellicola sviluppata nello stesso sviluppo con tempi differenti da risultati diversi, ben visibili. Il monobagno stando al datasheet, sviluppa tutte le pellicole in 8 minuti, sicuramente lo farà al meglio ma perchè privasi della possibilità di avere sotto controllo il processo? Io proprio dal punto di vista "filosofico" non lo userei. Anche perchè se ci prenderai gusto con il bn lo abbandonerai per scegliere tu il processo. I risultati visto che parti da zero o quasi anche con il monobagno saranno ok, non ti preoccupare di questo. |
| inviato il 24 Novembre 2022 ore 11:48
“ Quando è ben asciutta l'emulsione è evaporata e quel che resta fa sostanzialmente da collante "aggiuntivo" per i grani d'argento annerito, che restano appiccicati alla base. „ manca "acqua", che è quella che evapora (l'emulsione non evapora, non credo abbia elementi volatili e se li avesse sarebbero già...volati...altrove in produzione) |
| inviato il 24 Novembre 2022 ore 12:09
“ fazzoletto passato sulla pellicole bagnata? vabbè dai... „ tykos ho aggiunto al titolo "x NEOFITI" che forse non era chiaro. io sto provando nel massimo rispetto ed umiltà a chiedere e capire i dettagli del processo per evitare di fare vaccate. leggo con piacere ogni vostra indicazione, ma ripeto: PER NEOFITI. “ "manipolare" lo sviluppo sulla base delle proprie esigenze, facendo regolazioni di fino su tempi, temperature, diluizioni, che è la ragione per cui il bianco e nero tradizionale ha ancora così tanti aficionados „ questo sarebbe il secondo step per ora vorrei solo far partire la macchinetta ed iniziare a tirar fuori qualche foto poi con tempo e calma passo alle regolazioni fini “ Anche perchè se ci prenderai gusto con il bn lo abbandonerai per scegliere tu il processo. „ ho già preso gusto con il bn ma non mi è chiaro che cosa possano offrire le regolazioni fini. ma come detto, inziamo a fare due o tre rulli con quello che ho basico e poi passiamo a complicare la faccenda “ Le scansioni bisogna saperle fare e manipolare „ Per le scansioni direi che sono già soddisfatto con il mio processo scannerizzo con un 45 1.8 e tubo di prolunga, usando un distanziatore a tubo djj in luce naturale |
| inviato il 24 Novembre 2022 ore 12:11
queste le mie scansioni ora pellicola sviluppata in lab agfa apx 100
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| inviato il 24 Novembre 2022 ore 12:18
le regolazioni fini, che tanto fini non sono, sono quelle che permettono di avere un negativo con più o meno grana [sempre che la grana si riesca a vedere allo scanner, e no, spesso quello che si vede non è grana ma rumore digitale che tutti spacciano per grana ma vabbè] ma soprattutto più o meno contrastati. Un negativo molto contrastato è buono se lo esponi con perfezione millimetrica e forse nemmeno, altrimenti ti costringe a fare i salti mortali per renderlo potabile in scansione/stampa. Un negativo un po' più piatto è forse più brutto da vedere ma lo puoi tirare dove ti pare. Per avere un negativo più piatto devi scegliere bene la sensibilità a cui scattare e il tempo di sviluppo, per evitare di avere le ombre chiuse in un caso e le luci bucate nell'altro. Non serve fare chissà quali test e prove e rotture di balle, ma con un monobagno il risultato è deciso dal produttore del monobagno, con lo sviluppo singolo fai un rullo, vedi che è un porcaio e non salvi nemmeno una luce, la volta dopo lo tieni il 20% in meno e sei felice. Facile. |
| inviato il 24 Novembre 2022 ore 12:23
Per l'asciugatura se hai un box doccia va benissimo. Tiri un filo e ci appendi il negativo, con le apposite pinze alle 2 estremita'. Prima di appenderlo una bella doccia con lo spruzzo ben diffuso che tira via le polveri, chiudi il box e puoi dormire sonni tranquilli. La notte non c'e' la continua apertura di porte e finestre, persone che entrano-escono dal locale, meno movimenti d'aria ci sono, meno rischio che il negativo prenda polvere. Il mattino (dopo almeno 8 h) sara' ascitto, pronto x essere tagliato e inserito nel portanegativi in pergamino. I laboratori (quei pochi che facevano le cose x bene) avevano degli armadietti appositi x l'asciugatura delle pellicole. |
| inviato il 24 Novembre 2022 ore 12:26
“ le regolazioni fini, che tanto fini non sono, sono quelle che permettono di avere un negativo con più o meno grana [sempre che la grana si riesca a vedere allo scanner, e no, spesso quello che si vede non è grana ma rumore digitale che tutti spacciano per grana ma vabbè] ma soprattutto più o meno contrastati. „ la grana mi appare quando scatto in high res con il multiscatto da 40mpx ma non vedo l'interesse per arrivare alla grana... tanto poi in stampa, non stampi la grana contrasto, luci e ombre, digitalizzando in raw olympus il negativo, credo che sono riuscito già a recuperarle parecchio anche se non ho la conferma in quanto non faccio la stampa tradizionale. ma in ogni caso ho recuperato fin ora sufficiente informazione per ritenermi quasi sempre soddisfatto e devo dire che in molti casi non sono così lontano dal digitale. stessa scena foma100 vs 6d a 100 iso, si vede molta differenza nelle alte luci, direi anche 2-3 stop, ma 2-3 stop di alte luci vuol dire recuperare le nubi da un cielo bianco. praticamente vuol dire stravolgere la foto (per me) qui potete vedere un pò di miei foto sia digitali che analogiche a confronto www.instagram.com/carlomontorfano/ |
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