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Parlando di fotografia in compagnia di una fotografia


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user96437
avatar
inviato il 09 Novembre 2021 ore 21:53

Questa me l'ero persa. Non intervengo nel merito, Canti è esperto in creare pistolotti che io non sono in grado di capire. Sono molto materiale.
La foto di Acheo è fatta con la mia Sigma SDQ, impropriamente settata in DNG. Era appena arrivata (il terzo corpo) che ho deciso di usare all'ultimo minuto per il RiminiComix. Ingenuamente non pensavo che dopo 6 anni ci fosse ancora gente che la usasse in quel modo. Foto bayerizzate ed irrecuperabili. I disinformatori sono sempre all'opera. Colpa mia dovevo guardarci meglio ma poi mi sono dimenticato.
Mi ha chiesto di incontrarci a Rimini per provare la Sigma. Ha fatto 3 foto che poi gli ho inviato.
Eravamo in riva al mare, ha fatto 2 foto al mare ed una ad una cosplayer. Tutto quì. Poi ognuno vede quel che vuol vedere, come si insegna in un banale corso di comunicazione. Il classico disegno sulla lavagna di un cappello, in realtà è un Boa che ha ingoiato un elefante.MrGreen
Io ero li per questo, lui ha visto altro. Come dicevo sono materiale ed un ignorante fotografico, faccio foto a quello che mi piace. Punto




avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 22:09

Io ero li per questo, lui ha visto altro


Era ben questo il senso del topic.


Ciao

Alessandro

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 22:18

Eggia' MrGreen

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 22:20

FotografoAgnostico, ne ho scritto anche io nel mio intervento sopra,
Tempo fa ho letto che una fotografia può essere concepita come una finestra (e quindi ciò che le conferisce significato è l'intento dell'autore) oppure come uno specchio (nel qual caso è l'emozione del fruitore che ne concretizza il senso)

ma attento che tu stai male interpretando il significato di quello specchio o finestra che è una mostra curata da John Szarkowsky, all'epoca direttore del MoMa,



i termini come sono usati da Szarkowsky hanno questa accezione:
He believed that the photographs of the preceding twenty years could be seen either as mirrors which he described as being a “romantic expression of the photographer's sensibilities” or windows “through which the exterior world is explored in all its presence and reality”

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 22:22

Io sto con gli specchi

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 22:29

qui, a chi interessasse, un articolo sulla mostra Mirrors and Windows:
stevemiddlehurstidentityandplace.wordpress.com/2016/04/25/john-szarkow

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 23:35

@ AdamoEdenless e @ Jacopo Pasqualotto

Acheo, ha presentato una foto con modifiche minime o nulle.
La tua è stata lavorata e modificata secondo i tuoi gusti e stile.


Non so se sia il caso dell'immagine che ha postato qui Jacopo, ma da quello che ho capito leggendolo e guardando le sue fotografie lui non cerca la 'postproduzione'. Il suo progetto (e istinto) è scoprire ciò che può ottenere dalle fotocamere, infatti usa il JPEG cioè il file per eccellenza 'pronto' e sperimenta ogni attrezzatura anche se ritenuta tecnologicamente obsoleta. Per come lo vedo mi fa pensare a uno di quei musicisti che fa musica campionando i rumori del mondo reale (perché a saper ascoltare ogni rumore è suono), in particolare quelli prodotti dalle macchine, che come un eroe steampunk ama e vive avventurosamente (si veda il suo topic in cui smonta un Nikkor 80-200 f 4,5).

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 23:46

@ Andrea Taiana
hai citato un testo della Sontag incredibilmente pertinente (invogliandomi a leggere il libro che avevo comprato e infilato immediatamente in libreria), poi Szarkowsky.

Riporto qui una citazione dalla tua bio, perché non capita spesso di leggere cose così:

Nel 2013, quasi a voler recuperare un ritardo culturale durato quarant'anni, mi immergo con una sorta di furor nella lettura di libri dedicati alla fotografia facendone l'unico argomento delle mie letture. Anche con l'aiuto e seguendo alcune indicazioni dei fratelli pittori di paesaggio en plein air, provo ad uscire dal limbo dell'ignoranza approfondendo la conoscenza di storia, correnti culturali, poetiche e figure di rilievo della fotografia, contemporaneamente focalizzando meglio e riorientando in parte le mie scelte di stile e soggetto.


avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 23:55

Canti è esperto in creare pistolotti che io non sono in grado di capire. Sono molto materiale.


Te possino... ;-)

La foto di Acheo è fatta con la mia Sigma SDQ, impropriamente settata in DNG. Era appena arrivata (il terzo corpo) che ho deciso di usare all'ultimo minuto per il RiminiComix.


Colpo di scena! quindi ci sei tu dietro la foto di Acheo.
(Avevo citato Claude Nori, anche lui fotografava Rimini).


avatarsenior
inviato il 10 Novembre 2021 ore 0:16

Se tu non fossi andato a quella mostra e io, senza aggiungere alcun contesto, ti facessi vedere quella foto con le due tipe di schiena, che cosa ne penseresti? E se ti facessi vedere Rhein II dicendoti che l'ha fatta un nerd che scrive tutto il giorno sui forum di pseudotecnica? Impossibile a dirsi naturalmente, perché ormai di quelle foto conosci il contesto.
Dunque bisogna rimuovere il contesto? No, lasciamolo stare dov'è perché può avere una funzione storica. E allora? Proposta: cerchiamo di rimuovere quello che va al di là degli aiuti alla lettura.
Guarda qui, è un'opera minore di Gursky:


@ Lollus
Ok, la foto è questa.




penserei che sfugge allo stereotipo ritrattistico tipicamente maschile, i fotografi di solito non compongono così l'immagine, questo può far pensare a una ricerca sull'autorappresentazione fatta da una fotografa. Molta fotografia contemporanea femminile lavora sull'autorappresentazione, sul trovare un proprio spazio simbolico, forse perché è una categoria oppressa (nel caso della foto sopra il discorso sull'oppressione diventa intersezionale: donna e nera).
it.wikipedia.org/wiki/Intersezionalit%C3%A0

Di Gursky penso che è più bella la foto 'minore' che hai segnalato rispetto a Rhein II che mi pare proprio una cosa concepita per il ricco collezionismo.

Comunque sì il tuo discorso sul contesto è giusto. Ci fu un sociologo francese che si occupò del modo in cui viene creato il valore di un'opera: Pierre Bourdieu, Le regole dell'arte.



avatarsupporter
inviato il 10 Novembre 2021 ore 10:58

Ciao Canti del Caos, io sono sempre grato dei tuoi topic, mi fan perdere un sacco di tempo che sono felice di perdere, perché ogni volta scopro qualcosa di nuovo per me - un fotografo, un libro, un modo di guardare le cose - o qualcosa di affine a me o di alieno (è interessante scoprire anche gli alieni al nostro mondo). Dell'interessante video, tra altre cose notevoli, mi porto a casa quello che Thorimbert dice a proposito del ritratto: "la testimonianza di un incontro". Poi Claude Nori: veramente interessante.
Veniamo alla foto di Acheo: per fortuna non so se mi piace o no perché non è questo il tema del topic e nemmeno se sia bella o brutta. È una foto che qualcosa mi suscita in emozione e sentimenti, non esattamente quelli che tu esprimi e forse nemmeno quelli che hanno mosso Acheo a scattare. Qualcosa di contrastante a cavallo tra quelli che tu hai descritto ed un senso di inquietudine e minaccia. Dal punto di vista convenzionale è talmente "sbagliata" da dire la sua. Al di là della qualità delle foto (non sono un bravo critico e probabilmente se qualcuno mi offrisse del Tavernello dicendomi che è un vino raffinatissimo ci cascherei) il confronto con le foto dei maestri e il perché del confronto ci sta. Devo però dire che le foto di Nori e di Ghirri hanno una tale forza nei soggetti e nelle composizioni da sottomettere le convenzioni.
L'ombrellone rosso fa girare lo spazio attorno a sé, non ha bisogno dell'orizzonte dritto, anzi forse l'orizzonte dritto renderebbe la foto solo più piatta.
La foto di Nori con l'automobile e l'uomo che guarda verso il lato corto più vicino mi sembra giocata su un equilibrio molto delicato e sapiente. È una foto complessa. Ne ho vista un altra di Nori, in bn, in cui si vede una ragazza "in volo" su un orizzonte pendente ma anche lì il soggetto mi sembra dettar legge sullo sfondo.
Nella foto di Acheo non so, è andato oltre, non so se per caso, per pura spontaneità o per voluta arditezza ma è andato oltre.

C'è un'altra convenzione che emerge nella discussione: l'orizzonte deve essere dritto, se è storto lo deve essere decisamente. È una convenzione che ha la sua fondatezza. Eppure Claude Nori viola anche questa convenzione: ho visto che i suoi orizzonti sono lievemente storti... Un orizzonte decisamente pendente ha significati forti che si impongono. Forse Nori non voleva la stabilità del mondo di un orizzonte dritto ma neppure il precipizio di un orizzonte decisamente pendente. Forse solo un palpito di vita (almeno così io sto nelle sue immagini) o forse la totale soggezione dello sfondo al soggetto.
Se ricordo bene a te non piace che la fotografia si occupi di geometrie perché la fotografia è racconto (se sbaglio correggimi). A me invece la geometria piace e penso che anche la geometria possa essere di volta in volta poesia e racconto (è impressionante quanto Caravaggio abbia raccontato con le linee e le geometrie). Beh, per me in qualche caso le linee pendenti, gli squilibri e i vuoti non convenzionali (penso per esempio alla regola paesaggistica che sconsiglia di fotografare due alberi, meglio tre) possono contribuire alla poesia o al racconto geometrico.

Per quanto riguarda i "manifesti": per molto tempo nella mia frequentazione della letteratura, dell'arte e della musica, i "manifesti" mi hanno dato ai nervi, troppo assolutisti e definitori per il mio carattere, ora li vedo con molto meno fastidio, li vedo con ironia, spesso segnano passaggi nello sviluppo di personalità e movimenti molto complessi e ricchi, capaci di andare oltre i loro stessi manifesti. Io, che ho una personalità piuttosto banale, è meglio che non aderisca ad alcun manifesto.

Torno sulle convenzioni: ogni arte che si ferma alle convenzioni e alle regole finisce per diventare sterile. Le regole sono una sfida. Impara l'arte e poi mettila da parte, si diceva un tempo. Una volta che l'hai messa da parte puoi usarla con libertà.
Bisognerebbe sempre ricordare che le "regole" si formano a posteriori, dall'esperienza, non sono degli a priori immutabili, dicono ciò che normalmente funziona e si modificano quando sono insufficienti. Sono dei tracciati possibili, dei modi per creare un canovaccio in cui muoversi.

Con la fotografia, per limiti di età e di talento, non arriverò mai a quella libertà che si chiama "sprezzatura" ma quando improvviso nella mia attività musicale mi diverto ad andare dentro e fuori dai canovacci, è bello starci dentro sapendo che fare, è bello uscirne e strapazzarli. Io so che canto bene quando sono come un delfino che nuota e uno fotografa bene quando è come un delfino che nuota. Quando ho visto la mostra "Genesi" di Saltando ho pensato: questo è un delfino. La foto dell'ombrellone rosso l'ha fatta un delfino. Naturalmente ci sono altre dimensioni, la sprezzatura non esaurisce tutto.

È molto giusto quello dici sulla fotografia di architettura e sugli architetti che devono fare stare in piedi gli edifici con le linee dritte. Gaudi si fece ispirare dalla natura perché gli offriva la possibilità di architetture non ortogonali, per questo le sue colonne sono spesso "storte", sono come alberi... ma anche lui faceva i conti con la fisica.

Se dovessi dirti qual è il mio manifesto di fotografia lo direi così (sorridendoci sopra perché è meglio che io non faccia manifesti): fotografa ciò che ami, che incontri profondamente, fa' in modo che il "ritaglio" operato dalla fotografia abbia dentro il tuo sguardo. Amore e sguardo hanno le loro leggi e la loro libertà.

user225138
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inviato il 10 Novembre 2021 ore 12:03

@Andrea Tatiana
Conosco bene Szarkowski, ma credo che - come molti critici e curatori d'arte della sua epoca - rimanga ancorato alla centralità dell'intento dell'artista, tralasciando la soggettività del fruitore e la sua interazione con l'opera, che invece diviene un fattore centrale negli sviluppi artistici che seguono (si pensi al lavoro di Marina Abramovic, ad esempio).

Nel caso specifico mi attengo forse più strettamente di lui al concetto di specchio, nel quale si riflette chi lo guarda e non (solo) chi l'ha costruito.

Mi sembra anche una concettualizzazione più rappresentativa degli approcci che il pubblico ha nei confronti della fotografia.

avatarsenior
inviato il 10 Novembre 2021 ore 13:12

Ho guardato Ghirri.
Non mi piace.

user225138
avatar
inviato il 10 Novembre 2021 ore 13:18

Lo conoscevo già, e non piace nemmeno a me. O meglio, ne apprezzo gli intenti ma le opere mi lasciano indifferente.

avatarsenior
inviato il 10 Novembre 2021 ore 13:19

@ContidelCaos, gran libro il bianco è nero di Marco Olivotto.
Infatti ha pubblicato una mia foto MrGreenMrGreenMrGreen

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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