| inviato il 23 Luglio 2014 ore 2:41
Un documentario sulla Scuola di Dusseldorf è stato trasmesso da Sky Arte. Si trattava di una puntata della serie "Photo - L'arte della fotografia" di Stan Neumann intitolato appunto "La nuova oggettività tedesca", realizzato nel 2011. I coniugi Becher hanno iniziato a fotografare, negli anni '60, le aree industriali in via di dimissione della Ruhr con intento di documentazione. Cito letteralmente dal commento della trasmissione: "I Becher fotografavano le installazioni ferme. Non sono interessati a ciò che fanno ma ciò che sono: costruzioni le cui forme sono dettate solo dalle funzioni, dalla bellezza strana quanto assolutamente involontaria. È anche un'opera militante: i Becher vogliono liberare la fotografia dai suoi errori espressionistici, per tornare a una rigorosa oggettività documentaristica. Per cogliere la realtà in quanto tale e non deformata dallo sguardo del fotografo si sono imposti delle regole ferree: (...) è proibito ritrarre la struttura in attività, l'anedoto umano, il colore, gli effetti da primo piano, il flou, giochi di riflessi e altri espedienti artistici, inquadrature decentrate, dettagli bizzarri, composizioni astratte o pittoresche, focali corte che deformano la prospettiva e inquadrature inclinate. L'oggetto deve essere inquadrato per intero. Per evitare qualsiasi tipo di deformazione la posizione della macchina fotografica deve essere centrata verticalmente e orizzontalmente. Infine le fotografie sono scattate in inverno, con il cielo grigio, per evitare sia il Sole e le interferenze causate dalle ombre che esso proietta, sia i cieli nuvolosi che mettono in risalto lo sfondo a discapito della leggibilità dell'oggetto. In breve rinunciare a tutto ciò che caratterizza quella che viene chiamata 'fotografia soggettiva', per dovere di oggettività..." Vengono,individuati come antesignani il fotografo americano Waker Evans con le sue vedute frontali: walkerevans.florencegriswoldmuseum.org/images/gallery/fullsize/g7.jpg e August Sander, il fotografo della "Nuova Obbiettività Tedesca" degli anni '20, con la sua serie degli uomini del XX secolo. Gli allievi di Becher, all'Accademia di Belle Arti di Dusserldorf, tra cui Candida Hofer, Thomas Ruff e Andreas Gursky, "malgrado la diversità del loro approccio, dagi insegnamenti ricevuti hanno conservato alcuni tratti comuni: innanzitutto i segni distintivi dell'oggettività, la frontalità, la rappresentazione di linee rette, una distanza, quasi una freddezza appena attenuata dal costante ricorso ai colori (...). Nella maggioranza degli esponenti di questa scuola ricorre anche una predilezione per ambientazioni grandiose nelle quali la figura umana ricopre un ruolo marginale...". Gursky in particolare stampa in formato molto grande (2m X 3 ma anche di più): "Queste stampe prodotte con nuove tecniche messe a punto da un laboratorio di Dusserldorf negli anni '80 permettono alla fotografia di fare concorrenza alla pittura sulle pareti di gallerie e di musei". "Gursky è il fotografo degli estremi, dell'esasperazione del vuoto (...) o, al contrario, del riempimento eccessivo" Si è radicalmente allontanato dall'istanza di "oggettività" dei Becher, dal momento che sempre più spesso le sue immagini sono drastiche rielaborazioni delle foto originarie e in cui i personaggi che compaiono (sempre figure marginali) sono interpretati da figuranti pagati. Apprendo dal documentario in questione che nel 2007 una foto di Gursky, raffigurante l'interno di un supermercato: 3.bp.blogspot.com/-_H5I8E1VQyo/TsJ8bwdzqmI/AAAAAAAABlc/ekz8xGS2-Gw/s16 è stata venduta a New York per 3.300.000 $, cifra record al momento, superata poi da quella in oggetto del presente 3D. Personalmente ritengo le opere di Gursky interessanti ma non mi sento di collocarlo tra i miei fotografi preferiti. Tengo a precisare però che finora ho visto solo in riproduzione le sue fotografie che, date le loro dimensioni e le modalità con cui sono state stampate, andrebbero visionate in "originale", come fossero dei dipinti. Riguardo alla quotazione delle sue opere non mi pronuncio, dal momento che non conosco il mercato dell'arte e il mondo che gli orbita intorno (che in verità non mi attira ne mi interessa particolarmente). |
| inviato il 24 Luglio 2014 ore 0:54
Chi ha il pacchetto Sky potrà vedere questi documentari a partire da settimana prossima (ho dato una scorsa ai programmi di Sky Arte HD usando il menù di MySky). Del resto questa rete fa girare e rigirare continuamente le stesse trasmissioni. A mio modesto parere sono tra i migliori documentari sulla fotografia che abbia visto. Forse prima o poi arriveranno anche sulla Rai o su qualche altra rete. |
| inviato il 24 Luglio 2014 ore 8:27
ma è nel pacchetto standard o negli altri? Ma non c'è modo di vedere in streaming o fare il download di questi documentari? tra l'altro se sono ciclici come dici tu, non sono proprio nuovissimi... |
| inviato il 24 Luglio 2014 ore 10:51
@ Matteo Fiorelli Io ho il pacchetto base più Sky Cinema. Quindi credo che sia in quello base. arte.sky.it/ Se hai il Decoder MySky Hd vai nel menù con i titoli, scegli "Doc e Lifestyle" e Sky Arte HD dovrebbe essere il primo della lista. Se non è così devi fare un aggiornamento. Quindi vai sui programmi della prossima settimana e troverai alcuni di questi documentari, gli altri penso che arriveranno in seguito. La data che viene fuori con i titoli di coda è 2011 o 2012. On Demand mi pare che non ci siano, ma forse sono io che non li ho trovati... |
| inviato il 24 Luglio 2014 ore 11:14
il fatto è che non ho sky e difficilmente riuscirei a vedere i documentari per via del lavoro. Intendevo dire se è possibile scaricarli (anche a pagamento) in modo da vederseli e rivederseli in santa pace |
| inviato il 24 Luglio 2014 ore 12:35
Purtroppo non posso aiutarti. Io registro le cose che mi interessano con My Sky e quando sono "in mobilità" a volte mi vedo i programmi On Demand con il mio Ipad tramite l'app a cui ho accesso in quanto abbonato a Sky. Altre modalità per vedere i programmi di Sky non ne conosco, ma magari qualcuno che ha utili informazioni in proposito e passa da questo 3D potrà fornirtele. |
| inviato il 26 Luglio 2014 ore 7:13
Per me purtroppo come in ogni altra cosa non si guarda più al contenuto ma alla persona che ha fatto il tutto |
| inviato il 27 Luglio 2014 ore 9:39
Oltre tutto non è uno scatto originale ma è stata pesantemente ritoccata sullo sfondo vi erano delle costruzioni che con Photoshop sono state clonate eliminandole, detto questo a me personalmente il risultato finale piace |
| inviato il 27 Luglio 2014 ore 15:04
Che Gursky intervenga in misura massiccia in post produzione lo si evince anche dalla sintesi del documentario a che ho postato qualche giorno fa. In certi casi va anche oltre e quest'opera intitolata "Cattedrale": thefunambulistdotnet.files.wordpress.com/2010/12/andreas_gursky__kathe è sostanzialmente un'elaborazione digitale che Gursky ha effettuato a partire da fotografie delle vetrate della cattedrale di Ghartres. Quella parete non esiste nel mondo reale. Infatti in questa foto: static.panoramio.com/photos/large/55985523.jpg si vede chiaramente che le finestre della navata laterale sono molto più distanziate tra loro e, interposte tra esse, vi sono le lesene che salendo danno origine alle nervature delle volte. Gursky ha quindi fotografato le vetrate (mi sembra che usi in genere pellicola a grande formato); poi avrebbe digitalizzato le fotografie e decolorato le vetrate per impaginarle nella composizione finale utilizzando non so quale Software. Le figure umane che si vedono sulla destra, ovviamente aggiunte in post-produzione, rappresenterebbero alcuni cineasti che armeggiano a una macchina da presa. A quanto leggo qui: we-make-money-not-art.com/archives/2008/12/-dusseldorf-school-of-photo una di esse sarebbe il regista Wim Wenders. L'articolo che ho sopra postato mi sembra che rappresenti una corretta sintesi della scuola di Dusseldorf. Quel che è da sottolineare è quanto Gursky si sia allontanato, fino a collocarsi concettualmente all'opposto, dall'istanza di rappresentazione della "realtà oggettiva" (termine oltremodo ambivalente) predicato dai suoi maestri, i coniugi Becher. |
user37763 | inviato il 27 Luglio 2014 ore 15:44
Tutto nome secondo me. Fanno foto a un po' di cacca e la pagano 4.34 milione di dollari bha ... |
| inviato il 27 Luglio 2014 ore 16:34
“ Non mi sento di dire che è brutta...ma la ritengo una foto come ce ne sono tante! La domanda è: perchè pagarla 4 milioni di dollari! secondo me c'è sotto un giro di riciclaggio!!! „ A prescindere del fatto che è una foto in grande formato (vari metri sia in larghezza che altezza), stampata utilizzando tecniche sofisticate da un laboratorio di Dusseldorf in esemplare unico e quindi, al pari di un dipinto, andrebbe visto "in originale" (cosa che io non ho fatto); la sua quotazione è legata ai meccanismi del mercato dell'arte che, come ho già detto, non conosco e non ci tengo particolarmente a conoscere. Ho giusto sentito dire di alcuni grandi galleristi e mercanti d'arte che farebbero il bello e il cattivo tempo in questo settore. Pare che abbiano sede soprattutto a New York, ma altri starebbero a Londra, Basilea, Parigi (che un tempo era l'epicentro di questo mercato, ma avrebbe perso peso relativo nell'ultimo mezzo secolo) e in altre città. Philippe Daverio, nelle sue trasmissioni, accenna spesso a questo mondo con una certa ironia e una punta di sarcasmo. Posso dire solo che, IO PERSONALMENTE, per molti degli artisti contemporanei di cui questi signori hanno portato alle stelle le quotazioni, tipo Jeff Koons o Damien Hirst, non riesco ad entusiasmarmi (credo che se lo sapessero non cadrebbero in depressione). Se mi rivelassero che dietro a queste attribuzioni di valore ci fosse una forte componente speculativa, diciamo che non cadrei dal pero. E questo vale anche per fotografie come queste che, essendo stampate in esemplare unico, devono essere messe sullo stesso piano di pitture, sculture, installazioni ecc. Oltre che NON esperto del mercato dell'arte, NON sono un esperto di macroeconomia. Comunque è di pubblico dominio il fatto che, da qualche decennio a questa parte, la massa dell'"economia di carta" è cresciuta fino a superare di parecchie volte il PIL del mondo. E se scoprissi che questo, oltre a causare "bolle" nei mercati finanziario, immobiliare ecc., causa bolle analoghe anche nel mercato dell'arte, non cadrei neanche questa volta dal suddetto pero... |
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