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Ma quando dite "sviluppare un raw"...


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avatarsenior
inviato il 02 Aprile 2024 ore 20:53

MrGreenMrGreenMrGreen

grazie Lupaccio, nei momenti di lucidità ci riesco:-P

user258183
avatar
inviato il 02 Aprile 2024 ore 21:53

È un girotondo

avatarjunior
inviato il 02 Aprile 2024 ore 22:53

Mah, per me invece rimane una questione molto concreta come come da post d'apertura.
Tuttavia l'approccio tecnologico ed ingegneristico è quello che ha meno da dire sull'argomento; questo è il punto..
Forse solo per questo motivo, visto l'orientamento storico di questo forum, pare una questione di lana caprina oppure un girare a vuoto e senza senso.

Un filologo - non ho dubbi - imputerebbe una certa confusione di fondo all'aver voluto traslare pari-pari il lessico della fotografia analogica a quella smaterializzata del digitale... cosa questa che ha fatto indubbiamente comodo, commercialmente, ai produttori di macchine fotografiche ma che è stata presa per buona fin troppo supinamente dai fotoamatori.

Un buon filosofo, raccogliendo l'osservazione del filologo, saprebbe mettere disciplinatamente "a sistema" tutti i distinguo del caso, proponendo una sua personale sintesi. Cosa questa peraltro fatta, a più riprese, da diversi filosofi contemporanei che ancora quotidianamente fronteggiano il tema, ben più vasto ma attinente, dell'iper-realtà visiva.

Infine esistono persino antropologi, della scuola cosiddetta "moderna", che hanno indagato la differente "comprensibilità" della fotografia antica (analogica) e di quella moderna (digitale) in seno alle tribù amazzoniche, ai loro vari stadi di "civilizzazione". E qui non mi riferisco al risultato finale ma precisamente all'intero processo "dallo scatto alla stampa".

Ma, accademici a parte, che un semplice uomo della strada, un appassionato di fotografia, nel 2024, s'interroghi ancora su "che cosa sto guardando" e su "che cosa sto facendo" mentre sposta timidamente uno slider nel suo programma di "foto-ritocco" a me sembra semplicemente un indicatore di speranza.
Forse non tutto, in seno alla sensorialità, è diventato un "numero".

avatarsupporter
inviato il 02 Aprile 2024 ore 23:20

Come sospettavo, credo di non aver capito di cosa stiamo discutendo; credo che alla domanda
che cosa sto facendo
, Quelo avrebbe una propria risposta da offrire.

avatarjunior
inviato il 02 Aprile 2024 ore 23:40

Apprezzare Corrado Guzzanti, o Paolo Villaggio, non mi ha mai impedito di leggere testi di filologia o di antropologia. Il problema, semmai, a parte il sempre più raro amore per le domande (filosofia) è dove si pone l'asticella delle risposte che soddisfano il nostro intelletto.

avatarsenior
inviato il 02 Aprile 2024 ore 23:43

Lo sviluppo analogico lo intendo come il cambiare stato di elementi dati e noti posti a contatto con altri elementi dati e noti, nel digitale questa cosa non riesco a perce(p)irla, forse per mio limite, forse per le caratteristiche intrinseche del mezzo.
Un pò come equiparare lo sviluppo di un cavallo a quello di una sella, parlando di equitazione.
IMHO.

avatarsupporter
inviato il 03 Aprile 2024 ore 0:25

La risposta di Maori continua ad essere quella che meglio riesco a capire e, entro i miei limiti, a condividere. Nulla comunque ritengo scontato.

avatarsenior
inviato il 03 Aprile 2024 ore 0:49

Mah, per me invece rimane una questione molto concreta come come da post d'apertura.
Tuttavia l'approccio tecnologico ed ingegneristico è quello che ha meno da dire sull'argomento; questo è il punto..
Forse solo per questo motivo, visto l'orientamento storico di questo forum, pare una questione di lana caprina oppure un girare a vuoto e senza senso.


da incorniciare (purtroppo)

avatarjunior
inviato il 03 Aprile 2024 ore 1:01

@Ettore

Dando seguito alla tua metafora personalmente considererei piuttosto la fotografia “numerica” (per dirla alla francese) come un'eterno puledro.

Quante volte abbiamo letto che un raw di dieci o quindici anni fa è “tornato a nuova vita” grazie all'ultimo software appena uscito? Che magia!

L'immaterialità del digitale, che tu forse associ ad un concetto di non-vita, ha dalla sua - almeno in potenziale - infinite possibili vite speculative.

Magari oggi suona troppo “romantico” il desiderio, d'altro canto umanissimo, di non essere i soli ad invecchiare in mezzo ai nostri dispositivi, in perenne aggiornamento.


avatarjunior
inviato il 03 Aprile 2024 ore 4:43

Quante volte abbiamo letto che un raw di dieci o quindici anni fa è “tornato a nuova vita” grazie all'ultimo software appena uscito? Che magia!

Come se le carte da stampa, per fare solo un esempio, non si siano anch'esse evolute nel tempo.

avatarsenior
inviato il 03 Aprile 2024 ore 6:30

Come se le carte da stampa, per fare solo un esempio, non si siano anch'esse evolute nel tempo.


Ciò può essere, ma la differenza sostanziale sta nel fatto che nella foto chimica il "primo" sviluppo è definitivo in quanto la trasformazione del supporto sensibile della pellicola è irreversibile, mentre i "numeri" del RAW con un applicativo più sofisticato possono dare risultati del tutto diversi da precedenti elaborazioni. E specialmente restano comunque sempre allo stato iniziale, disponibili per infinite altre loro interpretazioni.

avatarjunior
inviato il 03 Aprile 2024 ore 6:45

Ma cosa vi cambia se il supporto è mutabile o immutabile? Eppure, tutti voi "scrivete" un testo su Word anche se tecnicamente non incidete un bel nulla su nessun supporto materiale

avatarsenior
inviato il 03 Aprile 2024 ore 6:52

Ciò può essere, ma la differenza sostanziale sta nel fatto che nella foto chimica il "primo" sviluppo è definitivo in quanto la trasformazione del supporto sensibile della pellicola è irreversibile, mentre i "numeri" del RAW con un applicativo più sofisticato possono dare risultati del tutto diversi da precedenti elaborazioni. E specialmente restano comunque sempre allo stato iniziale, disponibili per infinite altre loro interpretazioni.


sì ma il termine "sviluppo" può essere anche reversibile.
Se gonfio un palloncino lo sviluppo in volume, quando lo sgonfio ritorno indietro... tanto per fare un esempio banale.

Tra l'altro il RAW è chiamato giustamente anche "negativo digitale", è quello che non è modificabile come appunto un negativo analogico. La differenza è che il negativo digitale lo sforna direttamente la fotocamera (da non confondere con l'anteprima che vediamo eh..), mentre il negativo analogico lo devo sviluppare con un rivelatore.

Quando parliamo di sviluppo digitale intendiamo il processo successivo, quello che ci porta alla creazione di una immagine nuova rasterizzata (JPG, TIFF, PDF, ecc.) o ad una stampa, questo è il processo equivalente, grossomodo, a quello in camera oscura, il parallelo semmai va fatto lì.

avatarsenior
inviato il 03 Aprile 2024 ore 7:10

Ma cosa vi cambia se il supporto è mutabile o immutabile? Eppure, tutti voi "scrivete" un testo su Word anche se tecnicamente non incidete un bel nulla su nessun supporto materiale


92 minuti di applausi.

avatarsenior
inviato il 03 Aprile 2024 ore 7:46

questo è il processo equivalente, grossomodo, a quello in camera oscura,


Ammetterai però che in camera oscura, almeno a livello dilettantistico, quindi con una limitata strumentazione ed esperienza, è molto più difficile attuare quanto nella postproduzione digitale ormai qualsiasi programma consente già in automatico.
E da ciò in definitiva credo si possa considerare una maggiore difficoltà di intervento su una pellicola, una volta sviluppata. Ciò ovviamente anche se pure il RAW a modo suo -così come esce dalla ripresa- è "irreversibile" nei suoi dati numerici.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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