| inviato il 15 Luglio 2025 ore 20:44
Si, io spesso la definisco fotografia documentaristica. |
| inviato il 15 Luglio 2025 ore 22:35
Io ragazzi vi dico davvero dipende tutto dal tempo che uno ha,, in questi anni tenevo i miei 3 Capanni d'inverno e poi seguivo la migrazione per rapaci e limicoli,, però ho voluto sperimentare anche qualche viaggio per fare magari dei soggetti che qui non avrei potuto fotografare,, sicuramente non vado a fotografare passeriformi a pagamento visto che li ho in casa a km0. Morale della favola io non critico nessuno ognuno fa quello che può in base al tempo e alla passione che si ha, l'importante è divertirsi. |
| inviato il 16 Luglio 2025 ore 8:02
Hai ragione Giovanni assolutamente, aggiungo anche che spesso e volentieri chi gestisce capanni propri lo fa sempre in società con altri perchè appunto è un dispendio di energie enorme come studiare posti dove fare foto.. spesso e volentieri appunto poi ci sono mosche bianche che fanno tutto da soli  |
| inviato il 17 Luglio 2025 ore 8:43
È vero che è un genere particolare, per cui è anche comprensibile che chi non lo pratichi si fermi alla foto come la vede. In realtà, con un po' di esperienza, il contesto spesso si capisce anche dalla foto. E per chi pratica il genere, il contesto è fondamentale. |
| inviato il 17 Luglio 2025 ore 14:55
Ne converrete che è un genere chiuso in se stesso, proprio perché trova la sua ragione di esistere all'interno di un interesse specifico che si svolge più "dietro le quinte". Un non appassionato difficilmente può fruire qualcosa da questo tipo di foto. |
| inviato il 17 Luglio 2025 ore 17:04
Ma come chiuso in se stesso? Con tutti gli animali (e le piante) che ci sono? Una foto di una simpatica civetta può interessare a molte persone, come un Breguet può interessare a uno che va in giro con lo smartwatch. C'è il potenziale di attrarre più persone all'apprezzamento e al rispetto della natura (non intendo le balle sull'anidride carbonica ovviamente). Io a volte esco a "far foto" anche senza macchina, l'importante è essere lì; e la voglia me l'hanno fatta venire le foto fatte da altri. |
| inviato il 17 Luglio 2025 ore 17:34
“ Io a volte esco a "far foto" anche senza macchina, l'importante è essere lì; e la voglia me l'hanno fatta venire le foto fatte da altri. „ Condivido, ma è un tema difficile da far comprendere a chi non pratica la naturalistica. È vero che è un genere che differisce da tutti gli altri, ma è altrettanto vero che è praticato universalmente e in modo continuativo da milioni di fotografi. Credo che le fotografie di natura interessino molto anche a chi non pratica il genere. Gli zoo, i bioparchi, i parchi faunistici, le oasi, anche se personalmente non mi interessano più di tanto, sono molto frequentati in tutto il mondo. Vuol dire che l'interesse per il mondo naturale è molto diffuso e perché mai la rappresentazione fotografica di tale mondo non dovrebbe trovare riscontro? |
| inviato il 17 Luglio 2025 ore 17:36
Sì ma lo sguardo profano si sofferma all'uccello/animale e pensa che sia bello, goffo, curioso ecc. Nient'altro. Alla fine rimane un archivio infinito di foto (spesso ripetitivo) che ha più il sapore di un'enciclopedia fotografica per appassionati. |
| inviato il 17 Luglio 2025 ore 17:38
Ma dopo che vedi la milionesima foto della volpe, dell'orso, del Martin pescatore, ecc. ci può anche stare che ci si rompa i coglioni. A me piace la natura ma c'è molta ridondanza, fotograficamente parlando. |
| inviato il 17 Luglio 2025 ore 18:36
“ Ne converrete che è un genere chiuso in se stesso, proprio perché trova la sua ragione di esistere all'interno di un interesse specifico che si svolge più "dietro le quinte". Un non appassionato difficilmente può fruire qualcosa da questo tipo di foto. „ Ma no dai, detta così sembra una roba da sfigati. Dietro alla fotografia di uccelli, animali, fiori e macro per come la faccio io non è solo il portare a casa la foto effetto "WOW" ma c'è anche la voglia di imparare a conoscere la natura, come funziona, i comportamenti ecc ecc... poi si nel tuo ragionamento c'è un fondo di verità, il dietro le quinte a volte conta più della foto. |
| inviato il 17 Luglio 2025 ore 18:49
No, perché sfigati? È un po' come chi è appassionato di escursionismo che si organizza tutto per arrivare ad una determinata meta. Si fa un mazzo così, spinto dalla voglia di arrivare in cima. Ma quello che vediamo noi è il solito scorcio mozzafiato con il tipo minuscolo e trionfante in mezzo alla scena. Tranne casi particolari, è più il coinvolgimento personale nell'esperienza in sé che nella foto che "sugella" la cattura o la riuscita di un percorso. |
| inviato il 17 Luglio 2025 ore 18:52
no dai a volte si cerca anche di cambiare di non fare sempre il tipo minuscolo e trionfante in mezzo alla scena |
| inviato il 17 Luglio 2025 ore 18:53
“ A me piace la natura ma c'è molta ridondanza, fotograficamente parlando. „ Certo che c'è ridondanza, sono d'accordo. Ma chi pratica la fotografia naturalistica non ha come unico obiettivo di produrre la foto, ma anche di connettersi personalmente con l'ambiente naturale, di viverlo, in pratica. Fotografare una specie mai ripresa in precedenza, è fonte di una soddisfazione, anche se la foto è stata ripresa da mille altri prima. Ci sono migliaia di foto di cervi in bramito e spesso si somigliano, ma la foto che ho fatto io in quel frangente, in quel determinato luogo, con quella luce, con 'sta bestia a pochi metri che con il suo rantolo/ruggito impressiona tutto ciò che gli sta intorno, fotografo compreso... Assume un valore che certifica l'emozione provata in quel dato momento. Ti rompe i coglioni vedere le solite foto del bramito di un cervo? Capisco. Ma è come guardare le foto di un gran premio, di una sfilata, di gara di atletica... se non hai interesse specifico per quel determinato tema e beh... fai a meno di guardarle. |
| inviato il 17 Luglio 2025 ore 18:54
Ma sono volte molto rare...purtroppo l'effetto wow è quello che attira maggiormente. E nella fotografia naturalistica è ormai un'estetica di default. |
| inviato il 17 Luglio 2025 ore 18:57
Tutto giusto Grohmann, è quello che volevo dire anche io: conta più il coinvolgimento dell'esperienza, in certi generi. Quello che vede uno sguardo esterno non può, per ovvi motivi, avere il sapore dell'unicità provata da chi era dietro la macchina in quel determinato momento. |
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