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“ Io stesso che vivo in Italia da 45 anni, non sono ancora in grado di interloquire in maniere impeccabile. „
Ahia, di nuovo la virgola! La forma corretta dovrebbe essere: "Io stesso, che vivo in Italia da 45 anni, non sono ancora in grado etc etc etc" La frase principale dovrebbe essere "io non sono ancora in grado ...", mentre "che vivo in Italia da 45 anni" è una parte secondaria, che arricchisce il primo concetto, dandogli un termine quantificabile.
Si scherza, mi raccomando, ma è per dire che spesso la nostra bellissima lingua è più complessa e complicata del previsto, e non è solo per un mero conteggio di vocaboli che si comprende quanto sia complessa o gestibile una lingua: c'è anche tutta una grammatica, una sintassi.
“ Ahia, di nuovo la virgola! MrGreen La forma corretta dovrebbe essere: "Io stesso, che vivo in Italia da 45 anni, non sono ancora in grado etc etc etc" La frase principale dovrebbe essere "io non sono ancora in grado ...", mentre "che vivo in Italia da 45 anni" è una parte secondaria, che arricchisce il primo concetto, dandogli un termine quantificabile. ;-)
Si scherza, mi raccomando, ma è per dire che spesso la nostra bellissima lingua è più complessa e complicata del previsto, e non è solo per un mero conteggio di vocaboli che si comprende quanto sia complessa o gestibile una lingua: c'è anche tutta una grammatica, una sintassi. „
Benchè io sia imperdonabilmente "gnurant", quello che hai scritto è esattamente il mio pensiero .
“ La forma corretta dovrebbe essere: "Io stesso, che vivo in Italia da 45 anni, non sono ancora in grado etc etc etc" „
Giusto, di virgole o ne metti due o nessuna. Due per maggior chiarezza, nessuna se pensi che il periodo sia sufficientemente semplice da non averne bisogno. Una sola è come una parentesi aperta e non richiusa.
Una volta si chiamava analisi logica. Prevedeva le proposizioni incidentali che venivano comprese tra le virgole. Erano e lo sono ancora parti di una frase che possono essere omesse senza che la frase perda il suo senso
Sono le uniche virgole che metto con tranquillità, su tutte le altre provo disagio.Tendo a metterne troppe, ma se le tolgo mi sembra di lasciare chi legge troppo libero, siccome sono pedante, la virgola è come una specie di cavezza con cui tengo stretto l'eventuale lettore. Don Nicolini al ginnasio sbottò: "Scrivi come chiacchieri!", lamentando la pesantezza lutulenta dei periodi, ma mi dava buoni voti nei temi e non mi correggeva, neppure mi dava regole precise. Solo mia moglie mi ha dato qualche regola. Le faccio controllare sempre la punteggiatura, non di quel che scrivo qui, ma alla fine mi corregge poco anche lei. Ora tendo a spezzare il discorso, ma ci fu un tempo in cui i miei budelloni si rivelarono utili per l'Oberstufe di tedesco, riuscivo a fare periodi pieni di subordinate e di inversioni, verbi che rimanevano sospesi a volteggiare in aria per dieci righe, a volte venti o più, e non prendevano mai terra prima dell'ultimo respiro utile, tutto perfettamente corretto, elegante. "Murmunto, scrivi come Heidegger!", mi disse la Lehrerin ammirata, poi lessi Heidegger e dubitai che fosse un complimento, ma lei lo aveva mai letto? La precedente si era anche invaghita, mi aveva regalato "Über die Liebe", una traduzione in tedesco di Ortega y Gasset. Imbarazzato, feci finta di non capire, e lei per smaltire andò ad arrostirsi in Grecia. Al ritorno fece allusioni al mal d'amore...
La lingua italiana è per lo più sconosciuta. Alcuni la scrivono correttamente, nessuno o quasi la parla. Probabilmente succede in tutte le lingue. Anche i romani dell' epoca non parlavano come scriveva Cicerone. Nella penisola abbiamo un altro problema, ben più grave: non esistiamo come nazione. Manca completamente il senso dello Stato, presente solo nei triti discorsi ufficiali. È il prodotto della storia della penisola che nemmeno il pericolo di due guerre mondiali ha unificato, anzi, ne ha evidenziato la inesistenza. E quelli che prima di me hanno scritto ' io mi sento straniero " sono in numerosa compagnia. Al momento, Metternich ha ancora ragione.
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