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Stai fotografando i tuoi preconcetti?


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avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:08

segue poi la citazione di D. Lange che ho riportato all'inizio


Ok Paolo. Ma il dubbio non è sulla fonte e sul contesto generale, ma sulla citazione specifica.
Tu dici ancora, qui, "citazione di D. Lange".
Ma se capiamo bene, il "secondo lei" è fuori, per cui la citazione SUA (di lei) fonisce con "cosa che è molto limitante"
Il resto non si capisce bene da dove venga ricavato, e quel "secondo lei" diventa interpretazione. O no?

Riporto il tuo citato dalla prima pagina:

" sapere in anticipo che cosa stai cercando significa che stai solo fotografando i tuoi preconcetti, cosa che è molto limitante". Seconco lei era bene che un fotografo lavorasse " completamente senza pianificazione" e che fotografasse solo " ciò che isitintivamente gli procurava una reazione ".


O forse sono duro io ;-)

avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:10

Comunque ancora non sono stato convinto riguardo al tema di una possibile oggettività 'macchinale' da parte dell'obiettivo fotografico, rispetto al coinvolgimento inevitabile che si trova ad avere l'occhio umano..

Se non pretendiamo che "oggettivo" significhi "vero" ma ci accontentiamo che sia un termine che ci serve a distinguere rispetto a "soggettivo", allora penso sia accettabile all'interno della definizione di quel che fa l'apparecchio fotografico.
Anche se io preferirei il più semplice e meno ambiguo termine di "meccanico", quindi di riproduzione meccanica da parte della fotocamera.

Mi ricordo di una serie fotografica dov'è il fotografo aveva semplicemente piazzato una fototrappola notturna che, meccanicamente e in assenza di operatore, aveva realizzato fotografie di animali selvatici.
Queste sono un esempio di foto dove non è intervenuto il coinvolgimento inevitabile dell'occhio umano.

avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:11

Mirko, è inutile che insisti Cool

Se vuoi ragione te la do. E volentieri.

Ma dire, di pancia, che i neri puzzano non assomiglia neanche un po' a una valutazione ragionata sulla convivenza dei popoli di diversa etnia.

E per me stop. Queste polmiche (questo metodo intendo) mi sfibrano ;-)

avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:13

Se vuoi ragione te la do. E volentieri.

Non voglio aver ragione, cercavo solo di essere più chiaro.
:-P


Mi ricordo di una serie fotografica dov'è il fotografo aveva semplicemente piazzato una fototrappola notturna che, meccanicamente e in assenza di operatore, aveva realizzato fotografie di animali selvatici.
Queste sono un esempio di foto dove non è intervenuto il coinvolgimento inevitabile dell'occhio umano.


beh, senza voler fare sofismi, la fotografia non finisce con lo scatto.
C'è anche la selezione.
;-)

avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:15

Francesco: le frasi tra virgolette sono di Lange ( ipsissima verba ); ciò che è fuori virgolette è di Dyer, che ha ricucito le frasi di Lange, contestualizzandole. Io ho solo copiato il periodo.;-)

avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:16

Comunque ancora non sono stato convinto riguardo al tema di una possibile oggettività 'macchinale' da parte dell'obiettivo fotografico, rispetto al coinvolgimento inevitabile che si trova ad avere l'occhio umano


Per questo, seppure per Mirko è uguale, la distinzione potrebbe essere tra pregiudizio e osservazione lucida.
Non credo che la Lange perseguisse questa famosa e improbabile oggettività.
Il concetto prende senso, secondo me, proprio nel distinguere tra un punto di vista duttile (e presumibilmente più libero e potenzialmente onesto) rispetto a una posizione precostituita e di pancia.

In pratica: anche senza oggettività, c'è qualche differenza tra il luogo comune e il tentativo di una qualche presa di coscienza, nel perseguire un risultato?
Secondo qualcuno no, secondo me si ;-)

avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:18

beh, senza voler fare sofismi, la fotografia non finisce con lo scatto.
C'è anche la selezione.

Assolutamente. Infatti questa serie di foto riportava come autore il nome del fotografo, non il modello di fotocamera con il suo numero di matricola...Sorriso

avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:19

@Francesco, ho evitato di esprimere un giudizio etico sull'operato di questi grandi fotografi.
Ma tu mi spingi a prendere una posizione che non voglio assumere.
Dal tuo ragionamento sembrerebbe che il fine giustifichi i mezzi, io non ne sono sicuro.
Non ho mai negato la funzione storica della fotografia in ambito sociale, tuttavia rivendico il diritto di non voler scattare certe foto. Foto che ammiro, ma che personalmente non avrei non dico scattato, ma neanche inquadrato nel mirino.
La foto di Carter, del bambino con l'avvoltoio, qualche conseguenza sul suo autore certamente la ebbe. La foto di Adams dell'esecuzione di Saigon fece dire allo stesso Adams di essersi pentito di averla scattata, e non per aver mostrato la vittima, ma per aver infagato l'onore del carnefice.
Evidentemente la questione non e' cosi' semplice, neanche contestualizzando.
P.S io non saprei fare una operazione chiururgica, ma presterei soccorso a una persona in difficolta', in attesa di un medico capace di salvarla. Il paragone quindi in questo caso non mi appare consono.


avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:21

No no, Francesco: la mia domanda era molto più terra terra, ma mi sono già risposto: qualsiasi lembo di realtà prelevato da una fotocamera non può essere oggettivamente oggettivo, perché c'è sempre un uomo di mezzo...;-)

avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:22

Secondo me non riusciamo a risolvere la questione se pretendiamo di escludere totalmente uno dei due atteggiamenti dall'atto del fotografare. Non mi pare sia possibile.

Nell'agire del fotografo questi due aspetti saranno sempre presenti, magari non contemporaneamente.


avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:25

Dal tuo ragionamento sembrerebbe che il fine giustifichi i mezzi, io non ne sono sicuro


Caro Enzillo, un po' credo tu mi conosca, e credo possa capire che un concetto quale "il fine giustifica i mezzi", espresso specialmente urbi et orbi, mi è lontano anni luce. Proprio perché, come dici, "la questione non è così semplice".

Dico quindi, semplicemente, che non tutto è uguale. E che, pur fissando dei principi, io preferisco accostarmi a ogni situazione cercando (per quanto sono capace) di valutarla in sé.

Per cui non credo che il fine giustifica i mezzi.
Ma credo che, a volte, si scontrano due principi e tocca a noi scegliere la priorità. Ci tocca.

Dimmi: se crediamo nell'amicizia e nell'onestà, che facciamo se il più caro amico ruba? Lo copriamo o lo denunciamo? ;-)
E qualche volta... scegliere ci tocca.

avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:26

No no, Francesco: la mia domanda era molto più terra terra, ma mi sono già risposto: qualsiasi lembo di realtà prelevato da una fotocamera non può essere oggettivamente oggettivo


Beh, fermandoci a questo, pure io non ho alcun dubbio.
Mai mancato di sostenere che la fotografia, per definizione, mente ;-)

avatarsenior
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:28

Secondo me non riusciamo a risolvere la questione se pretendiamo di escludere totalmente uno dei due atteggiamenti dall'atto del fotografare.

Non dobbiamo proprio escluderli, anzi, l'opposto, dobbiamo sempre includerli.
Nel fotogiornalismo, come nel giornalismo, più è chiara l'opinione dell'autore, meglio è.
Non per dire che sia bugiardo, ma per capire quanto si sia avvicinato ad una visione più oggettiva, che è e rimane irraggiungibile.

user39791
avatar
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 14:39

Riporto alcuni passi di un articolo di Smargiassi.


La fotografia è solo una raccolta delle tracce di una visione, restituite in immagini sporche del fango della realtà, nel quale però sono immersi anche alcuni indizi di mondo; la responsabilità di ripulirli e farne buon uso è tutta e solo di noi che la guardiamo, la interroghiamo, e ci interroghiamo.

La fotografia ci mente solo se, in modo perentorio, noi le chiediamo di dirci tutta la verità o di tacere.

E lei allora tacerà fingendo di parlare. Dunque saremo noi, di fatto, a indurre la fotografia ad ingannarci. Rinunciando all'alternativa che ogni intellettuale dovrebbe tenere in altissimo conto: la critica delle insidie del linguaggio (in questo caso visuale) non come condanna del linguaggio, ma come chiave per ricavarne conoscenza.

In fondo, la più menzognera delle fotografie può essere costretta a rivelare molte utilissime verità sulle proprie bugie (il Miliziano di Capa ci dice poco sul se e sul come morì quell'uomo, ma ci dice molto su come quella guerra fu combattuta anche con le armi della comunicazione visuale).

Se condanniamo la fotografia senza questo tipo di recupero possiamo anche fare la bella figura di chi non se la beve, ma rinunciamo a un sapere. Quindi, cerchiamo di non sparare sulla fotografia solo per costruirci un alibi.

user175879
avatar
inviato il 27 Gennaio 2020 ore 15:02

Comunque ancora non sono stato convinto riguardo al tema di una possibile oggettività 'macchinale' da parte dell'obiettivo fotografico, rispetto al coinvolgimento inevitabile che si trova ad avere l'occhio umano...

Tutti sanno che obiettività in termini assoluti non esiste.

E meno male! dico io, cerchiamo di concentrarci di più sulle idee e meno sui fatti, dal momento che ormai sembra appurato che solo le prime esistono. Non solo in fotografia ovviamente, che poi sennò si finisce come tonni dentro un recente slogan "né di destra né di sinistra, contano solo i fatti" ;-)

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