| inviato il 25 Gennaio 2017 ore 17:24
Buongiorno, non penso proprio che sia un opera multidisciplinare. Aggiungere brevi nozioni che spiegano i retroscena e la motivazione di una foto, anche con indicazioni su quello che ci si era prefissato di ottenere (e non necessariamente si è ottenuto) rappresenta secondo me un interessante chiave di lettura che va ad arricchire e non sostituire quella istintiva dell'osservatore, che dovrebbe prima guardare e giudicare la foto ( avendo magari, anche un impressione completamente diversa da quella che voleva l'autore, o perchè ha sbagliato o perchè è soggetta a più interpretazioni sia volontariamente che involontariamente). Anche perchè uno può scegliere se leggere o meno, a seconda di quello che vuole...dando per assodato che alcuni tipi di foto non hanno bisogno di nessuna spiegazione...due fotografati in silhouette sottoesposta che si abbracciano con un ombrello...sicuramente avranno meno interpretazioni di altri tipi di foto....certo se si sa che erano due persone che erano state divise dalla guerra e in quel momento si erano ritrovate...può dare un emotività diversa all'immagine che un osservatore da solo non potrebbe semplicemente conoscere. un po' come quando molti anni fa a Firenze durante una mostra temporanea di acqueforti agli Uffizi, dopo aver visto le opere esposte..all'improvviso si avvicina cordialmente un vecchietto che mi inizia a spiegare i retroscena di ogni opera...le motivazioni che hanno spinto a quell'opera, etc.... che mi hanno fatto vedere le opere in modo nuovo..con nuove emozioni....non togliendo nulla alle mie impressioni iniziali ma arricchendole....visto che il tipo gentile sapeva cose che solo l'autore poteva sapere, ma era una donna l'autrice...gli chiedo ...come fa a saperle...e mi dice che era la moglie l'autrice, per questo sapeva quelle cose..spesso era con lei quando aveva intuizione di iniziare un opera... ovviamente questa è una mia opinione...e giustamente uno può pensarla diversamente...anche io non sempre metto spiegazioni delle foto sui retroscena o altre cose....perchè non servono a quella foto mentre ad altre si... come dico sempre io....in fotografia ...qualunque domanda si fa...la risposta inizia sempre con una parola: Dipende:) |
| inviato il 25 Gennaio 2017 ore 18:52
quando vai ad ascoltare la nona di Beethoven, resta lei, sia che tu legga la brochure sia che tu non la legga. Che la ascolti un professore d'orchestra che su Beethoven ha dato una tesi, o che l'ascolti il giardiniere filippino che finora ha ascoltato solo musica del suo paese e che non sa leggere un rigo d'italiano e ha ricevuto un biglietto gratis dal suo datore di lavoro sempre quella resta. A ciascuno le sue conclusioni. Avere un'interessante chiave di lettura può essere sempre interessante, si può scrivere una pagina o un libro su qualsiasi cosa, dall'orsetto di peluche alla nebbia, e sotto un'infinità di chiavi di lettura, ma non si deve fare confusione tra necessario ( vanno spiegate ) ed aggiuntivo , supplementare, addizionale. Alla fotografia, la spiegazione è addizionale. Se la si reputa indispensabile non si sta propinando solo la fotografia per definizione, poichè si ritiene indispensabile anche la scrittura (piuttosto che altro), quindi si tratta di multidiscliplinatità non per volere dell'osservatore ma del proponente, tanto è vero che se le due cose fossero scollegate arbitrariamente da qualcuno, il proponente avrebbe certo da protestare. Che poi la didascalia sia fatta male, presenti errori d'ortografia e sia scritta in modo poco comprensibile, va a inficiare l'opera tutta, quindi anche la didascalia necessita di una certa arte per proporre l'opera multidisciplinare che prevede didascalia e foto. Di sicuro, una simile opera multidiscliplinare diventa immediatamente meno immediata (gioco di parole ) e meno universale, poichè necessitata alla lettura della lingua scritta. Si renderà meno immediata per tutte le persone che non conoscono la lingua, per tutti gli analfabeti, per tutti i bambini che ancora non sanno leggere ma anche a chi ha abilità alla lettura in quella lingua, differentemente dalla foto punto è basta che arriva subito a tutto coloro che possono e sanno vedere. |
| inviato il 25 Gennaio 2017 ore 20:18
non ho mai scritto che è necessaria...ma che può rappresentare a volte un valore aggiunto senza il quale non potremmo conoscere retroscena e particolarità di una foto...visto che non tutti sono provvisti di sfere di cristallo con trattamento antiriflesso senza contare come ho già detto che nessuno obbliga a leggere le informazioni in più di una foto...quindi è solo una scelta dell'osservatore, ma in genere quando un qualcosa piace si tende a voler conoscere di più....è un meccanismo "fisiologico" della natura umana. Ci sono spiegazioni/didascalie scritte da estranei che conoscono l'opera o dicono di conoscerla e sono una cosa...ma quelle scritte dall'autore o da una persona come quella delle acqueforti...paragonabile all'autore per esempio per conoscenza emotiva dell'opera.... che sono tutta un'altra cosa. quindi concludo la riflessione con : dipende.... |
| inviato il 25 Gennaio 2017 ore 21:30
diciamo che allora l'ambiguità della lingua italiana è attorno a quel " vanno spiegate". vanno, verbo andare. che in questo caso non significa muoversi. ma andiamo a questo stralcio: III. • In costr. perifrastiche 1 Sostituisce l'aus. essere, solo nei tempi semplici, in formazioni di senso passivo, esprimendo l'idea di obbligo, di necessità: i patti vanno rispettati; dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/A/andare_1.shtml cosa significa quindi " le foto vanno spiegate? " significa "le foto devono essere spiegate?" è questo il significato della domanda (o eventualmente dell'asserzione) che forse ha creato non meno di un equivoco qui e nel precedente topic. A mio avviso la risposta è no, poichè è una domanda, o eventualmente un'asserzione che pone un vincolo. risponde NO, non significa che una persona non possa mettere una didascalia o un libro correlato ad una foto, ma significa semplicemente che non ne esiste lo stato di necessità. Tantomeno esiste lo stato di necessità per essere ascritta alla categoria "fotografia", anzi, qualora la condizione sia necessaria, come dicevo, l'opera stessa diventa necessariamente multidisciplinare. diversamente accade per altri casi: es. " la tua richiesta deve essere spiegata" , " la situazione è equivoca, spiegati ." |
| inviato il 25 Gennaio 2017 ore 21:47
Adesso è tutto più chiaro....quindi la risposta che serviva era solo: Dipende |
| inviato il 26 Gennaio 2017 ore 7:05
Scusate, le foto spiegate? |
| inviato il 26 Gennaio 2017 ore 7:09
Scusate, le foto vanno? |
| inviato il 26 Gennaio 2017 ore 7:13
E le foto? |
| inviato il 26 Gennaio 2017 ore 8:37
“ mmm....quindi da quello che penso di aver capito su quanto scritto su questo post ..... la maggior parte critica e trova ridondante cose tipo questa : „ ecc. ecc. Nel caso di quella foto in particolare, la didascalia è semplicemente la descrizione di ciò che già scaturisce dall'immagine; non toglie né aggiunge nulla di rilevante, quindi diventa semplicemente una ripetizione, non una spiegazione, solo fornita tramite un linguaggio diverso. Le ripetizioni però, come tutte le ridondanze, finiscono per infastidire perché inutili, appunto. |
| inviato il 26 Gennaio 2017 ore 8:45
“ quando vai ad ascoltare la nona di Beethoven, resta lei, sia che tu legga la brochure sia che tu non la legga. Che la ascolti un professore d'orchestra che su Beethoven ha dato una tesi, o che l'ascolti il giardiniere filippino che finora ha ascoltato solo musica del suo paese e che non sa leggere un rigo d'italiano e ha ricevuto un biglietto gratis dal suo datore di lavoro sempre quella resta. A ciascuno le sue conclusioni. „ Sono stato un paio di volte all'opera e c'erano le didascalie (sovratitoli). Senza non avrei capito veramente niente anche se cantavano in italiano. Probabilmente i musicologhi le conoscevano già a memoria o comunque riuscivano a comprenderle ad orecchio e si sono goduti meglio la musica... Ma forse non era proprio questo il senso del tuo discorso. Quello che comunque a molti continua a sfuggire è la natura della foto. Un quadro, una canzone... sono totalmente (più o meno) sotto controllo dell'atto creativo. La foto (o almeno certi suoi "generi") ha una natura di registrazione, di documentazione. Per molto tempo non è stata considerata nemmeno "arte". Questa sua natura la porta a dover essere spesso spiegata perché per quanto possa essere "autoriale", e riconoscibile come "valida a prescindere", rappresenta comunque una scena "trovata" dal fotografo in cui il soggetto non è un elemento "idealizzato" ma il motivo della foto. Una registrazione che necessita di un contorno per far capire all'osservatore cosa è stato fotografato. Cioè dire "è il fotografo che l'ha voluta così e se non si capisce da sola la foto fa schifo" non è propriamente corretto. Se no se il soggetto è solo un pretesto mettiamoci a fotografare solo still life con composizioni da... "cartolina" Poi, discorso a parte, se decidiamo di estrapolarla dal contesto e/o non abbiamo i supporti culturali necessari... va spiegata "criticamente" contestualizzata e capita come qualsiasi opera d'arte. Se no il povero giardinere filippino non lo digerirà mai 'sto Beitoven |
user90373 | inviato il 26 Gennaio 2017 ore 8:49
“ Scusate,ma allora se al posto di VANNO si fosse usato la parola ANDREBBERO,oppure che ne so,SAREBBE MEGLIO CHE,ci saremmo risparmiati sto Pippone infinito che dura da 3 post e un paio di mesi?Eeeek!!! „ E' tutto molto semplice. Una domanda decisa:- "Le foto vanno spiegate ! " esige un'altrettanto decisa risposta, che sarà di affermazione o negazione. Se invece si tentenna con il quesito:- "Le foto vanno, nelle varianti (andrebbero, sarebbe meglio che) spiegate ? " la replica sarà:- "Dipende". Tre opzioni tre. |
| inviato il 26 Gennaio 2017 ore 9:01
Onanismo |
user90373 | inviato il 26 Gennaio 2017 ore 9:09
“ Onanismo „ Delle due, una. |
|

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |