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Un secolo fa c'erano le grandi praterie. Oggi le grandi praterie possono esserci in luoghi inospitali a chi fa foto al gattino o ad altro pet o, come ho trovato citato prima, al bambino in modo del tutto banale, mediocre ma anche affettivo e di preservazione di un'intimità domestica e familiare. Un secolo fa la fotografia era fatta da pochi verso tanti e non da tutti verso tutti. Ecco, per esempio: perché Genesi ha più a che fare col Pianeta Vivente di Richard Attenborough e niente con cani e gatti di casa nostra? Perché i grandi pittori SANNO dipingere normali animali di affezione durante i secoli (o addirittura nature morte) e i fotografi attuali, celebratissimi, non ci si avventurano nemmeno sotto tortura?
Per me il valore di Salgado è nel reportage, nel farmi vedere luoghi dove non metterei mai piede, ovvero "dimenticati da Dio". Sul come me li faccia vedere non trovo nulla di interessante, ma trovo interessante che ci siano molti fotografi NG, che per sua natura esce spesso , capaci di fare altrettanto (e il più delle volte a colori, aggiungendo informazioni alla denuncia fotografica di un disagio e non togliendone). Per finire: penso, anche grazie alla conversazione con voi, che qui noi stiamo in realtà celebrando (o meno, nel mio caso) la celebrazione della denuncia sociale, il suo monumento.
“ Dove invece intervengo è sulla supposta arte dello scatto: stiamo parlando di un mezzo prodotto in milioni di pezzi, la cui complessità e tecnica non lo rende certamente assimilabile a un pennello, che devi davvero saper maneggiare. „
Più che la complessità è la questione creativa: con il pennello realizzi il disegno che hai in mente, con la fotocamera rappresenti la realtà attraverso un filtro tecnico definito al momento dello scatto. Tra i grandi fotografi non ho notizia di nessuno che si definisca "artista". Semmai la professione del fotografo ha qualcosa a che fare con la performance art , perché è il gesto (di essere presente in quel momento, con quell'attrezzatura, con quell'inquadratura, con quei parametri tecnici) che genera la creazione: passato l'istante dello scatto, rimane traccia solo della luce impressa su una superfice fotosensibile. Penso che la fotografia sia essenzialmente testimonianza , e Salgado fa esattamente questo.
Discussione molto interessante. Beh per esempio Paolo Pellegrin fa reportage in zone difficili, di guerra e simili, fotografando le tragedie della gente comune. Ma il taglio che dà alle foto spesso è molto artistico e non solo di denuncia. Quindi le due cose possono intrecciarsi. La stessa scena ritratta da chiunque potrebbe essere mera documentazione poco interessante, ma fatta da uno di loro, con la lente giusta, il taglio particolare e relativa pp, diventa anche espressione artistica.
user14286
inviato il 04 Novembre 2016 ore 21:10
pienamente concorde. nel caso di Salgado, già la scelta di fare esclusivamente B/N sarebbe da sola più che sufficiente a definirne un tratto artistico...
di salgado sono eloquenti i titoli delle sue raccolte fotografiche: "il sale della terra" "worker"...calzano a pennello per le esibizioni a palazzo tal dei tali o al kunst haus pinco palla, alla gallery di....o più modestamente alla fabrica, da non confondere con la vera fabbrica scritta con due b dove la gente va a lavurà. qui i contrasti si accendono tra i nomi e lo status dei luoghi delle esibizioni e i titoli dei lavori del "genio" salgado. la contessa, l'infanta, il duca conte, gianni agnelli susanna agnelli monte pirelli dribbla causio...passa a tardelli, possono ammirare le scale infinite dei grigi dove un uomo neanche si riconosce tra le piante tropicali...o il campo profughi a cui tramite una correzzione dei levels e dei values in postproduzione si riesce ad enfatizzare il momento di disperazione di questa povera gente...poi si parla di documentazione, sara da quando esiste la fotografia che si documentano queste disavventure ma nessuno muove un dito dunque viene da chiedersi a cosa servano? che sia un pretesto per fare fotografie accattivanti da proporre ai nobili e alto borghesi annoiati? grande salgado...per concludere avevo sentito che aveva messo all asta la valigetta contenente le leica e gli obbiettivi con le quali scattava le foto...ma non vi si stringe il cuore...salgado in mezzo alla foresta con la sua valigetta con dentro le leica con il bollino rosso...poesia...pura poesia.
Jing_hoo... La premessa era interessante ma adesso stai facendo un mischione... Salgado è un fotografo e come tale fa quello che sa fare fotografa... Cose che gli interessano, cose che sente sue, cose che gli stanno a cuore, cose per arricchirsi. Tutti elementi che non sono a comparti stagni. Di sicuro comunque il pubblico viene più emozionalmente "coinvolto" e l'opera ha più risalto ed è più sulla bocca di tutti. Su questo ti do ragione. Ma difficile dire quanto ci marci sopra il signor Salgado. A me sembra meno di altri. "Eticamente" meno peggio dell'India farlocca dell'ultimo McCurry. Per cui secondo me il tuo discorso ha anche un senso in generale ma non trova in Salgado il "bersaglio perfetto". Solo una mio parere, eh!
In quanto al fatto che il suo stile enfatizzi sono d'accordo. Su questo qualche dubbio mi viene: probabilmente uno stile più "diretto" alla Mary Ellen Mark (che a me piace anche di più) darebbe meno l'idea di un suo tentativo di confezionare il disadattato col "fiocchetto" per renderlo più digeribile ai "duchi e alle contesse"... Ma anche qui, ripeto, credo sia più una questione di stile personale e di modus operandi che di bieco calcolo a priori...
E quanto all'asta... Che ne sai, magari con il ricavato di questa (e con quello dei suoi lavori) ha fatto qualcosa che tu chiami di "concreto". Più concreto di appendere una bandiera arcobaleno a una finestra come facciamo invece "noialtri"... Se non sbaglio ha anche creato una fondazione...
Eh ma l'ha donata al suo, di paese, mica al nostro. E poi non ha risolto il problema delle foreste di tutto il mondo. E l'avrà fatto per pubblicità. Eccetera eccetera. COMODO FARE IL FOTOGRAFO MENTRE GLI ALTRI LAVORANO EH.
Inutile stare dietro all'hater di turno, è una partita persa.
Un intervista di Salgado, molto toccante perché è un grido di aiuto, ma allo stesso tempo moto pratico sull'organizzazione che c'è da fare per recarsi in certi luoghi per poterli fotografare.
Ascoltata solo una parte (appena ne avrò tempo la ascolterò interamente), davvero una vita incredibile! Si comprende cosa c'è dietro il lavoro di questi fotografi, e mi fa guardare con ancora maggiore ammirazione le loro opere, quelle di Salgado nello specifico.
Grazie per la condivisione di questo video.
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