| inviato il 18 Maggio 2016 ore 16:56
Tu non dici 2+2 fa quattro, sarebbe stupidomettere in discussione la matematica. Tu dici: la prospettiva non si può cambiare. E' lecito rispondere dipende? Quale prospettiva non si può cambiare, quella che hai visto al momento dello scatto con i tutti e due i tuo occhi, con un occhio solo, attraverso il pentaprisma o sul dispay in live-view? Ammetti che a questo non hai mai pensato prima d'ora? SE presumi che non c'è differenza ti sbagli. Ok, io ti seguo: tu dici non si può cambiare la prospettiva sulla foto dopo lo scatto. Su file o su carta stampata? Tu dici: si può fare sul file con l'ausilio della grafica, ma siamo fuori dalla fotografia. Non è vero, la fotografia nasce dopo che hai salvato le modifiche non prima. Quindi si può fare. |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 17:14
“ Visto che ci sei ti sarei grato se mi spiegassi anche perché uno che produce una foto dovrebbe limitarsi ad usare un linguaggio codificato, anzi tu pretenderesti addirittura che l'emittente si piegasse alle capacità cognitive dell'eventuale ricevente... ma dove siamo alla materna? „ Scusa, ma questo mi sembra un discorso molto chiuso, del tipo del Marchese del Grillo: "io sono io, e voi non siete un c...o!" (riferito al ricevente). Evidentemente non hai afferrato il significato giusto del concetto che ho espresso: l'emittente non deve "piegarsi", ma "spiegarsi". Non ho scritto che devi fare solo ciò che la gente ti chiede di fare, ma che devi far capire all'osservatore ciò che stai facendo (sono due concetti molto diversi) e, magari, di chiamarlo semplicemente col nome giusto. Se poi non vuoi fare questo sforzo, mi chiedo se in realtà tu non voglia evitare di ammettere che le tue opere non hanno nulla da trasmettere (perché al giorno d'oggi questo è quello che trapela dal modo di fare di parecchi artisti o pseudo tali). L'idea che l'artista debba poter fare ciò che vuole fregandosene di chi osserverà le sue opere e dei problemi interpretativi connessi sta portando l'arte a scadere a livello di pura e semplice decorazione, del tipo delle piastrelle per il bagno. Non ci credi? Fai una ricerca sul WEB con le parole "astrattismo" o "arte astratta" e vedi se non ci sono pittori (con tanto di diploma di Accademia) che nei propri siti "spiegano" come scegliere i quadri adatti all'ambiente cucina ...   Comunque, giusto per capire il tuo pensiero, vorrei farti una domanda: credi che l'artista utilizzi dei linguaggi o che compia unicamente gesti casuali alla Jackson Pollock? |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 17:16
Gabriele67: “ Ma la domanda qual è? E' una di queste tre o è altro? 1) Si può cambiare la prospettiva in fase di scatto , senza cambiare il punto di ripresa? 2) Si può cambiare la prospettiva in fase di post-produzione , ottenendo un'immagine sovrapponibile a quella ottenuta da un diverso PdR? 3) E' legittimo farlo? „ Caneca: “ la 2 e la 3. La 3 pare suscitare disprezzo e giudizi episcopali di indignazione pura. La 2 e' la mosca da acchiappare in volo con le bacchette di Karate Kid „ A me ora pare che la questione non sia nessuna delle 3. Dagli ultimi interventi pare che la domanda sia: "Dove finisce la post-produzione e dove inizia la grafica? " |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 17:19
“ Tu dici: la prospettiva non si può cambiare. E' lecito rispondere dipende? Quale prospettiva non si può cambiare, quella che hai visto al momento dello scatto con i tutti e due i tuo occhi, con un occhio solo, attraverso il pentaprisma o sul dispay in live-view? „ Non ha importanza da cosa nasca quella prospettiva, una volta che il sensore ha registrato quell'immagine, per vedere cosa c'era dietro al palo lo devi ricostruire con strumenti che non hanno nulla a che fare con la fotografia; oppure devi ricorrere all'utilizzo di ritagli da altre fotografie prese da altre angolazioni (quindi da altre prospettive), ma quest'operazione ha già un nome specifico: FOTOMONTAGGIO! - a proposito delle questioni di linguaggio |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 17:30
“ ...credi che l'artista utilizzi dei linguaggi o che compia unicamente gesti casuali alla Jackson Pollock? „ Ho estrapolato perché la domanda chiarisce il tuo pensiero meglio di tutto il resto e su cui sarebbe tedioso replicare punto per punto. I gesti casuali di Pollock sono il "messaggio". Dirai: ma è morto! Allora devi immaginartelo, la fantasia non è richiesta solo all'artsta, anche all'osservatore. Vedi, uno può dire non mi piace ma è irriverente accantonare una intera produzione artistica (L'occhiodelcigno userebbe il termine scatologico che gli è proprio) perché "non ci piace". Questa è il punto. L'arte contemporanea ti chiede di sospendere il tuo giudizio, non stai guardando larappresentazione realistica di un oggetto reale, stai scrutando l'anima di quell'artista che si pone davanti al suo osservatore ideale. Se stai al gioco ti vai anche a documentare per apprendere come si colloca Pollock nel panorama artistico contemporaneo e quale è la sua poetica. Questo è tutto. |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 17:30
Daniele Ferrari: “ Non ha importanza da cosa nasca quella prospettiva, una volta che il sensore ha registrato quell'immagine, per vedere cosa c'era dietro al palo lo devi ricostruire con strumenti che non hanno nulla a che fare con la fotografia; oppure devi ricorrere all'utilizzo di ritagli da altre fotografie prese da altre angolazioni (quindi da altre prospettive), ma quest'operazione ha già un nome specifico: FOTOMONTAGGIO! - a proposito delle questioni di linguaggio „ Giusto termine, per i casi in cui devi incollare - o inventare o riprodurre - parti mancanti. Alcuni la chiamano "trasformazione discontinua". Qual è il temine giusto quando non incolli nulla, e cambi solo la proiezione? |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 17:32
“ A me ora pare che la questione non sia nessuna delle 3. Dagli ultimi interventi pare che la domanda sia: "Dove finisce la post-produzione e dove inizia la grafica? " „ Mi pare che rispondendo in sequenza a tutte tre le domande si finisca inesorabilmente per ricadere proprio in questo dilemma. In particolare per quanto riguarda l'ultima delle tre domande, perché ogni operazione di postproduzione è di per sé legittima; è il contesto in cui viene inserita quell'immagine che può richiedere di porre dei paletti, ed è su quei paletti che corre il limite tra fotografia e grafica. Dopo di ché torno a ripetere che non c'è nulla di male a voler trasformare una fotografia in un'opera grafica, basta far capire che questa è l'intenzione dell'artista di turno. Oltre tutto, molte di queste opere mi piacciono un sacco, però non le chiamo più semplicemente foto; tutto qui. Non mi pare che una questione di linguaggio così semplice tolga "libertà" a qualcuno. |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 17:35
“ Qual è il temine giusto quando non incolli nulla, e cambi solo la proiezione? „ Qui il problema è che l'unico risultato che ottieni, per quanto possa essere verosimile, è una "deformazione"; è lecita? Non lo è? Credo che dipenda solo dall'entità della deformazione, dalla credibilità del risultato e dal contesto (non so se quelli di NG l'accetterebbero di buon grado) |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 17:50
Avete presente quella carota alla quale, ogni tanto, è aggrappato il figlioletto? Ecco, in quel caso 2+2 fa cinque, poiché uno dei quattro conta per due! Minchiàte a parte, il caso di Pollock è significativo per chi conosce la pittura e che soprattutto non si pone limiti conoscitivi allo scopo di tradurli in strumenti comunicativi. Detto questo, ritengo che si stia parlando tutti della stessa roba, uguale-uguale! È solo una questione di orgoglio personale e prese di posizione. |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 17:51
“ I gesti casuali di Pollock sono il "messaggio" „ Siamo al nocciolo della questione "artistica"! A quanto pare tu appartieni alla schiera di quelli che confondono "trasmettere" con "suscitare"; trasmettere un "messaggio" significa che prima devi averlo ideato e codificato secondo le regole di un linguaggio in comune con il destinatario del messaggio, ma questo implica che l'osservatore deve percepire quel messaggio esattamente come lo hai elaborato tu. Nessuno, di fronte ad un quadro di Pollock, potra mai provare le stesse emozioni e sensazioni che provava l'autore; perché? Per il fatto che dietro non c'è alcun linguaggio in comune tra l'autore e l'osservatore. Quindi, in realtà, Pollock non ha "trasmesso" nessun messaggio, ha solo lasciato le sue opere in balia della percezione dell'osservatore. Sinceramente, non ci trovo nulla di filosoficamente diverso da quello che fa il negoziante di piastrelle per il bagno. Un pezzo di corteccia di larice nel bosco mi suscita le stesse sensazioni: è arte? |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 17:53
Caneca, Pollock non "comunica", semmai "suscita" sensazioni diverse da osservatore a osservatore, qualcosa di ben diverso dal cambiare la prospettiva |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 18:20
“ A quanto pare tu appartieni alla schiera di quelli che confondono "trasmettere" con "suscitare";... „ A quanto pare tu appartieni a quella di quelli che danno patenti. Grazie no, astieniti con me. |
user46920 | inviato il 18 Maggio 2016 ore 18:33
Gerr:“ Tu non dici 2+2 fa quattro, sarebbe stupidomettere in discussione la matematica. Tu dici: la prospettiva non si può cambiare. „ io dico 2+2=4 riferito appunto al fatto che la prospettiva non si può più cambiare ed in effetti, senza voler offendere nessuno, si potrebbe pure dire che è stupido mettere in discussione la matematica, che qui è solo una metafora, perché quello che "stupidamente" stai tentando di mettere in discussione (se ancora non lo hai ben chiaro) è la Geometria. Vuoi mettere in discussione anche la geometria? beh, pare di si ... e nemmeno te ne accorgi, ma invece insisti dicendo che è una mia opinione ... e tutto ciò, è ridicolo Per il resto, evito di trovare parole, perché ti ha già risposto Daniele: “ Non ha importanza da cosa nasca quella prospettiva, una volta che il sensore ha registrato quell'immagine, per vedere cosa c'era dietro al palo lo devi ricostruire con strumenti che non hanno nulla a che fare con la fotografia; oppure devi ricorrere all'utilizzo di ritagli da altre fotografie prese da altre angolazioni (quindi da altre prospettive), ma quest'operazione ha già un nome specifico: FOTOMONTAGGIO! - a proposito delle questioni di linguaggio „ Mentre tu ti stai appigliando all'Arte in un topic che parla di semplice geometria ottica, stai quindi confondendo palesemente la cacca con la cioccolata e continui (mi sembra, volutamente) a non voler "vedere" la luce che ti porta "fuori dal tunnel" dell'irreale ... però una cosa te la devo dire (e questa è la mia opinione): - a me non interessa quello che vuoi credere, indipendentemente che sia vero o falso, e nemmeno voglio/devo convincerti che sia meglio stare sulla realtà, perchè se sei "felice" a credere altro, non disturbi nessuno e non vedo nessun motivo di doverti per forza "intristire" mettendoti di fronte alla realtà delle cose. Però, ecco, cerca almeno di non "seminare in giro" gratuitamente delle "realtà" impossibili ed improponibili ... La prospettiva non si cambia più. punto. Se poi fotograficamente nella tua fantasia è ancora "alterabile" e tu ne sei convinto o ne vuoi rimanere convinto, tientelo per te ... perchè andare in giro ad affermare che 2+2=5, diventa parecchio irrispettoso nei riguardi degli altri, che eventualmente ti leggessero. o no? |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 18:43
Ragazzi, suvvia, un po' di savoir faire! Perché spostare sempre tutto sul personale? |
| inviato il 18 Maggio 2016 ore 18:48
Esco un attimo dal topic per comunicarvi che mi è appena arrivato il mio bel nuovo Yongnuo speedlight 568, e mi sembra una figata!! Altro che prospettiva! Vado a lampeggiare in tangenziale, ciao ne'... |
|

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |