| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 10:13
Paolo, le carte Fuji che hai citato sono carte fotosensibili e sono utilizzabili sia in camera oscura (per stampe da negativi a colori) con ingranditore sia tramite Lambda (ma anche altri processi similari) avendo come sorgente un file (sia nativo digitale sia proveniente da scansione di pellicola). Quindi, rispondendo alla tua domanda, secondo me NO, non è un processo ibrido poiché la fotografia digitale non presuppone che la stampa avvenga necessariamente con tecnologia ink-jet, infatti quelle carte fotosensibili sono impressionata "digitalmente" pixel per pixel quindi che cosa avrebbero di analogico? Nulla! Ok sono fotosensibili (quelle che io chiamo "vere fotografie", cosa che secondo me le ink-jet non sono, ma questo è un altro discorso) ma questo cosa ha a che fare con la fotografia digitale? Sono pur sempre impressionata pixel per pixel (digitale) da un file digitale. |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 10:18
Claudio, amico mio, la tua è una verità... non so come definirla... diciamo scomoda ecco! |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 10:55
“ Qui un paragone tra carte metalliche Inkjet Vs. C-Print Lambda. „ Purtroppo quel video contiene una gran quantità di inesattezze: Al minuto 1:33 dice una grossa inesattezza quando afferma che il procedimento alternativo al Cibachrome “era sempre un procedimento C-Tipe cioè una stampa Cromogenica…”; infatti è addirittura il contrario: il Cibachrome non era una stampa cromogenica (in cui cioè i colori sono prodotti dai chimici durante il processo di sviluppo) bensì era una stampa a “distruzione di coloranti”, i colori cioè venivano asportati dalla carta durante il processo di sviluppo. L'unica affinità tra la Carta Fujiflex (cromogenica) e il Cibacrome è quindi il supporto in Meliinex (prodotto dalla DuPont), che in effetti non è carta è poliestere e che dà quella caratteristica di liscio assoluto, quasi a specchio, senza le porosità tipiche della carta vera e propria. al minuto 3:20 il tizio prosegue con le inesattezze quando inizia a descrive che cosa sia una carta cromogenica e afferma che nella stampa cromogenica i coloranti sono già presenti nella carta. Come ho detto prima non è affatto così! Solo nella carta Cibachrome i coloranti erano presenti nella carta (e asportati dai chimici), mentre nei processi cromogenici i coloranti vengono creati (come dice il nome stesso) dai chimici. Insomma ancora una volta si dimostra che oggi chiunque può fare video e tutorial su youtube ma se non si conoscono (o non si verifica quanto affermato) si rischia di apprendere nozioni e informazioni sbagliate. Altra inesattezza, o meglio dire leggenda metropolitana: al minuto 9:00 quando si afferma che il Cibachrome fu dismesso per problemi di smaltimento legati alla presenza di arsenico! Il Cibachorme è stato dismesso per lo scarso utilizzo che ormai aveva, soppiantato da stampe previa scansione che consentivano di controllare meglio il contrasto elevatissimo della carta Cibachrome (che si assommava al già elevato contrasto tipico delle diapositive), nonché dal costo molto elevato. |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 10:56
Sempre riguardo al suddetto video, ma sarebbe più corretto parlare di tendenza generale odierna: il concetto di “fine art” che ormai è fin troppo abusato e ha erroneamente sostituito il più corretto termine “archival”; infatti “fine art” dovrebbe essere riferito al contenuto artistico (il significato è “belle arti”) mentre “archival” si riferisce alle caratteristiche di conservazione. Quindi se io faccio una foto schifosa senza alcun contenuto artistico ma la stampo secondo criteri e prodotti “archival” questa sarà una stampa “archival” non certo “fine art”. Viceveresa se produco un'opera di grande valore artistico ma la stampo su normalissima carta, questa mia opera sarà un'opera “fine art” (ammesso che lo sia davvero in termini artistici, naturalmente) ma non sarà “archival”. |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 11:02
Paolo, ti ringrazio. Ma io non voglio mettermi...di traverso. Mentre qui si fanno molti discorsi accademici, dicevo quello che REALMENTE è successo a me. Non parlo per sentito dire o per aver visto video o altro, parlo della mia esperienza reale. Solo questo. Ed esperienza in un campo specifico, i paesaggi |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 11:22
Caro Claudio lo so bene che tu non hai in animo la volontà di metterti di traverso per semplice partito preso, e ci mancherebbe altro vista la persona che sei: hai semplicemente espresso la tua opinione al riguardo, una opinione che, sia detto per inciso, io condivido pienamente. |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 11:34
Poi, il divertimento è altro. Se ci si diverte ad archiviare negativi, ci si sente più tranquilli e appagati, se scattare con vecchie reflex analogiche senza tanti fronzoli e automatismi piace, se la fase della scansione è gradevole, perché no? Va benissimo. Se il risultato appare sufficiente va benissimo, ma a me risultava inferiore al digitale. Forse esigenze diverse |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 11:50
:So bene Paolo, ma c'è comunque da divertirsi con la fotografia. Poi, sai, per fare la scansione e ottenere buoni risultati io avevo investito circa 2000 euro per comprare da NOC una Mamiya 7 con il 65 mm f/4 e non mi conveniva tenermela.perdendo tanti soldi. Infatti l'ho rivenduta più o meno allo stesso prezzo finanziando un obbiettivo Nikon .Come sai non credo al mito della fotografia meditata con la pellicola. Io scatto pochissimo, rifletto non faccio decine di scatti per un solo soggetto, uso quasi soli la solita terna tempi/ diaframmi/iso ( questi ultimi sempre bassi, non mi frega di arrivare a 6000- 12000 iso, per carità per me iso auto è una bestemmia) uso il cavalletto spesso, non so quasi niente del 90% delle strabilianti regolazioni del menu' digitale; in parole povere, scatto allo stesso modo da oltre 35 anni e non sento il fascino della pellicola, ma solo il fascino di belle fotografie, ... quando ci riesco. |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 11:56
'E così. I miti non servono, anzi sono dannosi, persone o attrezzatura che siano; meglio essere originali con il proprio saper fare, alto o basso non ha importanza. |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 11:57
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| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 11:59
Claudio, ci sto sbattendo la testa da anni: un bianco e nero che ottieni con processo argentico non lo otterrai MAI con un workflow digitale. A meno di usare una monochrom, ma su quella non ho esperienze e per ora mi fido di quello che leggo. Un bianco e nero digitale potrà essere bellissimo, se chi l'ha postprodotto sa il fatto suo, ma sarà comunque diverso da una bella stampa analogica. Ripeto che la mia è un'osservazione basata esclusivamente sul risultato, di stampe da ingranditore ne ho qualche centinaia sulle spalle, e non parlo assolutamente per nostalgia (sono nato nello stesso anno della Leica M6, quindi non ho mai vissuto l'epoca analogica con la consapevolezza che posso avere oggi). Insomma non ritengo che la pellicola (scatto-sviluppo-stampa) sia esclusivamente un vezzo... |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 12:11
Non ho letto tutto... Ma mi sembra palese, e forse inutile da sottolineare, che i migliori risultati per una stampa da pellicola si ottengano con il metodo tradizionale (ingranditore)... Però questo thread riguarda non la qualità massima bensì la "praticità". Con gli ovvii compromessi. |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 12:11
Hai ragione Gibus e, infatti, non lo penso. Ma digitalizzare con la scansione la pellicola per me è peggio. Molto meglio stampare con ingrandire. Le pellicole bianconero digitalizzate da me non erano un granché, a colori ma col 6× 7 andavano un po meglio, ma sempre inferiori al digitale. Quindi d'accordissimo, se vuoi una bella stampa analogica la fai sotto l'ingranditore |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 12:12
“ Un bianco e nero digitale potrà essere bellissimo, se chi l'ha postprodotto sa il fatto suo, ma sarà comunque diverso da una bella stampa analogica. Ripeto che la mia è un'osservazione basata esclusivamente sul risultato, „ Amen.... È il mio stesso pensiero... |
| inviato il 23 Dicembre 2021 ore 12:15
Lorenzo: la praticità la trovi con una catena di stampa tutta digitale. Usare la pellicola per poi fare scansioni, cime ho detto, mi dava risultati peggiori. Allora benissimo sviluppo e stampa sotto l'ingranditore. Soli cisi si hanno ottimi risultati e ci si diverte. Altrimenti, mi sembra un vezzo inutile. Se poi uno vuol far rivivere una propria vecchia reflex, e6 un giochino piacevole, chi lo contesta. |
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