user39791 | inviato il 19 Ottobre 2016 ore 13:17
Mihal sindaco subito! |
| inviato il 19 Ottobre 2016 ore 13:22
Concordo...anzi, voleva mettere l'enfasi sul fatto che "alcuni" dettagli sono più utili rispetto ad un generico dettaglio sparso ovunque. ? Motofoto Esattamente come la vedo io Daverio è una persona troppo consapevole per cadere nel banale |
| inviato il 19 Ottobre 2016 ore 13:22
@Filiberto Esatto ,affermare che noi non siamo una macchina fotografica sottintende che la nostra percezione non è limitata a ciò che una macchina fotografica registra e pertanto l'apporto interpretativo dell'artista può colmare il gap tra l'uno e l'altro. Oggi questo è possibile sia con la pittura che con la fotografia. |
| inviato il 19 Ottobre 2016 ore 13:23
Mi sembra che stiamo convergendo e Mihal ne è la prova |
| inviato il 19 Ottobre 2016 ore 13:24
Lo è sempre stato Oggi abbiamo solamente più possibilità |
user39791 | inviato il 19 Ottobre 2016 ore 13:27
All ci si potrebbe leggere anche un tentativo di far passare sottobanco, data la platea a cui si rivolgeva, il concetto di fotografia che va al di la della fotocopia-grafia, la pittura ne era la chiava di interpretazione "popolare". |
| inviato il 19 Ottobre 2016 ore 13:39
@Fliberto Quello di Daverio mi è sembrato un intervento molto "aperto" . Certo quando si deve dire tutto in una manciata di minuti non è difficile lasciare la sensazione di voler pestare i piedi a qualcuno ,ma io non ho ravvisato l'intenzione di svalutare alcunché. Ha solo posto le basi per delle sane riflessioni e anche la tua ultima ci può stare benissimo. |
| inviato il 19 Ottobre 2016 ore 15:34
“ L'equivoco, per me, è solo che Daverio attribuisce alla macchina fotografica l'incapacità di manipolare quei dettagli che il pittore può usare per produrre il miracolo dell'identificazione, ma si sbaglia. Si "dimentica" (per finta perchè non è stupido) che dietro alla fotocamera c'è un fotografo. Gli serve questa dimenticanza per sviluppare il discorso. „ Potrebbe essere una giusta chiave interpretativa, ma... “ affermare che noi non siamo una macchina fotografica sottintende che la nostra percezione non è limitata a ciò che una macchina fotografica registra e pertanto l'apporto interpretativo dell'artista può colmare il gap tra l'uno e l'altro. „ Anche questo aspetto potrebbe esserlo... Ora, voi, scegliete quella che sentite più vostra.... ma ricordate sempre che le "risposte sono dentro di voi.... solo che sò sbagliate...." |
| inviato il 19 Ottobre 2016 ore 15:37
...quella giusta è la seconda che hai detto |
| inviato il 19 Ottobre 2016 ore 16:28
Entrambe ! precisamente la macchina fotografica non può darci la totalità della nostra capacità espressiva e percettiva, l'intervento artistico dell'autore è fondamentale e decisivo. "Oggi questo è possibile sia con la pittura che con la fotografia" . . . esatto ! |
user46920 | inviato il 19 Ottobre 2016 ore 18:37
Premetto che consiglio vivamente a tutti di mettere i nomi e di quotare i vari riferimenti ... altrimenti non ci si capisce un granché nella discussione. Motofoto:“ E' che tu parti da un presupposto che non esiste più, cioè la differente tecnica tra pittura e fotografia. C'era prima. „ ora, non so se ti stai riferendo a quello che ho scritto io " Ma in questi casi allora non c'è più nessuna differenza/confronto: a questi livelli, sempre di pittura o di disegno si parla ... mentre la fotografia è tutt'altra cosa. " ma come prosegui, stai dicendo esattamente la stessa cosa: “ Tra un Canaletto che usava una camera rudimentale per proiettare e poi un pennello per completare e un fotografo digitale che usa una fotocamera moderna per l'immagine base (o le immagini) ed uno stilo su un tablet digitale per completare non c'è NESSUNA differenza. „ Infatti come ho detto, non c'è nessuna differenza tra pitturare con un pennello o pitturare con un PC ... ma appunto, la fotografia è un'altra cosa !!! Il discorso di Davero è centrato sulla capacità evocativa della mimesi eventualmente ìnsita nel dipinto (più nello specifico, del Canaletto), che la fotocamera non può avere né governare, indipndentemente da chi ci sia dietro. Ed è per questo che ho chiesto anche a Sballone di provare ad elencare le tecniche o la tecnica fotografica per poter avere la stessa analogia con quella specifica tecnica pittorica ... ma se la risposta è “ Cigno: in fotografia si chiama post produzione. Quando muoviamo tutti quei cursori non facciamo altro che porre l'accento su dei particolari piuttosto che altri. Togliamo o aggiungiamo dettaglio, contrasto e microcontrasto. Saturiamo o desaturiamo. Sapere come reagiamo a certe nostre modifiche può aumentare la nostra consapevolezza cosi fa andare oltre il tolgo colore xhe distrae. „ questo non riesce ancora a chiarire la questione e secondo me non può farlo nemmeno, perché fondamentalmente Daverio ha ragione (almeno in questo caso) ed il confronto tra la Pittura e la Fotografia, è impossibile. Proprio perché sono due cose totalmente differenti. |
| inviato il 19 Ottobre 2016 ore 20:22
Cigno, in merito a: " (almeno in questo caso) ed il confronto tra la Pittura e la Fotografia, è impossibile. Proprio perché sono due cose totalmente differenti" nel caso attuale tra il Canaletto e la fotografia digitale con post.P. indubbiamente il confronto è impossibile, il Canaletto ha una tecnica pittorica che si esprime a livelli notevoli. Ma prendendo in esame un'artista quale la fotografa Jan Groover e osservando dal vivo le sue opere (fotografia analogica) si prova l'estasi tipica se non più intesa di un'olio su tela di alta qualità. Colori, sfumature, composizioni di alta intensità: il parallelo con la pittura regge tranquillamente e supera. Secondo me dipende appunto dai casi e dal livello espressivo dell'artista. www.google.it/search?q=jan+groover+photography&espv=2&biw=1920&bih=109 |
| inviato il 19 Ottobre 2016 ore 20:30
Un bel tema Sballo! Ma devo dire che, da par tuo, lo hai portato per la via giusta e col giusto garbo. Schivando così abilmente le polemiche che di solito questo tema evoca. E, se posso aggiungerlo, stupidamente in genere... Non è particolarmente originale, in generale, il tema portato da Daverio. Ma credo resti interessante e ho trovato apprezzabile tutto lo sviluppo del discorso. Tu Sballo, hai volutamente scelto di focalizzare l'attenzione su un punto preciso del ragionamento. E condivido la scelta, proprio perchè permette potenzialmente di mantenere un maggiore e più preciso fuoco. Tuttavia penso che il ragionamento vada preso "a pacchetto". Anzi, credo che spesso, discussioni e polemiche, nascano proprio perchè la semplificazione non aiuta a ragionare compiutamente sulle cose. E questo a prescindere dal fatto che le opinioni possano e debbano essere differenti e varie. Tu conosci il mio pensiero in materia. Hai anche letto quei tre articoletti in cui dicevo due mie fesserie sul tema. E sai quindi perchè dico che il discorso va preso come insieme. Perchè disgiungere gli "effetti" del bianconero (per esempio) dalla nostra idea di relazione tra fotografia e realtà non permette una valutazione che parta da premesse possibili e condivisibili. Mi fa molto piacere quel che Daverio dice all'inizio, rispetto alla natura della "realtà": ho sempre sostenuto che la realtà, qualsiasi cosa essa sia, comprende odori e stati d'animo, suoni, caldo e freddo, mutazione repentina di accadimenti e sentimento. E se questo è vero (o meglio, se lo accettiamo come idea) la distanza tra realtà e fotografia è chiara ed evidente. Ed ecco allora che la fotografia, svincolandosi dall'idea del puro e semplice riprodurla ('sta realtà), può tentare di esprimerne un potenziale, proprio in termini di sensazioni. Se potessi scegliere, preferirei sempre una fotografia "falsa" che esprima un sentimento collegato a quel dato soggetto o momento, piuttosto che una "vera" che lo riproduca come fatto vuoto di sensazioni. E in questo senso amo quella soglia di ulteriore distacco dal concreto, che penso il bianconero tenda (sottolineo tenda) a realizzare un po' di più. Lasciando da parte le idee di "ripiego", "salvataggio di una foto" eccetra: questo c'è, sicuramente, e non lo metto in dubbio nè lo biasimo, ci mancherebbe. Ma vorrei continuare a pensare che per Giacomelli piuttosto che per Salgado non si tratti di questo, ma di una scelta precisa di codice, di modalità espressiva. E anche per figure molto più semplici di loro, anche presenti qui. E, per non glissare sulla questione come la poni tu Sballo, credo che riuscire a utilizzare un certo grado di essenzialità formale, di lavorare non per sottolineare tutto, ma piuttosto per mostrare e occultare insieme (agendo sui toni, sul fuoco, sulla nitidezza ecc), aiuti la comunicativa, in particolare proprio col bianconero e la sua naturale implausibilità. Cosa che non c'entra nulla con inutili "conflitti" col colore, che trovo poco sensati, pur avendo fatto una scelta precisa, a livello personale Ciao Sballo'! |
| inviato il 19 Ottobre 2016 ore 20:45
@Cigno Il confronto tra fotografia e pittura non è affatto impossibile . Abbandona per un'attimo le definizioni alle quali sei abituato e prova a mettere in rapporto fotografia e pittura usando come unico denominatore comune il potenziale espressivo che entrambe hanno. Ecco che diventa tutto possibile e lo è sempre stato dal momento che è sempre stata facoltà del fotografo quella di interpretare la scena. Forse oggi di più e ieri di meno ,ma la sostanza non cambia. |
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