user20639 | inviato il 11 Marzo 2015 ore 0:21
Le culture fanno i conti con il mondo di adesso, è proprio questo il punto Caterina, concordo. Questo è lo sforzo che bisognerebbe fare, analizzare il presente e tutte le connessioni che esso implica con le altre relazioni. Un esempio, dando i nostri stracci vecchi all'Africa, abbiamo distrutto una economia tessile rurale, piena di diversità e di colori, eliminando l'artigianato locale, un danno per decine di milioni di esseri che ci lavoravano e vivevano. Quello che pensiamo sia bene in realtà è distruttivo per certi paesi e ci guadagnano solo certi furbi. Cosa guadagna la fotografia in questo, nulla, la stessa maglietta che si trova in europa la troverà anche in Africa, quindi foto della stessa maglietta. Però c'è stato un ragazzo che ha fotografato il percorso e i vari padroni di una maglietta, molto interessante, ma drammatico. |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 9:31
Leoconte “ Sarebbe troppo facile fare il tiro al bersaglio, o fare dell'ironia, magari anche un pò di sanissima satira, ma sarebbe inutile, lo scopo non è quello di far ridere, ma comprendere. „ Mi sono messo a bersaglio e le frecce sono arrivate.. Subito dopo nella discussione, Francesco ha messo in gioco "ironia" e "pietà", che sono entrambe attinenti allo sfottò. Colui che "sa", ma non spiega, merita un po' di sana ironia, ma quando diventa un'intera pagina di pigliata p'u culu verso qualcuno che cerca di esprimere un'idea, ma non ci riesce, viene da chiedersi, dove sta la pietà? La cultura ci ha trasmesso il concetto di pietà, ma veramente l'abbiamo fatto nostro? Per tornare alla domanda "la cultura serve?" Assodato che esiste una "cultura sensibile" , cioè un rapporto di interscambio tra noi e la cultura, filtrato da canoni di "bellezza" e "giustizia", vorrei anche prendere in esame il rovescio della medaglia. La cultura può creare una barriera tra noi e il mondo reale? |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 9:42
La definizione citata da Caterina, se ci si ferma ad approfondirne il significato, descrive esattamente la posizione che occupa oggi la fotografia nei confronti delle altre forme e tecniche espressive, per così dire, "bidimensionali". Con l'avvento ed il perfezionamento della fotografia, le tecniche pittoriche, il disegno e l'incisione si sono sempre più settorializzati verso un discorso unicamente "artistico", lasciando alla fotografia il compito di occuparsi di ogni altro campo della cultura (scientifico, giornalistico, divulgativo ecc.). Questo processo ha portato ad una scissione , nella mentalità comune, tra l'Arte e gli altri ambiti della comunicazione, ma se andiamo indietro nella storia ci accorgeremo che, in altre epoche, le medesime tecniche e strumenti trovavano applicazione in modo continuo e organico in tutti i campi della comunicazione; con il disegno, l'incisione e la pittura si realizzarono indifferentemente le opere d'Arte, i primi "veri" giornali ai tempi della Guerra di Secessione Americana o della Rivoluzione Francese, l'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert, i libri di fiabe illustrate, i primi testi scolastici come quelli scientifici ecc. In altre parole, queste tecniche e strumenti erano il veicolo per realizzare un "prodotto culturale" completo, nel senso della frase citata. Oggi però, troppo spesso viene riconosciuto alla fotografia solamente il compito di assolvere alle funzioni in qualche modo considerate "meno nobili" di questo prodotto (giornalismo, divulgazione ecc.), mentre le altre forme espressive si sono arroccate in quel campo dell'Arte da cui, spesso unicamente per una sorta di ultima autodifesa più che per ragioni reali, cercano di escludere la fotografia. Ma, paradossalmente, è proprio questo "isolazionismo" dell'Arte che crea il fraintendimento rispetto alla domanda iniziale della discussione, perché nel campo dei linguaggi visivi si tende sempre di più a identificare la "cultura" con l'Arte stessa, in quanto forma più "elevata" rispetto alla "semplice" comunicazione (da cui, se non ti ritieni per forza un artista, nasce la domanda: ma la cultura, serve?). Ma invece, se il prodotto della cultura è tutto ciò che le torna utile per fare i conti col mondo, non solo "la cultura serve" a chi fa foto, ma quel "prodotto culturale", cioè la foto stessa, dovrà necessariamente includere tutte le forme attraverso le quali la cultura si manifesta: dalla documentazione pura e semplice, al giornalismo ... e su, su fino all'Arte. Così rispondo anche a Wildvideo: “ La cultura può creare una barriera tra noi e il mondo reale? „ si, se viene fraintesa ed utilizzata "a mezzo servizio". |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 9:52
Caro Wild, spesso si confonde la cultura con il semplice "sapere". Il sapere è invece solo UNA componente (importante) della cultura che deve essere materia viva, un mezzo che ci permette di scavare e tentare di indagare la nostra sensibilità ed il nostro sentire autentico. In questo senso, dire che la cultura può creare una barriera tra noi ed il mondo reale altro non è che una contraddizione in termini. La risposta alla tua domanda è mirabilmente sintetizzata dalla citazione scritta sopra da Caterina. |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 10:08
“ Ma invece, se il prodotto della cultura è tutto ciò che le torna utile per fare i conti col mondo, non solo "la cultura serve" a chi fa foto, ma quel "prodotto culturale", cioè la foto stessa, dovrà necessariamente includere tutte le forme attraverso le quali la cultura si manifesta: dalla documentazione pura e semplice, al giornalismo ... e su, su fino all'Arte. „ Concordo perfettamente con Daniele. Aggiungo solo che la fotografia, certa fotografia, pur attraverso un'ultra decennale e controverso dibattito, è oggi pienamente sdoganata nel mondo dell'arte. |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 11:08
“ Aggiungo solo che la fotografia, certa fotografia, pur attraverso un ultra decennale e controverso dibattito, è oggi pienamente sdoganata nel mondo dell'arte. „ per fortuna della fotografia (che se lo merita), ma per maledizione dei troppi che si credono artisti solo perché prendono in mano uno dei tanti strumenti utilizzabili anche nell'Arte |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 11:30
Una breve parentesi, per Wildvideo, che giustamente tira in ballo le da me citate "ironia e pietà" Le ho usate esattamente nel senso che tu dici: l'ironia è totalmente diversa dal sarcasmo, soprattutto perchè è tale se, prima di tutto la rivolgiamo verso noi stessi, se non irride l'interlocutore (cioè, intendevo, "suvvia, mettiamoci un pò di ironia. Non esageriamo a prenderci sul serio"...;) ). E la pietà è ricordata qui, esattamente nel senso che tu dici. Aggiungo: pare obbligatorio il fatto di "prendersi la critica".... A volte mi pare che questo sia un totem, urbi et orbi. Beh, per me è tutt'altro che un concetto assoluto. Se c'è accoglimento, rispetto, cortesia (e magari ironia), personalmente accetto tutto, ma proprio tutto. Se c'è sarcasmo, invece, sinceramente non mi interessa più il merito, la ragione o il torto: non lo accetto punto e basta. Non c'è ovviamente in questo nessuna "verità", ma solo un punto di vista. Ben radicato Va da se che, in conseguenza di ciò, mai farei del sarcasmo nei confronti di qualcuno, qui Detto ciò, visto che altrove si richiamava (giustamente) l'autore di un topic a reggerne in qualche modo le fila... Vorrei, con leggerezza, ricondurre, magari per i prossimi interventi, al quesito iniziale quanto più sia possibile Non cioè dover definire, qui, il significato di "cultura" (che mi limiterei magari a interpretare, come riproposto da Jeronim, come "materia viva", comunque), ma quanto questa, nell'accezione che ognuno ha fatto propria, influisca poco o tanto nel momento in cui portiamo l'occhio al mirino. E ne determini gli effetti, i risultati. Naturalmente prescindendo dalla maggiore, minore o nulla evidenza artistica. E cioè, in sintesi, "questa cosa" determina il modo in cui facciamo fotografia o ne è sostanzialmente indipendente? Buona giornata a tutti! F |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 16:44
Grazie a Daniele Ferrari e a Jeronim per le risposte che condivido appieno. Grazie anche a Francesco per la parentesi “ Non esageriamo a prenderci sul serio" „ Pienamente d'accordo, io soffro di "foga espressiva" , però è vero che per chi legge può risultare un mattone, quindi un po' più di leggerezza e ironia, non guastano “ "questa cosa" determina il modo in cui facciamo fotografia o ne è sostanzialmente indipendente? „ Posta in questi termini, per me la risposta è un pulito SI. Forse ciò che rende viva la cultura è il portarla nella vita di tutti i giorni e creare un gioco di interscambio tra il momento che si sta vivendo o fotografando e la cultura stessa, magari anche trovando un che di ironico e appagante in questo dialogo. |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 17:34
Di quanto "questa cosa" determini il modo in cui fotografo me ne sto rendendo conto, in realtà, solo in questi ultimi anni e la risposta è decisamente si! (a prescindere, oltre che dalla maggiore, minore o nulla evidenza artistica, anche dalle maggiori, minori o nulle capacità personali ) |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 17:36
Grazie del punto di vista Wild Ma... a livello più inconsapevole, che ne dici? Ovvero, e questo voleva essere un pò il tema della discussione, che si è un pò perduto per strada (slittando comunque verso interessanti altre considerazioni, per dovere di verità )... ...Il modo in cui decidiamo di inquadrare, i soggetti stessi con cui entriamo in sintonia, la rappresentazione complessiva che tiriamo fuori (post compresa). Ecco, senza bisogno di un processo totalmente consapevole, senza cioè pensarci su, in tutto questo c'entrà? La cultura che abbiamo (e mi ripeto, poco importa, qui, doverne definire una natura da tutti condivisa) è la molla inconsapevole a fare questo anzichè quello? E non è in fondo il fattore che poi determina quello che spesso chiamiamo uno "stile", o meglio, una particolare e personale estetica? Ciao F |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 17:38
Ps: letto Daniele dopo il post sopra... Si, in quest'ordine di ragionamento, credo che le evidenze artistiche grandi o piccole c'entrino poco...) |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 18:16
“ Non cioè dover definire, qui, il significato di "cultura" (che mi limiterei magari a interpretare, come riproposto da Jeronim, come "materia viva", comunque), ma quanto questa, nell'accezione che ognuno ha fatto propria, influisca poco o tanto nel momento in cui portiamo l'occhio al mirino. E ne determini gli effetti, i risultati. Naturalmente prescindendo dalla maggiore, minore o nulla evidenza artistica. „ Visto che Francesco lo chiede, mi vedo "costretto" a fare un esempio personale 
 qui la trovate su Juza: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=954954 E' un'immagine che ho scattato a Firenze dopo aver visto e visitato molti capolavori del rinascimento. A parte il giudizio sull'immagine (la versione web è molto scadente) mi sono sempre chiesto cosa mi ha portato a riprendere coscientemente (ho fatto più scatti) un luogo piuttosto anonimo con una banale motocicletta coperta da un telo. Ricordo i turisti che mi guardavano come fossi pazzo. Credo semplicemente di aver intravisto una prospettiva intima della città nella quale ho riconosciuto i segni della sua grandezza. Trovo poi singolare che quasi tutti, vedendo questa immagine, mi chiedano: "l'hai fatta a Firenze?". Eppure non c'è alcun riferimento certo che si tratti proprio di quella città. Se non avessi avuto negli occhi tutte quelle bellezze artistiche, non avessi anche solo annusato quella cultura, avrei "visto" quest'immagine? Mi risponderete che il mondo non avrebbe perso nulla e non potrò darvi torto . Ma....che volete....abbiate pazienza...."ogni scarrafone è...." |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 18:25
Intervento come sempre centrato e utile Jeronim, sul pezzo! E' giusto e normale si parli di arte, di fotografia "alta", di cultura vera vs nozionismo ecc. Ma l'idea, aprendo la discussione era proprio questa: capire quanto quel che abbiamo dentro, stratificato o arrivato di recente, che ho genericamente chiamato cultura, intervenga nel dettarci regole e idee, a prescindere da quanto ne siamo concretamente consapevoli. E il tuo esempio per molti versi calza a pennello, più di quanto non farebbe una fotografia di grande spessore artistico, a cui dedicare un sonoro uau E in fondo, visto che il gruppo che hai creato avrà respiro, e le chiacchiere, auspichiamo tutti, evolveranno... Magari avere nozione di questo potrebbe maggiormente portarci a mantenerlo cosciente, e diventare noi più padroni, sia del mezzo tecnico, sia dei nostri propri codici comunicativi. In una parola, forse: migliorarci un pò Abbraccione F |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 18:35
Ma come...Francesco, e io che aspettavo solo il tuo UAU ! Ricambio l'abbraccio (virile !) Franco |
| inviato il 11 Marzo 2015 ore 19:13
“ Esempio, questo, non troppo calzante in verità: quel breve passaggio al Berardo non è che abbia accresciuto di colpo la mia cultura o conoscenza. Men che meno, aumentato le mie sensibilità. Quel che c'era era già lì, quel che mancava non era certo arrivato di colpo. Però una contaminazione, un raffronto, una spinta energica fosse anche solo all'orgoglio... „ E invece secondo me è molto calzante: individua in modo abbastanza preciso il rapporto tra cultura e fotografia. Anche solo un "assaggio" dimostra quali possano essere le potenzialità della cultura e del sapere ( dei saperi) nel supportare chi vuol fare fotografia. Soprattutto rende l'idea di "come" la cultura o meglio ancora la conoscenza, possa modificare ( o dare) il significato ed il senso di quello "che c'è già" . Scianna ha ragione: dobbiamo essere noi ad "andare" a fotografare; il mondo è li che aspetta e non viene certamente verso di noi per farsi fotografare ( non una modella ). Ma se non "sai" cosa c'è nel mondo fotografi un bel nulla ( come accade nella stragrande maggioranza dei casi a molti "fotografi" e a me in particolare) e ti limiti a "bearti" dei pixel di cui dispone la tua fotocamera. |
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