| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 8:44
assodato che, legalmente, non ci sono particolari vincoli a fotografare le persone su luoghi pubblici, ma anche privati se visibili da suolo pubblico e non sono presenti almeno un minimo di misure di tutela della privacy (sempre, ricordo, escludendo i minori), evidentemente la questione diventa di morale o etica, pertanto ciascuno può affrontarla come ritiene giusto per lui. Ma non dascondiamoci dietro a giustificazioni per lo meno poco plausibili per giustificare moralmente le proprie scelte: non esistono "senzatetto" contenti della situazione in cui vivono...che poi, come in tante altre situazioni, ci sia chi comunque riesce a mantenere ottimismo e gioia di vivere, quello è un altro discorso. Si stanno fotografando persone in difficoltà, tanto quanto una persona ammalata o ferita, e la loro disgrazia è proprio la ragione per cui le si fotografa. |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 8:57
@Nicfit, sono d'accordo se io sono sereno nella mia condizione, qualunque essa sia, sociale, psicologica, umana non ho problemi ad esternarlo, sorridendo, essere complice con chi mi si avvicina ecc. Tipico atteggiamento del bambino o animale sano e sereno, non varà problemi a socializzare. Differente, è il caso in cui io vivo la mia situazione con disagio, allora non voglio interagire con nessuno. Io ovviamente mi rivolgo al caso secondo e in generale ai snzatetto, che potrebbero essere più disagiati. Se io fotografo una bella donna, o un bell'uomo e questo avverte la mia presenza come invadente e scocciante, è la stessa cosa del senzatetto. Ciao LC |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 9:47
Le belle parole di Gilardi proposte da Mario sono un buono spunto ma vanno contestualizzate. Gilardi non si riferiva a tutta la fotografia ma solo alle immagini scattate con intenti "speculativi" Lui stesso ha passato la vita a raccogliere immagini per documentare la Shoah. Ci sono moltissimi autori che hanno fatto ottimi lavori sui temi da lui citati, alcuni in ordine sparso, Lisetta Carmi, Letizia Battaglia, Ivo Saglietti, Salgado, sono certo che Gilardi non si riferisse a loro Insomma ancora una volta a contare in modo decisivo è il perchè si fotografa, cosa si vuole davvero raccontare. |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 9:57
“ ono certo che Gilardi non si riferisse a loro „ Si riferiva alla Arbus ma in fondo a tutti i fotografi poi è chiaro che se davvero devi documentare un altro discorso |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 9:59
per inciso, anche io mi riferisco alla fotografia a scopo di mera pubblicazione su forum.. |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 10:22
“ Si riferiva alla Arbus ma in fondo a tutti i fotografi poi è chiaro che se davvero devi documentare un altro discorso „ L'opera della Arbus è sicuramente particolare, eticamente ne sono state date le più molteplici interpretazioni sia positive che negative ma il suo valore non è in dubbio, personalmente propendo a riconoscerle l'onestà intellettuale, Susan Sontag a proposito del suo suicidio disse “ prova che le sue foto erano pericolose per lei „ Il distinguo sul documentare, ma anche raccontare, è molto importante. “ per inciso, anche io mi riferisco alla fotografia a scopo di mera pubblicazione su forum.. „ Si, basta ricordare che tutto quello che passa su un forum non è detto che abbia come fine il forum stesso, siamo in luoghi di condivisione che ognuno utilizza in modo diverso, bisogna sempre valutare ogni lavoro come cosa a se un esempio qui www.juzaphoto.com/galleria.php?t=78479&l=it |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 11:21
“ Mi permetto di dire solo una cosa: qui mi pare che ogni volta che si nominano senzatetto si dia per scontato che siano persone disperate, tristi, in difficoltà. Beh, non è sempre così. C'è chi cantava (su altri temi) “ho visto anche degli zingari felici”, ci sono in giro anche “barboni felici” (passatemi il termine) a cui una foto rubata non farebbe né caldo né freddo, una foto scattata dopo un incrocio di sguardi o un sorriso può addirittura far piacere, anche senza spendere una parola, una chiacchierata nata da una richiesta di permesso può far scoprire un sacco di cose inaspettate. A volte il non fare una foto perchè “no dai, guarda che poveretti, che disagiati, faccio a meno” diventa un'ulteriore discriminazione, per quanto involontaria e dettata da pudore. Non intendo dire che tutti dovrebbero fotografare tutto (e tutti) senza porsi problemi (anzi, porsi questioni “etiche” può essere un buon segno, in generale), ma solo che prendere quelle decisioni dando per scontato il punto di vista dei potenziali soggetti non è il modo migliore per venire a capo della questione e non deve essere necessariamente alla base della scelta di scattare o meno. „ Personalmente mi sento di condividere in pieno quanto scritto da Nicfit in merito a questo argomento(tra l'altro già trattato)dove spuntano sempre i moralisti o presunti tali,aggiungo anche che laddove ci sono i problemi non si risolvono nascondendo la polvere sotto il tappeto. |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 11:31
il problema non è l'eventuale fastidio nel vedere una foto che ci ricorda che, mentre noi parliamo di pdc, reflex ecc ci sono persone che soffrono. Per cui, lo scopo di questa sorta di auto censura non è per nascondere un problema. Ma, al contrario, si sta discutendo se sia etico sfruttare la disgrazia altrui per ottenere uno scatto utile, spesso, solo a soddisfare l'ego del fotografo. |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 11:32
“ aggiungo anche che laddove ci sono i problemi non si risolvono nascondendo la polvere sotto il tappeto. „ Neanche fotografandola e mostrandola in un forum. Se si vuole pulire la stanza ci si arma di scopa e palettae si pulisce, e ci sono decine di associazioni che lo fanno e cercano persone (vedi Comunità di S. Egidio), se la si fotografa e la si mostra al pubblico per farsi dire "Bravo che bella foto artistica" allora si è meschini |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 11:32
Non si tratta di nascondere la polvere sotto il tappeto. Si tratta di rispetto delle persone. Si può fotografare il senzatetto instaurando un rapporto con lui. |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 11:34
“ Si può fotografare il senzatetto instaurando un rapporto con lui. „ Ecco questo è un altro aspetto ma resta sempre il problema dello scopo della foto, se lo si fa per gratificare il proprio ego in una mostra è sempre meschino il farlo |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 11:42
Mario, ci sono "uomini liberi" per scelta. E sono tanti. Uomini disposti a rinunciare ai capestri dell'odierna società in nome e per conto della Libertà. E sono felici. Io ne ho conosciuto uno ... www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3017873&l=it ho avuto modo di parlarci passando molto tempo con lui. Ed ho scelto di pubblicare i suoi scatti perché, fino alla noia, raccontano la dignità di chi ha scelto di vivere in maniera diversa. PS magari, non ci fosse stata questa discussione, avrei deciso di tenerli solo per me. O forse no ... |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 11:45
“ Ecco questo è un altro aspetto ma resta sempre il problema dello scopo della foto, se lo si fa per gratificare il proprio ego in una mostra è sempre meschino il farlo „ giusto, anche perchè, onestamente quale "rapporto" può pensare di instaurare uno che viaggia con 3000 euro di attrezzatura al collo con uno che, letteralmente, non ha nemmeno dove dormire? quale empatia si può veramente creare? e comunque, in ogni caso, l'oggetto della foto, il "valore", rimane sempre e comunque la disgrazia della persona. Che se usata in un progetto di denuncia sociale ecc ecc va bene, usata per farsi belli su un forum no. |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 11:50
“ moralisti o presunti tali „ moralisti, complottisti, terrapiattisti, buonisti, populisti...macheduepalle co 'ste etichette. Uno non può avere un'idea, una pensiero, anche banale, main stream che arriva il libero pensatore de 'sta ceppa di turno e ti etichetta sopra qualcosa. SI sono un moralista, cioè ho una morale, e la morale è non spappolare le pa.lle a chi sta messo peggio di me per un presunto dovere di cornaca, o peggio senso artistoide. Io lo trovo un doveroso rispetto per chi giocoforza non vive nelle mie stesse condizioni. Punto. Lasciamo stare poi la polvere sotto il tappetto e consideriamo una volta tanto l'effetto farfalla, e cioè che ogni nostra minima azione anche non direttamente collegata con il clochard che ci piace tanto fotografare contribuisce alla sua disgrazia. Io rispetto i vostro voler fotografare voi rispettate il mio non volervo fare senza che mi date del moralista. ecchecacchio.... |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 11:52
@Angor, mi piacerebbe farti sentire alcune registrazioni al riguardo ... Chi sceglie " la strada" non è un disgraziato, anzi! E con loro si possono instaurare rapporti che vanno oltre l'immaginabile. Con "il mio amico" ci guardavamo negli occhi, senza dar peso all'outfit. Un consiglio: fatela questa esperienza. Vi si aprirà un mondo ... |
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