| inviato il 02 Marzo 2015 ore 16:49
Scusate se mi permetto un breve OT. Premetto che quello che vado a scrivere è rivolto a tutti, senza alcun riferimento a singoli utenti. Ci tengo a puntualizzare alcuni aspetti, formali e sostanziali, che vorrei fossero mantenuti da tutti coloro che si avvicinano alle discussioni del gruppo. A questo scopo invito tutti ad attenersi ad un codice di comportamento, per certi versi nuovo nel forum, che permetta di esporre e difendere le proprie idee (e riflettere su quelle degli altri) con chiarezza e decisione, ma senza sarcasmo, sterile vis polemica o riserve mentali. Invito anche ad abbandonare vecchi rancori e desideri di rivalsa. In passato, io stesso, sono caduto in queste trappole ma mi sono convinto di aver fatto solo perdere tempo a me stesso e agli altri. Non si tratta di imporre uno stucchevole buonismo, ma di dare alle nostre argomentazioni solo il peso delle idee. Idee da sostenere con educazione e rispetto perché la forma, nelle caratteristiche insite al mezzo con cui comunichiamo, porta facilmente al malinteso e può farci deragliare, talvolta senza volerlo, anche dalle nostre migliori intenzioni. Un saluto a tutti e buon proseguimento. Franco |
| inviato il 02 Marzo 2015 ore 17:05
Devo dire Franco, che trovo questa puntualizzazione sana e fondamentale. E se posso permettermi.... molto meno OT di quel che sembra Parliamo di arte (fosse anche con la a minuscola), parliamo del terreno delle emozioni, delle sensibilità... Ecco, se non siamo capaci di metterle in pista almeno un pò, nella vita, queste sensibilità, possiamo pensare che sboccino poi, come per miracolo, quando accostiamo all'occhio un mirino?!? Chissà, magari uno spunto per qualche nuova discussione |
user46920 | inviato il 04 Marzo 2015 ore 22:06
Mi sembra di aver trovato un documento scritto bene che potrebbe ampliare la visione riguardo alla foto in bianco e nero e soprattutto al suo perché. questo è il link Anche se l'approccio può sembrare folosofico, in realtà il concetto espresso ha comunque degli appoggi ad una valutazione scientifica ... |
| inviato il 04 Marzo 2015 ore 22:22
Io per gusto personalissimo non amo il b/w. Intendiamoci, non voglio dire che in sé abbia qualcosa di sbagliato, ma è tristemente palese che in realtà per la maggioranza dei fotografi sia un ripiego per salvare pessimi scatti. Perché si rifugiano nel b/w? Perché, e lo imparai quando mi rendevo conto, al tempo dei miei primissimi scatti, che alcune mie foto mi convincevano di più se desaturate o convertite in bianco e nero, tante volte si scatta senza pensare ai colori. Pensiamo che tanti colori debbano esser belli per forza e non badiamo al fatto che tali colori siano o meno armonici fra loro, buttiamo lì colori caldi e freddi, saturi o delicati, chiari e scuri in un minestrone che alla fine risulta indigesto. Allora convertiamo in b/w, e ci mettiamo una toppa. Ora come ora concepisco questa tecnica solo per foto a composizione fortemente geometrica o minimale in cui solo le forme hanno importanza: gusto personale mio, per carità, ma trovo che se ben sfruttati i colori diano praticamente sempre una marcia in più alle foto. |
| inviato il 04 Marzo 2015 ore 23:10
Caro Marco, le tue considerazioni hanno molto di vero, ma non credo che il bianconero, in se, possa essere ricondotto a questo Quando mettevi la pellicola nella macchina, lo decidevi prima: quali che ne fossero le ragioni, il bianconero era una scelta a monte e non poteva essere, in alcun modo, un tentativo di "salvataggio". Il bianconero è un linguaggio differente dal colore, con le sue caratteristiche. Non meglio, non peggio. Ma differente. Ripeto: vero quel che dici, ma va riferito a una "cattiva pratica", e non a qualcosa di connaturato Un caro saluto F PS: non definirei comunque il monocromatico una "tecnica". |
| inviato il 04 Marzo 2015 ore 23:14
Ma certo, mi riferivo alla deriva che ha preso fra molti amatori dell'era digitale, non a un problema intrinseco dell'uso del b/w. Resta il fatto che è un "problema" ad oggi molto diffuso fra i fotoamatori quello di non saper usare i colori a dovere. |
| inviato il 04 Marzo 2015 ore 23:15
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| inviato il 04 Marzo 2015 ore 23:16
Io sono avvantaggiato: i colori non sapevo usarll nemmeno prima del digitale |
| inviato il 04 Marzo 2015 ore 23:40
Io sono avvantaggiato: i colori non sapevo usarli nemmeno prima del digitale Caro Francesco, siamo in due, e felicissimo di ritrovarmi in buona compagnia. Resta il fatto che la "cattiva pratica" evidenziata dal nostro amico Marco è un triste realtà. Il bianconero gioca le sue carte migliori sul rapporto tra luci ed ombre dosate con sapienza, sulla scarna essenzialità del messaggio trasmesso privo di elementi fuorvianti. E' un diverso modo di espressione che sovente ben si presta alla pura documentazione. |
| inviato il 05 Marzo 2015 ore 1:47
Un grazie a Falena per averci proposto quell'interessante articolo sulle prime foto a colori di inizio '900 . Personalmente ritengo che un buon fotografo debba essere maestro nei due generi e che (Falena) “ tutte le motivazioni, emozioni, sensazioni hanno pari fondamento sia nella fotografia BN che a colori. „ A prescindere dal possesso di specifiche competenze o della difficoltà che i due generi comportano e cogliendo lo spunto di Jeronim, penso che la propensione a scattare in bn risieda nella sensibilità di ciascuno di noi e, più in generale, nel modo di porsi, anche al di fuori del contesto fotografico, o nello stato d'animo del momento o di un particolare periodo. Concordo con Nick quando paragona il bn ad una canzone di de Andre' con la sola chitarra e quella a colori, magari in HDR, al concerto del grande cantautore con la Pfm. Io stesso mi sono trovato a cantare De Andre', Paoli, Daniele, Bennato suonando la sola chitarra e in altre circostanze e periodi sul palco, accompagnato da una band, a urlare Vasco. Personalmente trovo il bn più "intimista", meno dirompente e, come dice Caterina, più essenziale e diretto ma che al tempo stesso concede spazio ai nostri sentimenti e ci fa entrare nel campo della immaginazione (Mimmo Iodice). Mi viene da pensare come una personalità esuberante, provocatoria, di sfondamento, senza dubbi o incertezze, possa essere più incline al colore mentre una altrettanto forte ma più riflessiva e tendente all'introspezione possa optare inconsapevolmente per il bn trasmettendoci nei suoi scatti pochi ed essenziali spunti, i suoi, a volte anche frammentari ed incompleti lasciando a noi il compito di riuscire a coglierli se non addirittura di ricostruirne le parti mancanti. In altre parole se sono nella fase in cui parlo ad alta voce scatterò a colori dando a chi legge un messaggio saturo di informazioni, se invece l'inclinazione del momento mi portasse a comunicare in modo più soft, e apparentemente defilato, opterei per il bn senza nulla togliere alla forza o alla drammaticità dell'immagine che potrebbe venirne fuori. Parlo di immagine perchè mentre una foto a colori, ipotizziamo un raw non manipolato, mi viene di definirla foto, quella in bn sono invece propenso a chiamarla immagine perchè frutto comunque di un nostro intervento, seppure misurato come ad esempio quello dei filtri citati con garbo e pertinenza da Francesco Merenda. Colgo l'accenno dello stesso Francesco alla PP, per dire che ritengo che quest'ultima non tolga nulla al valore di una foto e che anzi il momento dello scatto sia solo una parte del processo fotografico, l'altro, altrettanto importante e al quale dedichiamo molto più tempo dell'1/125 speso per lo scatto, è proprio quello successivo, quello della visione e delle domande: come la taglio, come valorizzo questo colore, come mi regolo con le ombre, la stampo, la pubblico e altro. I miei "perché del bn", espressi forse in modo troppo semplificato e poco tecnico, sono ovviamente una mia personale opinione che prescinde da una maturità o competenza fotografica che non ho. Riprendendo una frase di Falena “ Credo che Mapplethorpe abbia dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che il colore come il bn sono alla pari?. „ per affermare in chiusura la pari dignità delle due scelte e per alleggerire l'argomento vi propongo l'opinione di Settimio Benedusi verso (credo) la deriva di chi ritiene che col bn si aggiusti tutto, tratto dal suo blog. “ Il Tortino al cioccolato e la Foto in bianco e nero Una delle frasi che, quando si affronta il tema fotografia, si sente più spesso è "adoro la fotografia bianco e nero!". Quando la sento, ed è un classico, Benedusi abbozza un sorriso e dice "e già!" mentre Settimio sente prudere le mani e vorrebbe urlare "MA CHE × DICI?!?" Comunque è vero, non c'è un belino da fare: la fotografia in bianco e nero piace a tutti. Qualsiasi cagata in bianco e nero è più bella. Un po' come sapete cosa? Come il tortino al cioccolato con il cuore caldo. E già! Il tortino al cioccolato con il cuore caldo è oramai la presenza costante in tutti i ristoranti di merda e ignoranti per soddisfare in maniera semplice ed efficace il cliente che mi va (sempre!) pazzo per questo dessert. Il tortino al cioccolato con il cuore caldo sembra a tutti una cosa figa e buona. Il tortino al cioccolato con il cuore caldo piace a tutti. Il tortino al cioccolato con il cuore caldo viene visto di default, come un prodotto artigianale, come un cosina preziosa fatta dalle sapienti manine di un pasticciere con il cappello bianco sul set di Chocolat. Il tortino al cioccolato con il cuore caldo dà, in maniera magica, prestigio e nobilità ad una triste carta dei dolci dove al massimo trionfano le pesche sciroppate. Ecco, la realtà dei fatti è però un'altra. La realtà dei fatti è che il tortino al cioccolato con il cuore caldo si compra surgelato al costo di 1 euro e mezzo al pezzo, si mette per pochi secondi nel microonde e zac! ecco pronto il tortino al cioccolato che piace a tutti. Il ristorante ignorante trova la soluzione dei suo problemi con i dolci propinando ad un pubblico ignorante (che squittisce di godimento) il tortino al cioccolato con il cuore caldo così come il fotografo ignorante trova la soluzione dei suoi problemi con la fotografia propinando ad un pubblico ignorante (che squittisce di godimento) la fotografia in bianco e nero. Olè. „ Ciao a tutti Giamba |
| inviato il 05 Marzo 2015 ore 2:07
Nel ringraziarti per il bell'intervento Giamba, approfitto, visto che hai citato il passaggio, per una piccolissima precisazione Ho voluto postare l'esempio specificando di non aver fatto null'altro, se non applicare i tre diversi filtri, non già per attribuire particolare valore all'uso modesto di post produzione, ma solo per evitare, qui, di mettere la medesima al centro del ragionamento. Cioè, per sottolineare esclusivamente i diversi risultati possibili, ottenibili dalle sole relazioni cromatiche presenti, per verificarne la plausibilità. Ma, personalmente, non ho alcun pregiudizio verso l'uso di qualunque strumento che permetta di raggiungere il risultato più vicino all'idea che si intendeva realizzare, per quanto spinto possa essere. Ciao F |
| inviato il 05 Marzo 2015 ore 7:44
Ciao Francesco, l'avevo capito. Grazie a voi per i vostri interventi di ben altra caratura. La mia voleva essere solo un'opinione sulla PP anche se forse collegandomi al tuo riferimento mi ero espresso in modo poco felice (e che ho corretto). Un caro saluto. Giamba |
| inviato il 05 Marzo 2015 ore 10:05
In effetti, un tempo il BN era un obbligo perché non esistevano pellicole a colori, poi diventò una scelta, libera, ma obbligatoriamente consapevole per il fatto che dovevi decidere prima di inserire il rullino in macchina, quindi al momento dello scatto eri obbligato a "guardare" (che, se eri bravo si trasformava in "vedere") sulla base di quel rullino, mentre oggi, per il fatto che il RAW nasce comunque con le informazioni colorimetriche, il BN finisce troppo spesso per soddisfare la tentazione di recuperare un'immagine che a colori risulta sbagliata. In questo c'è una differenza di mentalità tra chi proviene dall'analogico e chi si è avvicinato alla fotografia solo attraverso il digitale; differenza ovviamente non imputabile all'individuo, ma ad un'abitudine derivata dal diverso rigore metodologico imposto dal mezzo. Tuttavia credo che il fascino del BN vada ricercato, come è già emerso dalla discussione, nel suo maggior legame con la ricerca introspettiva e con le nostre "scelte" più profonde nel rapporto che instauriamo con quello che ci circonda. Ho posto tra virgolette la parola "scelte" perché essa comporta sempre un carattere di tipo binario: o è SI, o è NO! La scelta, quando viene determinata, non contempla altre possibilità; la facoltà di scegliere è legata al concetto di "yin e yang", caldo e freddo, ombra e luce; è un cammino lungo una retta che congiunge due, e soltanto due, estremità. Il colore non è rappresentabile con una retta, ma con un fascio di rette disposte a raggiera (pensiamo ad esempio a tutte le coppie di colori complementari, ciascuna disposta su una retta ad hoc); il colore non si presta a rappresentare un'unica linea di pensiero, ma tutti i pensieri possibili. Cosa facciamo quando vogliamo "drammatizzare" un'immagine a colori, cioè enfatizzarne un unico aspetto emozionale, simbolico ecc.? Aumentiamo l'importanza dell'elemento chiaroscurale; prendiamo cioè in prestito il linguaggio del BN. Non so se sia solo una mia impressione, ma da questo punto di vista credo che, nei confronti del pubblico, il colore lasci maggior spazio alla capacità interpretativa da parte di chi osserva la foto; secondo me, quando proponiamo una "buona" foto in BN offriamo al nostro pubblico un pensiero strutturato in modo già molto definito, mentre quando gli proponiamo una "buona" foto a colori gli lasciamo un maggior spazio per una sua interpretazione personale. |
| inviato il 05 Marzo 2015 ore 10:34
“ Non so se sia solo una mia impressione, ma da questo punto di vista credo che, nei confronti del pubblico, il colore lasci maggior spazio alla capacità interpretativa da parte di chi osserva la foto; „ Non mi ritrovo (da pubblico) con questa tua interpretazione Daniele. Per me è il contrario, il B/N lascia molto spazio alle mie interpretazioni sullo scatto, già il solo esercizio di pensare i colori di quanto rappresentato nella foto; una foto a colori è già lì, completa di tutto. Questo a grandi linee, poi ci sono foto e foto. Citando Francesco “ La capacità di inganno è in fondo prerogativa della fotografia in se „ e se si vuole ingannare, credo ci si riesca meglio dando meno informazioni. |
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