| inviato il 07 Settembre 2017 ore 23:27
Non mi piacciono le gare. Ho fatto molto alpinismo proprio perchè la competizione era solo con me stesso |
| inviato il 07 Settembre 2017 ore 23:42
Ma non è una gara, è un gioco. Non si vince niente. Scusa giochi a carte? Questo gioco ti da la possibilità di esprimerti con le tue PP utilizzando fotografie di altri fotografi, quindi sei fuori dal contesto in cui è stata scattata. Questo ti permette di vederla con occhi diversi e di poter fare quello che vuoi con la PP. Gli altri fotografi ti commenteranno, se vuoi, quello che secondo loro non va bene e questo sarà da stimolo per la prossima "partita" di fare meglio con i suggerimenti che ti hanno dato. Ma hai anche la possibilità di confrontare visivamente le diverse elaborazioni e capire, magari, che la tua fa veramente "schifo". Comunque questo è il mio modo per affinare la mia PP, perché, come ho già detto, io non nego l'utilizzo. Ciao, R. |
| inviato il 07 Settembre 2017 ore 23:59
lo conosco e mi sono anche divertito a fare sviluppo e confrontarlo con altri. Ma finisce li. Ps non gioco a carte mi annoia. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 0:04
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| inviato il 08 Settembre 2017 ore 8:41
Mi pare che ci sia un po' di incomprensione generale: - usare Photoshop per sopperire alla mancanza di capacità del fotografo è una cosa (e solitamente fornisce risultati scadenti perché già il file di partenza è schifoso proprio per mancanza di capacità) - usare Photoshop al posto del trucco o dei filtri è una cosa ben diversa e, spesso e volentieri, viene portata avanti da fotografi che capacità ne hanno da vendere (con risultati spesso perfettamente credibili) La differenza tra i due casi consiste nel fatto che il secondo è già "previsualizzato" dal fotografo prima dello scatto, e qui devo dare ragione a Mtdbo quando afferma che pre-produzione e post-produzione si equivalgono, almeno da un punto di vista etico, perché in entrambi i casi c'è già in partenza l'intenzionalità di falsare le cose; da questo punto di vista, se Smargiassi vuole veramente affrontare l'etica della fotografia deve pretendere che anche i "tarocchi" messi in atto PRIMA dello scatto vengano dichiarati (e a volte l'ha fatto), altrimenti tutto il suo discorso finisce per limitarsi ad un aspetto puramente tecnologico: siccome non l'hai fatto con la luce, ma con l'elettronica, allora non è etico! Un discorso che venisse portato avanti in questo modo mi sembrerebbe eccessivamente riduttivo e assomiglierebbe molto al voler nascondere la testa sotto la sabbia (posto che in genere sono propenso a condividere il pensiero di Smargiassi), anche perché è proprio il cambio di tecnologia tra pellicola e digitale che presuppone la presenza, e quindi la possibilità d'utilizzo, di strumenti in parte differenti. Se poi si rendesse necessario coniare un nuovo nome, anziché "fotografia", per l'immagine digitale, non vedo dove sarebbe il dramma. Però l'aspetto etico rimarrebbe a carico di entrambe le forme: se tu menti, lo fai sia con la luce che con l'elettronica, se invece mi fai capire cosa hai fatto posso comprendere dove volevi arrivare; e non è un filtro davanti all'obiettivo anziché Photoshop a rendere più lecita la cosa. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 10:05
Molti fotografatori non immaginano nemmeno, quante cose si imparano sulla corretta esposizione, mentre si correggono via SW centinaia di foto in formato raw. Correggendone gli 'errori', si comprende e si scopre cosa dovrà accadere nei futuri scatti di quello stesso genere, affinchè essi migliorino, tecnicamente parlando. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 10:35
Oh ben detta Per non parlare della conoscenza della teoria del colore. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 10:35
Pur essendo ancora nuovo del mondo fotografico online, non lo sono certo della rete, e so benissimo che ogni forum tematico ha i suoi tormentoni spesso vani. Avvicinandomi alla fotografia pensavo che il tormentone fosse Canon vs Nikon, e invece su questo noto una grande pax mentre i tormentoni sono mirrorless vs reflex e la misura della postproduzione. Peraltro qui mi pare che a dire il vero siate tutti nella sostanza d'accordo, ma decliniate con accezioni linguistiche tutti il medesimo concetto. Del resto non mi pare che ci siano le squadre dei nocs che sequestrino i dischi dei fotografi che fanno troppa postproduzione sulle foto !!! Si usano molte espressioni del tipo quantità giusta, corretta, etc ... che indicano una valutazione soggettiva e qualitativa di questi concetti, dove è abbastanza chiaro il caso estremo ed è assolutamente impossibile mettere una precisa linea di demarcazione. Se io dovessi spendere due cent per dare un contributo con la mia limitata esperienza direi alcune cose: - ma si può almeno linguisticamente distinguere lo sviluppo effettuato con software del tipo lightroom, dove si modulano sostanzialmente elementi sulla gran parte dell'immagine quali alte luci e ombre, contrasto, nitidezza, rumore, bilanciamento del bianco, e le operazioni fatte con software tipo photoshop, dove si suddivide in layer, si interviene su porzioni di foto, etc ... non tanto per definire il lecito o meno, ma per distinguere bene due categorie di intervento di ben differente invasività ? - c'è chi osservava che scegliere una macchina in base alla qualità dei jpg prodotti non ha senso, e su questo io invece non mi sento per nulla d'accordo e trovo sia una talebanismo in senso opposto, in quanto non sempre e non tutti hanno la possibilità di effettuare un perfetto workflow, non sempre si deve produrre una foto da copertina del national geographic, e quindi avere già un bel jpg di qualità accettabile è un bel vantaggio - c'era una terza cosa ma me ne sono dimenticato. Ah si, certo che quella frase su photoshop l'ho ricordata spesso a un mio amico che su faccialibro posta, carico di testorone, fotografie di ragazze con curve che madre natura non può dare a nessuna e con una pelle che, stante quelle curve, non potevano avere. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 10:38
Dopo aver letto questa discussione, ho capito che forse è meglio se appendo reflex e pc al chiodo e mi dedico a qualcos'altro. Ho sempre scattato cercando di fare il meglio in fase di ripresa, ma non sempre ci riesco, e spesso uso ps per correggere e nascondere gli eventuali errori. A volte mi capita di usare ps perchè mi vengono delle idee post scatto, e faccio cose che non hanno nulla a che fare con l'idea iniziale. Non mi sono mai messo il problemi a farlo. Persone che ti dicono: "tanto usi photoshop", oppure "beh.....con quella macchina fai delle belle foto sicuro", ci saranno sempre. Sono ignoranti a cui nemmeno rispondo. La foto non finisce dopo il clik, ma finisce quando: noi che abbiamo scattato, decidiamo, come e in che modo quel file va sviluppato e corretto, per avere un risultato che a noi ci piace. |
user90373 | inviato il 08 Settembre 2017 ore 10:38
Manifesterò in modo pubblico un'opinione personale, poi ognuno potrà decidere cosa buttare e cosa no. Mi succede, quando uso il pc per scrivere qualcosa, di prestare meno attenzione a quel che scrivo rispetto a quando uso carta e penna perchè eventuali refusi o errori di battitura possono esser facilmente recuperati ad una seconda, terza rilettura. Con la carta e la penna o macchina da scrivere, ad ogni errore erano c@zzi specialmente in caso di versione definitiva, onestamente meglio adesso però si va perdendo l'attenzione per le cose ed anche un pò il senso di responsabilità, "tanto poi posso sempre correggere". La stessa leggera disattenzione tende a manifestarsi anche quando fotografo, sviluppo e post-produco usando il digitale, avendo molto più margine rispetto a quando vado di analogico. Una pellicola sviluppata versando per errore il fissaggio prima del rivelatore e addio prodotti senza se e senza ma. Quindi digitale si, ma con i piedi ben per terra. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 10:43
Complessivamente d'accordo con Loyeti specie sulla prima parte generalista. Faccio notare che anche su Lightroom si può lavorare una porzione di foto ed anche con un filtro degradante in fondo si lavora in modo differenziato su porzioni della foto. Sostengo che scegliere la macchina in base ai Jpeg lo può fare solo chi ci lavora e deve spedire in tempo reale le foto, per gli altri non ha senso e non mi sento talebano al contrario...Scattare in Raw mi da 4 volte più informazioni e fare lo sviluppo anche con pochissimi e veloci aggiustamenti mi darà sempre foto migliori. D'accordo sui ritocchi "pesanti" gli considero solo un esercizio di bravura nel padroneggiare i SW. Ettore, quando scatto mai penso alla P.P: forse perchè sono 70 enne e sono abituato alla pellicola, ma faccio fatica a pensare che molti scattino così come viene tanto poi sistemo la foto al PC |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 10:50
Mi piace come sta andando questo Topic, ognuno dice la sua opinione senza andare a polemizzare per forza con l'opinione espressa precedentemente. Avanti così. R. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 10:56
La fotografia viene fatta sempre con la luce, cambia il processo di "cattura" di questa luce: che sia chimico o elettronico l'immagine viene ricreata sempre e comunque artificialmente. Oggi come allora. Non è che sulla pellicola l'immagine latente era/è l'immagine reale così come la vedono i nostri occhi. Senza una precisa e meticolosa trasformazione chimica non si realizzava nessuna immagine. E due sviluppi diversi portavano a due risultati diversi. Realtà o illusione? La stessa cosa avviene con il processo elettronico. Cambia il mezzo, non il fine. Miii...certi discorsi mi ricordano il conservatorio e certe assurde discussioni sugli strumenti acustici ed elettrici! Forse in pochi se ne sono accorti, ma da qualche decennio la macchina fotografica è un computer : ha un sensore, un processore, un monitor (anche 2-3), un supporto di memoria, produce un file binario, “ragiona” in bit…che cos'è? Una macchina fotografica...vade retro! Ora, Photoshop o altro software che te frega? È semplicemente uno strumento complementare che oggi (ma da mò!) serve al fotografo, come prima gli servivano gli agenti chimici e la camera oscura. Punto. Non ho capito, prima potevi fare "lo scienziato pazzo" o "il piccolo chimico" in cameretta per tentare di tirar fuori un'immagine fotografica senza che nessuno vedesse le streghe dell'etica, della morale, della realtà, della finzione, dell'alterazione... e oggi non puoi usare un computer (deputato a fare esattamente la stessa cosa) che ci si scandalizza (ancora??)? Certo che la gente è proprio strana! Tutti ascoltano la musica e nessuno dice "ma tu usi Cubase o Logic Pro!"...si, si usa caro amico, non ti scandalizzare! Questi software servono per registrare e miscelare i suoni e se voglio anche per aggiungere affetti: in sostanza, per produrre musica. Per la fotografia succede esattamente la stessa cosa: si registra, si miscela (luci/colori) = si produce l'immagine. Ma si fanno ancora questi ragionamenti? Il medioevo, no peggio... |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 10:58
“ se Smargiassi vuole veramente affrontare l'etica della fotografia deve pretendere che anche i "tarocchi" messi in atto PRIMA dello scatto vengano dichiarati (e a volte l'ha fatto), altrimenti tutto il suo discorso finisce per limitarsi ad un aspetto puramente tecnologico: siccome non l'hai fatto con la luce, ma con l'elettronica, allora non è etico! „ Non mi sembra che ne faccia un discorso prettamente etico. Ne fa un discorso sul fatto che la macchina fotografica nasce per restituirci quello che ha davanti e che molta fotografia si sia sviluppata Sono d'accordo con te che con questo modo di vedere anche il make-up, il parrucchiere, la scelta de modello, avrebbero poco a che fare con la fotografia... L'articolo mi ha invece fatto riflettere su una cosa. Forse ha ragione Smargiassi quando dice che la mera "designazione" che opera la macchina fotografica a molti sta stretta. Probabilmente tutto questo interesse alla post non è solo dovuta al fatto che oramai sia una parte fondamentale (come negarlo?) dell'attuale processo fotografico. Ma anche perché molti fotografi vedono (erroneamente?) la pp come il modo principale (unico?) per operare delle scelte personali e veicolare la propria visione. Dove in alcuni generi storici (reportage, Street, ecc.) la mera designazione era proprio la caratteristica ritenuta "sufficiente e necessaria" da molti grandi fotografi. Alcuni facevano quasi carte false per ricercarla e "sparire" dietro la fotocamera (es. Walker Evans, Robert Adams, ecc.). |
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