user255336 | inviato il 06 Luglio 2024 ore 12:24
Mi pare tutto grottesco. Tutta la galassia onora Alì come il più grande di tutti i tempi mentre qui uno sconosciuto senza storia si permette di criticarlo con assurda ferocia. Bah! Per me, Liston era forza bruta anche grazie al suo prodigioso allungo scimmiesco, ma come arte pugilistica faceva ca.ga.re. Joe Louis - Joe Frazier - Evander Holyfield - George Foreman - Mike Tyson - tutti formidabili pugili dal devastante pugno. Ma il più terribile picchiatore è stato Rocky Marciano. Imbattuto in oltre 80 incontri tra dilettanti e professionisti. Potenza pura, non per nulla Sylvester Stallone gli ha dedicato una indimenticabile saga: Rocky. Ma il pugilato non è soltanto forza bruta, esiste anche la classe. E come classe il più Grande è stato Alì. Piaccia o no. |
| inviato il 06 Luglio 2024 ore 13:45
@Hyppy non so se lo sconosciuto senza storia possa essere io o Paolo Potalivo che ha a suo credito un libro ("L'altra verità") reperibile addirittura su Amazon. Paolo si accanisce su tre entità in modo ossessivo: Kodak, Canon e Clay/Ali. Gli va dato atto che non si lascia intimorire dalle posizioni raggiunte da questi tre che a suo parere sono immeritate. Canon è l'indiscussa leader delle macchine fotografiche, Ali è (giustamente o meno) ritenuto "the greatest" dai più e finalmente Kodak c'ha provato coi primi sensori al Si, ma dipendeva da macchinari molto costosi dei Jap, non era autosufficiente (io provengo dalla Perkin-Emer che nel suo piccolo ha inventato la microlitografia dei semicon industriali). |
user255336 | inviato il 07 Luglio 2024 ore 15:34
Ah...dimenticavo: Paolo detesta il negativo biancoenero. Paolo detesta il Medio Formato. Paolo detesta Leica ed i suoi utilizzatori. Paolo detesta Velvia 100. Paolo detesta la digitalizzazione dell'emulsione. Paolo detesta la stampa ottenuta con la scansione del file ottenuto da fotogramma. Paolo...Non è che sia malato di superiorità? |
| inviato il 07 Luglio 2024 ore 15:35
@Hyppy non so se lui sia d'accordo, ma io reputo Paolo un amico. Andare un attimo contro corrente secondo me è meno discutibile che incensare SEMPRE i più potenti. Concetto USA di bandwagon: salire sul carro dei vincitori. |
| inviato il 07 Luglio 2024 ore 15:37
Risus abundat in ore stultorum caro "tizio dai tanti nomi"... ridi, ridi pure se tanto basta a soddisfare il tuo povero ego. Fra un ricovero in Psichiatria e l'altro... ovviamente! |
| inviato il 08 Luglio 2024 ore 9:28
In Europa la boxe si chiama alla francese "la noble art". Nella tradizione britannica la boxe è stata definita "Sweet Science". Se ci mettiamo insieme l'economia chiamata "Dismal Science" (Scienza Triste), abbiamo una chiave interpretativa di Cassius Clay. Nel 1963 ci fu uno sciopero dei tipografi a NYC che si protrasse per più di cento giorni. C'era in programma nel vecchio Garden l'incontro Jones-Clay, una semifinale per il titolo mondiale possibilmente con Liston se batteva Patterson nella rivincita. Doug Jones era il ragazzo di casa. Clay erano dodici incontri (con mezze figure) che pronosticava la ripresa in cui stendeva l'avversario. C'aveva sempre preso fino ad allora. Questo aveva accresciuto la sua popolarità presso il grande pubblico. Con NYC senza giornali, Clay si impegnò in una forsennata campagna promozionale basata su comparsate nelle strade di New York e soprattutto su continue apparizioni TV. Il risultato di questi sforzi fu che quella sera c'erano quasi 19,000 spettatori paganti, battendo il record per incontri non titolati che apparteneva a LaMotta-Mitri di anni prima. Era un caso in cui erano di più quelli che erano andati per vedere Clay perdere che il contrario. Clay pronosticò la quarta ripresa, poi si corresse nella sesta. Dundee non era molto d'accordo con tutto questo ma sapeva che non poteva contraddire il ventunenne Cassius, prendere o lasciare. Il guaio era che Jones era un buon pugile e Clay non aveva il pugno per stenderlo alla sesta. Per cui si andò al limite delle dieci riprese. Due giudici diedero 5-4-1 per Clay, l'arbitro LoScalzo addirittura 8-1-1, verdetto unanime. Male accolto dai newyorchesi che cominciarono a gettare di tutto sul ring. Secondo il pubblico aveva vinto Doug Jones. Rivedendo lo YT ci vogliono le pelotas d'acciaio (o vista mediocre) per affermare che Jones aveva vinto. Le statistiche COMPUBOX sono dalla parte di Clay, senza ombra di dubbio. Questo incontro fu decisivo. Se Clay perdeva ci sarebbe stato un Liston-Jones con poco interesse. Clay andò in seguito a Londra a incontrare Cooper. Fece infuriare i britannici presentandosi sul ring con ermellino e corona come Elisabetta. Alla fine della quarta ripresa Cassius disse che si era distratto perché a bordo ring aveva visto Elizabeth Taylor (Cleopatra) con Richard Burton. In realtà aveva incassato il solito gancio sx da Cooper che era noto per questo suo colpo potente. Era la fine della ripresa. Clay si rialzò da solo nel giro di qualche secondo: era stato un knockdown, non un KO. Cammina con la faccia un po' stralunata. Dundee ne inventa una delle sue: chiama l'arbitro e gli chiede di cambiare un guanto che si era scucito. L'arbitro va a bordo ring e gli dicono che guanti di scorta non ce n'erano. Dà l'assenso a continuare l'incontro col guanto originale. L'intervallo normalmente di 60" era diventato di 66", si vede anche da YT e lo testimoniano i pennivendoli onesti a bordo ring. Clay nella quinta ripresa malmena Cooper che lascia perché l'occhio sx è coperto di sangue. Fine. Conclusione: Clay aveva incassato un gancio terrificante e aveva recuperato molto velocemente. I più conclusero che Clay aveva la mascella di cristallo. In realtà Clay aveva doti di incassatore fuori del comune. È andato giù alla quindicesima con Frazier nel '71 ma anche allora non era andato KO. Questi due incontri dimostrano che Clay era un genio dell'autopromozione (dismal science) oltre che del ring (sweet science). |
user261888 | inviato il 07 Agosto 2024 ore 9:05
Cassius Clay: Il più Grande! Per i patetici detrattori una sonora pernacchia... ps. avevo assistito alla farsa Cooper/Urtain...roba da ridere. |
| inviato il 18 Agosto 2024 ore 9:48
I più conclusero che Clay aveva la mascella di cristallo. In realtà Clay aveva doti di incassatore fuori del comune. ********** ********** Valerio che Clay avesse la mascella delicata è un fatto assodato, infatti gli osservatori più attenti lo avevano evidenziato già all'epoca del match contro Sonny Banks, comunque anche tralasciando questo particolare come al solito riporti una narrazione di parte, dimentichi infatti di aggiungere che in realtà esiste un solo tipo di "pugile incassatore", cui però molti pseudovesperti, nel tentativo di allungare il brodo includendo di volta in volta un proprio beniamino, ne vaggiungono altri due sottotipi... a quale di questi tre tipi, anzi di questi due sottotipi, secondo te appartiene Clay/Ali? |
| inviato il 18 Agosto 2024 ore 17:24
@Paolo ti riporto Liebling che era andato a vedere l'esordio al Garden con Sonny Banks. “ The temperature outside the Garden was around fifteen degrees on the night of the fight, and the crowd that had assembled to see Clay's début was so thin that it could more properly be denominated a quorum. Only fans who like sociability ordinarily turn up for a fight that they can watch for nothing on television, and that night the cold had kept even the most gregarious at home. (The boxers, however, were sure of four thousand dollars apiece from television.) Only the sportswriters, the gamblers, and the fight mob were there—nonpayers all—and the Garden management, solicitous about how the ringside would look to the television audience, had to coax relative strangers into the working-press section. This shortage of spectators was too bad, because there was at least one red-hot preliminary, which merited a better audience. It was a six-rounder between a lad infelicitously named Ducky Dietz—a hooker and body puncher—and a light heavy from western Pennsylvania named Tommy Gerarde, who preferred a longer range but punched more sharply. Dietz, who shouldn't have, got the decision, and the row that followed warmed our little social group and set the right mood for the main event. The poet came into the ring first, escorted by Dundee; Nick Florio, the brother of Patterson's trainer, Dan Florio; and a fellow named Gil Clancy, a physical-education supervisor for the Department of Parks, who himself manages a good welterweight named Emile Griffith. (Griffith, unlike Clay, is a worrier. “He is always afraid of being devalued,” Clancy says.) As a corner, it was the equivalent of being represented by Sullivan & Cromwell. Clay, who I imagine regretted parting with his lace shirt, had replaced it with a white robe that had a close-fitting red collar and red cuffs. He wore white buckskin bootees that came high on his calves, and, taking hold of the ropes in his corner, he stretched and bounced like a ballet dancer at the bar. In doing so, he turned his back to the other, or hungry, corner before Banks and his faction arrived. Banks looked determined but slightly uncertain. Maybe he was trying to remember all the things McWhorter had told him to do. He was accompanied by McWhorter, Summerlin, and Harry Wiley, a plump, courtly colored man, who runs the clean gym. McWhorter's parchment brow was wrinkled with concentration, and his mouth was set. He looked like a producer who thinks he may have a hit and doesn't want to jinx it. Summerlin was stolid; he may have been remembering the nights when he had not quite made it. Wiley was comforting and solicitous. The weights were announced: Clay, 194½; Banks, 191¼. It was a difference too slight to count between heavyweights. Banks, wide-shouldered, narrow-waisted, looked as if he would be the better man at slinging a sledge or lifting weights; Clay, more cylindrically formed—arms, legs, and torso—moved more smoothly. When the bell rang, Banks dropped into the crouch I had seen him rehearse, and began the stalk after Clay that was to put the pressure on him. I felt a species of complicity. The poet, still wrapped in certitude, jabbed, moved, teased, looking the Konzertstück over before he banged the ivories. By nimble dodging, as in Rome, he rendered the hungry fighter's attack quite harmless, but this time without keeping his hypnotic stare fixed steadily enough on the punch-hand. They circled around for a minute or so, and then Clay was hit, but not hard, by a left hand. He moved to his own left, across Banks's field of vision, and Banks, turning with him, hit him again, but this time full, with the rising left hook he had worked on so faithfully. The poet went down, and the three men crouching below Banks's corner must have felt, as they listened to the count, like a Reno tourist who hears the silver-dollar jackpot come rolling down. It had been a solid shot—and where one shot succeeds, there is no reason to think that another won't. The poet rose at the count of two, but the referee, Ruby Goldstein, as the rules in New York require, stepped between the boxers until the count reached eight, when he let them resume. Now that Banks knew he could hit Clay, he was full of confidence, and the gamblers, who had made Clay a 5-1 favorite, must have had a bad moment. None of them had seen Clay fight, and no doubt they wished they hadn't been so credulous. Clay, I knew, had not been knocked down since his amateur days, but he was cool. He neither rushed after Banks, like an angry kid, nor backed away from him. Standing straight up, he boxed and moved—cuff, slap, jab, and stick, the busy hands stinging like bees. As for Banks, success made him forget his whole plan. Instead of keeping the pressure on—moving in and throwing punches to force an opening—he forgot his right hand and began winging left hooks without trying to set Clay up for them. At the end of the round, the poet was in good shape again, and Banks, the more winded of the two, was spitting a handsome quantity of blood from the jabs that Clay had landed going away. Nothing tires a man more than swinging uselessly. Nevertheless, the knockdown had given Banks the round. The hungry fighter who had listened to his pedagogue was in front, and if he listened again, he might very well stay there. It didn't happen. In the second round, talent asserted itself. Honest effort and sterling character backed by solid instruction will carry a man a good way, but unearned natural ability has a lot to be said for it. Young Cassius, who will never have to be lean, jabbed the good boy until he had spread his already wide nose over his face. Banks, I could see, was already having difficulty breathing, and the intellectual pace was just too fast. He kept throwing that left hook whenever he could get set, but he was like a man trying to fight off wasps with a shovel. One disadvantage of having had a respected teacher is that whenever the pupil gets in a jam he tries to remember what the professor told him, and there just isn't time. Like the Pole's in the Olympics, Banks's legs grew heavier, and he could not escape his rival. He did not, however, gaze helplessly into his corner of the ring; he kept on trying. Now Cassius, having mixed the mind, began to dig in. He would come in with a flurry of busy hands, jabbing and slapping his man off balance, and then, in close, drive a short, hard right to the head or a looping left to the slim waist. Two-thirds of the way through the round, he staggered Banks, who dropped forward to his glove tips, though his knees did not touch canvas. A moment later, Clay knocked him down fairly with a right hand, but McWhorter's pupil was not done. The third round was even less competitive; it was now evident that Banks could not win, but he was still trying. He landed the last, and just about the hardest, punch of the round—a good left hook to the side of the poet's face. Clay looked surprised. Between the third and fourth rounds, the Boxing Commission physician, Dr. Schiff, trotted up the steps and looked into Banks's eyes. The Detroit lad came out gamely for the round, but the one-minute rest had not refreshed him. After the first flurry of punches, he staggered, helpless, and Goldstein stopped the match. An old fighter, brilliant but cursed with a weak jaw, Goldstein could sympathize. „ Questo pezzo è diventato leggendario: "THE POET AND THE PEDAGOGUE", si trova facilmente in rete. Clay pesava 194.5 libbre cioè 88 kg. Tecnicamente non era più un teenager perché aveva vent'anni da un mese. Non aveva cioè terminato lo sviluppo psicofisico. Banks era un picchiatore con un buon pugno. Clay si è rialzato al 2, l'arbitro Goldstein l'ha contato fino all'8 perché era la regola nello stato di New York. Le ultime parole di Liebling alludono alla mascella di vetro di Goldstein quando era un pugile lui stesso. Banks è passato alla storia per essere stato il primo che ha atterrato Clay da professionista. In seguito anche Cooper l'ha atterrato a Londra in un famoso incontro. Frazier ha atterrato Ali alla quindicesima ripresa. Norton gli ha rotto la mascella. C'era una ragione: gli mancavano due molari, cmq ha portato a termine l'incontro senza andare KO. Alla fine Ali non è mai andato KO in carriera. “ Valerio che Clay avesse la mascella delicata è un fatto assodato „ Assodato da chi? Ali era vulnerabile ai ganci sinistri perché teneva il guantone dx troppo basso. Diciamo allora che se aveva la mascella di vetro nessuno è stato capace di colpirgliela in carriera (una mascella di vetro era Patterson, per esempio). È vero che nel '64 (prima di Liston-Clay) ritenevano tutti che Clay non incassasse. Sottolinearlo ancora sessanta anni dopo è abbastanza paradossale. Sui tre tipi di incassatori non ho la minima idea, spiegala tu agli appassionati. |
| inviato il 18 Agosto 2024 ore 18:00
Tu be continued |
| inviato il 18 Agosto 2024 ore 18:19
La spiego anche a te caro Valerio, perché vedo che sull'argomento fai parecchia confusione. Per pugile incassatore si intende quello capace di assorbire qualunque colpo al volto, anche alla punta del mento, senza fare una piega e sono comunemente detti pugili con la "mascella di granito". È una condizione assai rara anche fra i pesi massimi al punto che in tempi recenti se ne ricordano solo due: Max Baer e Sonny Liston. Qualcuno aggiunge anche James Jeffries e Jack Dempsey, ma non so quanto possa essere valido, alneno in questo caso, il pedigree di entrambi: Jeffries era alto 6' e 3", pesava circa 220 libbre e, pare, correva i cento metri in 11"... insomma gli svedesi lo definirebbero un Gunnar, che è quello che da noi si dice un Marcantonio, però d'altro canto è pure uno che ha sostenuto in carriera solo una ventina di matches, ha conquistato il titolo battendo Bob Fitszimmons, che non arrivava a 80 chili, e l'ha difeso contro il suo maestro e Mèntore Jim Corbett, detto Gentleman Jim per i suoi modi signorili sia dentro che fuori dal ring, e che a sua volta pesava un paio di chili più di Fitszimmons... insomma non mi pare che con queste premesse la sua mascella poteva davvero essere messa a dura prova. Tant'è che l'unica volta che si è trovato di fronte un pugile serio, Jack Johnson, le ha prese di santa ragione. Dempsey invece è una leggenda, quindi ci sarebbe innanzitutto da scevrare la sua vera storia dalla leggenda, appunto, inoltre era uno che aveva iniziato ha carriera come pugile da saloon, quindi avvezzo a usare tutti i trucchi del mestiere... soprattutto quelli illeciti. Poi ci sono gli incassatori alla Marciano o alla Frazier, gente che va avanti al solo fine di accorciare la distanza per scaricare i propri colpi. Questi sono in genere un po' sopravvalutati però sono spettacolari e alla fine, pur con la loro tecnica piuttosto approssimativa, infiammano la platea. Infine ci sono quelli che si chiudono a riccio su sé stessi in difesa passiva, e che per farlo si pongono in un angolo per togliere spazio di manovra agli avversari, si pongono con i guantoni a difesa del volto e con gli avambracci a difesa del tronco e vanno avanti così finché non passa la buriana. Sono quelli alla Ali, che questa tecnica l'ha inventata, e alla Holmes, gente che in altre epoche sarebbe stata squalificata per scarsa combattività ma che col beneplacito degli arbitri, che non li richiamavano mai, hanno edificato la propria sopravvalutata carriera. |
| inviato il 18 Agosto 2024 ore 18:59
Diciamo allora che se aveva la mascella di vetro nessuno è stato capace di colpirgliela in carriera (una mascella di vetro era Patterson, per esempio). ********** ********** Un altro errore assai comune. Patterson è sempre stato considerato un pugile piuttosto fragile a causa dei numerosi atterramenti che subì nel corso della sua carriera. Però subiva molti atterramenti in parte per la stazza relativamente leggera, e in parte perchè col suo movimemlnto ondulatorio se prendeva un pugno lo prendeva d'incontro... quindi doveva assorbire la somma di due forze derivanti da due movimenti opposti: il suo e quello del suo avversario... ed è per questo che veniva atterrato così spesso. E viste le premesse è stata una fortuna, perché cadendo non solo assorbiva il colpo ma veniva anche contato... e quindi poteva recuperare! Tanto è vero che a ben vedere l'unico che lo ha messo veramente KO è stato Sonny Liston P S. - dei venti atterramenti subiti in carriera quanti gli vennero inflitti da Ali? |
| inviato il 18 Agosto 2024 ore 20:52
@Paolo esiste solo una realtà incontrovertibile. Che il migliore incassatore fosse Liston, perché in galera gli fracassavano gli sgabelli in testa e lui non cadeva. Come si fa a colpire alla mascella con un manganello o uno sgabello resta un mistero. Che il migliore pugno "proibito" ce l'avesse sempre Liston. Che la migliore tecnica pugilistica l'avesse sempre Liston. Che l'allungo di gran lunga più lungo ce l'avesse ancora Liston (solo Carnera l'aveva più lungo). Assommate tutte queste qualità non sorprende che Liston sia stato stimato per un anno o due il migliore peso massimo di tutti i tempi. Ma tutto questo non ha niente a che fare con Ali. Due epoche pugilistiche diverse. Tu sai molto poco di Clay/Ali e hai letto pennivendoli di seconda mano. Questo “ Infine ci sono quelli che si chiudono a riccio su sé stessi in difesa passiva „ riferito ad Ali è assurdo. Oppure per te fanno testo gli ultimi incontri in cui aveva il Parkinson (anche se tu sei convinto che aveva l'Alzheimer...). |
| inviato il 18 Agosto 2024 ore 21:39
Valerio esiste un'unica realtà... ed è quella ufficiale. Il resto sono chiacchiere. Le mie sono chiacchiere, le tue sono chiacchiere, anche quando, stimolato da me su Jones vai a consultare BoxRec ma riporti solo mezza verità, ossia il punteggio dei tre giudici, anche quelle della Oates sono chiacchiere tanto è vero che definisce il match Ali-Williams uno spettacolo sublime, addirittura l'apoteosi del Pugilato, quando lo stesso Ali solo di due avversari ebbe sempre un profondo, direi riverente rispetto: Willians, appunto, e Folley... ovviamente. E non c'è bisogno che te ne spieghi le ragioni, tanto sono evidenti e tu le conosci bene quanto me. |
|

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |