| inviato il 23 Luglio 2021 ore 20:25
il manico è il cervello, e quello conta, in ogni genere fotografico, più di qualunque attrezzatura. |
| inviato il 23 Luglio 2021 ore 22:15
In generale hai perfettamente ragione ma nella fotografia d'azione (di questo si parla in questa discussione) bisogna cogliere l'attimo. Il cervello va troppo piano. La tecnologia conta di piu' che in tanti altri generi in cui si può pianificare e progettare lo scatto.
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| inviato il 23 Luglio 2021 ore 22:53
Il cervello elabora idee. La mitraglietta no. |
| inviato il 23 Luglio 2021 ore 23:03
Indubbiamente. Io ho avuto sempre una grande attrazione per il movimento naturale. Stavo ( e sto) davanti a un acquario ben realizzato per ore. La contemplazione della natura è sempre stata il motore della mia vita. In particolare riuscire a fermare col massimo dettaglio quello che si muove velocemente, uccelli e insetti. Il movimento che un occhio umano vede mosso. Il cervello lo uso per mettemi in condizione di inquadrare il movimento naturale. Ma di tempo per pensare durante l'azione ce n'è veramente poco.
 Questo è un insetto che catturavo da bambino sulle rose. Senza mitraglietta questa foto non l'avrei fatta. Certamente è un'immagine che interessa a me. Non è certamente un gusto molto comune. Ma amo anche guardare altri generi e mostre di pittura o scultura. Ma non scatto o pratico quei generi. Ho quadri moderni nell'arredamento di casa, non fotografie. |
| inviato il 31 Luglio 2021 ore 14:47
In realtà oggi è difficile come un tempo scattare per raccontare qualcosa.. |
| inviato il 31 Luglio 2021 ore 15:28
Indubbiamente l'attrezzo fa. Se non hai una focale sufficiente, puoi essere esperto quanto vuoi ma sarai sempre lontano. Senza scalpello e martello non puoi dare forma neppure ad un paracarro. Ma tra un paracarro ed una statua, a parita' di scalpello, ce ne passa. Che poi, il progredire delle prestazioni e il conseguente costo superiore delle fotocamere, selezionino i fotografi, e' un dato di fatto. Non tutti possono permettersi uno scalpello da diecimila euro. Quindi, a fare naturalistica, bisogna arrivarci. Ma e' anche vero che tra quelli che possono permetterselo, molti avrebbero tranquillamente potuto continuare a scolpire paracarri. Voglio dire.. quale' la differenza (plus) tra una bella foto ad una cicogna , scattata all'oasi di Racconigi, e quella al gatto di casa impegnato a giocare con un topo?. Da profano, credov invece che la fotografia naturalistica sia ben altro che il poter contare le piumette di un uccello in volo. |
| inviato il 31 Luglio 2021 ore 16:32
La fotografia naturalistica ha per oggetto la natura più o meno selvaggia. Per come scatto io sono compresi tutti gli adattamenti possibili, compresa la nidificazione in città. In realtà la natura selvaggia si sta progressivamente spostando vicino all'uomo. Bisogna cercare e saper vedere. Ma bisogna anche trovare le informazioni. Questa primavera ho trovato decine di corvi imperiali in un paese del parco d'Abruzzo. Ho avuto l'informazione guardando Geo & Geo su RAI 3. Le piumette che indicano un buon dettaglio di soggetti magari piuttosto rari, dal mio punto di vista non hanno molto significato se il soggetto è posato o addirittura attirato in un set. Ma ciascuno fotografa quello che sa e quello che può. Ma la tecnologia aiuta eccome a fare foto wild molto significative.
 Angus bisogna sapere vedere i cambiamenti in corso. Io amo osservare e aspettare. Certamente anche condividere con altri fotografi e ornitologi aiuta a raccontare l'adattamento. |
| inviato il 31 Luglio 2021 ore 16:57
Claudio, complimenti per le rondini! Una considerazione personale è che, riprendendo quello che scrivevi " la natura selvaggia si sta progressivamente spostando vicino all'uomo", a me a volte viene da pensare che in molti casi succeda il contrario, data la nostra tendenza a prendere "possesso" di tutto, in modo ben poco costruttivo... E di natura selvaggia ne resta sempre meno. |
| inviato il 31 Luglio 2021 ore 17:11
Sì e no. Sì perché le attività economiche sregolate tolgono lo spazio vitale alle specie selvatiche, e le costringono a vivere vicino a noi. Quest'anno le nidificazioni di fraticelli e avocette si sono spostate dalle saline di Margherita di Savoia alle zone umide accanto ai grandi inurbamenti turistici nel comprensorio di Manfredonia.
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| inviato il 31 Luglio 2021 ore 21:30
Bello scatto! In effetti credo che "si e no" sia l'osservazione più aderente alla realtà, in quanto sono due facce dello stesso fenomeno espansivo umano. Fino a poco tempo fa avevo a portata di bicicletta alcune zone umide "tranquille" dove spesso andavo a riposarmi e mi capitava di avere la compagnia, oltre che di alcuni anatidi onnipresenti, anche di vari tipi di ardeidi e qualche fugace apparizione di rapaci. Da un po' di tempo la zona è troppo antropizzata (causa costruzioni abusive poi miracolosamente "sanate"). Inutile dirti che li di Aironi Bianchi, Nitticore, Gheppi e Nibbi Bruni quasi non se ne vedono più... In compenso sono ulteriormente aumentati i gabbiani reali, le cornacchie e, dato il clima ormai a loro favorevole, anche interi e rumorosi stormi di parrocchetti dal collare. |
user224466 | inviato il 31 Luglio 2021 ore 22:39
Questo e altri simili è un genere di fotografia che a breve "morirà". Già ora è possibile estrarre da un video un fotogramma a buona risoluzione. Punti, premi il pulsante, segui il corvaccio, rivedi il filmato, estrai il fotogramma, ti vanti (sempre meno). La fotografia con l'avvento delle mirrorless sta diventando sempre più un sottoprodotto del video. Tutto finito, dai... ma quale manico. Edit: anzi no il manico sta nella forza di volontà e la passione di voler stare una mezza giornata in un acquitrino. Sì. |
| inviato il 31 Luglio 2021 ore 23:11
Questa è una storia che ho sentito per la prima volta da un fotografo industriale circa 35 anni fa. La differenza è nella tua affermazione di morte di un genere che per la bellezza naturale che descrive è molto vivo. Poi tutto è possibile, ma la tua previsione mi risulta piuttosto improbabile. L'occhio infatti è attratto dalla bellezza e gli esseri viventi sono la forma più differenziata di bellezza che esiste.
 Non è che siccome queste immagini diventeranno via via più comuni, alla fine spariranno, anzi... Credo che le vedremo sempre più spesso nella pubblicistica e in rete, nella pubblicità e nella stampa naturalistica specializzata su carta. Negli anni sessanta nelle enciclopedie c'erano solo foto di uccelli impagliati, oggi le foto ad alta definizione di uccelli posati si trovano ovunque. Pian piano diventeranno altrettanto comuni le foto di uccelli in pieno volo che descriveranno la predazione ed altri aspetti dinamici della loro biologia. Condivido invece la necessità di sacrificarsi e impegnare molto tempo per ottenere immagini significative di molte specie diverse, visto la grande riduzione del numero di uccelli pressoché in tutti gli ambienti naturali.
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| inviato il 01 Agosto 2021 ore 0:39
Continuo a ribadire che se un genere fotografico, qualsiasi, viene ritenuto morto o prossimo alla morte solo perché tecnicamente è diventato più facile realizzare lo scatto, vuol proprio dire che si è perso di vista il fine della fotografia.... Sinceramente io vedo tanti fotografi che hanno a curriculum tanti scatti esteticamente accattivanti ma zero cose da dire e/o progetti (le due cose vanno a braccetto).... Di Matteo Luciani e Lorenzo Shoudbridge ne vedo in giro pochissimi.... Il 99% degli utenti di questo forum riterrebbe brutto il 99% degli scatti contenuti in "custodi erranti " di Luciani....quando invece parliamo di un racconto fotografico naturalistico splendido.... E ancora, ripensando a libri come quello mi incaxxo ancor più quando leggo sentenze di morte per questo genere solo perché oggi un tracking aggancia meglio un soggetto.... Brrrr..... |
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