| inviato il 31 Marzo 2018 ore 18:51
Opisso, no, per carità, non si giudica una foto (o un quadro) con il righello o sovrapponendo una griglia per vedere dove cadono "i terzi". E se cadono bene la foto è bella... Però oggettivamente se osserviamo una composizione che ci piace, nella maggioranza dei casi (non sempre) scopriamo che rispetta determinate condizioni (non dico regole) oppure che le trasgredisce ma considerandole (ecco perché bisogna conoscere le regole per superarle). Questo accade per ragioni che hanno a che fare con il condizionamento culturale della nostra percezione visiva. La produzione artistica nella nostra fetta di mondo si è costruita progressivamente attorno a un canone su cui si è teorizzato sin dall'epoca classica. La rappresentazione dello spazio nella pittura (occidentale, pre-contemporanea) di fatto si è organizzata progressivamente secondo una convenzione nella quale le proporzioni definite dalla cosiddetta sezione aurea erano fondamentali. Questo è un fatto. Non mi interessa chi abbia inventato il termine e quando. Noi crediamo di riconoscere il "bello" anche se non abbiamo mai studiato la storia dell'arte, perché rispondiamo a questi condizionamenti molto forti e onnipresenti intorno a noi, che hanno effetto fin dai primissimi mesi di vita. Ecco perché esiste "l'occhio allenato", come dici tu. Ecco perché non serve un righello per valutare una foto. "Lo sappiamo già" se è buona o no. Ecco anche, però, perché il fotografo che ha un "buon occhio" per la composizione non ha un dono innato. È semplicemente una persona consapevole del suo condizionamento che è a sua volta capace di riprodurlo. |
user117231 | inviato il 31 Marzo 2018 ore 18:55
Ecco perché chi ha questo dono innato.. avrà sempre una marcia in più. |
| inviato il 31 Marzo 2018 ore 19:21
Ale Z, condivido molto il tuo parere. |
| inviato il 31 Marzo 2018 ore 20:00
@Naldo: al netto del fatto che il CICAP si occupa di cose che per davvero non varrebbe quasi la pena di discutere quindi sono d'accordo con alcuni di voi, per altre cose direi che mettere CICAP e "scientifica" nella stessa frase non funziona quasi mai dato che sul loro sito spesso e volentieri di "scientifico" non c'è proprio nulla, in compenso si trovano un sacco di ragionamenti affatto provati in perfetto stile 'sora Lella dal panettiere cioè una specie di gemello di Kazzenger |
| inviato il 31 Marzo 2018 ore 22:41
Ale... Sostanzialmente concordo ma... Anche se funzionasse... come posso utilizzare queste regole che sono pensate per la pittura dove tutto è posizionato come si vuole con quei colori? Ha veramente senso fare questa equivalenza tra pittura (pittura classica oserei dire) e fotografia? La domanda non è retorica. Ho un libro sulla composizione pittorica... Altro che regoletta dei terzi: sopra a ogni quadro che prende ad esempio l'autore tira sopra una ventina di linee di forza. Infatti dopo i primi tre esempi l'ho chiuso. Inapplicabile in fotografia. Se vogliamo studiare come il cervello legge l'immagine allora non è più sensato farsi un'infarinatura sulla gestalt? |
| inviato il 31 Marzo 2018 ore 23:09
Opisso non penso che la cosa cambi. Non sono fotografo e non ho mai studiato fotografia. Tutti i fotografi che mi hanno attirato e che mi attirano e perché in qualche modo hanno qualcosa in comune con illustratori e disegnatori di fumetti. Le foto che scattavo anni fa erano pensate come base per le scene da disegnare e solo anni dopo un amico fotografo mi disse che erano buone street. Man mano mi sono dedicato a questo genere seguendo le regole del disegno. Questo vale anche quando elaboro i b.n. I testi che ho in libreria non parlano mai di tecnica intesa come tempi di esposizione o diaframmi, preferisco studiare gli autori e osservare il loro lavoro come faccio con i maestri della pittura o del fumetto. In breve illustro scene di vita quotidiana con la fotocamera al posto delle chine. |
user117231 | inviato il 31 Marzo 2018 ore 23:19
Ecco spiegata la tua foto avatar. |
| inviato il 31 Marzo 2018 ore 23:24
Anche. |
| inviato il 01 Aprile 2018 ore 5:34
Grazie Maltsev. |
| inviato il 01 Aprile 2018 ore 9:02
Opisso, ti rigiro la domanda. Il portatore di "occhio allenato", secondo la tua definizione, come fa ad applicare le regole? Le applica "automaticamente". Come dice Pierfranco in fondo alla pagina precedente (sempre difficile tenere il filo di queste discussioni...), queste "regole" (e ci mettiamo dentro anche i principi della Gestalt) sono sempre individuate a posteriori. Cioè vengono in un certo senso "scoperte" quando l'efficacia è già ampiamente dimostrata dall'esperienza empirica. Per questo è in un certo senso inutile "studiarle" (impararle a memoria) è molto più utile "allenarle", cioè concentrarsi ad esempio sul sentire il peso degli elementi di una composizione che può essere un dipinto (centinaia di dipinti...) oppure quel che vediamo attraverso il frame della nostra finestra di casa. Allenare lo sguardo, valutare istintivamente e... fotografare. Altro che righello! D'altra parte tu cosa fai quando per caso incontri una cosa per strada e la tratti così? www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2035383 Oppure maltratti le regole così? www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2235755 Questa poi è il classico esempio di composizione "non a norma" che funziona perché fatta da uno che la norma la conosce bene. Tra parentesi questo genere produce cose interessanti... Fidati del tuo occhio ben allenato non del righello. |
| inviato il 01 Aprile 2018 ore 9:23
Condivido il pensiero di Ale Z, anche perché, piuttosto che di regole essendo opprotuno parlare di principi di composizione, un principio ha per definizione molte declinazioni possibili nella realtà pratica, che è dinamica. E nulla vale quanto quel "allenamento" che viene richiamato, credo anche io. Nella pratica (non di lettura ma di realizzazione dello scatto), il rapporto tra tecniche applicate (ovvero penso ai terzi e poi lo faccio) e "istinto acquisito" (ho alcuni canoni perfettamente metabolizzati e li applico senza pensare) ha poi una diversa proporzione per ognuno, in funzione di esperienza, sensibilità personale, approccio metodologico alle cose. Fattori che magari determinano anche che tipo di fotografia si pratica, cosa che cambia ulteriormente le cose: è indubbio che praticando still life in studio o fotgrafia in strada la possibilità di plasmare la forma non è la stessa. Saluti F |
| inviato il 01 Aprile 2018 ore 9:28
Si possono seguire tutte le regole che volete ma se alla base non c'è un'immagine o ona scena che catturi l'osservatore le regole servono a ben poco. La maggior parte delle immagini che vedo sui social sono scene di cose già viste e riviste anche se ben composte per cui a mio giudizio poco interessanti. |
| inviato il 01 Aprile 2018 ore 9:34
Spunto molto interessante, Francesco e Vincenzo. In effetti parlando (solo) di composizione è un po' come se rimanessimo sulla "soglia di casa" rispetto al tema più interessante del nostro rapporto con il soggetto. Come troviamo il nostro soggetto? Lo plasmiamo a piacere sul tavolo da still-life? Lo incontriamo casualmente in una sorta di affamato nomadismo? E perché diventa urgente fotografare quel soggetto? Per un semplice piacere estetico? Perché ci racconta qualcosa di più? Riusciamo sempre a combinare questi due elementi? Insomma il discorso diventa infinito... E ci porta ai "contenuti" |
user117231 | inviato il 01 Aprile 2018 ore 9:39
Mi sa che la risposta alla domanda è arrivata da sola sulle ali dello spirito pasquale. Ed è questa : Ci si è accorti che certe cose erano più belle ed armoniche prima di analizzarne e capirne il perchè. Evidentemente qualcuno in modo innato è in grado di ottenere certe cose. Una su tutti, Madre Natura. Secondo voi, avrà letto dei libri e/o studiato qualcosa a scuola ?!!! |
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