| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 23:46
“ Ma dei figuranti mongoli a cavallo vestiti da Gengis Khan con le aquile sul braccio non ne parla nessuno ? „ Stavano andando al mercato del pesce del quartiere dove IO li avrei aspettati al varco. Comunque non erano aquile ma figuranti cormorani. |
| inviato il 09 Febbraio 2018 ore 1:41
“ Ma dei figuranti mongoli a cavallo vestiti da Gengis Khan con le aquile sul braccio non ne parla nessuno ? „ mi spiace, ma io sono andato all'eagle 's festival e non sono d'accordo. Difficile sostenere che siano figuranti; fanno anche molte ore a cavallo per partecipare alle gare e non li ho mai visti chiedere o ricevere soldi; la caccia con l'aquila è una tradizione molto consolidata e per capirne la dimensione basta guardare come i padri insegnino ai figli e come gli stessi, appena adolescenti, partecipino attivamente alle gare, anche le femmine, in assenza di figli maschi.Si tratta di qualcosa molto simile a una nostra sagra paesana/festa tradizionale, con la differenza che per motivi meteorici, di spazio, di numero dei soggetti interessati i mongoli "nomadi" hanno poche occasioni per stare insieme . Inoltre, la maggior parte del pubblico è mongolo e partecipa attivamente alle gare, con tifo e passione. Ovviamente ci sono anche molti fotografi ma questo non significa che ciò che accade non sia in larga parte genuina tradizione. Credo che la sua affermazione si basi solo sulla visione di foto ma che lei non sia mai stato in mongolia; è come affermare che il palio di Siena si faccia per i fotografi: provi a dirlo a un senese. mt |
| inviato il 09 Febbraio 2018 ore 4:24
Comunque secondo me il problema se vogliamo non sta tanto nel pagare il disturbo ad un soggetto che si presta ad una foto (poi se volessimo andare nel dettaglio si dovrebbe analizzare da situazione a situazione),. Ma il problema sta piu nel pagare il soggetto per ricreare situazioni che non esistono più. Cioè si documenta qualcosa che non esiste più in pratica.poi magari chi vede la foto si fa mille viaggi mentali,per poi scoprire che lo scatto è tutto frutto di una messa in scena di una cosa che non esiste.....un po triste se vogliamo....però d altronde vediamo una marea di foto senza mai sapere cosa c'è dietro effettivamente. |
| inviato il 09 Febbraio 2018 ore 6:46
Trattasi secondo me degli stessi ritratti ambientati che si fanno con le modelle.. Paro paro.. Soggetto, allestimento del set, compenso in moneta sonante. Era sbucato giorni fa un topic sui fotografi vietnamiti mi pare, e sulla creazione artificiosa di situazioni tipiche o "folkloristiche" con tanto di modelli ricompensati in moneta sonante per la realizzazione dello scatto WOW . Oggettivamente niente di diverso. Come i bimbi col moccolo e gli occhioni tristi in qualche angolo dell'India o gli abbeveratori della piazza di Marrakech. Frutto di un'idea di rappresentare momenti di vita delle persone, che fanno parte del presente o del passato. Senza fare 5000 km, è come fotografare il vecchietto di montagna che munge la sua capra a mano. La rappresentazione di situazioni reali ma frutto di ricostruzione artificiale o quasi. O comunque persone che si prestano in cambio di qualcosa a farsi ritrarre. Per dirne una senza soggetto vivente: la stanza di qualche villa abbandonata con letti sfondati, la finestra rotta, i libri aperti,il mobile coi cassetti aperti e il giocattolo buttato a terra, senza una ragnatela o strato di polvere. Cosa diversa ad esempio delle feste paesane della Sardegna in abiti tipici o il carnevale di Venezia, dove si tratta di street o ritratto a persone volutamente abbigliati per l'occasione, quasi sempre -credo ma non ne sono sicuro- senza compenso. Non vuol essere una critica, è sempre fotografia e va presa come tale Poi che la foto sia bella nessun dubbio |
| inviato il 09 Febbraio 2018 ore 7:00
“ il vecchietto di montagna che munge la sua capra a mano „ fatto ... trent'anni fa ...... dubito che possa capitar ancora; al di là di ogni altra considerazione, è più facile fare 5.000 chilometri, specie se ci affianchi una buona vacanza. Io ho iniziato ad andare in asia quando ho scoperto che costava meno di ua settimana bianca in un posto di montagna di qualità. mt |
| inviato il 09 Febbraio 2018 ore 7:08
Sono d'accordo con Capotriumph chi mi ha appena preceduto. Per rispondere a Maurizio Trifilidis dico anche che sì, è vero quel che dice, ma che a volte si esagera un poco. Poi la battuta era per esprimere un poco di sana invidia; diciamo un motivo in più per far venir voglia di visitare il paese |
| inviato il 09 Febbraio 2018 ore 7:47
“ er quanto riguarda le donne giraffa mi permetto di dissentire. Se vede qualcuna nei negozietti del lago Inle, messe li apposta per attirare fotografi/compratori; in questo caso hai perfettamente ragione. Io personalmente sono andato a trovarle nel villaggio dove vivono, più di un'ora di fuoristrada rispetto al più vicino centro abitato, già abbastanza sperduto, in zone per il cui accesso è necessario una specifica autorizzazione; ho parlato tramite interprete con alcune di loro, mi hanno offerto il tè e consentito di fotografarle nella loro casa; mi hanno raccontato la loro storia e l'orgoglio per il proprio collo pieno di anelli; erano molte, praticamente tutte quelle anziane ma qualcuna anche più giovane. Quindi persone reali, con una propria vita particolare, molto particolare per noi. Non ho ancora deciso se utilizzare e/o pubblicare le loro foto, ma certamente sono foto molto diverse da quelle dei pescatori con nasca del lago ile. mt „ Mi fai veresti vedere gentilmente qualche scatto? |
| inviato il 09 Febbraio 2018 ore 8:24
Anche secondo me certe foto, dopo un po, stancano veramente...queste dei pescatori con i cormorani, cosi come quelli equilibristi in Myanmar etc.Anche vero che questo comportamento c'e' sempre stato nella storia della fotografia,anche da parte dei grandi maestri (per esempio non venite a dirmi che certe foto street di McCurry non sono preparate). Oppure mi viene in mente Jimmy Nelson ,un altro famoso fotografo che ha girato il mondo riprendendo le piu' isolate tribu'....guardatevi come ha interagito con loro,creando sul posto un vero e proprio set cinematografico...sbraitando addosso ai poveri indigeni,circondato da assistenti e truccatori In diversi luoghi (poveri ovviamente) si ha abituato la gente ad esser pagata per esser fotograta...e anche questa cosa e' dannosa non poco a mio avviso. |
| inviato il 09 Febbraio 2018 ore 8:56
Guarda che le donne giraffa sono sfruttate a fini turistici, sono messi li nei villaggi, come dici, io li chiamo in altro modo, ad uso e consumo dei fotoamatori assetati di foto da esibire. Paghi un biglietto di accesso, anche a me hanno detto la stessa cosa nel 2004, pagando mi hanno portato nel villaggio sperduto con le donne giraffa. Sono le agenzie turistiche che confezionano il tutto. Se vai a fare il safari vedi la differenza di prezzo dei vari tour, più paghi e più vedi |
| inviato il 09 Febbraio 2018 ore 9:43
La gente adesso spende 2000/2500 euro per fare un viaggio del genere, spesso lo fa solo a fini fotografici e vuole il risultato a fronte dell'esborso. Sul pagare se ne può discutere ma resta una cosa artefatta, specie se fatta ( concordata ) prima dello scatto. Mi sembra come sui vari gruppi fb di modelle e fotografi, tutte modelle pro perchè posano nude e così spuntano più soldi non a fronte di una reale preparazione. Patetiche poi certe foto solo per prendere like o modelle che mettono foto e a fronte di commenti costruttivi difendono a spada tratta il fotografo scambiando cuoricini e like. Il punto rimane che non si può parlare di reportage. Che le agenzie turistiche sfruttino la cosa e i figuranti pure perchè devono campare non cambia nulla. il genere è diverso, magari uno totalmente nuovo frutto dei tempi, della globalizzazione etc. Stefano |
| inviato il 09 Febbraio 2018 ore 9:50
Credo che un fotografo, per potersi definire tale, debba sempre essere cosciente di quello che sta facendo. Nel caso del "pescatore e cormorano" la prima domanda da porsi potrebbe essere: Se non ci fossero i turisti che pagano, il vecchietto uscirebbe lo stesso a pescare col suo fido uccello o no? La risposta farebbe prendere al fotografo una consapevolezza maggiore circa il suo gesto di "pigiare il tasto". In caso di risposta affermativa sarebbe sicuro di una ripresa di un'attività reale e contemporanea. Al contrario, di rivisitazione storica. Potrebbe anche darsi che il vecchietto non peschi per mangiare, ma per passatempo, quindi un mix delle due. Credo inoltre che un fotografo, per potersi definire tale, debba sempre saper rispondere (sinceramente) alle domande che qualcuno possa porgli circa ai suoi scatti. Detto questo, considerare se giusto o sbagliato scattare, debba tener presente della finalità di tali fotografie. Esempio: 1- devo venderle su un sito microstock? Giusto 2- le vendo ad una rivista di reportage? Sbagliato 3- le faccio vedere agli amici a casa? Giusto 4- le pubblico sui social (FB, twitter, ecc...) per farmi pubblicità? Giusto 5- Le pubblico su un sito di fotografia specializzato (Juza, ecc..) e NON specifico quello ci sta dietro alla foto? Dipende 6- Le pubblico su un sito di fotografia specializzato (Juza, ecc..) nella sezione "fotogiornalismo e reportage"? Dipende dalla risposta del vecchietto alla domanda nelle preme righe 7- Le pubblico su un sito di fotografia specializzato (Juza, ecc..) in una sezione dove la "realtà" non è indispensabile (tipo sulla tecnica fotografica)? Giusto 8- le tengo nell'HD e non le faccio vedere a nessuno? Giusto Lo stesso processo "mentale-pratico" si dovrebbe applicare ad ogni fotografia. La possibilità di affiancare un testo che accompagna la foto è fondamentale per considerare una foto "riuscita". Questo strumento può aiutare l'osservatore ad apprezzare più o meno lo scatto in questione (anche quelli a prima vista non perfetti possono assumere tale carattere). In questo caso la sincerità del fotografo gioca un peso fondamentale; nel caso che tale punto venga meno, una volta scoperto l'inganno, la credibilità dell'autore dovrebbe calare a picco come il cormorano quando cattura il pesce. |
user81826 | inviato il 09 Febbraio 2018 ore 9:57
Il punto più interessante è la pubblicazione di tali foto da parte di riviste specializzate e concorsi. Qualcuno che ha avuto esperienze dirette in merito e vuole dire la sua? |
| inviato il 09 Febbraio 2018 ore 9:59
per misterg “ Mi fai veresti vedere gentilmente qualche scatto? „ Quelli che ho scattato nel viaggio di gennaio non li ho ancora rivisti; cercherò di farlo oggi se posso; poi li pubblico o te li mando con email in jepg. per Bellest13 “ Guarda che le donne giraffa sono sfruttate a fini turistici, „ che le donne giraffa siano sfruttate per motivi turistici non c'è alcun dubbio; il punto che esistono in quanto conseguenza di antiche tradizioni tribali, che vivono una vita quotidiana comune a quelle della maggior parte della gente; vivono in pochi villaggi, che saranno anche un'attrattiva turistica, ma che sono la loro casa e dove tu le puoi andare a vedere, incontrare e fotografare chi ci abita; io sono andato in due case, una che conosceva la guida, l'altra l'ho scelta io; le ho incontrate per le strade. In sostanza, sono soggetti fotografici interessanti, in qualche modo li devi andare a cercare, esistono e non recitano, personalmente non ho mai pagato per fotografarle, e se lo ha fatto la guida, lo può aver fatto sono con quelle che conosceva, e non in mia presenza. Dopodiché, le giovani stanno smettendo questa tradizione e pagare per fotografarle induce invece a continuare una tradizione che certo va interrotta. mt |
| inviato il 09 Febbraio 2018 ore 10:04
Mmm qui c'è bisogno di un app... "Prima di scattare rispondi al questionario" Tra l'altro la si potrebbe pure programmare sul tipo di scatto che si sta realizzando per mostrare questionari diversi in base alle situazioni. No vabbè sinceramente dobbiamo porci tutte ste menate per delle foto palesemente fatte con la compiacenza del soggetto? Anche io vorrei andare a fotografare alcuni soggetti (perlopiù animali) ma non torno a casa tipo eroe perchè 'cercando' l'aquila reale l'ho trovata in un capanno finlandese a 250 euro al giorno. E probabilmente nemmeno mi metto a mostrare le foto, ma le tengo per me, perchè la mia cultura fotografica (e ce n'è veramente poca in giro) non mi fa gridare al miracolo, semplicemente 'sfoga' una mia 'voglia'. Così mi aspetterei che un certo tipo di foto assuma il valore che ha nel contesto. Venti e più anni fa a quel pescatore ed al suo fotografo avrei dato un valore. Oggi un altro. |
user81826 | inviato il 09 Febbraio 2018 ore 10:17
Esatto Ankarai. Tu però sei una persona suppongo informata e cosciente della fotografia che hai davanti mentre gran parte delle persone non lo è e pensa che la foto all'aquila reale che combatte sia frutto di settimane di ricerca e sofferenza per portare a casa una fotografia ed i pescatori con giacca rossa siano stati scovati per caso da estremi viaggiatori che entrano a contatto con le culture locali. Quando il tutto è supportato da premi e pubblicazioni in riviste specializzate in naturalistica e reportage la cosa confonde le idee ancora di più. Tra gli ignoranti ci rientro anche io che fino a pochi mesi od anni fa avevo un'idea assolutamente diversa e più romantica di certi fotografi. |
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