| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 9:00
Ride bene chi ride ultimo |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 10:21
Molto interessante quanto detto da Michele Smargiassi, mi ritrovo quasi del tutto con la sua disamina, in particolare in questi passaggi: - Ricordare che “un fotografo non mette insieme un'immagine, un fotografo seleziona. Il suo lavoro non è sintetico, è analitico” può sembrare quasi ovvio, e invece dimenticare quella differenza ci fa perdere di vista che la fotografia è essenzialmente un confronto tra un osservatore e una scena che sta di fronte ai suoi occhi, dove il primo tenta di mettere un ordine alla seconda, di cui però non è padrone (come invece il pittore è padrone della sua visione mentale). - - Non esiste fotografia senza consapevole costruzione, insiste Shore: “Una fotografia senza struttura è come una frase senza sintassi. - - Ma questa volontà di strutturazione non appartiene interamente al fotografo, come invece appartiene quasi interamente al pittore. Una serie di altre “volontà” ovvero, per dirlo altrimenti, di condizionamenti materiali e tecnologici... - Un cenno infine alle fotografie che accompagnano il testo: sono fotografie degli anni '70, e SI VEDE, sia per i soggetti che per gli ambienti e, soprattutto, per la pellicola adoperata che sembra dire a tutti: guardatemi... sono una Kodachrome! |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 11:17
Le fotografie hanno destinazioni e finalità differenti. Una foto che si proponga come opera d'arte ha come contenuto principale una certa armonia (o volontaria disarmonia, che comunque è un'armonia di ordine superiore) di forme, linee, colori eccetera, e non ha bisogno di essere spiegata, perchè non importa per niente cosa raffiguri, anzi, la dico meglio, non importa quali oggetti siano stati usati per riflettere la luce che arriva al sensore, conta solo il modo in cui la luce ha prodotto un'immagine. Può esistere anche la fotografia astratta. In questo caso non c'è bisogno di dare spiegazioni, casomai un titolo che interagisca in modo intelligente con l'immagine ci può stare, ma non è necessario. Poi c'è la fotografia documentaria, o giornalistica, che si propone di documentare ed illustrare fatti che il fotografo ritiene interessanti, e in questo caso titolo e didascalia servono: se fotografo un tizio, non famoso, che spara a un altro tizio, pure lui sconosciuto al pubblico, devo spiegare chi sono i due e dove e quando è stata scattata la foto (se non è deducibile dalla foto) se voglio comunicare qualcosa. E naturalmente ci sono infinite vie di mezzo tra i due casi che ho descritto. IMHO, semper IMHO, naturalmente. |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 11:28
Essere a conoscenza del contesto nel quale va ad inserirsi un determinato "qualcosa" può esser utile per meglio comprendere la "tal qual cosa". |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 12:51
Io non avrei mai la presunzione di voler spiegare una mia foto per quanto essa possa apparire criptica. Se poi ciascuno ci vede cose diverse da quello che ci ho visto io vuol dire che quella foto aveva un potenziale a me sconosciuto e maggiore delle aspettative. |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 12:57
“ Io non avrei mai la presunzione di voler spiegare una mia foto per quanto essa possa apparire criptica. Se poi ciascuno ci vede cose diverse da quello che ci ho visto io vuol dire che quella foto aveva un potenziale a me sconosciuto e maggiore delle aspettative. „ Ah, beh, se parliamo di didascalie esplicative e titoli a volte ci voglono, mentre spiegare una foto con un discorso del tipo "Con questa fotografia volevo rappresentare questo e quello e far capire che eccetera eccetera" allora non vale: se la foto non si fa capire da sola o comunque non dice niente allora vuol dire che quella era una foto da buttare, non da spiegare. |
user266939 | inviato il 24 Gennaio 2025 ore 13:35
******* per la pellicola adoperata che sembra dire a tutti: guardatemi... sono una Kodachrome!******* e ci mancherebbe che non avesse avvertito il popolo. E' Kodachrome, la miglior pellicola mai progettata da mente umana. Nitidezza al top - colori brillanti - assenza di grana- Generata da 2 musicisti, Leopold Mann e Leopold Godowsky. Evocata in musica da Paul Simon e materializzata nel cinema. Altroché digitale! |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 19:55
@Paolo guarda che la fotografia non è solo la "streeet". E' pieno di foto significative che sono state scattate in ambienti controllati dove in una certa misura puoi sì fare sintesi “ Ah, beh, se parliamo di didascalie esplicative e titoli a volte ci voglono, mentre spiegare una foto con un discorso del tipo "Con questa fotografia volevo rappresentare questo e quello e far capire che eccetera eccetera" allora non vale: se la foto non si fa capire da sola o comunque non dice niente allora vuol dire che quella era una foto da buttare, non da spiegare. „ a me è capitato una volta, riguardo quelle che scattavo un tempo in cui sentivo di voler esprimere qualcosa di particolare. L'utente ha percepito, gli piaceva e io gli ho solo spiegato come tecnicamente l'ho composta e che cosa mi spingeva a fargli arrivare quello che già gli era arrivato. cioè la spiegazione per me ha un senso quando un osservatore è già stato colpito, gli è arrivata una emozione, ha un interesse e tanto come scambio umano che può interessargli per pensare a se stesso e alle sue foto, gli si dice che cosa si provava e come lo si è voluto rappresentare. La spiegazione può chiarire il processo razionale nello scatto ma non può sostituire l'emozione che non arriva. |
| inviato il 24 Gennaio 2025 ore 20:10
Esatto: se dalla foto a chi la guarda non arriva niente che vuoi spiegare? |
user188207 | inviato il 20 Febbraio 2025 ore 17:03
concordo |
| inviato il 20 Febbraio 2025 ore 17:53
Questo quadro si intitola "Composizione VII" Questo componimento si intitola "Cantico delle creature" Questa musica si intitola "Marcia turca" Questa foto si chiama "Napalm girl" Ora che lo so, devo dire che qualcosa mi trasmettono... Sono drastico: ci sono capolavori (termine forse non esatto ma accettatelo) e poi tante opere molto, ma molto valide fatte da ottimi "artigiani", ma che forse dovrebbero essere riconsiderate... Siamo nel mondo dei proverbi: ubi major... |
| inviato il 20 Febbraio 2025 ore 18:04
"se dalla foto a chi la guarda non arriva niente che vuoi spiegare"? Ognuno di noi non è un blocco monolitico inamovibile nel tempo. Noi ci evolviamo, involviamo, cambiamo, cresciamo, avanziamo, arretriamo. Ciò che oggi non ci trasmette, domani magari trasmetterà. |
| inviato il 20 Febbraio 2025 ore 18:09
Soprattutto se é sensato e ci viene spiegato ma si tende a mettere se stessi come riferimento assoluto. Se IO non ho capito l'autore ha fallito, non ci si mette mai in discussione anzi molti di offendono se gli viene detto che magari il problema non é nell'opera |
| inviato il 20 Febbraio 2025 ore 18:09
Ok, magari quello che oggi non ci dice nulla domani ci piacerà, ma ben difficilmente dando spiegazioni smuoverai la sensibilità di chi guarda. Anche se in alcuni casi (ben pochi, secondo me) potrebbe anche capitare. |
| inviato il 20 Febbraio 2025 ore 18:41
La spiegazione può anche essere: Ok, a te la musica di John Coltrane non trasmette nulla, tu dunque dici che John Coltrane fa schifo e non sa suonare, ma poniti la domanda o il dubbio di come mai invece la musica di Coltrane piaccia a migliaia di persone anche se a te non piace. Che è un modo diverso di dire le stesse cose che ha già scritto Matteo Groppi sopra, sostituendo la fotografia alla musica. |
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