| inviato il 28 Novembre 2022 ore 21:58
A quanti mpx corrisponde una pellicola a colori 35mm a grana fine, diciamo 100 iso? Dipende dalla risoluzione della pellicola. |
| inviato il 28 Novembre 2022 ore 22:07
Parlando di pellicole e risoluzione, mi par di ricordare che quelle a massima risoluzione erano quelle fotomeccaniche, usate dalla industria e dai laboratori di grafica, mi pare raggiungessero le 250-300 linee/mm |
| inviato il 28 Novembre 2022 ore 22:09
Risoluzione e microcontrasto sono la stessa cosa, alla fine si tratta di vedere delle variazioni luminose, righe bianche e righe nere. Certo Alessandro, alla fine si tratta di distinguere un certo numero di linee bianche da altrettante linee nere, e questo lo stabilisce la Risoluzione; ma poi bisogna anche vedere l'effetto bordo che ne deriva, quindi la nettezza della separazione fra le linee bianche e quelle nere, e questo lo stabilisce il microcontrasto... o Acutanza che dir si voglia. |
| inviato il 28 Novembre 2022 ore 22:27
“ A quanti mpx corrisponde una pellicola a colori 35mm a grana fine, diciamo 100 iso „ Dalle prove che ho fatto, secondo me una Velvia 50 non regge il confronto con le bigmpx da 45-50mpx (usate con ottiche all'altezza), e non di poco. |
| inviato il 29 Novembre 2022 ore 7:03
Facendo un breve riassunto: La risoluzione di un sistema ottico è definita come la distanza più breve tra due punti su un campione che possono ancora essere distinti come entità separate dall'osservatore o dal sistema di fotocamere, si può misurare anche il Coppie di Linee per Millimetro, la dimensione della linea dà la misura della distanza. Occhio che la qualità della visione è irrilevante, non è un parametro qualitativo, ma quantitativo, basta vedere che i due punti o le due linee sono separati. Il microcontrasto e l' acutanza di una fotografia sono la stessa cosa ed è la capacità di un'area dell'immagine di mantenere una forte variazione tonale rispetto alle aree adiacenti dell'immagine. Il contrasto di una fotografia è definito come la differenza di intensità della luce tra l'immagine e lo sfondo adiacente rispetto all'intensità complessiva dello sfondo. La nitidezza in termini strettamente fotografici è la caratteristica di una fotografia che evidenzia i dettagli e i contorni degli elementi che lo compongono senza risultare artificiosi. L'ottica butta fuori una immagine degradata della parte di mondo che vede. Il sensore della fotocamera registra quella immagine degradata della parte di mondo visto dall'ottica e con la sue elettronica di gestione degrada ulteriormente l'immagine già degradata dall'ottica. Il fotoritocco, esterno o interno alla fotocamera, ha e deve avere come scopo primario di recuperare il più possibile il degrado dell'immagine della parte di mondo vista dall'ottica. Quella è la priorità assoluta se uno vuole fare le cose per bene . Poi viene tutto il resto, esaltare il soggetto, ridurre l'importanza dello sfondo se necessario, etc, ossia il fotoritocco artistico. Ma per prima cosa, il primo intervento da fare in fotoritocco, è recuperare al massimo possibile la qualità d'immagine perduta dall'hardware. |
| inviato il 29 Novembre 2022 ore 7:23
"Dalle prove che ho fatto, secondo me una Velvia 50 non regge il confronto con le bigmpx da 45-50mpx (usate con ottiche all'altezza), e non di poco." Non si tratta di fare un confronto, perché sono tecnologie diverse, ma una semplice misura. Ho detto prima che il digitale è molto più efficiente della pellicola, con sensore e pellicola di pari dimensione con il sensore digitale fai foto tecnicamente ottime molto più grandi che con la pellicola. |
| inviato il 29 Novembre 2022 ore 10:03
“ Facendo un breve riassunto...... „ ottimo e chiarissimo Alessandro Riguardo al confronto tra pellicola e digitale, non ho mai fatto calcoli e raffronti, ma già da quando avevo una "modesta" APSC da 12mp mi ero reso conto che l'amato analogico era ormai diventato obsoleto. No c'è solo la risoluzione, microcontrasto ed il contrasto ad influire, ma anche la gamma dinamica, la possibilità di alti ISO inarrivabili con l'analogico e, soprattutto la posproduzione digitale infinitamente più facile e influente sulle nostre immagini. |
| inviato il 29 Novembre 2022 ore 10:49
"....mi ero reso conto che l'amato analogico era ormai diventato obsoleto." La mia personalissima opinione, con 38 anni di fotografia a pellicola stampata in formato minimo 30 x 40 cm, e 14 anni di fotografia digitale, sempre stampata in formato minimo 30 x 40 cm, è che una fotocamera digitale, una a caso, APS -C o una Dx, con l'ottica del kit, un 18 - 105, chiaramente scattata bene e con fotoritocco fatto bene con software ultimo strillo, come qualità d'immagine è superiore a quella di un'Hasselblad 6X6 a pellicola con ottica Zeiss anche su A2. |
| inviato il 29 Novembre 2022 ore 10:57
“ Il microcontrasto e l' acutanza di una fotografia sono la stessa cosa ed è la capacità di un'area dell'immagine di mantenere una forte variazione tonale rispetto alle aree adiacenti dell'immagine. „ La definizione che hai dato del microcontrasto, in termini qualitativi e di effetto sull'immagine, è secondo me corretta; che i due termini siano un sinonimo non ne sono proprio convinto, specialmente se si parla di acutanza di un obiettivo e non acutanza di un'immagine, non a caso nelle due dispense Zeiss sulle curve MTF il termine proprio non c'è. E poi vorrei sapere qual è l'unità di misura dell'acutanza, il contrasto è adimensionale (0-1; 0% - 100%). Inoltre se il microcontrasto è una misura di un contrasto (e se si parla di microcontrasto alto o basso vuol dire che in qualche modo è misurabile), bisognerebbe poter definire la frequenza (od il range di frequenze) alla quale si misura, cosa che non ho mai trovato definita (anche se chiaramente si riferisce a frequenze alte, > 30lp/mm ?). Questo per dire che microcontrasto è un termine piuttosto generico che sfuma verso la risolvenza da una parte e verso il contrasto dall'altra. La qualità di un obiettivo deriva secondo me dall'equilibrio della restituzione del contrasto alle varie frequenze. Per tornare all'acutanza, che riguarda la nettezza con cui viene riprodotto uno stacco, secondo me beneficia sia della risolvenza che del microcontrasto. Normalmente viene rappresentata in questo modo.
 Più lo stacco si avvicina alla situazione ideale dell'obiettivo perfetto, meglio è. Lo scostamento dalla perfezione può verificarsi in maniere diverse per obiettivi con caratteristiche diverse. Si può supporre che l'area delle due zone grigie rappresenti in pratica lo scostamento dalla perfezione, ho fatto in modo che l'area fosse identica. In quale dei due casi si ha più acutanza? Io non saprei rispondere, forse confrontando le immagini ci sarebbe una percezione unanime a favore di uno dei due casi (o forse no), forse esiste una formula, derivata da studi e test su come viene percepita, per quantificare numericamente l'acutanza; ma secondo me rimane una grandezza difficilmente quantificabile perchè legata alla percezione, comunque un'acutanza alta ha bisogno sia di risolvenza che di microcontrasto. |
| inviato il 29 Novembre 2022 ore 11:04
“ La mia personalissima opinione, con 38 anni di fotografia a pellicola stampata in formato minimo 30 x 40 cm, e 14 anni di fotografia digitale, sempre stampata in formato minimo 30 x 40 cm, è che una fotocamera digitale, una a caso, APS -C o una Dx, con l'ottica del kit, un 18 - 105, chiaramente scattata bene e con fotoritocco fatto bene con software ultimo strillo, come qualità d'immagine è superiore a quella di un'Hasselblad 6X6 a pellicola con ottica Zeiss anche su A2. „ abbiamo fatto percorsi quasi uguali, ho ancora la mia amata 500C presa negli anni '80 e guai a chi me la tocca, ma in un attimo ho capito che la D90 con 18-105mm da kit acquistata nel 2009 era visivamente superiore, senza saper usare o quasi ACR.... In quell'anno si sposò mia figlia e il servizio fu fatto proprio con la D90 e il 18-105mm, anzichè con l'Hasselblad. Oggi con le FF superpixellate e i software che nel mentre sono evoluti e che abbiamo imparato ad usare meglio il confronto non esiste più |
| inviato il 29 Novembre 2022 ore 11:17
“ Normalmente viene rappresentata in questo modo...... „ Ottima rappresentazione Rolubich Mi viene in mente un articolo che avevo letto negli anni '70..... Allora c'era il dominio tedesco che vacillava e il prepotente ingresso nel mercato mondiale dei giapponesi, i tedeschi però con Zeiss e Leitz erano un riferimento un po' per tutti Leitz ricordo che, nelle sue ottiche, privilegiava la risolvenza che, probabilmente restituiva immagini più sognanti e con toni più graduali, Zeiss invece fu forse la prima a capire che il microcontrasto era importantissimo e iniziarono a privilegiare quella caratteristica. Da quanto ricordo in pratica le ottiche Leitz promettevano più gradualità e definizione fine, ma le Zeiss restituivano immagini che apparivano più nitide per via del microcontrasto maggiore, anche se poi magari erano meno risolventi. |
| inviato il 29 Novembre 2022 ore 14:49
In un'intervista di pochi anni fa, a "Tutti Fotografi", Greg Gorman affermava che la sua Canon EOS 5 D Mk. III gli garantiva una qualità d'immagine assimilabile a quella di una fotocamera analogica medio formato. GL |
| inviato il 29 Novembre 2022 ore 14:51
"1) ....specialmente se si parla di acutanza di un obiettivo..." L'acutanza è unicamente riferita alle immagini, e, nell'accezione comune, dipende anche da come sviluppi la pellicola o da quanto sharpening dai in digitale, è un valore fuori tutto, comprensivi degli interventi di post produzione (anche a pellicola si facevano le maschere di contrasto): è per quello che non la trovi nei trattati sulle MTF. Il microcontrasto anche quello è riferito alle immagini, ma nell'accezione comunque, è al netto degli interventi di ripresa in fase di sviluppo o di sharpening in digitale, e dunque si parla di microcontrasto di un obiettivo: lo trovi nei trattati delle MTF. Chiaramente, se dai dello sharpening ad una immagine digitale, aumenti l'acutanza o microcontrasto che dir si voglia, ma nell'accezione comune, si parla di aumento di acutanza. "2) E poi vorrei sapere qual è l'unità di misura dell'acutanza" Tecnicamente, essendo nell'accezione comune anche comprensiva degli interventi di postproduzione, sia in chimico che in digitale, non c'è. "3) Inoltre se il microcontrasto è una misura di un contrasto (e se si parla di microcontrasto alto o basso vuol dire che in qualche modo è misurabile), bisognerebbe poter definire la frequenza (od il range di frequenze) alla quale si misura, cosa che non ho mai trovato definita (anche se chiaramente si riferisce a frequenze alte, > 30lp/mm ?)." ..............le curve MTF sono la misura del Microcontrasto (da 0% al 100%) alle varie frequenze spaziali, non sono altro. "4) Questo per dire che microcontrasto è un termine piuttosto generico che sfuma verso la risolvenza da una parte e verso il contrasto dall'altra. La qualità di un obiettivo deriva secondo me dall'equilibrio della restituzione del contrasto alle varie frequenze. Occhio che MTF molto alte alle basse frequenze non indicano che l'obiettivo sia molto contrastato come immagine globale, indicano solo una nitidezza elevata sulle basse frequenze, dettagli non finissimi. Le MTF misurano solo quello che accade sul piano focale, per quello che è fuori dal piano focale no, anche se per certi parametri che operano fuori dal piano focale si possono fare delle deduzioni dalle MTF: il contrasto generale di un'ottica trascende completamente dal piano focale e dunque le MTF non lo misurano. Bisogna tener presente che risoluzione e microcontrasto, che sono la stessa cosa, fisicamente, per la natura fisica del vetro, sono in antitesi, se alzi l'una, abbassi l'altro: un buon obiettivo ha le MTF relativamente alte anche alle frequenze spaziali alte, il che significa che è un buon compromesso tra risoluzione elevata e microcontrasto elevato. "5) In quale dei due casi si ha più acutanza?" Quello con maggiore microcontrasto. L'occhio vede bene il microcontrasto elevato, l'immagine dai bordi bene definiti, mentre apprezza meno la risoluzione. |
| inviato il 29 Novembre 2022 ore 15:06
c'erano gli sviluppi a "massima acutanza" .... |
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