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Comunque non dimenticherei il contesto, un minimo di descrizione. La fotografia si presta a diverse interpretazioni e potrebbe nin dire a tutti la stessa cosa
Ombra: io come spesso capita parlo di musica perchè ne so più che di fotografia. I grandi interpreti sono quelli che sanno dare un'impronta efficace a quel che suonano, non fanno solo le note ma esprimono anche altro. Ce n'è qualcuno che a volte sacrifica la pulizia per ottenere questo risultato, e sono musicisti che val la pena di ascoltare anche loro, però il 95% percento dei grandi interpreti ha una tecnica esecutiva ottima e non fa sbavature. E quando decidono (decidono, non capita) di "sporcare" intenzionalmente il suono lo fanno in un certo modo, cioè conservano il controllo anche nel "fuoristrada". Un buon esempio di "fuoristrada" in fotografia potrebbe essere il lavoro di Sara Lando. Questo per dire che l'empito emozionale che ci porta a voler esprimere tutti i tremori delle fibre del nostro corazon non può essere una scusa per errori e imprecisioni. Non bisogna essere troppo critici verso il proprio lavoro ma nemmeno troppo indulgenti va bene. Al momento a me di esprimere tutti i tremori delle fibre del mio corazon tramite la fotografia non importa proprio nulla, ma capisco il tema, che ho vissuto in altri contesti.
come ho detto prima facendo esempio dell'ulisse di joyce La citazione della foto paragonata alla barzelletta è una stupidaggine evidente che in genere è scusa per fare foto banali
Qui si sta arrivando all'intellettuale, vero e non...
Io ammiro un amico locale che con ogni scatto affronta un argomento e lo mostra in maniera unica. Fa foto strane, diverse da tutte le solite. Le pensa, le studia e le realizza ....
Una volta gli ho pure "recuperato " un oggetto da inserire non facile da trovare....
Per rispondere a Black Imp: In parte è vero che quando si trattano tematiche concettuali in fotografia si rischia di banalizzare questioni complesse che di solito, chi è interessato, affronta più che altro per iscritto, sui libri.
Perché, chiaramente, nel linguaggio fotografico tocca affidarsi a degli elementi visivi che vanno a simbolizzare e "asciugare" molto l'eventuale complessità del concetto.
E non è un caso che poi, e parlo anche per esperienza sulle poche foto che ho postato, si tenda ad apprezzarne più che altro l'impatto estetico trascurando o semplificando la parte più concettuale e discorsiva.
Come è anche vero che poi quei pochi che riescono a sviscerare un minimo di pensiero o interpretazione più approfondita, sono praticamente sempre persone che hanno un bagaglio culturale da cui attingere per recepire, più o meno verosimilmente, quello che stanno guardando.
Ora, quando dici che una foto o un'opera d'arte deve arrivare a tutti indistintamente prima di tutto sul piano emotivo perché per le questioni più complesse ci sono libri, saggi, analisi critiche ecc., rispondo che potrebbe anche essere vero ed auspicabile se però l'impatto "irrazionale" funge da stimolo per approfondire.
Se uno vede una foto più concettuale ma si ferma a dire "bellissima, complimenti" e poi passa a dire la stessa cosa di un tramonto alle 5 terre...ecco, quell'approccio non serve a nulla né a lui né a me che sto offrendo la possibilità di affrontare una determinata questione tramite il mezzo fotografico.
Per il resto posso dire che se uno è onestamente interessato prima di tutto nella vita a certe questioni/domande, non c'è proposta che possa ritenersi "superata", se non altro perché ci sono cose nella vita che rimangono oscure, irrisolvibili e sempre attuali; e il fatto che sono state trattate per secoli in varie forme, non è un motivo per fregarsene.
Giancarlo Bigolin credo sia un esempio di quanto vado - stavolta sono serio - sostenendo da tempo, in contrapposizione ai tecnici e tecnicismi puri: le immagini personalmente ritengo che, per me, IMHO devono avere un forma grafica dignitosa, non stellare ma neppure ×sca, che attiri (non necessariamente con la bellezza classica - che so, greco/romana nella rappresentazione dei corpi - anche visioni alternative possono a loro modo essere attraenti), ma personalmente ritengo che, per me, IMHO hanno un senso se veicolano un messaggio, che può essere semplice o talora "complicoso" da interpretare (che so, vedi ex multis alcune foto di Rebus.. Rombro).
Bigolin la butta sull'erotico "sesso e volentieri", ciò che attiene sia alla forma che a un livello elementare di messaggio.
P.S.: non avevo letto l'ultimo intervento proprio di Rombro postato quasi contemporaneamente al mio, e mi trova sostanzialmente in accordo.
user213929
inviato il 29 Ottobre 2024 ore 15:10
Concordo con Andrea , Bigolin bravo ma basico concettualmente
Una cosa che ho notato nella discussione è che già dandogli un nome/titolo la foto viene "ammazzata" e riduce il suo impatto nel pubblico. Influenzate qualcuno che magari vedeva altre cose sulla foto.
Le forme che vediamo non sono univoche, e sono molto mediate dalle nostre esperienze.
Poi ci sono foto (rare) che effettivamente parlano, a me piacciono molto i reportage che raccontano storie e fanno percepire guardandola una storia dietro.
Per dire un esempio le foto di www.cortonaonthemove.com/ La foto in homepage sicuramente parla, sembra una follia ma a me dice molto anche senza leggere dove e perchè è stata scattata.
“ Quelle toppe nere lì, che concettualmente sono ottime, tecnicamente sono realizzate malissimo, mascheratura fatta male, troppo netta, nero troppo tappato, un minimo di dettagli nel nero ci va lasciato perché altrimenti, fatti così i neri sembrano pezzi di carta nera incollati sull'immagine, e questo, per quanto mi riguarda, rovina la fotografia. „
“ Se tappo i neri come ha fatto costui, rovino la foto, diventa piatta, mentre così, coi neri modulati, la foto resta tridimensionale e viva, sembra di essere lì nell'angusto camminamento che attraversa le mura, a me dà un forte senso di prigionia, costrizione psicologica, senso che ho cercato di comunicare a chi guarda la mia foto .
Se chi ha fatto quella foto avesse lasciato dei dettagli nel nero, qualcosa di visibile, ma sempre tutto molto scuro, la foto assumeva maggiore impatto, e soprattutto diventava viva, reale, ti faceva pensare, mentre così a me sembra un fotomontaggio fatto male, una fotocopia di qualità vile e mi fa ridere. „
Una delle maggiori forze della foto risiede nella sua sostanziale ambiguità di fondo, molto maggiore della già possibile ambiguità che risiede nelle parole (a questo proposito ritengo sia molto meglio non apporre alcuna didascalia piuttosto che scriverne una che ammazzi la foto incanalando verso una direzione ciò che meglio sarebbe lasciare fluttuare liberamente). Il fatto è che molte delle foto "concettuali" male eseguite risultano tali perché chi ha scattato e pensato l'immagine si è sforzato a tutti i costi di introdurre degli elementi che esplicitassero ciò che intendeva dire. Ora, di fronte a quegli esempi mal riusciti di fotografia concettuale, uno recepisce anche la comunicazione ma, per forza di cose risulta troppo esplicita ed oltremodo banale da essere alla fine assimilabile ai "pensierini" che si scrivevano nelle scuole elementari degli anni '60.
Andrea, fai un esempio anche tu, così non rimaniamo troppo sul vago.
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