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Linguaggio fotografico, tra analogico e digitale cosa è cambiato?


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avatarjunior
inviato il 14 Marzo 2020 ore 5:35

Grazie Pisolomau per il topic interessante. Ripebsabdo il mio modo di fare fotografie ( sono coetaneo di Pisolomau) pur concordando su quasi tutto quello che scrivete, io non penso di essere cambiato molto, la mia esperienza di cattura dell'inmagine rinane quella: io VEDO l'immagine che mi piace, sia che accada in città o montagna od altro ... ed il mio scatto è il tentativo di rubare QUELLA immagine. Tutto il resto, cioè il mezzo e la eventuale PP sono quindi sostanzialmente irrilevanti. Ciao

avatarsenior
inviato il 14 Marzo 2020 ore 6:50

Concordo con Sandaig. La foto scaturisce dal nostro cervello, dall'idea che abbiamo e che vogliamo realizzare. Ci approcciamo ad essa e la realizziamo con lo scatto. Cio che la macchina ci traduce, si, puo' essere migliorata con la postproduzione, ma sono piccoli aspetti parziali rispetto alla nostra idea originale, perchè l'immagine che ci appare davanti non è proprio la nostra idea originale, QUELLA che volevamo fissare, e quasi sempre, per non dire sempre, il prodotto che ne scaturisce, per chiunque tranne che per noi, non ha alcuna valenza artistica.

"L'arte non riproduce ciò che è visibile,
ma rende visibile ciò che non sempre lo è."

Paul Klee

Concordo con la definizione di Paul klee, ho visto in diversi musei i suoi quadri, ma se dobbiamo riconoscere veritiera la sua affermazione, lui non rende visibile l'invisibile, ma solo le elucubrazioni del suo io e tranne la cromaticità dei suoi quadri, l'uso personale dell'arancione e del giallo, non vedo nient'altro di artistico o di visibile.

Quanto poi ad Italo Calvino, lasciamo perdere: la sua contradditorietà tra il razionalismo e la tendenza a voler far sue, tesi anche antitetiche tra loro, mi spinge a considerarlo un intellettuale, nel senso dispregiativo del termine e poco incline alla mia formamentis ingegneristica. In comune con lui solo la capacità ironica.

avatarsenior
inviato il 14 Marzo 2020 ore 9:06

Beh Matteo mi dispiace che tu l'abbia messa così tanto sul personale, in ogni caso tieniti bene all'interno dei tuoi cavalli di frisia e vivi sereno ... come sereno vivo io al di fuori del tuo triste reticolato ;-)

avatarsenior
inviato il 14 Marzo 2020 ore 10:10

io VEDO l'immagine che mi piace, sia che accada in città o montagna od altro

Anche io, guardo e vedo se la fotografia c'è o non c'è, a volte mi rendo conto di non aver visto bene, ma questa è un'altra storia.

user175879
avatar
inviato il 14 Marzo 2020 ore 11:04

Se l'idea è chiara passa automaticamente in secondo piano qualunque cosa si utilizzi per esprimerla; se l'idea è fumosa e la tecnica sopperisce per colmare il vuoto, il mezzo diventa fine, e perciò giudicabile e buonanotte ai suonatori.

Estrapolo questo passaggio da un intervento interessante solo per mettere in guardia dal culto delle idee. Per carità, spesso servono ma hanno i loro limiti, e per fortuna direi. Poi buonanotte ai suonatori detto da un musicista è tutto un programma Sorriso

avatarsenior
inviato il 14 Marzo 2020 ore 11:38

Interessante la fotografia di Alex Majoli poc'anzi portata alla nostra attenzione da Lastprince.
La trovo estremamente interessante perché mi ha dato la possibilità di constatare che nonostante venga almeno una mezza dozzina di decenni dopo la Madre Migrante di Dorothea Lange, e nonostante attinga a piene mani nella estremizzazione più assoluta del linguaggio fotografico nulla, assolutamente NULLA mi trasmette della totale, drammatica, oscura eppur composta rassegnazione espressa dalla disperata solitudine di quella povera madre tanto mirabilmente immortalata dalla Lange.

user33434
avatar
inviato il 14 Marzo 2020 ore 11:58

Bella domanda quella che si pone Pisolomau, da un punto di vista strettamente legato all'uso del mezzo qualche differenza c'è, la rappresentazione di una determinata scena che si vuole fotografare sarà differente.
Possibile che ciò non abbia un'influenza sul linguaggio? Credo proprio di no, se è vero che la gestualità può essere simile o almeno assimilabile alla stessa categoria gestuale rimane pur vero che la risposta è diversa e la sensazione che l'autore ne ricava è diversa.
Provo a spiegarmi anche io come Tommaso con un'analogia musicale, lo faccio forse troppo spesso lo so ma non date la colpa a me, è stato Ansel Adams a iniziare Sorriso.
In breve, se devo comporre una linea di basso posso:
1- Averla in mente e metterla direttamente su un foglio
2- Suonarla al pianoforte e trascriverla
3- Suonarla al basso elettrico e trascriverla
4- Suonarla al contrabbasso e trascriverla
Avrò sicuramente quattro risultati molto simili nella sostanza e nel linguaggio ma l'uso della "lingua" sarà in parte diverso perché il feedback che mi dà il mezzo è differente e sapendolo, differente sarà anche il mio approccio al mezzo stesso.
Se si utilizza un banco ottico, una macchina MF, una rangefinder 35mm oppure una FF digitale l'approccio sarà uguale? Ovviamente no, sarò io che sapendo quale strumento mi dà cosa e in base alle mie capacità a sceglierlo a seconda di ciò che voglio dire e così inevitabilmente il linguaggio cambierà.


avatarsenior
inviato il 14 Marzo 2020 ore 12:00

E' ovvio che il mezzo influenzi il linguaggio, non c'è neanche da discuterne. Per capire perché inizialmente pensavo di intervenire con i soliti discorsi generali, ma poi mi sono detto: meglio condividere la mia esperienza.

1) in analogico scattavo il 70% delle foto in bianco e nero e il 30% a colori; in digitale 100% colore (il bn in digitale non mi convince).
2) sul finire dell'analogico usavo prevalentemente medio formato, ora solo FF digitale.
3) in analogico facevo in media 2000 foto l'anno, ora ne faccio circa 12.000
4) in analogico la postproduzione era limitata al bianco e nero, e in particolare: scelta pellicola, scelta rivelatore, scelta gradazione carta, utilizzo occasionale di mascherature o bruciature; evitavo anche di croppare. In digitale la postproduzione è su ogni foto "seria" e riguarda nel 90% dei casi l'ottimizzazione cromatica e tonale e il perfezionamento dell'inquadratura tramite tagli, messe in bolla, stiracchiamenti prospettici ecc.; nel restante 10% dei casi mi capita di fare fusione di scatti, soprattutto per eliminare persone indesiderate nell'inquadratura. Per ottenere lo stesso risultato, in analogico, avrei dovuto piazzare sempre la macchina sul cavalletto e aspettare che la gente si disponesse in maniera a me gradita.
5) in analogico il risultato finale era una stampa (o una diapositiva), con il digitale il 99% delle mie foto rimane su HD, salvo sparute stampe per foto familiari oppure mostre e simili.
6) in analogico condividevo sui social esistenti (specie flickr) una frazione delle foto che condivido ora.

Alla fine di tutti questi passaggi, nelle mie foto digitali il risultato finale è molto più pulito, nitido e perfettino di quanto non riuscissi ad ottenere in analogico, sempre che non abbia cannato la post, come ancora mi capita di fare.

user175879
avatar
inviato il 14 Marzo 2020 ore 12:39

totale, drammatica, oscura eppur composta rassegnazione espressa dalla disperata solitudine di quella povera madre tanto mirabilmente immortalata dalla Lange.

Bellissima foto, ma l'espressione della migrant mother era causata dalla presenza della fotografa e le figlie si stavano nascondendo per non essere riprese. La Lange le aveva anche promesso che le foto non sarebbero mai state pubblicate.

avatarsenior
inviato il 14 Marzo 2020 ore 13:12

Col digitale se voglio fare fotografia faccio fotografia, se voglio dipingere dipingo. E' semplicemente uno strumento piu' versatile che consente di esprimersi in linguaggi maggiormente diversificati e personali.

user33434
avatar
inviato il 14 Marzo 2020 ore 13:58

Alessandro detta così fai apparire la fotografia analogica come un sottoinsieme della fotografia digitale, non mi convince.
Mi pare più realistico dire che i due insiemi possano sovrapporsi di fronte a determinate condizioni di luce e a determinate scene, ma essendo differente la risposta dei due supporti oltre che toccarsi non possono, figuriamoci inglobarsi.

avatarsenior
inviato il 14 Marzo 2020 ore 14:37

Marco vedo che le percentuali in analogico grosso modo corrispondono alle mie. In analogico scattavo circa 2000/2500 foto all'anno. In linea di massima B/N e colori con una percentuale 85/15 però e il colore era solo invertibile. I risultati del negativo colore non stampati da me erano pessimi. Usavo Roleiflex, Hasselblad e nikon f. Il 35 mm non mi garantiva neanche in B/N una stampabilità, per i miei concetti di dettaglio e definizione (dal quale sono stato sempre preso) oltre il 30X40. Per cui per me il 35 mm era solo il mio taccuino fotografico e preferivo il medio formato, per la foto meditata e ricercata. Ora in digitale faccio lo stesso numero di foto, non uso il wysiwyg, e aborro la raffica; non uso più il 6x6 se non ancora per alcune dia per pura meditazione. Non uso più neanche il 35mm e sono passato all'APS-C, in quanto una foto digitale anche APS-C ha molto più dettaglio e definizione rispetto a una medio formato analogica; e complice i miei prossimi 70 anni, durante i miei spostamenti cerco di essere quanto più leggero possibile. Non ho mai partecipato a mostre ma a diversi corsi in passato di fotografi famosi. Non mi piace condividere su social alcunchè, tranne poi aiutare chiunque mi chieda una mano. Non stampo più ma mi servo di laboratori specializzati. Postproduzione, mai eccessiva, la faccio come la facevo anche in analogico, con trattamenti particolari, spuntinatura, mascherature ecc ecc.

Per me il digitale è l'evoluzione dei tempi e sin dal 1980 , prima ancora dell'uscita del CD, ma ben sapendo della prossima uscita, da buon ingegnere ipotizzavo anche per la fotografia un futuro tutto digitale

avatarsenior
inviato il 14 Marzo 2020 ore 14:43

Anche se la passione per la fotografia mi nacque piu' di 45 anni fa' (Zenit e 2 fissi helios 58 e pentacon 30) l'ho tralasciata poi per decenni per riprenderla con maggior impegno ed entusiasmo solo 5 anni fa' circa col digitale.
Quindi penso di conoscere piu' il digitale dell'analogico e dire che il secondo puo' essere semplicemente un sottoinsieme del primo forse e' eccessivo e quelli piu' esperti di me potranno dimostrane le motivazioni.
Dicevo semplicemente che con il digitale si puo' fare fotografia nel filone classico, o nei filoni classici, con risultati che forse non saranno identici a quelli ottenibili con la pellicola ma comunque che possono essere apprezzabili.
Salgado, dopo indecisioni e a causa della maggior praticita' d'uso ha completato il suo progetto Genesis in digitale, non mi pare sia venuto male... anche dal punto di vista dei puristi della pellicola penso. Correggetemi se sbaglio.
Volendo pero' col digitale si puo' utilizzare reflex e computer (entrambi strumenti) come un pittore usa tavolozza e pennelli, aprendo la via a nuovi e immumerevoli linguaggi espressivi.
Comunque il sistema migliore di solito e' quello che si conosce meglio.


avatarsenior
inviato il 14 Marzo 2020 ore 15:07

Bellissima foto, ma l'espressione della migrant mother era causata dalla presenza della fotografa e le figlie si stavano nascondendo per non essere riprese. La Lange le aveva anche promesso che le foto non sarebbero mai state pubblicate.



Se ne sono dette, e se ne dicono tante su quella fotografia caro Roberto, non ultimo che la Lange avrebbe offerto dei soldi alla signora affinché le facesse da modella!
In mezzo a questo mare magno di opinioni più o meno personali però solo una cosa è assolutamente certe: e cioè che Florence Thompson fuggiva, cacciata dalla sua terra, da un Durst Bowl e francamente credo che avesse ben altro cui pensare che non alla fotografa che la stava riprendendo.
Ah, a proposito: si dice anche che una delle due bambine, dovrebbe essere quella sulla destra se non erro, aveva un piedino che disturbava l'inquadratura; secondo alcuni Dorothea l'avrebbe eliminato in fase di stampa ... mentre secondo altri la Lange avrebbe realizzato un'altra fotografia nella quale il piedino in fuorigioco non appare!

user90373
avatar
inviato il 14 Marzo 2020 ore 15:08

Quando fotografo in analogico so già che passerò parte del mio "tempo fotografico" in modo diverso da quando uso il numerico.
Si parte dalla ripresa per poi passare allo "sviluppo" ed arrivare allo specifico "prodotto" e sua fruizione.
Tutto facente parte di due mondi diversi, che ora non vedo neppur più come paralleli.
Credo proprio che il tipo di racconto ed il linguaggio, alla fine, ne risentano.
Poi si sa, contento io, contenti tutti e, se non lo sono, non è certo per mia causa.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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