| inviato il 03 Luglio 2024 ore 16:28
Per quanto riguarda le macchine a pellicola aveva a disposizione anche il meglio del meglio delle marche più prestigiose. La scelta della Kiev era stata fatta a scopo didattico, e forse è meglio dire dimostrativo. Voleva dimostrare di potrerlo fare, e l'ha fatto. |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 16:37
Schyter |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 16:43
Stefano Pelloni, sono convinto anch'io che un matrimonio, nel caso non si venga retribuiti, si può fare con qualsiasi cosa sia in grado di impressionare una pellicola o un sensore. Sono altresì convinto che si può correre il Giro d' Italia con una bicicletta del 1910. Un mio amico, l' anno scorso, a 62 anni, ha salito da solo la via di Emilio Comici alla Cima Grande di Lavaredo, con le superga (el purtava ' e scarp' e tenis, tanto per capirci) in circa due ore, forse meno. Però normalmente viene salita da persone legate in cordata, von attrezzature moderne |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 17:18
Ogni tanto, anche se sono passati decenni, mi viene da ridacchiare, pensando ad un lavoro di documentazione archeologica, sia su scavo in corso, che di catalogazione dei reperti. Il cantiere, piuttosto vasto, era suddiviso in settori; ogni settore aveva una sua squadra di operatori/scavatori sotto la supervisione di archeologi ed un fotografo, che doveva essere sempre pronto ad effettuare le riprese sul campo. Terminate le operazioni di scavo, avveniva la quotidiana numerazione e catalogazione fotografica dei reperti. La Soprintendenza competente, aveva emesso una sorta di "capitolato" ove, per la fotografia dei reperti era espressamente richiesta la " fotocamera 6x6 a dorsi portapellicola intercambiabili ", perché i reperti, andavano contemporaneamente fotografati in Ektachrome ed in B/N. Io ero il fotografo di uno di questi settori e, naturalmente, scesi dal Trentino con il corredo Kiev-88, i flashes da studio, fondali, ecc. ecc., oltre all'altro corredo 6x6 e 35mm. da usare sul campo. La cosa comica è che il fotografo di un altro settore (pure molto bravo, peraltro), vista la Kiev-88, quasi diede in escandescenze... " è richiesta la Hasselblad, non questa porcheria! " (usò un termine più... colorito, al posto di "porcheria") ed andò a protestare con la direttrice del cantiere, che riferisse ai funzionari dirigenti. Per farla breve, finì scornato, perché da nessuna parte era scritta la marca della fotocamera da usare; anche le comprensibili preoccupazioni dei funzionari e della direttrice degli scavi, furono fugate, allorché videro i primi negativi B/N e, dopo un paio di giorni, i primi Ektachrome. Ah, sul campo, usavo come 6x6 la Pentacon-Six e come 35mm., una Praktica (per alcuni dettagli, utilizzai anche una Exakta VX-1000 con soffietto e Carl Zeiss Jena Makro-Tessar 50/3,5). Minimo sforzo, massimo rendimento. |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 20:13
“ Minimo sforzo, massimo rendimento. „ chi più spende meno spende insomma ... ah no ... poca spesa tanta resa ... boh, vado ai matti con questi proverbi che si contraddicono . |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 20:27
... altrimenti detta legge del minimax ! |
| inviato il 03 Luglio 2024 ore 23:11
Io ho ancora oggi una Kiev 88 con due dorsi, l'obiettivo normale 85mm ed un grandangolare. Il corpo Kiev 88 con l'obiettivo normale lo comprai all'Iper Montebello al reparto fotografia (la vendevano anche in negozi ufficiali) nel 1993 (o 94, non ricordo, sicuramente nel 94 l'avevo già). Poi aggiunsi il grandangolare comprato da una bancarella di Russi o Rumeni che ai tempi erano scappati dall'est, dopo la caduta del muro di Berlino. Non mi ero mai potuto permettere prima una medio-formato. Avevo Nikon FM per il piccolo formato, ma volevo una medio formato. (Avevo anche una Lubitel ma non era la stessa cosa). La Kiev 88 mi stupi' per la nitidezza delle fotografie. Gli ingrandimenti (quadrati) avevano una nitidezza che non avevo mai vista. Ogni volta che armavo l'otturatore (a tendina metallica che sembrava una saracinesca), sembrava si dovesse rompere, dal rumore che faceva. Passata l'euforia dei primi anni, la mancanza di tempo per fotografare causa lavoro in altro settore, l'abbandonai nell'armadio. Un mese fa ho riprovato se funzionava ancora. Funziona ancora perfettamente. Le lenti sono nitide, senza funghi, e il rumoroso otturatore e' ancora in vita, funziona sempre, quando lo riarmo fa sempre il suo rumore caratteristico. Ottimo prodotto economico. |
| inviato il 04 Luglio 2024 ore 13:06
Tutte le Kiev88 con tendina metallica che mi sono capitate, funzionavano perfettamente. I magazzini andavano 'aiutati'. Per il resto tutto perfetto. Ribadisco la mia convinzione che le fotocamere escono dalla fabbrica funzionanti e vengono danneggiate durante il trasporto all'utilizzatore, da incompetenti che nel provarne il funzionamento le bloccano, le forzano e le rompono. Trovo le ottiche ottime e il trasferimento cromatico tipico del gusto europeo. Peccato che l'era della pellicola sia (quasi) passata... Con la Kiev88 mi divertivo... |
| inviato il 04 Luglio 2024 ore 13:27
Anch'io mi sono divertito molto. Una volta l'ho pure portata sulle dolomiti con gli sci (alla faccia della leggerezza e compattezza). Ma avevo 30 anni di meno... |
| inviato il 04 Luglio 2024 ore 15:15
Il difetto di tanti tra noi, è quello di pretendere d'usare un complesso apparecchio di precisione quale la Kiev-88 (si, è una fotocamera professionale!) o una Hasselblad, giusto per fare due esempi... contigui, senza leggerne prima e attentamente il libretto di istruzioni. E poi, meravigliarsi se le macchine, per colpa della nostra superficialità, si guastano. La Hasselblad, si porta dal riparatore con occhietti da agnello sacrificale, mentre la Kiev-88 viene accusata d'essere spazzatura, spernacchiandola. Quello che avveniva ai mercatini, erano scene dantesche, con curiosi che caricavano, scattavano, tastavano le tendine... vidi fracassare una KW-Praktina, perché il curioso al banchetto d'un paziente ragazzo russo, non capiva come togliere l'obbiettivo. Io gli soggiunsi gentilmente "è come la Praktisix, ha il collare di serraggio... e lui " ciò toso, savarò mi come se fa, xe blocà dal graso vècio! " e non so come avvenne, estirpò il barilotto dell'obbiettivo, lasciando incastrato nel collare del bocchettone, pure quello ormai deformato dagli sforzi, il fondello. Il venditore, col fatalismo di chi si visse decenni di regime sovietico, abbozzò... Ed avendo frequentato tanti mercatini, ne ho viste tante... C'era un russo, che viveva a Roma tra gli anni 70 e gli 80, che faceva da "hub" soprattutto per gli ebrei russi che ottenevano l'espatrio dall'URSS verso l'Occidente: poiché era proibito portare con sé valori, oro o denaro se non nella minima quantità per il viaggio, questi compravano materiale ottico e questo signore, mi pare si facesse chiamare Leon, raccoglieva il materiale e lo rivendeva attraverso annunci economici (su Progresso Fotografico, Tutti Fotografi o Fotografare) ed a Porta Portese. Riceveva anche in un vecchio appartamento a Trastevere ed era severissimo, benché sostanzialmente gentile: non permetteva di trappolare sui comandi di una fotocamera, se prima uno non ascoltava attentamente le sue spiegazioni: il suo banchetto aveva la coda di pazienti compratori, che sapevano di non correre il rischio di fregature, con lui. Quarantacinque anni fa era già anziano, ora non ci sarà più, ma aveva una sua affezionatissima clientela. Sempre a Roma, c'era anche un Italiano, con ottimi contatti tra gli esuli russi (mi sa che tra lui e Leon dovesse esserci un accordo), un certo Gianni, che vendeva per corrispondenza e che al telefono era molto gentile; oltre che materiale sovietico, ne trattava anche della DDR. Tanti suoi annunci su Fotografare, avevano come incipit " Giannividalavite ", implicando la sua specializzazione in 42x1 e 39x1... pure lui, mi dicono, vagliava attentamente quel che vendeva. Ed anche la Pentacon Six (che è la mia 6x6 preferita), viene sputazzata per la sua inaffidabilità, soprattutto nella spaziatura tra i fotogrammi. nella maggior parte dei casi, la errata spaziatura è dovuta essenzialmente al non aver pignolamente seguito le regole per il caricamento . |
| inviato il 04 Luglio 2024 ore 15:49
Interessante Renzo C,: quali sono e regole di caricamento da seguire? Grazie! |
| inviato il 04 Luglio 2024 ore 16:13
“ senza leggerne prima e attentamente il libretto di istruzioni. E poi, meravigliarsi se le macchine, per colpa della nostra superficialità, si guastano „ puoi leggere tutto quello che vuoi, ok le giuste accortezze, ma non sono risolutive, con le tanto bistrattate Zenza Bronica scatti senza pensare a tutte le minchi.ate della macchina... |
| inviato il 04 Luglio 2024 ore 17:15
Sarà come dice Enzo ... Io di libretti di istruzione di macchine giapponesi e tedesche ne ho due cassetti pieni zeppi; ho sempre letto tutto; non ho mai "scassato" niente. Per la Pentacon Six, come ho scritto, il laboratorio Dusi & Rossi di Milano, aveva una modifica "già predisposta"/"istituzionalizzata" (a prezzi relativamente modici) per chi incorreva in quel problema ("non sapendo leggere il libretto di istruzioni" ... spesso MANCANTE, spesso/sempre scritto -quando c'era- in caratteri cirillici). GL |
| inviato il 04 Luglio 2024 ore 18:48
non so cosa dire ... di medio formato sovietiche ho queste. Salyut (1965) perfetta. E' stata riparata dal venditore in Polonia prima che l'acquistassi. Kiev 88 (1988) perfetta. Presa da venditore affidabile in Serbia. Kiev 60 (1992) quasi perfetta. Dallo stesso venditore Salyut. Non accavallava i fotogrammi ma erano adiacenti. E' bastato inspessire lo stelo del rocchetto ricevente e tutto si è risolto. Kiev 6C (1974) quasi perfetta; non è possibile impostare il conta fotogrammi per le pellicole 220. Quasi introvabili. Iskra (1962) eccellente/perfetta. Iskra 2 (1964) quasi perfetta. Esposimetro al selenio attivo ma inaffidabile. Posa B e autoscatto non funzionano. Lubitel 166 Universal. Top. Lubitel 2 . Non funziona. Scatta solo con un tempo ... (1/125) Etude . Ottima Shkolnik . Perfetta. Solo la Lubitel 2 mi si è guastata (poco tempo fa) ... |
| inviato il 04 Luglio 2024 ore 20:54
Io ho oltre alla Kiev 88 anche una Lubitel 166 e una Horizon panoramica. La panoramica con obiettivo rotante esponeva fotogrammi alti 24 mm e piu' lungi (rispetto ai canonici 36 mm). Prospettiva cilindrica, foto spaziali. Dovevo mandare la pellicola chiedendo rigorosamente solo sviluppo (per evitare che me la tagliassero) e poi facevo fare le stampe panoramiche, bellissime. |
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