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L'evoluzione della Fotografia


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user120016
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inviato il 27 Febbraio 2020 ore 8:39

Come è stato giustamente scritto, il linguaggio fotografico si è modificato tanto (ed intendo negli ultimi 25-30 anni) anche per i mezzi con cui si fruisce delle immagini e per il pubblico. In passato riviste specializzate ed autorevoli, libri fotografici e mostre. Oggi fondamentalmente il web e, solo in piccola parte, situazioni in cui la foto è stampata. Ed il pubblico è sempre più vasto ed eterogeneo e sempre meno competente. Perché? Perché Facebook, Instagram ed altri social sono gratis (per chi pubblica e per chi guarda) mentre libri, riviste e mostre (dove solitamente c'è la fotografia d'autore) si pagano e dunque solo chi è davvero interessato a studiare una certa foto di qualità è disposto a spendere dei soldi... Poi magari di autori bravi se ne trovano anche sui social ma in genere sono diluiti in mezzo a migliaia di trash-photo.
Sembra un discorso classista ma a me pare sia così.... E finché la palestra dei nuovi fotografi sarà rappresentata dal web, non meravigliamoci del proliferare di obbrobri a tutto spiano.

user120016
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inviato il 27 Febbraio 2020 ore 9:00

P.s. riguardo alla condivisione, poi, ho una personalissima visione che può essere o meno condivisa. Fondamentalmente pratico pochi generi. Per quanto riguarda il ritratto o lo still Life, mi piace condividere le foto perché ritengo che ci siano dei messaggi da veicolare. Ma la quasi totalità della mia produzione riguarda la foto di paesaggio (diurno-notturno) e la macrofoto. Mi piace raggiungere posti in cui la natura offre spettacoli unici, immergermi nel silenzio che solo la montagna sa offrire e godere di profumi e di atmosfere magiche che valgono solo quelle il sacrificio di alzarsi presto e faticare. Perché spesso tocca partire con il buio, magari camminando per ore su sentieri di montagna con decine di kg appresso per scattare una singola foto. Ma quella foto poi è mia. Quella foto deve catturare quel momento e conservarne le emozioni. Sicché, tutte le volte che guarderò quella foto, potrò rivivere quei silenzi, quelle emozioni, quei profumi... Quelle atmosfere. E sarà come tornare in quel posto, dieci, cento, mille volte... Chi non c'era potrà vedere un bel paesaggio ma non avrà lo stesso feedback e la stessa esperienza sensoriale. Ed è per questo che non faccio più una mostra da oltre 10 anni e non pubblico i miei paesaggi. E soprattutto è per questo che non mi interessa modificare le mie foto con filtri artificiali o editing posticci.
Ripeto, molti non concorderanno con questa visione ma era giusto per dire che la condivisione mediatica delle proprie opere non sempre è il motore che porta a scattare fotografie.

avatarjunior
inviato il 27 Febbraio 2020 ore 14:23

@Domenico Mancuso, dici di non voler condividere le tue emozioni, eppure, raccontandole a parole, hai dimostrato una grande sensibilità poetica e, in fondo, anche un inconfessato desiderio di condividerle. Leggendoti è come se fossi stato con te. Io, addirittura, quando vado in giro faccio pochissime foto, perché voglio godermi il paesaggio memorizzandolo dentro di me anziché nell'hard disk del mio notebook.
Però, se ognuno volesse tenere tutto per sè, le arti non esisterebbero. Il fatto è che, mentre in passato si lavorava quasi esclusivamente su commissione, oggi tutti possiamo fare arte liberamente. È un bene? Pensando alle possibilità terapeutiche e al senso di appagamento che le arti ci possono dare, direi che le possibilità espressive offerte a tutti siano un fatto positivo.
Il rovescio della medaglia è la scomparsa dei maestri: nei secoli passati Omero, Virgilio, Giotto, Leonardo, Montale, Fellini, Nadar costituivano imprescindibili punti di riferimento che mancano nel nostro tempo. Oggi tutti desiderano esprimersi e c'è una grande fame di notorietà. Sembra ormai che se non sei sui social è come se non esistessi. Ho sentito dire che oggi, in un giorno, si pubblicano più foto di quante se ne sono pubblicate dall'origine della fotografia in poi.
La conseguenza è la stessa che si verifica coi beni economici: quanto più essi sono accessibili, tanto più il loro valore (e prezzo) scende. Così, se tutti scattano foto e scrivono poesie, il valore di fotografia e poesia scende inevitabilmente. Un poeta, in una poesia intitolata "Feisbuc" ha scritto: "A nessuno si negano / cinque secondi di notorietà". In tale situazione, se la "valuta" estetica è il "like" il suo valore è molto debole!
D'altra parte non condividere può portare, secondo me, ad atrofizzarsi, morendo a poco a poco. L'uomo non è un animale sociale?
P.S. Le riflessioni sono tante: si dovrebbe creare una sezione di Juza dedicata a teoria e filosofia della fotografia.

avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2020 ore 14:32

la quasi totalità della mia produzione riguarda la foto di paesaggio (diurno-notturno) e la macrofoto. Mi piace raggiungere posti in cui la natura offre spettacoli unici, immergermi nel silenzio che solo la montagna sa offrire e godere di profumi e di atmosfere magiche che valgono solo quelle il sacrificio di alzarsi presto e faticare. Perché spesso tocca partire con il buio, magari camminando per ore su sentieri di montagna con decine di kg appresso per scattare una singola foto. Ma quella foto poi è mia. Quella foto deve catturare quel momento e conservarne le emozioni. Sicché, tutte le volte che guarderò quella foto, potrò rivivere quei silenzi, quelle emozioni, quei profumi... Quelle atmosfere. E sarà come tornare in quel posto, dieci, cento, mille volte...


Domenico non sai quanto ti invidio, perchè io a differenza di te sono pigro, e non mi sono conservato bene in salute, per cui oramai non è più così per me come lo era una volta... ma ti invidio , ti aprezzo e ti stimo.

user90373
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inviato il 27 Febbraio 2020 ore 23:23

@ S.Quasimodo Uomo del mio tempo.

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. ..................................


Questo mi fa riflettere su cosa si intende per "evoluzione" dal momento che la tiritera recita:- "La foto la fa il fotografo, non il mezzo" e, fino a prova contraria, il fotografo rientra nel genere homo.
Se tanto mi da tanto la fotografia "è ancora quella".

user120016
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inviato il 27 Febbraio 2020 ore 23:24

@Antonio Risi
Ti ringrazio per le tue parole. Credo comunque di essermi spiegato male sul concetto di condivisione. Non c'è da parte mia una volontà di non condividere i miei scatti. Anche perché in passato ho partecipato a mostre collettive ed anche a qualche personale. Inoltre, mi piace regalare sempre qualche mia stampa ai gestori di hotel, locande e b&b in cui soggiorno quando vado a scattare. Ed è sempre un piacere vedere queste stampe esposte in bella mostra quando mi capita di tornare.
Il mio concetto iniziale è che non penso ai fruitori finali sui social ed al loro consenso o like quando scatto. Perché il primo e più critico destinatario delle mie foto sono io. Poi, non è detto che queste foto non vengano mostrate ma la mia impressione è che l'apprezzamento sia sempre parziale e distaccato perché giustamente manca quel pathos legato alla mancata presenza sul posto. Per me è un ricordo di un attimo speciale. Per tutti gli altri è solo guardare un bel paesaggio e niente più. A questo aggiungi anche che, scattando a pellicola, il target finale è la stampa. Per cui la condivisione fisica di una stampa è un conto, la condivisione di un file sul web ha un pubblico ben più ampio. ;-)

user120016
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inviato il 27 Febbraio 2020 ore 23:32

@Bergat
Ti ringrazio della stima che, sai bene dalle tante discussioni in comune, è reciproca.
Nemmeno io ho più 20 anni e dunque la resistenza fisica non è quella di un tempo mentre i pesi da scarrozzare son sempre quelli.
Semplicemente mi sono adeguato. Vado più adagio, mi fermo più spesso a prender fiato ed ho aggiunto uno sgabellino preso al Decathlon con 10€ alla mia attrezzatura. E magari scelgo sentieri meno ripidi. Ma la volontà e la curiosità sono sempre quelle di un tempo. E probabilmente il fatto di avere da decenni gli stessi compagni di viaggio (folding, banchi, e fotocamere ormai avvezzi a qualunque meteo e temperatura) mi rende tutto più facile e più sicuro. ;-)

avatarsenior
inviato il 28 Febbraio 2020 ore 10:21

Foto Caldani, le immagini di ritratto contemporanee sono tutt'altro che così. La tendenza delgi autori di questi tempi è proprio il contrario, ambientato con diaframmi chiusi e molto contesto.

avatarsenior
inviato il 28 Febbraio 2020 ore 10:48

Zuorro mi fai un esempio ?

avatarsenior
inviato il 28 Febbraio 2020 ore 12:05

Certo.

gideonmendel.com/submerged-portraits/

parallelozero.com/the-soul-of-crete/

parallelozero.com/slubfurt/




avatarsenior
inviato il 28 Febbraio 2020 ore 12:23

quelli sono ritratti documentaristici

avatarsenior
inviato il 28 Febbraio 2020 ore 12:29

eh quindi non sono ritratti?

Ps: sono i primi che mi sono capitati sottomano.
La tendenza in ambito autoriale è diversa da quella anche solo di una decina di anni fa, almeno per quello che vedo in giro

avatarsenior
inviato il 28 Febbraio 2020 ore 13:32

Vabe allore prendi i ritratti in f1 son fatti tutti co diaframmi apertissimi. ;-)

avatarsenior
inviato il 28 Febbraio 2020 ore 13:51

sono autoriali.

Non conosco i ritratti della F1? hanno dei parametri, sono commissionati?
Non ho trovato niente online sugli autori di queste foto.

avatarsenior
inviato il 28 Febbraio 2020 ore 16:41

;-)

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