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Parlando di fotografia in compagnia di una fotografia


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avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 1:56

Canti, hai fatto la foto al pannello della Camporesi, sono 30 foto rettangolari incorniciate singolarmente in una struttura che forma un altro rettangolo e con ogni foto perfettamente dritta, allineata e in bolla.
Mi domando, perche tu hai lasciato la tua foto storta ?
Hai voluto mandare un messaggio ? forse a sx c'è la Colf ?
Sei colto e preparato, hai una buona apertura mentale eppure parli mettendo etichette.
Mi meraviglio anche del fatto che trascuri volontariamente che la categoria dei fotoamatori utilizza la tua stessa passione, non per interpretare una foto ma per valutare, magari, un obiettivo e la sua resa o una dominante invisibile ai più.
La fotografia può essere vissuta in tanti modi, alcuni hanno piu valore degli altri ?
Bhe, forse a questa domanda hai risposto tu, ma sarà una risposta corretta?
E qui torniamo al punto di partenza: chi si domanda tante cose, non dovrebbe avere tante certezze.
La certezza è uno schema, e quando si superano i normali cliché altro non si fà che cadere all interno di un altro sistema.



avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 7:56

Canti, hai fatto la foto al pannello della Camporesi, sono 30 foto rettangolari incorniciate singolarmente in una struttura che forma un altro rettangolo e con ogni foto perfettamente dritta, allineata e in bolla.
Mi domando, perche tu hai lasciato la tua foto storta ?
Hai voluto mandare un messaggio ? forse a sx c'è la Colf ?


Perché la cornice era effettivamente in squadra, ma il mio sguardo no a causa dei movimenti della testa, benché in quel caso abbia cercato di guardare il più possibile frontalmente e 'in bolla'. Quindi quella che vedi è semplicemente la verità, e non testimonia l'idea astratta della visione umana perfettamente in squadra e in bolla come il disegno di un geometra.

Sotto trovi un video un po' lungo, ma basta guardare al minuto 3:40 circa (se clicchi dovrebbe già portarti lì), la Santoni spiega come ha incontrato la frase: I love imperfections.


avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 8:13

Il principio di base enunciato da Caos è condivisibile.
Il problema di un forum come questo è che l'esigenza di sintesi e le dinamiche di confronto portano spesso ad esasperare i punti di vista e trasformare verità complesse in dogmi assoluti svincolati dal contesto.
Se posso dare un consiglio mi affrancherei dall'orizzonte storto e allargherei il discorso al concetto generale delle regole compositive e non.
Al riguardo la rottura delle regole è pratica delicata che sarebbe bene non trasformare in regola nè elevare ad indice di autorialità.
Fa parte del linguaggio di ciascuno. Se infrangere la regola è coerente al messaggio da veicolare benissimo, in caso contrario però sarebbe opportuno evitare di ammantare la scelta come coraggiosa rottura delle convenzioni.

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 9:15

Grazie dell'interessante intervento Canti del Caos, per una volta non parliamo di Sony o Canon ma di fotografia.
Non so se condividere totalmente la tua definizione di stile, io la amplierei un po'. Quella dello stile in fotografia è una questione che mi sono posta molto tempo fa. Ci sono alcune pagine di Susan Sontag che nel parlano nel suo libro 'Sulla fotografia'.
A mio avviso la definizione che tu hai dato di stile è più una definizione di maniera che non una vera e propria definizione di stile, fare le cose in un certo modo rendendosi in qualche modo riconoscibili richiede di avere un io particolare ed interessante che abbia urgenza di essere espresso altrimenti il modo di fare le cose non si traduce in stile; se vogliamo è l'illusione e l'errore che compiamo noi aspiranti fotografi del forum, applicare una tecnica come, ne cito solo alcune che vanno per la maggiore ed alimentano quell'equivoco, dodge&burn o color-grading o lomografia non rende 'personali' e riconoscibili le nostre foto, non è di per sé sufficiente a conferire uno stile.
Il difficile è mettere noi stessi nell'inquadratura pur stando dietro la camera, e se poi il 'noi stessi' è un io poco interessante sarà scialba anche la foto, questa è un po' la conclusione cui sono giunto. Se vogliamo è un po' la vecchia questione delle foto 'specchio' e delle foto 'finestra' (Sarkowsky se non erro).

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 9:16

Riporto anche qui quanto scrive la Sontag sullo stile in fotografia:
La natura stessa della fotografia comporta un rapporto equivoco con il fotografo come autore; e quanto più è grande e varia l'opera realizzata da un fotografo di talento, tanto più sembra, in un certo senso, opera collettiva anziché individuale. Molte delle immagini pubblicate dai maggiori nomi della fotografia sembrano opere realizzabili da qualsiasi altro dotato professionista della stessa epoca. Ci vuole una preoccupazione formale (come le fotografie solarizzate di Todd Walker o le fotografie in sequenza narrativa di Diane Michals) o un'ossessione tematica (quella per esempio di Eakins per i nudi maschili o di Laughlin per il Vecchio Sud) per rendere un autore immediatamente riconoscibile. Per quanto concerne invece i fotografi che non si limitano in questa maniera, nell'insieme delle loro opere non c'è la stessa coerenza che riscontriamo invece nella produzione relativamente varia dei praticanti di altre forme artistiche. Persino nelle carriere con i più bruschi passaggi di periodo e di stile – si pensi a Picasso o a Strawinskij – si può cogliere una unità di interessi che trascende queste rotture e si può scorgere (retrospettivamente) l'intimo rapporto tra un periodo e l'altro. Conoscendo l'intera opera, si capisce come il medesimo compositore possa aver scritto Le sacre du printemps, il Concerto Dumbarton Oaks e gli ultimi pezzi neoschoenberghiani: in tutte queste composizioni riconosciamo infatti la mano di Strawinskij. Non esiste invece una prova interna che ci permetta di identificare come opere di un unico fotografo (e anzi di uno dei fotografi più originali e interessanti) certi studi dei movimenti umani e animali, i documenti riportati da spedizioni fotografiche nell'america centrale, le indagini fotografiche con finanziamenti governativi dell'Alaska e dello Yosemite, le serie Nubi e Alberi. Anche sapendo che sono state tutte opere di Muybridge, non si riesce egualmente a mettere questi gruppi di fotografie in rapporto tra di loro (benché ognuna abbia uno stile coerente e riconoscibile), come non si può capire la maniera in cui Atget fotografava gli alberi da come fotografava le vetrine delle botteghe di Parigi, o collegare i ritratti prebellici di ebrei polacchi fatti da Roman Vishniac con le microfotografie scientifiche da lui stesso scattate a partire dal 1945. In fotografia viene sempre in primo piano il contenuto, e soggetti differenti creano divari insormontabili tra un periodo e un altro di un grande insieme di opere, confondono le firme.
In effetti la presenza di uno stile fotografico coerente – si pensi agli sfondi bianchi ed alle luci uniformi dei ritratti di Avedon o al tipico chiaroscuro degli studi di Atget sulle strade parigine – sembra comportare un'unificazione del materiale. E il contenuto sembra avere un'importanza decisiva nel determinare le preferenze dell'osservatore. Anche quando si isolano le fotografie dal contesto pratico nel quale in origine possono essere state fatte e le si guarda come opere d'arte, preferire una fotografia ad un'altra significa solo di rado che la si giudica formalmente superiore; vuol dire invece quasi sempre – come nei modi di visione più casuali – che l'osservatore preferisce quel determinato clima o rispetta quella intenzione o è affascinato da quel soggetto (o anche ne sente nostalgia). Le letture formalistiche della fotografia non spiegano l'importanza di ciò che è stato fotografato, né la maniera in cui la distanza temporale e culturale dalla fotografia aumenta il nostro interesse.

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 9:16

www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=3102739&show=8

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 11:04

Lollus, non ho capito a quale foto ti riferisci della mostra Essere Umane
La prima che appare nella pagina web, come detto: quella con le due tipe di schiena. Tu dici che per osservare bisogna prima liberare il tavolo, ma quel tavolo rimane pieno: magari rimuoviamo le convenzioni, ma appena notiamo il prezzo di tre milioni, la propaganda (se non ti va chiamala come vuoi, non importa, hai capito a cosa mi riferisco) o anche solo qualche commento, la nostra lettura cambia automaticamente.
Se tu non fossi andato a quella mostra e io, senza aggiungere alcun contesto, ti facessi vedere quella foto con le due tipe di schiena, che cosa ne penseresti? E se ti facessi vedere Rhein II dicendoti che l'ha fatta un nerd che scrive tutto il giorno sui forum di pseudotecnica? Impossibile a dirsi naturalmente, perché ormai di quelle foto conosci il contesto.
Dunque bisogna rimuovere il contesto? No, lasciamolo stare dov'è perché può avere una funzione storica. E allora? Proposta: cerchiamo di rimuovere quello che va al di là degli aiuti alla lettura.
Guarda qui, è un'opera minore di Gursky:



avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 14:50

Peda ti rispondo io facendomi interprete del pensiero di Canti del Caos:
Lo strumento ricerca immagini di Google informa che fa parte di un potenziale gruppo di fotografie etichettate come 'horizon', eppure vedendola non mi è arrivato l'orizzonte come soggetto, invece ho pensato a una condizione di felicità forse un po' malinconica, la spensieratezza e il tempo che passa e ci sopravvive.

a Canti del Caos invece suggerisco un pensiero,
"si può essere intelligenti senza essere supponenti o poco gentili, la gentilezza costa ma ripaga"
il virgolettato è mio, anche io spesso cado nella mancanza di gentilezza ma dovremmo usare i social pensando di essere ad un tavolo in atmosfera conviviale, se lo facessimo sempre forse eviteremmo inutili alterchi e fraintendimenti e incomprensioni anche con persone che hanno da darci qualcosa e alle quali risposte inutilmente altezzose provocano solo chiusura riccio, con il risultato che discussioni cui potrebbero anche portare apporti interessanti, questi apporti non li avranno.

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 17:02

Ecco una foto simile al quella in copertina di questo bel topic, fatta quest'estate: fuori fuoco, vignettata, con un settaggio jpg molto particolare, impulsiva, non meditata, ma chissenefrega; colta d'impulso. Una delle mie foto migliori: mi restituisce ogni sensazione provata ciascuna volta che la riguardo.
L'immagine ha congelato esattamente quello che IO ERO e che SENTIVO in quel momento.





Nota. Non stavo guardando l'orizzonte quando scattavo: ero troppo impegnato a catturare l'attimo MrGreen

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 20:33

Fa parte del linguaggio di ciascuno. Se infrangere la regola è coerente al messaggio da veicolare benissimo, in caso contrario però sarebbe opportuno evitare di ammantare la scelta come coraggiosa rottura delle convenzioni.


Per me il "succo" è tutto qui. E comunque c'e' poco da fare,se il contenuto latita puoi provare a cambiare la forma quanto vuoi ma sempre di vacuità parliamo.


Ciao

Alessandro

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 20:40

Jacopo, mettendo da parte il significato che le foto possano veicolare, la tua foto e quella di Acheo hanno in comune che sono sbagliate entrambe Sorriso
Acheo, ha presentato una foto con modifiche minime o nulle.
La tua è stata lavorata e modificata secondo i tuoi gusti e stile.
Sulla foto di Acheo possiamo concentrarci su cosa possa mai significare, mentre sulla tua bisogna giudicare prima la PostProduzione, il che ci porta a non vedere piu le tue sensazioni.
ESEMPIO:L' orizonte non si mette al centro, tutta quella sabbia a che serve, i colori sono sbagliati, la vignettatura è piu evidente sotto che sopra ed è troppo invadente...ecc
Praticamente, inizio a pensare alla foto come la vedrei io... e non piu come l hai vissuta tu.


user225138
avatar
inviato il 09 Novembre 2021 ore 20:46

Praticamente, inizio a pensare alla foto come la vedrei io... e non piu come l hai vissuta tu.

Trovo questo commento illuminante.

Una foto efficace nel trasmettere il suo messaggio - foss'anche solo le sensazioni ed emozioni provate in quel momento dal fotografo - non deve farti "inciampare" nella sua lettura.

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 21:27

Ognuno carica l'immagine osservata con le proprie sensazioni: esse possono essere nulle, o travolgenti, a seconda di quanto cio' che osserviamo ci stimola

La foto esibisce il nostro modo di relazionarci col mondo e reca impresse le scelte fatte in quel momento preciso dello scatto: decisioni di natura 100% tecnica, 100% istintiva ( il caso della mia foto ), 50&50, 30&70, e cosi' via.

Son dell'opinione che una foto congeli nell'istante un enorme mondo in se' e, tranne il caso in cui si voglia eseguire di proposito un perfetto esercizio tecnico secondo i dettami della manualistica, negli altri casi ogni elemento presente nell'immagine non possa essere giudicato da alcuno, proprio per il fatto della personalissima, ed unica, interpretazione della realta' inclusa nella foto ( x esempio l'orizzonte storto o meno... chi puo' dire che sia giusto o sbagliato ? )

user225138
avatar
inviato il 09 Novembre 2021 ore 21:44

Jacopo, se non sbaglio ci siamo confrontati su questo tema (l'inutilità, o meglio l'insensatezza del critico).

Qui siamo su un altro piano: fotografia (in senso lato) come linguaggio , fotografia (in senso stretto) come messaggio .

Tempo fa ho letto che una fotografia può essere concepita come una finestra (e quindi ciò che le conferisce significato è l'intento dell'autore) oppure come uno specchio (nel qual caso è l'emozione del fruitore che ne concretizza il senso).

Per me quell' oppure non è disgiuntivo, ci tengo a sottolineare.

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2021 ore 21:44

Ok, siamo istintivi, cerchiamo di esprimere noi stessi e catturare un momento speciale quando scattiamo eccetera eccetera. Però poi se pubblichiamo la foto e la facciamo vedere fuori dalla cerchia dei nostri conoscenti chi guarda la foto non sa nulla di noi, del nostro mondo interiore e dei momenti speciali in cui abbiamo fotografato. Vede solo un'immagine che può darsi gli faccia venir voglia di fermarsi ad osservarla meglio oppure no, vede qualcosa che lo lascia indifferente e passa oltre, caso frequentissimo oggi, vista la grande quantità di immagini che ci raggiungono ogni giorno. Perché ci sono immagini che funzionano e altre che non funzionano, c'è poco da fare. L' "istinto del fotografo" salta fuori solo dopo che si è fatta una bella gavetta per imparare la grammatica delle immagini e allora, quando si scatta, si segue quella grammatica senza neanche accorgersene, così come alcune persone sono in grado di improvvisare discorsi affascinanti che ci catturano e altre no. Guarda caso quelli che lo sanno fare si scopre che sono persone che hanno letto molto e hanno molto ragionato su quel che hanno letto.
La semplicità e la spontaneità sono punti di arrivo, non di partenza, e ignorare questo significa condannarsi ad un'eterna mediocrità. Ma che ve lo dico a fare?

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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